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Brand Di Design
Luca Vergani
19 episodes
1 day ago
Dalla Rivoluzione Industriale a oggi vediamo come il design ha plasmato il mondo che tocchiamo. In 'Brand Di Design', esploriamo l’evoluzione di questa disciplina nata tra le fabbriche dell’800, dove tecnologia e società hanno incontrato l’estetica. Scopriremo insieme come i grandi brand creano oggetti iconici, trasformando bisogni in bellezza e funzionalità in emozione. Non è solo ingegneria: è l’arte di dar forma al futuro, equilibrio tra forma e funzione che definisce la nostra cultura materiale. Pronto a innamorarti della materia che ci circonda? Accompagnaci nel nostro viaggio!
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All content for Brand Di Design is the property of Luca Vergani and is served directly from their servers with no modification, redirects, or rehosting. The podcast is not affiliated with or endorsed by Podjoint in any way.
Dalla Rivoluzione Industriale a oggi vediamo come il design ha plasmato il mondo che tocchiamo. In 'Brand Di Design', esploriamo l’evoluzione di questa disciplina nata tra le fabbriche dell’800, dove tecnologia e società hanno incontrato l’estetica. Scopriremo insieme come i grandi brand creano oggetti iconici, trasformando bisogni in bellezza e funzionalità in emozione. Non è solo ingegneria: è l’arte di dar forma al futuro, equilibrio tra forma e funzione che definisce la nostra cultura materiale. Pronto a innamorarti della materia che ci circonda? Accompagnaci nel nostro viaggio!
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Episodes (19/19)
Brand Di Design
EP.18 BANG & OLUFSEN Storia e Design

Ciao a tutti e benvenuti al nostro podcast! Oggi ci immergiamo nella storia affascinante di Bang & Olufsen, un nome che evoca eccellenza e design danese.

Nata nel 1925 a Quistrup, vicino a Struer, Danimarca, dall'ingegno di Peter Bang (1900-57) e Svend Olufsen (1897-49), questa azienda ha iniziato con l'obiettivo di connettere ricevitori a batteria alla corrente di rete, dando vita al loro primo prodotto, il B&O Eliminator. Fin da subito, Peter Bang, un precoce sperimentatore di radio che aveva costruito un ricevitore di rete e appena rientrato da un viaggio di studio in America per seguire gli ultimi sviluppi tecnologici, e Svend Olufsen, un suo compagno di studi con la passione per la radio, hanno gettato le basi per qualcosa di unico. Nel 1929 presentarono la radio Five Lamper, collegata alla rete elettrica.

Nonostante le critiche iniziali per l'estetica antiquata da parte dell'architetto Ole Wanscher, e le difficoltà della Seconda Guerra Mondiale – durante la quale B&O istituì un cruciale servizio radio clandestino per comunicazioni tra britannici e partigiani danesi, pagando il prezzo di un bombardamento della fabbrica nel 1945 proprio per i suoi legami con la resistenza – l'azienda si è sempre risollevata, ricostruendo prontamente la fabbrica e riprendendo la produzione.

È a metà degli anni '50 che avviene la svolta: accusati di essere "una massa di incompetenti" dal celebre designer Poul Henningsen, per onorare il suo motto "Il marchio danese della qualità", B&O ha iniziato a collaborare con i maggiori architetti e designer danesi, fra cui Sigard Bernadotte e Acton Biorn. Questa scelta ha trasformato radicalmente i loro prodotti, che sono diventati sinonimo di forme raffinate e moderne e alta qualità, comunicando uno stile sofisticato a un pubblico ora molto più consapevole e ricettivo.

Negli anni '60, B&O è stata all'avanguardia nel design di giradischi stereo integrati, per "quelli che discutono il gusto e la qualità prima del prezzo". Ormai pionieri della tecnologia audio, le rivoluzionarie creazioni di Jakob Jensen, un connubio di qualità superlativa e forme eleganti, con il loro "tocco facile" e "progettate di getto", hanno ridefinito il linguaggio del design nel campo dell'alta fedeltà.

Anche di fronte alla concorrenza asiatica negli anni '80, B&O si è trovata a fronteggiare la situazione e per sopravvivere è stata costretta ad allearsi con la Philips. Nei primi anni '90, l'azienda ha cambiato strategia di mercato, privilegiando la produzione su ordinazione invece della produzione in serie. Sotto la guida di David Lewis, che era stato assistente di Jensen, è nato il rivoluzionario Beosystem 2500 (1991), col suo set "tutto compreso" che si staccava nettamente dalle anonime scatole nere della concorrenza.

Oggi, B&O continua a essere un leader nel suo campo, sostenendo la filosofia che l'estetica è importante quanto la funzionalità e la facilità d'uso per i consumatori. I loro prodotti sono concepiti con un aspetto esterno in perfetto equilibrio con le componenti tecnologiche interne, comunicando in modo originale e netto i valori e i principi guida dell'azienda. Un viaggio attraverso l'innovazione, la resilienza e l'indomito spirito del design danese!

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1 day ago
6 minutes 46 seconds

Brand Di Design
EP.17 OLOF BÄCKSTRÖM Ingegnere e Designer Finlandese di Successo

Ciao! Benvenuti a "Brand di Design", il podcast che esplora le menti dietro le creazioni che hanno plasmato il nostro quotidiano. Nella puntata di oggi, vi portiamo alla scoperta di un pioniere finlandese la cui eredità ergonomica continua a influenzare milioni di persone.

Parliamo di Olof Bäckström, nato in Finlandia nel 1922. La sua storia non inizia nel mondo del design, bensì come ingegnere elettronico, una professione che ha praticato per ben undici anni. Ma la sua vera vocazione lo ha chiamato nel 1954, quando ha deciso di dedicarsi completamente all'intaglio del legno e al design.

I suoi primi passi nel design sono stati con la produzione di oggetti in legno per la casa. Il suo talento fu subito riconosciuto: alcuni dei suoi design gli valsero una medaglia d'argento alla XI Triennale di Milano del 1957. Non molto tempo dopo, nel 1960, creò una serie innovativa di stoviglie per campeggio che, nello stesso anno, si aggiudicarono un'altra medaglia d'argento alla XII Triennale di Milano.

Il 1958 segna un punto di svolta fondamentale nella sua carriera: Olof Bäckström divenne designer industriale per Fiskars, la celebre azienda con sede a Helsinki. Il suo primo incarico per Fiskars fu una serie di vasellame in melammina.

Ma è tra il 1961 e il 1967 che Bäckström concepì e sviluppò la sua creazione più rivoluzionaria e duratura: le forbici O-Series. Queste forbici, lanciate nel 1967 (con una versione per mancini prodotta nel 1971), presentavano un design audace e funzionale. I loro manici, realizzati in originale ABS arancione, erano ergonomicamente progettati per adattarsi perfettamente alla forma della mano. È interessante notare che il prototipo dell'impugnatura fu inizialmente realizzato in legno, per poi essere tradotto nella plastica innovativa.

