1861-1865, Province meridionali italiane - Con la proclamazione del Regno d'Italia avvenuta il 18 marzo 1861, il nuovo stato italiano si trovò fin da subito una serie di importanti problemi da affrontare. Massimo d'Azeglio disse una volta unificata l'Italia, "Abbiamo fatto l'Italia ora dobbiamo fare gli italiani" quasi a voler sottolineare la difficoltà di un'unificazione nazionale che accontentasse tutte le minoranze regionali. Lo stato italiano puntò' sulla centralizzazione, e così fece anche nei confronti del sud d'Italia, appena tolto a Re Francesco II di Borbone. Il mezzogiorno fu certamente il territorio che maggiormente diede problemi al nuovo stato, essendo infestato da un banditismo dilagante, ora finanziato e incentivato dalla stessa corte borbonica (e dal clero, compreso Papa Pio IX che ospitava presso i propri palazzi l'intera corte borbonica), nella speranza di riprendersi il regno. Lo stato italiano per combattere il fenomeno usò il pugno duro, inviando continui rinforzi militari e applicando leggi severissime nei confronti dei briganti e dei loro complici (Legge Pica 1963). La dura repressione dell'esercito al comando del generale Cialdini portò i frutti sperati, e verso la fine del 1865 il "grande brigantaggio" era pressoché vinto. Il malcontento popolare generico nei confronti del nuovo stato che non era riuscito a risollevare le sorti di un territorio già fortemente arretrato e poco alfabetizzato (a poco servì la scolarizzazione obbligatoria), non scomparve del tutto e continuò latentemente a sopravvivere.
18 GENNAIO 1919, Francia - Si aprì nella lussuosissima reggia dei Versailles la conferenza di pace, istituita per ridisegnare l'assetto europeo e comminare le sanzioni alle nazioni sconfitte della Prima Guerra Mondiale. Invitati al tavolo delle trattative, solo i rappresentanti delle nazioni vincitrici : i delegati degli stati sconfitti verranno solo convocati per firmare i trattati e le clausole, una volta giunti alle conclusioni. I trattati, nonostante l'idealismo del presidente americano Wilson, propugnatore tra le altre cose del rispetto del principio di autodeterminazione dei popoli e della nascita di un nuovo organismo internazionale, La Società delle Nazioni (che avrebbe dovuto dirimere in maniera pacifica e collegiale le controversie tra stati) saranno piuttosto punitivi per le nazioni sconfitte, soprattutto per la Germania, costretta inoltre al pagamento di un indennizzo monstre e di clausole militari pesantissime. Unito allo scontento di alcuni stati vincitori, come l'Italia che non si sentì appagata dal punto di vista delle richieste territoriali, si formò un clima di sospetto reciproco e malcontento tra alcune nazioni europee che condurrà (con l'aggiunta della grave crisi economica del '29) allo scoppio del secondo conflitto mondiale.
29 ottobre 1956, Egitto - L'esercito israeliano, di comune accordo con i francesi e gli inglesi, invasero la penisola del Sinai nel tentativo di ricacciare gli egiziani oltre il canale di Suez. Gamal Abd-Nasser, leader del nuovo Egitto repubblicano, aveva da poco nazionalizzato il canale, fino ad allora in mano ad una compagnia controllata quasi interamente dai francesi e dagli inglesi. Proprio queste ultime due potenze avevano deciso di riprendersi il controllo del canale, coinvolgendo una nazione che ormai da anni era in contrasto con l'Egitto, lo stato israeliano. Il bellicismo dei due stati europei, irritò' le due superpotenze dell'epoca (Stati Uniti e Unione Sovietica), che avversarono l'intervento, minacciando ritorsioni contro di loro. Con la risoluzione ONU 1001, la neocostituita UNEF intervenne per prendere il possesso del canale e per costringere le truppe "straniere" a ritirarsi. Francia e Gran Bretagna dimostrarono tutta la loro debolezza e quanto fossero lontani i tempi in cui erano due grandi potenze colonialiste, mentre Israele, nonostante il ritiro forzato, mostrò al mondo, ancora una volta, tutto il suo incredibile potenziale bellico. L'Egitto di Nasser, uscitone diplomaticamente vincente, tenterà negli anni successivi di portare avanti il sogno "panarabista" di unione di tutti gli stati arabi : sogno che rimarrà però sulla carta e si spegnerà definitivamente nel 1967 con la grave sconfitta contro Israele nella guerra dei Sei giorni.