Il successo e l'innovazione delle forbici di Bäckström sono tali che Fiskars continua ancora oggi a produrre una versione modificata di questo iconico strumento. Questa longevità è la prova tangibile di come un design ben studiato, con un'attenzione particolare all'ergonomia, possa migliorare drasticamente il comfort e le prestazioni nell'uso quotidiano.

Unisciti a noi nella prossima puntata di "Genio del Design" per scoprire un altro racconto affascinante di innovazione!

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4 days ago
5 minutes 59 seconds

Brand Di Design
EP.16 DAVID BACHE Maestro del Design Automobilistico Britannico

Ciao! Benvenuti a questo approfondimento dedicato a un gigante del design automobilistico britannico.

Oggi parliamo di David Bache, un nome che ha plasmato l'estetica di alcuni dei veicoli più iconici della Gran Bretagna. Nato a Birmingham nel 1926 e scomparso a Solihull nel 1995, Bache ha iniziato il suo percorso nel mondo dell'automotive alla fine degli anni '40, intraprendendo l'apprendistato come designer presso la Austin. Qui ha lavorato sotto la guida del designer italiano Riccardo Burzi e ha lasciato il suo primo segno progettando il quadro dei comandi della Austin Azo.

La vera svolta arriva nel 1954, quando David Bache approda alla Rover. È qui che il suo genio creativo fiorisce, dando vita a veicoli che sono diventati veri e propri classici:

  • La rivoluzionaria Land Rover Series 2, lanciata nel 1958, un veicolo che ha ridefinito l'originale mezzo da campagna, alterandone proporzioni e linee squadrate, diventando il modello per eccellenza e un classico indiscusso del design britannico.
  • La Rover P5 del 1959.
  • L'elegante e sofisticata Rover 2000, progettata nel 1963.

Nonostante lo scompiglio causato dalla nazionalizzazione dell'industria automobilistica britannica abbia impedito a molti dei suoi migliori progetti, inclusi quelli realizzati con il socio Spen King (come la Pg, all'epoca paragonata addirittura alla Porsche 911), di vedere la luce della produzione, Bache ha continuato a mietere successi straordinari.

Tra questi, spiccano due creazioni sensazionali che hanno conquistato il mondo:

  • La leggendaria Range Rover, introdotta nel 1970.
  • La P10, lanciata nel 1975.

Entrambi questi modelli hanno riscosso un successo clamoroso, consolidando la reputazione di David Bache come un maestro ineguagliabile del design. Restate sintonizzati per scoprire altre storie di innovazione e creatività!

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1 week ago
6 minutes 31 seconds

Brand Di Design
EP.15 AUTHENTICS Oggetti Quotidiani e Design Sintetico

Ciao! Benvenuti a un episodio dedicato all'innovazione nel design per la vita quotidiana!

Oggi parliamo di Authentics, un'azienda fondata nel 1980 a Holzgerlingen, vicino a Stoccarda, in Germania. Nata con l'ambizioso scopo di creare "oggetti per la vita quotidiana", Authentics è stata la visione di Hansjerg Maier-Aichen, un designer d'interni e pittore di formazione.

Sotto la sua guida, Authentics, una filiale di Artipresent GmbH, ha intrapreso una vera e propria missione: innalzare lo status dei materiali sintetici. Hanno rivoluzionato il settore utilizzando le più moderne tecnologie per lo stampaggio delle plastiche, con l'obiettivo di "creare soluzioni intelligenti e appropriate". Attraverso la qualità dei loro prodotti e un intelligente sfruttamento delle caratteristiche intrinseche delle materie sintetiche – pensate alla semitrasparenza, alla struttura e al colore – Authentics ha letteralmente "ridato dignità" alle termoplastiche, in particolare al polipropilene.

Immaginate una gamma di prodotti che spazia da:

  • Portacd
  • Rastrelliere per riviste
  • Cesti da bucato
  • Cestini portarifiuti
  • Secchi
  • Lampade
  • Dispenser per sapone

Tutti questi oggetti sono stati plasmati da un collettivo di giovani e talentuosi designer internazionali, nomi del calibro di Matthew Hilton, Konstantin Grcic e Sebastian Bergne.

Nonostante i loro design siano stati spesso imitati, Authentics si è mantenuta un'azienda all'avanguardia nel campo degli accessori domestici. La loro forte immagine aziendale non solo promuove ma incarna un'idea di design basata su un approccio minimalista, ecologico e a basso costo. Un vero pioniere che ha trasformato il nostro modo di vedere gli oggetti comuni, rendendoli funzionali, belli e rispettosi dell'ambiente. Restate con noi per scoprire di più su come il design può cambiare la quotidianità!

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1 week ago
6 minutes 53 seconds

Brand Di Design
EP.14 AUDI Progresso attraverso la Tecnica

Benvenuti all'episodio di oggi, dove esploreremo la storia affascinante di un gigante automobilistico: Audi.

Tutto ebbe inizio nel 1909 a Zwickau, in Germania. Qui, August Horch, un ingegnere che in precedenza aveva supervisionato la produzione alla fabbrica di Karl Benz, decise di fondare la sua seconda azienda automobilistica. Dopo aver lasciato la sua prima impresa, Horch & Cie, fondata nel 1899, diede vita a una nuova visione. Le prime auto prodotte con il nuovo marchio Audi, che curiosamente significa 'Horch' in latino, uscirono dalla fabbrica nel 1910. Gli anni '10 furono un periodo di grande successo, con le automobili Audi a quattro cilindri che, guidate da Horch stesso, trionfarono nelle impegnative corse sulle Alpi austriache, vincendo il trofeo nel 1912 e 1914 e portando la giovane azienda alla ribalta. Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, Audi aveva già una produzione solida, con cinque modelli di auto e due camion.

Il dopoguerra fu economicamente difficile per la Germania, ma l'industria si riprese grazie all'adozione della catena di montaggio, che raddoppiò la produttività. In questo contesto, Audi introdusse il Type K, la prima auto tedesca a essere offerta con guida a sinistra e leva del cambio centrale standard, un'innovazione sviluppata da Hermann Lange.

Un momento cruciale fu il 1932, quando Audi, Horch, DKW e la divisione autoveicoli di Wanderer si fusero, dando vita alla Auto Union AG. È a questa unione che si deve il celebre marchio a quattro cerchi, simbolo delle quattro entità fondatrici. L'azienda si distinse per l'innovazione, diventando nel 1936 il primo produttore tedesco a condurre crash test sui propri veicoli. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Auto Union rinacque nel 1949 a Ingolstadt, in Baviera, la sua attuale sede dal 1965.

Nel 1965, i "Quattro anelli" passarono sotto la proprietà della Volkswagen. Questa nuova era vide la nascita di modelli iconici come la Audi 100 (1970), un progetto quasi segreto di Ludwig Kraus, e la Audi 80 (1972) di Nuccio Bertone, che ristabilirono il prestigio del marchio. Ma la vera rivoluzione arrivò nel 1980 con la Audi Quattro. Questo veicolo, sinonimo di eccellente ingegneria tedesca, non solo conquistò il mercato di fascia alta ma rivoluzionò anche il mondo dei rally internazionali.

Oggi, Audi continua il suo percorso di "progresso attraverso la tecnica", il suo famoso motto "Vorsprung durch Technik". Con modelli come la A4, A6, A8 e le versioni sportive S introdotte nel 1994, e innovazioni come la leggera, sicura ed economica Audi A2, la prima vettura della sua fascia di mercato in alluminio, l'azienda si impegna a definire il futuro dell'industria automobilistica. La sua filosofia è chiara: il progresso non è abolire il passato, ma conservarne l'essenza per costruire un presente migliore.

Grazie per aver ascoltato! Al prossimo episodio.

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2 weeks ago
8 minutes 11 seconds

Brand Di Design
EP.13 CARL AUBÖCK Architetto e Designer Poliedrico

Ciao e benvenuti al nostro podcast dedicato alle menti brillanti del design! Oggi esploriamo la figura di Carl Auböck, un nome che ha segnato profondamente il panorama del design e dell'architettura del XX secolo.

Nato a Vienna, in Austria, nel 1924, e scomparso nella stessa città nel 1993, Auböck è stato un vero e proprio architetto e designer poliedrico. Fin da giovanissimo, ha assimilato l'arte della fusione dei metalli, la lavorazione del cuoio e del legno nell'officina di suo padre. Questa base artigianale si è poi arricchita con una solida formazione accademica, studiando architettura alla Technische Hochschule di Vienna e perfezionandosi al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge.

La sua carriera è stata un esempio di versatilità e innovazione:

  • Dal 1950 al 1955, ha ricoperto il ruolo di assistente del professor Merinsky all'Institut für Baukunst e Ingenieurwesen di Vienna.
  • Successivamente, ha intrapreso la carriera di industrial designer indipendente, creando una vasta gamma di oggetti per la produzione industriale. Tra i suoi progetti più noti figurano:

Ma Auböck non si è fermato qui. Contemporaneamente, ha progettato numerosi negozi, fabbriche e condomini, principalmente nella sua Vienna. Ha anche esplorato il mondo della moda, creando collezioni di moda femminile e abbigliamento da sci. Per il laboratorio di famiglia, ha prodotto anche vetri e stoviglie utilizzando materiali non industriali come ottone, corno e legno.

Per Carl Auböck, il design non era una questione di specializzazione, ma piuttosto una disciplina da estendere e generalizzare, applicandola alle varie discipline. La sua filosofia era chiara: il compito principale di un designer era risolvere problemi. Un approccio che ha reso ogni suo progetto, dall'oggetto più piccolo all'edificio più complesso, un esempio di funzionalità e visione a 360 gradi.

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2 weeks ago
6 minutes 1 second

Brand Di Design
EP.12 ARTEMIDE L'Innovazione del Design Italiano dal 1959

Ciao! Benvenuti a questo episodio speciale, dove vi portiamo alla scoperta di un pilastro del design italiano: Artemide.

Fondata nel 1959 a Milano da Ernesto Gismondi, Artemide ha rapidamente conquistato la scena mondiale, inizialmente dedicandosi alla produzione di mobili e luci. È stato un vero pioniere nel campo dei materiali, in particolare delle plastiche. Grazie a menti brillanti come Vico Magistretti, con i suoi iconici tavoli Demetrio 45 (1966) e Stadio (1967), o le sedie Selene e Gaudi (1969 e 1970), Artemide ha contribuito in modo decisivo a elevare le plastiche a "materiali nobili", attirando una crescente attenzione internazionale sul design italiano.

Ma è nel settore dell'illuminazione che Artemide ha davvero brillato, introducendo design rivoluzionari. Tra questi, ricordiamo la lampada a forma di serpente Boalum (1969) di Gianfranco Frattini e Livio Castiglioni, l'evocativa lampada da terra Chimera (1966) di Vico Magistretti, e l'iconica lampada da tavolo Tizio (1972) di Richard Sapper. Questi non sono semplici oggetti, ma vere e proprie opere d'arte che hanno segnato un'epoca.

Artemide è sempre stata all'avanguardia nel design progressivo. Un esempio lampante è il supporto offerto al gruppo Memphis, al quale Gismondi fornì lo spazio espositivo di Artemide nei primi anni '80. Questa apertura all'innovazione e alla sperimentazione è una costante nella sua storia.

Nel corso degli anni, la lista di collaborazioni e menti creative che hanno contribuito al successo di Artemide è diventata straordinaria. Nomi del calibro di Michele De Lucchi, Enzo Mari, Ettore Sottsass e Santiago Calatrava (nato nel 1951) hanno lasciato il loro segno. Anche in tempi recenti, figure come Norman Foster e lo stesso fondatore Ernesto Gismondi hanno continuato a innovare, con Gismondi che ha progettato la elight (2000) come un omaggio speciale agli acquirenti della serie iMac di Apple Computer.

Oggi, l'eredità di Artemide è visibile in tutto il mondo: i suoi prodotti sono esposti in più di 100 musei, testimoniando la loro importanza e il loro impatto duraturo nel panorama del design globale. Un viaggio affascinante attraverso la storia, l'innovazione e l'eleganza che continua a illuminare le nostre vite.

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3 weeks ago
6 minutes 12 seconds

Brand Di Design
EP.11 RICHARD ARKWRIGHT Pioniere Tessile della Rivoluzione Industriale

Ciao e benvenuti al nostro podcast! Oggi vi portiamo indietro nel tempo per scoprire la storia di un vero gigante della Rivoluzione Industriale: Richard Arkwright.

Nato a Preston, in Inghilterra, nel 1732, Richard Arkwright ha avuto un percorso sorprendente. Inizialmente, ha esercitato la professione di fabbricante di parrucche, un mestiere che gli ha permesso di viaggiare in lungo e in largo per tutta la Gran Bretagna. Ma la sua insaziabile sete di sapere lo ha condotto a interessarsi profondamente alla tecnologia dei telai.

Nel 1764, Arkwright ha iniziato a progettare e costruire quella che sarebbe diventata una delle invenzioni più iconiche del suo tempo: il Water Frame. Questo filatoio meccanico, brevettato cinque anni più tardi, era azionato ad acqua e produceva un filato incredibilmente più forte rispetto a quello realizzato dalla Spinning Jenny di James Hargreaves. Questa resistenza lo rendeva perfetto per la tessitura a ordito.

Ma Arkwright non era solo un inventore; era anche un visionario imprenditore. Ha fondato le sue prime fabbriche a Nottingham e Cromford, per poi espandere ulteriormente la sua attività, aprendo impianti capaci di gestire l'intero processo di tessitura, dalla cardatura alla filatura. Il 1773 ha segnato un punto di svolta, quando Arkwright ha iniziato la produzione di un tessuto di cotone calicò che ha letteralmente rivoluzionato l'industria tessile britannica.