29 settembre 1911, Roma - Dopo l'istituzione di un protettorato sul Marocco da parte della Francia, l'Italia decise di iniziare una campagna militare per l'acquisizione della Tripolitania e della Cirenaica, appartenenti però all'Impero Ottomano (entrambi i territori in realtà godevano già di ampia autonomia da Istanbul). Dopo un ultimatum andato a vuoto, l'Italia dichiarò guerra al Sultanato: l'esercito italiano riuscì nei primi mesi di guerra a conquistare soltanto le più importanti città costiere del territorio libico, ma la penetrazione verso l'entroterra si arenò quasi subito, sia per le difficoltà di combattere in un territorio desertico, sia per la strenua resistenza delle popolazioni locali in appoggio all'esercito ottomano. Per cercare di spingere l'Impero alla resa, l'Italia tentò un'azione diversiva nell'Egeo, dove riuscì ad occupare alcune piccole isole (Dodecaneso) e Rodi. Nell'autunno del 1912 con le potenze europee che spingevano per la pace, con le trattative tra i rappresentanti di entrambi gli stati in corso e con i problemi interni dell'Impero (guidato da un gruppo di ufficiali detti "Giovani Turchi", che stavano tentando di salvare il sultanato in declino, puntando sulla modernizzazione dello Stato) si giunse alla stipula del Trattato di Losanna, che di fatto permise all'Italia l'occupazione della Tripolitania e della Cirenaica ponendo fine al secolare dominio ottomano.
2 APRILE 1982, ISOLE FALKLAND - Il capo della giunta militare argentina Leopoldo Galtieri, nel tentativo si salvare una dittatura macchiata dalle dure repressioni nei confronti degli oppositori politici e colpita da una gravissima crisi economica, tentò di riacquistare la fiducia del popolo argentino ordinando l'invasione delle Falkland, arcipelago di isole sperdute nell'Atlantico, governate dai britannici, ma rivendicate da molto tempo dagli argentini. Conclusa l'invasione nel giro di pochi giorni, il primo ministro inglese, la lady di ferro Margaret Thatcher, decise per un'azione di forza atta a riconquistare le isole (e riottenere il consenso perduto in patria in vista delle elezioni del 1983). La risposta militare britannica avrà la meglio sul peggio armato ed equipaggiato esercito argentino e sancirà il trionfo della Thatcher (che infatti vincerà le sopracitate elezioni) e decreterà il canto del cigno della dittatura militare argentina che terminerà con le elezioni libere del 1983 che fisseranno il ritorno dello stato argentino alla democrazia.
17 LUGLIO 1936, SPAGNA - Dopo l'assassinio del leader nazionalista Josè Calvo Sotelo, un gruppo di generali conservatori decise che era giunto il momento di porre fine al governo repubblicano del Fronte Popolare attraverso una sollevazione militare. L' Alzamiento coinvolse diversi generali, sparsi su tutto il territorio spagnolo, ma solo 1/3 della nazione dopo il golpe fu effettivamente nelle loro mani. La guerra civile tra le forze nazionaliste, filo-fasciste, conservatrici, monarchiche e clericali capeggiate dai generali Francisco Franco ed Emilio Mola ( il capo designato della sedizione Josè Sanjurjo morì quasi subito in un incidente aereo) e le forze legittimiste repubblicane, all'interno delle quali convergevano le molte anime della sinistra spagnola, ebbe ufficialmente inizio. La guerra divenne anche un primo vero e proprio scontro tra militanti fascisti e anti-fascisti di tutt'Europa : Italia e Germania aiutarono pesantemente i nazionalisti, mentre l'Urss e le Brigate internazionali (composte da volontari antifascisti stranieri) diedero il loro appoggio fino all'incirca l'autunno del 1938 ai repubblicani. La vittoria verso la fine di marzo del 1939 arrise ai nazionalisti, guidati da Francisco Franco (ora leader unico del fronte nazionalista dopo la scomparsa del rivale Emilio Mola, anche lui vittima di un incidente aereo) grazie al sostegno continuo degli alleati italiani e tedeschi e all'indifferenza delle democrazie occidentali che preferirono non sporcarsi le mani in un conflitto che ritenevano di carattere periferico. La repressione franchista nei mesi successivi alla vittoria fu durissima, le carceri erano piene (si praticava sistematicamente la tortura contro gli oppositori politici o presunti tali) e tutte le conquiste libertarie del periodo repubblicano vennero affossate in poco tempo facendo ripiombare lo stato spagnolo in uno stato dittatoriale conservatore e confessionale.