Il suo impatto è stato monumentale: entro il 1782, dava lavoro a ben 5.000 persone e aveva accumulato un capitale considerevole di 200.000 sterline. Quattro anni dopo, il suo contributo è stato ufficialmente riconosciuto con la nomina a cavaliere, un onore che celebrava come le sue innovazioni avessero portato la Gran Bretagna al primo posto nel mondoper l'industria tessile.

Il Water Frame di Arkwright non è solo un'invenzione; è passato alla storia come una delle forme più caratteristiche create dalla Rivoluzione Industriale, un simbolo della trasformazione che ha plasmato il mondo moderno. Restate con noi per scoprire altre storie affascinanti di innovazione e progresso!

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3 weeks ago
6 minutes 54 seconds

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EP.10 EGMONT ARENS Pioniere del Design Industriale e Marketing

Benvenuti a "Design al Caffè", il podcast che esplora le menti brillanti dietro gli oggetti e le strategie che hanno plasmato il nostro mondo. Nella puntata di oggi, vi portiamo alla scoperta di Egmont Arens, un nome che incarna la fusione tra design, marketing e l'anima dell'America del XX secolo.

Nato a Cleveland nel 1888 e vissuto fino al 1966 a New York, Arens ha intrapreso un percorso professionale davvero unico. Iniziò come redattore sportivo per un giornale nel New Mexico, per poi aprire una libreria nella vibrante New York. La sua curiosità lo spinse a stampare giornali sotto il marchio "Flying Stag Press" e a dirigere importanti riviste come Creative Art e Playboy (una pubblicazione incentrata sull'arte moderna, diversa da quella odierna). Il suo cammino lo portò anche alla direzione di Vanity Fair.

La svolta decisiva avvenne quando entrò nell'agenzia pubblicitaria di Earnest Elmo Calkins, dove fu pioniere nell'istituzione di una sezione dedicata allo styling industriale. Fu qui che la sua carriera di industrial designer prese il volo.

Egmont Arens divenne celebre per l'applicazione dello stile streamline, un approccio innovativo che rendeva i prodotti non solo funzionali ma anche estremamente desiderabili per i consumatori. Un esempio lampante del suo genio è il packaging che creò per la catena A&P, in particolare la confezione dell'iconico Eight O'Clock Coffee, un design talmente efficace da essere ancora in uso oggi.

Arens fu un teorico e un pratico del design, coniando il termine "consumer engineering" per descrivere il suo metodo. Scrisse ampiamente sulla profonda relazione tra design e marketing, convinto che il buon design potesse influenzare direttamente le scelte dei consumatori.

Molti dei suoi prodotti, come una serie di eleganti tegami in alluminio, erano pensati per "progettare" l'America fuori dalle difficoltà della Grande Depressione. Egmont Arens non era solo un designer; era un visionario che credeva nel potere del design di plasmare la cultura, stimolare l'economia e migliorare la vita quotidiana, lasciando un'impronta indelebile nell'approccio moderno al prodotto e al consumo.

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4 weeks ago
6 minutes 9 seconds

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EP.9 RON ARAD Designer e Artista Innovatore

Benvenuti a questo episodio speciale, dove esploriamo la carriera rivoluzionaria di Ron Arad. Nato a Tel Aviv nel 1951, Arad ha intrapreso un percorso formativo tra la Jerusalem Academy of Art e la celebre Architectural Association di Londra, dove ha studiato sotto la guida di Peter Cook.

Nel 1981, insieme a Caroline Thorman, ha fondato One Off London, uno spazio che fungeva da studio, laboratorio e sala espositiva, mettendo in mostra i suoi design e quelli di altri visionari britannici d'avanguardia. Le sue prime creazioni erano veri e propri "ready-made", che sfidavano le convenzioni combinando materiali inaspettati come pali da impalcatura, objets trouvés e componenti high-tech. Pensate al suo iconico Concrete Stereo del 1984, un pezzo che rompeva volutamente con l'idea di precisione standardizzata e il concetto accettato di "buon design".

La fine degli anni '80 lo ha visto concentrarsi su design in edizione limitata, mobili in acciaio dolce e luci, che, sebbene costosi da produrre, gli hanno rapidamente conferito fama e attenzione da parte dei maggiori fabbricanti. Questo successo lo ha naturalmente portato, negli anni '90, a dedicarsi alla produzione industriale, dove ha firmato oggetti di enorme successo commerciale. Tra questi, spiccano gli iconici scaffali Book Worm del 1997, di cui Kartell ha prodotto ben 1000 km. Altre sue innovazioni includono la sedia Tom Vac del 1998, inizialmente in alluminio formato sottovuoto e poi prodotta in plastica da Vitra, e la sedia Fantastic Plastic Elastic, anch'essa del 1998, realizzata da Kartell.

La sua influenza si estende anche all'ambito accademico: nel 1997 è stato nominato Professore di Design di Mobili e due anni dopo Professore di Industrial Design al Royal College of Art di Londra. Oggi, per realizzare i suoi distintivi mobili scultorei, Ron Arad si avvale di sistemi di progettazione assistita da computer (CAD), che trasformano i suoi schizzi iniziali in modelli tridimensionali, rendendo il processo di traduzione dall'idea al prodotto finito considerevolmente più fluido ed efficiente. Un vero pioniere che continua a ridefinire i confini tra arte e design.

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1 month ago
6 minutes 32 seconds

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EP.8 APRILIA Innovazione e Stile nel Motociclismo

Ciao! Ti diamo il benvenuto in un nuovo episodio che ci porta nel cuore dell'innovazione e dello stile motociclistico italiano! Oggi esploreremo la storia affascinante di Aprilia, un nome che risuona con passione e prestazioni.

Fondata in un'azienda familiare intorno al 1950 a Noale, Venezia, in Italia, Aprilia iniziò la sua avventura producendo biciclette a motore. La svolta decisiva arrivò nel 1968, quando Ivano Beggio entrò nell'azienda. Dalla fine degli anni '70, l'azienda si dedicò con impegno al design e all'innovazione tecnologica. Aprilia non è solo un produttore, ma un vero e proprio ecosistema, operando con un sistema di produzione a rete che coinvolge aziende più piccole per la realizzazione dei componenti, che vengono poi assemblati nella fabbrica principale di Scorzé, vicino alla sede di Noale.

La visione di Beggio, profondamente radicata nella sua passione per le corse, trasformò i circuiti in un terreno di collaudo fondamentale per le innovazioni destinate ai modelli stradali standard. Questa filosofia ha portato a successi straordinari:

  • Nel 1991, Aprilia fu il primo produttore italiano a lanciare sul mercato uno scooter con carrozzeria in plastica e sistema di raffreddamento a liquido, l'Amico 50.
  • Appena un anno dopo, nel 1992, l'azienda conquistò il suo primo Campionato Mondiale e produsse 55.000 motociclette e scooter.
  • Nei sei anni successivi, la produzione raggiunse l'impressionante cifra di 300.000 unità, consolidando Aprilia come il secondo produttore europeo con cinque fabbriche in Italia.

Ma Aprilia non è solo tecnologia e prestazioni; è anche sinonimo di stile inconfondibile. L'azienda ha sempre mantenuto il passo con le ultime tendenze, commissionando lavori a designer del calibro di Philippe Starck. Il centro design di Noale coltiva stretti rapporti con istituzioni prestigiose come l'Istituto di Arti Applicate e Design di Torino e la Facoltà d'Ingegneria dell'Università di Padova, presso la quale ha contribuito a istituire un corso post-laurea sulla tecnologia motociclistica. Dal 1997, la collaborazione con l'Art Center College of Design di Pasadena, in California, uno dei più importanti centri di ricerca di styling e design in America, ha ulteriormente rafforzato la capacità di Aprilia di forgiare uno stile originale e distintivo. Questo stile, pur mirando a "creare emozioni", non dimentica mai i valori fondamentali di funzione e durata.

Oggi, con una linea di prodotti ad alte prestazioni e uno stile insuperabile, Aprilia detiene una posizione invidiabile nel mercato europeo del motociclo. A testimonianza del suo prestigio, nel 1999 la maestosa 1000 cc RSV Mille fu votata "Motocicletta dell'Anno" dalla rivista tedesca Motorrad.

Unisciti a noi per scoprire come Aprilia continua a definire il futuro del motociclismo, unendo innovazione, stile e un'eredità di successo!

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1 month ago
5 minutes 56 seconds

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EP.7 APPLE COMPUTER INC.

Benvenuti al nostro podcast sulla storia di una delle aziende più iconiche del mondo tecnologico! Oggi vi portiamo nel cuore della Silicon Valley per scoprire l'affascinante percorso di un'impresa nata dalla visione di due amici e outsider.

Tutto ha inizio nel 1976, quando gli amici di scuola Steven Wozniak, la mente creativa, e Steven Jobs, il genio degli affari, fondano la Apple Computers a Palo Alto. La loro ambizione? Rivoluzionare il mondo dei computer, proprio come la Ford Model T aveva fatto con l'automobile.

Il successo non arriva subito, ma l'anno dopo, nel 1977, il lancio dell'Apple 2 segna una svolta. È il primo personal computer commerciale della storia, innovativo con il suo rivestimento in plastica e la capacità di elaborare grafica a colori. Segue l'Apple Disk 2 nel 1978, che rende il computer più economico e facile da usare, completo di lettore di floppy disk. Le vendite esplodono, portando a una crescita rapidissima: nel 1980, anno del lancio dell'Apple 3, l'azienda conta già migliaia di dipendenti.

Gli anni '80 portano nuove sfide. Nel 1981, con l'ingresso di IBM nel mercato dei PC e la saturazione del settore, le vendite rallentano. Wozniak si allontana per un incidente. Ma Jobs non si arrende e spinge per lo sviluppo dell'Apple Macintosh. Lanciato nel 1984, è una vera pietra miliare: con il suo carattere user-friendly, lo schermo ad alta definizione e il mouse, annuncia il vero avvento del computer domestico. Il Mac, piccolo e color panna, è anche rivoluzionario nel design, con linee morbide e fluide, lontano dagli standard squadrati dei concorrenti. Nonostante un buon inizio, però, problemi di RAM e connettività frustrano gli utenti.

Le tensioni crescono, portando all'allontanamento di Jobs nel 1985. Altra dura prova è l'arrivo di Windows 1.0 di Bill Gates, che, pur con un accordo iniziale, porta Apple a perdere i diritti di esclusiva sulla sua innovativa interfaccia grafica basata su icone. Nonostante un periodo di prosperità alla fine degli anni '80, l'inizio dei '90 vede il mercato inondato da PC economici con Windows 3.0, erodendo la quota di Apple. Tuttavia, l'azienda si afferma come computer d'elezione per l'industria del design, grazie ai suoi programmi grafici e editoriali superiori.

Il 1991 vede il lancio del Powerbook, e nel 1994 del PowerMac. Ma a metà degli anni '90, Apple è di nuovo sull'orlo del collasso, con un miliardo di dollari di ordini non evasi per mancanza di componenti.

Il ritorno di Steve Jobs nel 1996 segna un'incredibile rinascita. Vengono implementate vendite dirette via internet e persino un accordo con l'antica rivale Microsoft. Nel 1998, Jobs lancia l'iMac, un computer rivoluzionario, dal design brillante di Jonathan Ive. Non costoso, dai colori vivaci e traslucido, l'iMac conquista il settore educativo e il mercato domestico, diventando il più venduto in America nell'autunno del '98. Come disse Ive, l'obiettivo era creare qualcosa di "accessibile, alla portata di tutti, quasi familiare". L'iMac e prodotti come l'iBook e il G3 (lanciato nel 1993) segnano la fine dell'anonima "scatola grigia" e influenzano stilisticamente il design di molti altri prodotti, tra cui lampade da lavoro e accessori da scrivania.

Con un impegno costante verso l'eccellenza e l'innovazione, Apple continua a ridefinire il mercato del personal computer. Restate con noi per scoprire altre storie di come la tecnologia ha plasmato il nostro mondo!

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EP.6 EMILIO AMBASZ Carriera e Opere

Benvenuti a un episodio dedicato a Emilio Ambasz, una figura leggendaria nel panorama del design e dell'architettura contemporanea. Nato nel 1943 a Resistencia, Argentina, Ambasz ha forgiato una carriera che spazia dall'insegnamento alla curatela, dalla progettazione all'innovazione metodologica.

Il suo percorso accademico lo ha visto studiare architettura all'università di Princeton, dove in seguito è tornato anche come docente, oltre a insegnare presso la Hochschule für Gestaltung di Ulm e altre prestigiose università americane. La sua impronta nel mondo accademico è stata profonda, non solo attraverso l'insegnamento ma anche come cofondatore nel 1967 del visionario Institute of Architecture and Urban Studies di New York.

Dal 1970 al 1976, Ambasz ha ricoperto il ruolo di Curator of Design al Museum of Modern Art (MoMA) di New York, un periodo in cui ha organizzato la rivoluzionaria esposizione "Italy: The New Domestic Landscape - Achievements and Problems of Italian Design" nel 1972, un evento che ha ridefinito la comprensione del design italiano.

La sua attività professionale si è concretizzata nell'apertura di due studi a suo nome a New York: Emilio Ambasz & Associates nel 1977 e l'Emilio Ambasz Design Group nel 1981. Tra il 1981 e il 1985, ha anche presieduto l'Architectural League. Dal 1980, ha ricoperto il ruolo di capo consulente designer per Cummins Engine Co., dimostrando la sua versatilità e leadership.

Ambasz è celebrato per i suoi design acclamati, che includono:

  • Sistemi di sedute innovativi come il Ver-5 tetra (1977, in collaborazione con Giancarlo Piretti), Dorsal (1981) e il premiato Qualis (1991), che ha ricevuto un Compasso d'Oro.
  • Serie di luci distintive, tra cui quelle per Logotec (1981), la lampada Polyphemus (1985), nominata per il Compasso d'Oro e l'IDSA, e il sistema d'illuminazione modulare Soffio, vincitore dell'Industrial Design Excellence Award.