14 Aprile 1931, Spagna - Dopo gli anni della dittatura "morbida" del generale Primo de Rivera, che aveva garantito alla Spagna una certa stabilità economica e una relativa attenuazione della conflittualità sociale, la Spagna tornava tra il finire degli anni venti e l'inizio dei trenta, in una situazione di agitazione sociale crescente. Per sedare la ripresa della scioperi e delle agitazioni sindacali, i conservatori spagnoli decisero di sacrificare l'istituzione della Monarchia per la Repubblica. Il re Alfonso XIII venne di fatto invitato a farsi da parte e così accortosi dell'impossibilità di continuare a regnare, partì per l'esilio. Il fermento delle piazze continuò costantemente e le elezioni politiche del '31 diedero la maggioranza alle forze di sinistra: la nuova costituzione repubblicana rispecchiava così inevitabilmente le loro idee. La destra si organizzò in partiti e movimenti para-militari per contrastare la forza della sinistra spagnola, riuscendo a vincere le elezioni del 1933. Tutte le conquiste della "izquierda" (divorzio, terre incolte ai contadini, autonomie regionali ecc...) sembrarono messe in discussione e nel 1934 i gruppi di sinistra uniti nell'ALIANZA OBRERA, condussero una serie di agitazioni, culminate con la rivoluzione delle Asturie, dove i protagonisti furono i minatori locali. Repressa nel sangue dall'esercito, la conflittualità all'interno del paese era sempre più lampante e le nuove elezioni del 1936 che videro questa volta la vittoria del Fronte Popolare di sinistra, contribuirono a rendere ancor più minacciose le destre, con le gerarchie militari che pensarono a veri e propri colpi di stato e gruppi para-militari come la Falange, di ispirazione fascista, che non perdevano occasione per scontrarsi con i militanti di sinistra. Proprio un gruppo tra quest'ultimi il 13 luglio 1936 si rese colpevole di un assassinio eccellente, nella figura di Josè Calvo Sotelo, leader del partito nazionalista di Renovacion Espanola. Questo fatto sancì un vero e proprio punto di non ritorno: la guerra civile pareva oramai inevitabile...
31 DICEMBRE 1958 - 1 GENNAIO 1959, L' HAVANA, CUBA - Nella notte di capodanno a cavallo tra il 1958 e il 1959, Fulgencio Batista, dittatore cubano, ormai accortosi dell'impossibilità di sconfiggere i rivoluzionari cubani (che avevano consensi maggioritari tra la popolazione) decise di abbandonare il paese per il Guatemala. I "barbudos" (così chiamati poiché durante l'attività di guerriglia sui monti della Sierra Maestra non avevano di che radersi e perciò avevano lunghe barbe incolte) poterono così prendere il potere e lasciarsi alle spalle la dittatura corrotta del generale. Fidel Castro vero leader della rivoluzione, poté così gradualmente impossessarsi interamente del potere, conducendo gradualmente Cuba verso un modello di stato socialista, ma fortemente autoritario. Tra i ribelli che più di tutti contribuirono alla prese di potere dei guerriglieri cubani, ci fu un giovane idealista argentino, Ernesto Che Guevara, grande capo militare, che con la sua condotta spregiudicata, sarà fondamentale sia per la vittoria militare che per la propagazione degli ideali comunisti. Fidel infatti, che originariamente non era comunista, indirizzò sempre più lo Stato verso una forma di comunismo radicale: la nazionalizzazione di tutte le proprietà straniere (tra cui quelle americane) portò Cuba ad abbracciare l'alleanza con i sovietici, nonostante il fatto che l'isola caraibica avesse dichiarato più volte la sua adesione almeno ideale all'asse "terzomondista".