Anche i suoi progetti architettonici sono emblematici della sua visione:

  • Il Center for Applied Computer Research and Programming a Las Promesas, Messico (1975).
  • L'Art Museum di Grand Rapids, Michigan (1975).
  • Il Museum of American Folk Art di New York (1980).
  • Il San Antonio Botanical Garden Conservatory, Texas (1982). Ha anche vinto un primo premio e una medaglia d'oro per il concorso per progettare l'Expo 1992 di Siviglia.

Ma ciò che distingue Emilio Ambasz è la sua filosofia progettuale. Egli afferma che il principio metodologico alla base del suo lavoro è "la ricerca di principi fondamentali e di soluzioni che possano fungere da prototipi o guide", applicabili a problemi specifici. Crede fermamente che il design non debba limitarsi a soddisfare esigenze funzionali, ma debba assumere una "forma poetica" per rispondere ai nostri bisogni più profondi e metafisici. Le sue opere mirano a essere un ponte tra passato e futuro, conferendo "forma poetica alle istanze pragmatiche".

Preparatevi a immergervi nel mondo di un maestro che ha saputo fondere pragmatismo e poesia, creando oggetti e spazi che non solo funzionano, ma emozionano e ispirano.

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EP.5 ALFA ROMEO

Ciao a tutti e benvenuti al nostro viaggio nella storia di un'icona dell'automobilismo italiano! Oggi parliamo di Alfa Romeo, un nome che evoca passione, velocità e design inconfondibile.

Fondata nel 1910 a Milano, nel quartiere del Portello, con il nome originale ALFA (Anonima Lombarda Fabbrica di Automobili), l'azienda ereditò la Società Italiana Automobili Darracq. Da subito, scelse di legare la sua identità alla città di Milano, adottando come marchio la croce rossa e il drago dei Visconti. La prima vettura a uscire dalle officine fu la 24 HP Torpedo del 1910, seguita a breve dalla 40/60 HP Corsa del 1913, capace di toccare i 147 km/h. Un momento chiave fu l'arrivo dell'imprenditore napoletano Nicola Romeo, che non solo aggiunse il suo cognome al nome dell'azienda, ma ne incrementò significativamente la produzione. L'innovazione era già nel DNA, come dimostra la 40/60 HP Aerodynamica del 1914, con le sue velocità "impensabili" per l'epoca.

Il percorso verso la produzione su larga scala vide protagonista la RL (1922-23), descritta come il primo capolavoro, celebre anche nella sua versione da corsa, la Targa Florio, che conquistò i podi in Sicilia, attirando l'attenzione globale. Fu in questa fase che designer come Vittorio Jano diedero vita a vetture leggendarie, tra cui la Pe, che valse il primo titolo mondiale ad Alfa Romeo. Il nome del marchio si legò indissolubilmente alle corse nei primi anni '30, con la 8C-2300 che trionfò a Le Mans nel 1931 e 1934.

Nonostante un momento di grande successo, l'azienda fu nazionalizzata nel 1933. Questa fase portò a un focus sulla produzione di veicoli di uso comune, pur mantenendo viva la tradizione di auto sportive eleganti e di alta qualità. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Alfa Romeo si distinse con vetture stradali superlative come la 6C 2500 Super Sport del 1947, un capolavoro di aerodinamica, bellezza e stabilità.

Gli anni '50 videro un adattamento alle nuove esigenze del mercato: l'azienda scelse di produrre automobili di buone prestazioni a prezzi accessibili, pur non rinunciando al suo spirito sportivo. Sotto la direzione di Orazio Satta, l'industrializzazione avanzò, portando alla nascita di icone come la Giulietta Sprint (1954) di Bertone e la Giulietta Spider (1955) di Pininfarina. La Giulietta, con il suo motore da 1300 cc, dimostrò la capacità di Alfa Romeo di concentrare tecnologia ad alte prestazioni in dimensioni contenute.

Il decennio successivo ci regalò la Giulia (1962) e, nel 1966, la Duetto di Pininfarina, un modello la cui silhouette affusolata è rimasta in produzione per quasi trent'anni. Gli anni '70 videro l'arrivo della Alfasud (1971), progettata da Giorgetto Giugiaro, che aumentò notevolmente la quota di mercato.

Fino al 1986, Alfa Romeo rimase sotto il controllo statale attraverso l'IRI. Oggi, parte del gruppo Stellantis dal 2021, continua a celebrare il suo leggendario passato sportivo con modelli dal forte DNA come l'Alfa 4C, ispirata alla 8C Competizione e alla storica 33 Stradale, e i più recenti Tonale, Stelvio, Junior e Giulia, proiettando un'estetica potente e un legame indissolubile con la sua gloriosa storia. Un viaggio attraverso l'ingegneria e la passione italiana, che continua a far sognare!

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EP.4 ALESSI Storia e Design

Ciao e benvenuti al nostro podcast sulla storia del design! Oggi esploriamo il percorso di un'azienda italiana iconica, sinonimo di innovazione e bellezza: Alessi.

Fondata nel 1921 a Omegna, Novara, da Giovanni Alessi, l'azienda nacque inizialmente come FAO (Fratelli Alessi Omegna), un'officina specializzata nella lavorazione di ottone e alpacca. Fin dai suoi albori, si distinse per la sua vocazione all'innovazione e alla sperimentazione. Già nel 1929, la produzione si era focalizzata su raffinati articoli da ristorazione e da tavola, realizzati in ottone placcato nickel o argento.

Intorno al 1935, Carlo Alessi, figlio del fondatore, assunse il ruolo di primo designer dell'azienda. Sotto la sua guida, l'attività passò da una lavorazione puramente artigianale a una vera e propria produzione industriale. Un esempio emblematico di questa transizione è il celebre servizio da caffè Bombé, ideato da Carlo nel 1945 – anno in cui divenne anche direttore generale – e prodotto in quattro diversi formati, incarnando un design dal carattere squisitamente industriale.

Nello stesso 1945, un altro membro della famiglia, Ettore Alessi, si unì all'azienda, portando la sua expertise nella pressione a freddo del metallo. Questa competenza fu cruciale per l'adozione dell'acciaio inox pressato, un cambiamento dettato dalla scarsa disponibilità di alpacca e ottone nel dopoguerra. A partire dal 1955 circa, Alessi aprì le porte alla collaborazione con designer esterni di rilievo, come Luigi Massoni. Molti oggetti, dal design decisamente avanguardistico, furono prodotti in serie, raggiungendo successi straordinari: pensate, del solo shaker per cocktail Modello n. 870 di Massoni, ne furono venduti ben un milione e mezzo di esemplari.

Verso la fine degli anni '70, con Carlo Alessi alla presidenza, l'azienda intraprese una nuova direzione, offrendo serie limitate di oggetti firmati da architetti e designer di fama internazionale, tra cui spiccano nomi come Ettore Sottsass e Richard Sapper. Il 1983 fu un anno chiave: Alessi registrò il nuovo marchio Alessi Officina, dedicato a prodotti dal design sperimentale, in qualche modo svincolati dalle rigidità della produzione industriale. Nello stesso anno, Alberto Alessi, figlio di Carlo, lanciò il rivoluzionario progetto Tea & Coffee Piazza. Per questa iniziativa, undici architetti progettarono oggetti in edizione limitata, creando vere e proprie "architetture in miniatura". Questo progetto, nato anche con intenti pubblicitari, portò ad Alessi un significativo riconoscimento internazionale, affermandola come esponente di punta del Post-Modernismo nel contesto delle arti decorative degli anni '80.

Gli anni '90 videro l'introduzione di ulteriori linee distintive. Ricordiamo la serie Twergi, con oggetti domestici in legno disegnati da maestri come Ettore Sottsass e Andrea Branzi. Ma non solo: Alessi propose anche una serie di oggetti in plastica economici e al contempo di grande stile, frutto della collaborazione con designer come Stefano Giovannoni e Alessandro Mendini. Queste creazioni incarnano al meglio la visione di Alberto Alessi, per il quale "Il design è una disciplina creativa globale con una matrice strettamente artistica e poetica e non solo uno dei tanti strumenti al servizio del marketing e della tecnologia per migliorare i metodi di produzione e aumentare le vendite". Un pensiero che sottolinea la profonda dimensione artistica e poetica insita in ogni oggetto Alessi.

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EP.3 AIRSTREAM: Icona Americana su Ruote

Ciao! Benvenuti all'episodio di oggi, dove esploriamo la storia affascinante di un'icona americana su ruote! Scoprirete come il sogno di Wally Byam, nato negli anni '20, abbia dato vita a un fenomeno globale.

Nel 1934, a Los Angeles, prese forma la Airstream, un nome scelto perché i suoi trailer viaggiavano "come lungo una corrente d'aria". L'ispirazione per questo progetto rivoluzionario venne a Byam dopo che i lettori della sua rivista DIY trovarono impraticabili i suoi disegni. Fu così che decise di creare personalmente una roulotte che fosse davvero funzionale, arrivando a progettare la prima in cui ci si potesse stare in piedi, abbassando il pavimento tra le ruote e alzando il tetto.

La vera innovazione arrivò con l'applicazione di tecniche derivate direttamente dall'industria aeronautica, come le strutture rivettate in alluminio monoscocca e lo streamlining. Questo approccio portò alla nascita del celebre Clipper nel 1936, costruito seguendo principi aeronautici all'avanguardia.

Nonostante fosse la Grande Depressione degli anni '30, i trailer di Byam conobbero un successo incredibile, con la domanda che superava l'offerta, nonostante il prezzo non fosse esattamente economico. Sebbene la Seconda Guerra Mondiale abbia interrotto bruscamente la produzione a causa delle restrizioni sull'alluminio, Byam non si fermò, lavorando in una fabbrica di aerei e raccogliendo nuove idee.

Il dopoguerra segnò una rinascita trionfale per Airstream, che nel 1952 vide l'apertura di nuovi impianti in Ohio e California per soddisfare una domanda crescente. Il luccicante Airstream divenne allora il simbolo per eccellenza del Sogno Americano, incarnando lo spirito di libertà e avventura, proprio come i carri dei pionieri, ma in una futuristica forma d'alluminio.

Alla morte di Byam nel 1962, il suo spirito avventuroso continuò a vivere attraverso una fondazione e il "Wally Byam Caravan Club, International", che oggi conta circa 19.000 membri con i loro trailer e case mobili. L'eleganza di questi veicoli ha generato un vero e proprio fanatismo tra gli appassionati.

Come diceva lo stesso Byam, l'Airstream è la personificazione di "un eterno sforzo per inseguire lo spirito avventuroso che porta a seguire l'arcobaleno fino alla fine... ed è così che i sogni legati al viaggiare diventano realtà". Unisciti a noi per scoprire come un progetto su carta sia diventato un fenomeno internazionale, un vero e proprio inno alla strada e alla libertà!

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EP.2 A&E Design: Design Svedese con Influenze Italiane

Ciao a tutti e benvenuti al nostro podcast di design! Oggi vi portiamo nel cuore della Svezia per scoprire uno degli studi più influenti e innovativi del panorama scandinavo: A&E Design.

Fondata a Stoccolma nel 1968 da Tom Ahlström (1943) e Hans Ehrich (1942), entrambi con una formazione in design e metallurgia conseguita alla Konstfackskolan di Stoccolma, A&E Design ha fin da subito mostrato una spiccata propensione per l'innovazione. Lo studio si è distinto per la sua ricerca approfondita sull'applicazione delle plastiche e si è specializzato nel design per disabili. Tra i loro contributi più significativi, hanno sviluppato prodotti essenziali per anziani e persone con handicap, come una speciale sedia a rotelle per trasportare i pazienti alla doccia, pratiche sedie da bagno e braccioli con fermo per il bagno. Ma la loro visione ergonomica non si è fermata qui, estendendosi a utensili per Anza e spazzole lavapiatti per Jordan.

Ciò che rende A&E Design un vero pioniere è la sua filosofia: sono rinomati per lo sviluppo di prodotti innovativi e la creazione di modelli meticolosi. Dedicano una parte significativa del loro lavoro, circa il 20%, allo sviluppo di prodotti propri, perseguendo costantemente la ricerca di un "equilibrio ottimale tra estetica, funzionalità e mercato". Nel 1982, Ahlström ed Ehrich hanno ulteriormente ampliato il loro orizzonte fondando InterDesign, un altro studio che si concentra sulla realizzazione di modelli all'interno delle proprie officine, spaziando dai manichini a prototipi perfettamente funzionali.

Nonostante A&E Design sia uno studio di punta del design scandinavo, è affascinante notare come molti dei loro prodotti presentino attributi spesso associati al design italiano. I fondatori, infatti, ammettono apertamente l'influenza di designer italiani, in particolare di Joe Colombo, e hanno mantenuto stretti contatti con Milano e la rinomata rivista di design Domus. Questa fusione di culture ha permesso loro di creare un linguaggio di design unico, che unisce la funzionalità nordica all'eleganza mediterranea.

Il loro impegno e la loro maestria sono stati ampiamente riconosciuti a livello internazionale: vantano ben 14 Excellent Swedish Design Awards e hanno ricevuto tre premi Red Dot per la più alta qualità nel design (Highest Design Quality). Un vero viaggio nel design che unisce innovazione, funzionalità e un tocco internazionale!

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1 month ago
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EP.1 STORIA DI AEG Allegemeine Elektricitäts Gesellschaft

AEG: Dalle Lampadine di Edison alla Rivoluzione del Design Tedesco

Benvenuti all'episodio di oggi, dove esploreremo la storia affascinante di AEG, un nome che ha plasmato l'industria elettrica e il design moderno.