5-6 maggio 1860, Quarto (Genova) - Nella notte a cavallo tra il 5 e il 6 maggio 1860, Giuseppe Garibaldi al comando di circa 1000 volontari (le camicie rosse), salpò dallo scoglio di Quarto a bordo di due piroscafi della Società di navigazione Rubattino, diretto in Sicilia, con la speranza di porre fine alla dominazione borbonica del mezzogiorno. Grazie alla neutralità della marina inglese, e all'attendismo dei piemontesi, i garibaldini riuscirono a sbarcare sull'isola senza troppi problemi. Le camicie rosse, aiutate dall'afflusso continuo di volontari reclutati soprattutto tra le popolazioni locali, riusciranno abbastanza agevolmente a conquistare non solo la Sicilia ma l'intero l'entroterra meridionale sotto il controllo di Francesco II, Re delle Due Sicilie. Quest'ultimo fuggito da Napoli poiché ormai consapevole della disfatta riparò a Gaeta, mentre nello stesso periodo intervenne anche Cavour, primo ministro del Regno di Sardegna, che fino ad allora aveva in pratica deciso di approfittare delle conquiste garibaldine: l'appoggio "silenzioso" durò fino a quando l'eroe dei due mondi non si avvicinò pericolosamente allo Stato della Chiesa, protetto militarmente da Napoleone III . Re Vittorio Emanuele II, al seguito dell'esercito "scese" l'Italia andando incontro a Garibaldi, e dopo aver approfittato della situazione per annettere al regno dei Savoia l'Umbria e le Marche, incontrò Garibaldi intimandolo di fermarsi. Questi non solo obbedì, ma cedette ufficialmente tutte le terre da lui conquistate alla corona sabauda. Si concluse così ufficialmente l'epopea garibaldina ; nel frattempo il generale nizzardo aveva deciso di ritirarsi momentaneamente a Caprera in attesa di condizione favorevoli per una nuova spedizione, questa volta alla conquista di Roma
25 aprile 1974, Lisbona - L' ultra-quarantennale dittatura, guidata prima dall'economista cattolico Antonio de Oliveira Salazar, e negli ultimi anni da Marcelo Caetano (subentratogli nel 1968 in seguito ad un incidente domestico che lo costrinse a lasciare il potere), si concluse il 25 aprile 1974, grazie ad un gruppo di ufficiali progressisti che facevano riferimento al "Movimento das forças armadas" (MFA), che organizzarono un colpo di stato che pose fine al regime portoghese, praticamente senza colpo ferire. La democratizzazione del paese non fu per nulla semplice tra la tentazioni di formare uno stato marxista o la volontà di creare uno stato pluripartitico, tra chi voleva abbandonare le (costose) colonie e chi proponeva una soluzione di tipo federale che permettesse di conservarle: insomma lo stato portoghese era tutt'altro che pacificato. I tentativi di risolvere la questione tramite altri "golpes" militari fallirono (il più deciso fu quello del COPCON, ala radicale dell'MFA, che sognava la formazione di uno stato a modello sovietico). La popolazione civile voleva pace e democrazia, e dopo varie peripezie si giunse in data 25 aprile 1976, alle prime elezioni politiche libere e alla proclamazione della nuova costituzione democratica dello stato iberico, con la conseguente elezione a presidente del consiglio del socialista Mario Soares, che pose fine agli scontri fratricidi: i militari deposero i loro propositi bellicosi e consegnarono ufficialmente il potere nelle mani dei politici.