Tutto ebbe inizio nel 1881, quando Emil Rathenau, colpito dall'innovazione della lampadina di Thomas Alva Edison all'Esposizione Internazionale d'Elettricità di Parigi, ne acquistò i diritti. Due anni dopo, nel 1883, fondò a Berlino la Deutsche Edison Gesellschaft, che in seguito divenne la ben nota Allegemeine Elektricitäts Gesellschaft, o semplicemente AEG.

Agli inizi del '900, AEG non si distinse solo per la tecnologia, ma anche per il suo approccio innovativo al design. Il catalogo per l'Esposizione Universale di Parigi del 1900 fu opera dell'artista jugendstil Otto Eckmann, che creò anche un logo in stile Art Nouveau per l'azienda. Ma la vera svolta arrivò nel 1907 con l'architetto e designer Peter Behrens, nominato consulente artistico. Behrens intraprese il primo progetto integrato di corporate identity per AEG, ridisegnando il logo e progettando una vasta gamma di prodotti, dagli utensili elettrici come bollitori, orologi e ventilatori, fino agli stessi edifici produttivi necessari per la loro fabbricazione.

La chiave del successo per una produzione di massa di alta qualità fu intuita dal direttore di produzione Michael von Dolivo-Dobrowolsky: la standardizzazione di componenti intercambiabili. Questa visione, che permetteva di usare le stesse parti in diversi prodotti anziché in uno solo, rifletteva i principi del Deutscher Werkbund, di cui Behrens stesso fu membro fondatore nel 1907. Un'altra figura centrale del Werkbund, Hermann Muthesius, aveva proposto alle aziende tedesche di creare un'estetica nazionale basata su "tipi" e "standard" per unificare il gusto comune. AEG fu tra le prime ad abbracciare e applicare queste idee, assemblando prodotti domestici con componenti standardizzate, come la celebre serie di bollitori e il ventilatore elettrico del 1908, entrambi di Behrens.

Grazie a questa forte immagine e a metodi di produzione all'avanguardia, AEG divenne la maggiore azienda produttrice di apparecchiature elettriche. La sua presenza fu notata anche all'esposizione del Deutscher Werkbund "Die Wohnung" a Francoforte nel 1927, dove espose ventilatori, caldaie, lampade e bollitori. Negli anni '60, AEG si affermò in particolare per i suoi elettrodomestici di alta qualità.

Sebbene abbia affrontato una crisi finanziaria negli anni '80, venendo acquisita prima da Daimler-Benz e poi, nel 1994, dalla svedese Electrolux, i principi di alta qualità e le forme semplici tipiche dei prodotti AEG continuano a riscuotere grande successo ancora oggi. Un vero testamento alla sua duratura eredità nel mondo del design e dell'ingegneria elettrica.

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2 months ago
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EP.0 INTRODUZIONE A BRAND DI DESIGN

Benvenuti al nostro podcast nel corso del quale esploreremo il Design Industriale, un campo che ha plasmato il nostro mondo. Per oltre due secoli, i prodotti dell'industria meccanizzata hanno formato la nostra cultura materiale, influenzando economie e la qualità della vita quotidiana. Dai beni di consumo ai sistemi di trasporto, sono diventati lo strumento attraverso cui percepiamo il mondo che ci circonda.

Ma cos'è il design industriale? È il processo creativo di concezione e progettazione di prodotti destinati alla produzione in serie. Si basa su una sintesi di ingegneria, tecnologia, materiali ed estetica, con l'obiettivo di proporre soluzioni equilibrate per la produzione meccanizzata, soddisfacendo i bisogni dell'utente e i vincoli tecnici e sociali. L'ingegneria è un aspetto fondamentale, ma l'elemento estetico distingue il design industriale.

Le sue radici affondano nella Rivoluzione Industriale, avviata in Gran Bretagna a metà del XIX secolo. Prima di allora, concezione e produzione erano opera di un singolo artigiano. Con l'avvento dei processi industriali e la divisione del lavoro, il design iniziò a separarsi dalla produzione. Inizialmente, però, il design non aveva solide basi teoriche e veniva visto come un aspetto interrelato della produzione meccanica. Per quasi tutto il XIX secolo, i prodotti industriali erano creati da specialisti tecnici o produttivi, non da veri e propri designer.

Verso la fine del XIX secolo, i fabbricanti compresero che per ottenere un vantaggio competitivo era cruciale rendere il processo di fabbricazione più integrato e soprattutto migliorare l'estetica dei prodotti. Questo portò all'invito di specialisti da altri settori, in particolare architetti, a contribuire alla progettazione. Fu così che, agli inizi del XX secolo, il design industriale divenne una disciplina autonoma, e la teoria del design fu integrata nei metodi industriali di produzione. L'architetto tedesco Peter Behrens è citato come uno dei primi professionisti nel campo, assunto dall'AEG nel 1907 per migliorare prodotti e immagine aziendale. Da quel momento, il design industriale è diventato un fattore sempre più importante nel successo dei prodotti e delle aziende.

La realizzazione dei prodotti industriali è un processo di progettazione estremamente complesso, influenzato da molteplici fattori come il contesto sociale, economico, politico, culturale, organizzativo e commerciale. All'interno di questo quadro operano progettisti, specialisti e fabbricanti.

Il design industriale copre un vasto spettro, dai prodotti dell'industria pesante agli articoli sportivi, dalle apparecchiature mediche ai velivoli spaziali. I designer, gli studi e gli inventori che hanno sviluppato i prodotti più influenti negli ultimi 200 anni hanno bilanciato aspettative intellettuali, funzionali, emotive, etiche ed estetiche del consumatore con i vari vincoli di progettazione.

Con l'integrazione delle nazioni nell'economia del libero mercato, il design industriale è diventato uno strumento vitale di competizione globale. Ha costantemente cercato di "smaterializzare la tecnologia", rendendola progressivamente accessibile a un numero sempre più ampio di persone. È fondamentale anche riconoscere lo straordinario contributo delle aziende produttrici. La loro disponibilità a investire, spesso in modo massiccio, nello sviluppo di nuovi prodotti è stata cruciale per il progresso della nostra cultura materiale, anche se queste industrie innovative e orientate al mercato, attente ai bisogni sociali, sono state troppo spesso le "artefici sconosciute" di tali avanzamenti.

Speriamo che questo viaggio nel mondo del design industriale Vi affascini quanto ha affascinato noi e Vi aspettiamo ogni lunedì e venerdì alle ore 07:00! Accompagnateci nel nostro viaggio! Grazie e alla prossima.

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2 months ago
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Dalla Rivoluzione Industriale a oggi vediamo come il design ha plasmato il mondo che tocchiamo. In 'Brand Di Design', esploriamo l’evoluzione di questa disciplina nata tra le fabbriche dell’800, dove tecnologia e società hanno incontrato l’estetica. Scopriremo insieme come i grandi brand creano oggetti iconici, trasformando bisogni in bellezza e funzionalità in emozione. Non è solo ingegneria: è l’arte di dar forma al futuro, equilibrio tra forma e funzione che definisce la nostra cultura materiale. Pronto a innamorarti della materia che ci circonda? Accompagnaci nel nostro viaggio!