20-21 aprile 1967, Atene - Durante la notte tre colonnelli dell'esercito greco (Papadopoulus, Makarezos e Ladas) attuarono un colpo di stato che, approvato in maniera tutt'altro che convinta da parte del Re Costantino II, portò la Grecia dopo anni di instabilità governativa alla formazione di una vera e propria dittatura militare. Inviso dalla gran parte della comunità internazionale (l'appoggio americano fu prima timido e poi pressoché nullo), il regime non sopravvisse per molti anni, tra difficoltà economiche e la forza della dissidenza interna al paese. Dopo un contro-golpe del sovrano fallito con conseguente esilio, nonostante il cambio istituzionale da Monarchia a Repubblica deciso da Papadopoulus (che assunse la carica di presidente) per tentare di calmare l'opposizione interna, la dittatura dei colonnelli si avviò verso la sua inevitabile fine. La guerra turco-greco sulla questione di Cipro, con l'opposizione di molti stessi esponenti del regime militare, ne segnò il suo canto del cigno: dopo aver messo da parte i golpisti più "coinvolti" nel colpo di stato del '67, si procedette alla democratizzazione del paese che raggiunse il suo culmine con le elezioni libere del novembre 1974.
2 agosto 1964 - Nei pressi del Golfo del Tonchino, un cacciatorpediniere statunitense venne colpito da alcuni missili : gli americani incolparono immediatamente la marina nord-vietnamita (nonostante le prove non fossero per nulla evidenti), trovando il pretesto per inviare le proprie truppe sul territorio indocinese a sostegno del governo di Saigon. La guerra civile che vedeva opposte il Vietnam del Nord comunista (armato in gran parte dall'Unione Sovietica) e il Vietnam del sud nazionalista (armato e sostenuto militarmente dagli Usa) fu lunga e piuttosto sanguinosa. Sia i vietnamiti del nord (e con loro i guerriglieri del sud, i VIETCONG) che le truppe americane in loco, si resero protagonisti di episodi brutali di violenza per avere ragione dell'avversario. Gli americani che contarono nel '68 fino a 500.000 soldati, non riuscirono ad avere la meglio del nord comunista, né a sfiancare la guerriglia dei Vietcong. L'opinione pubblica americana (e mondiale), in anni di contestazione giovanile e pacifismo imperante, contribuì a screditare l'intervento militare statunitense, che a partire dalla presidenza Nixon, diminuì gradualmente la presenza di soldati sul territorio vietnamita, fino alla definitiva caduta di Saigon del 1975, che consegnò l'intero paese alla "Repubblica Socialista del Vietnam".
1848-1849. In tutt'Europa scoppiarono moti rivoluzionari ("Primavera dei popoli") chi con la richiesta di indipendenza nazionale, chi per la concessione di una costituzione liberale che ponesse fine all'assolutismo imperante. Molti sovrani, pressati dall'opinione pubblica, furono travolti da questa onda rivoluzionaria e così furono costretti (a loro malgrado) a concederla. In Italia è Pio IX, eletto nel 1846 al soglio pontificio, il primo "sovrano" che con una serie di concessioni (dall'amnistia generale alla Consulta di Stato), sembrò orientato a porre fine a secoli di assolutismo, forma di governo con la quale avevano governato tutti i pontefici precedenti. Il tutto si rivelò uno spiacevole equivoco : il Papa non era nient'affatto di idee liberali e la sua condotta durante la Prima Guerra di Indipendenza contro l'Austria (dopo un iniziale timido sostegno) si rivelò una grossa delusione per le speranze di libertà del popolo romano. Una tempo acclamato, ora la folla iniziava a disprezzarlo sempre di più e dopo l'uccisione del presidente del consiglio Pellegrino Rossi decise di fuggire da Roma e di ripararsi a Gaeta in attesa di tempi migliori. Il governo a Roma sarà preso in carico da una giunta "democratica" che proporrà l'elezione di un' Assemblea Costituente, che avesse in compito di redigere una nuova costituzione repubblicana. Grande ideologo della "Repubblica Romana" fu Giuseppe Mazzini che investì molte delle sue speranze nella riuscita dell'esperienza repubblicana. Isolata però sempre più a livello internazionale, la Repubblica non durerà a lungo e nel Luglio del 1849 l'intervento francese segnerà la sua fine e ristabilirà il potere temporale del Papa.
16 ottobre 1934. Accerchiato dalle forze del Kuomintang comandate dal nazionalista Chang Kai-Shek, l'armata rossa cinese su decisione del leader comunista Mao Tse-Tung, decide di rompere l'accerchiamento e di compiere una lunghissima marcia partendo dalla regione dello Jiangxi, verso il nord della Cina, esattamente nella regione dello Shanxii, ritenuta più facilmente difendibile. La marcia sarà estenuante e solo 20.000 uomini degli 80.000 partenti, giungeranno nelle regioni del nord attraversando territori spesso aridi, con scarsa alimentazione e in condizioni igenico-sanitarie ai limiti della sussistenza. Nonostante le sofferenze patite, il successo della marcia (che si concluderà il 22 ottobre 1935) accrescerà notevolmente la popolarità di Mao, e sarà tra i motivi che durante la guerra civile cinese, farà pendere l'ago della bilancia in favore dei comunisti.
18 Marzo 1871, il popolo parigino insorge contro il governo di "difesa nazionale" (che aveva appena ratificato un umiliante armistizio con i prussiani, nell'ambito della guerra franco-prussiana) e proclama la Comune di Parigi. L'avventura comunarda, considerata da molti il primo tentativo di "democrazia diretta" della storia, durerà solo tre mesi, ma sarà un'esperienza rivoluzionaria straordinaria, che vedrà al governo della città le principali forze della sinistra francese, le quali tenteranno di mettere in atto una serie di riforme sociali radicali. Isolata a livello nazionale (e internazionale) e contrassegnata da lite interne continue tra le varie fazioni, la Comune di Parigi cesserà di esistere il 28 Maggio 1871, quando la città sarà occupata in un bagno di sangue dalle truppe regolari francesi.
Addis Abeba, Etiopia, 19 febbraio 1937. Durante una cerimonia organizzata in onore della nascita del primogenito dell'erede al trono di Casa Savoia Umberto, dalla folla partono quattro bombe dirette verso il vicerè d'Etiopia Rodolfo Graziani, che verrà ferito da alcune schegge causate dalla loro esplosione. La repressione italiana sulla popolazione locale sarà durissima e spietata e vedrà il suo culmine con l'eccidio dei monaci cristiano-copti (ma anche della popolazione civile) perpetrato nei pressi del villaggio conventuale di DEBRA LIBRANOS (19-27 maggio 1937). Questa terribile vicenda segnò uno dei momenti più deprecabili della colonizzazione italiana ed insieme ad altri episodi di questo genere, tendono a smentire categoricamente il mito del “buon colonialismo” italiano.
Tra l'inverno e la primavera del 1917, in un fase di sostanziale stallo della Prima Guerra Mondiale, i tedeschi pensarono di poter convincere il Messico a tenere impegnati gli Stati Uniti sul contenente americano, persuadendoli della necessità di riprendersi alcuni territori perduti durante la guerra messicano-statunitense (1846-1848). La Germania credeva di poter costringere (anche solo facendo si che i messicani ricorressero "solo" a delle minacce) gli americani a non intervenire così in guerra sul suolo europeo e di poter proseguire nella indiscriminata guerra sottomarina. Il telegramma Zimmermann (dal nome del ministro degli esteri tedesco che lo redasse) doveva giungere alle autorità messicane in maniera "segreta", ma venne intercettato e decriptato dagli inglesi che avvisarono il "futuro" alleato americano, contribuendo ad alimentare la "germanofobia" che portò gli Usa ad entrare in guerra contro l'Impero Tedesco.
Dopo anni turbolenti e di grave crisi economica, gli spagnoli cacciarono dalla penisola iberica la regina Isabella II e i militari "ribelli" promulgarono una nuova costituzione monarchica. Dopo varie candidature andate a vuoto, il parlamento spagnolo designò come Re di Spagna Amedeo di Savoia (16 novembre 1870)."Macaroni I" come verrà chiamato in toni dispregiativi dal popolo spagnolo non riuscì a risollevare le sorti di uno Stato che si trovava in una fase di inesorabile declino, contraddistinta da instabilità governativa e da continue lotte di potere. Dopo neanche tre anni esatti dalla nomina sarà costretto all'abdicazione (11 febbraio 1873).