In questo episodio scopriamo la storia di Paola Triaca, runner di ultraendurance, che dopo un infortunio invalidante è riuscita a trasformare la crisi in opportunità. Grazie alla forza mentale e a un lavoro interiore profondo, è tornata a correre il mitico Passatore (100 km), diventando esempio di resilienza e rinascita nello sport.
Oggi affronteremo un tema poco "battuto" nell'ambito della psicologia dello sport ma che ha una sua collocazione ben precisa in ambito educativo-didattico : LA METACOGNIZIONE
Lo faremo insieme a Daniela, che da poco ha intrapreso il percorso con Sportfulness per riuscire a tornare a correre, a fare sport e a tornare in forma dopo la gravidanza.
Iniziamo col dire che la METACOGNIZIONE è la capacità dell'essere umano di riflettere su se stesso e sulle proprie azioni.
E' una competenza molto utile da sviluppare nei processi che prevedono un apprendimento, nel nostro caso si parla di apprendimento sportivo, per due motivi fondamentali:
1) prendere piena consapevolezza dei miglioramenti fatti, degli errori incontrati lungo il percorso e delle aree ancora da migliorare
2) utilizzare strategie efficaci e personalizzate per migliorare il processo di apprendimento
Pianificare un percorso di metacognizione prevede alcune fasi fondamentali:
- La Pianificazione
- Il Monitoraggio
- L'autovalutazione
In questa (emozionante) intervista con Daniela faremo sia un lavoro di monitoraggio che di autovalutazione rispetto al percorso fatto fino a questo momento
La fase di pianificazione degli obiettivi è stata pianificata precedentemente attraverso le seguenti fasi:
- definizione del "perchè" dell'atleta, ovvero il motivo più profondo che lo spinge a voler raggiungere un determinato obiettivo
- scelta di strategie di apprendimento personalizzate ed efficaci, basate su micro-obiettivi e sulla teoria del rinforzo positivo
- completamento di un diario di allenamento settimanale per mettere nero su bianco progressi e difficoltà incontrate lungo il percorso
Recenti utilizzi della metacognizione nello sport prevedono di inserire dei comandi procedurali da utilizzare durante l'attività, nei momenti di difficoltà, per riportare l'attenzione al compito e focalizzarsi sul momento presente.
Il comando procedurale deve essere precedentemente scelto con il mental coach e allenato con attività di imagery, avrà una struttura semplice e avrà lo scopo di indirizzare i nostri pensieri su stimoli funzionali che possano aiutarci a ritrovare : sincronia, ritmo, forza, energia, attivazione a seconda della necessità.
L'intervista con Daniela, oltre che esemplificativa di un lavoro specifico come la Metacognizione Sportiva è anche una testimonianza di come una donna possa trovare la forza, dopo un momento così intenso e importante di vita, di rifocalizzare l'attenzione su sé stessa, sul proprio benessere e sui propri desideri più profondi e trovare il coraggio di fare quel famoso "primo passo"
Buon ascolto
Oggi ospite del nostro episodio la campionessa di ultramaratona e collaboratrice tecnica della Nazionale Italiana Femminile di Ultramaratona: Monica Casiraghi.
Ci parlerà del suo libro "La Corsa non è il tuo Sport" ma soprattutto ci racconterà cosa c'è dietro la preparazione di gare di ultra resistenza sia da un punto di vista tecnico che mentale.
Un passaggio mi ha molto colpito tra le tante
"in gara devi imparare a stare dentro la fatica, e per farlo la mente è fondamentale. Io se sono arrivata è perché ho fatto e accettato tanta fatica, perché tra le ragazzine della squadra di atletica ero la più scarsa. Ho lavorato tanto e fatto tanta fatica, e la testa per me è stata fondamentale "
Un'intervista che apre le porte a temi importanti e spesso tabù come il pregiudizio, il fallimento, il born-out sportivo ma anche a temi di grande positività come la tenacia, il piacere, la gioia di vivere e la gratitudine.
Una testimonianza che ci aiuta a comprendere il mindset di una campionessa, il dietro le quinte di una vita costellata di successi sportivi tra i quali un titolo mondiale di 100km vinto nel 2003 a Taiwan in una combattutissima gara corsa con una motivazione profonda che Monica ci racconta con un pò di commozione.
Buon ascolto.
Ascoltare il silenzio è molto più difficile che subire il rumore, soprattutto se si parla del silenzio nella nostra mente.
In questo episodio vi racconterò come trasformare un allenamento in una vera e propria esperienza di "silenzio"... rilassante, distensiva e rigenerante per la vostra mente.
" Sento la pianta del piede che poggia sul terreno sconnesso, ne percepisco lo sforzo di trovare il giusto equilibrio per evitare di farci cadere per terra e poi… di nuovo quei pensieri che compromettono la concentrazione. Provo di nuovo a cacciarli ma ad un certo punto ricordo gli insegnamenti della mindfulness…
I pensieri non si cacciano, vanno accettati, accolti e lasciati scorrere
E’ lo sforzo del cacciarli che deconcentra, non il pensiero in sé..."
Buon ascolto.
Lo sapevi che il cervello ha la capacità di reclutare neuroni sani per assolvere il compito di quelli danneggiati: questa capacità prende il nome di neuroplasticità ed è un processo che permette al cervello di ridistribuire le attività a seconda del bisogno.
Questo significa che il nostro cervello viene costantemente rimodellato dalla vita che conduciamo, ma anche dai nostri pensieri e dalle emozioni che ci dominano.
Vale la pena quindi cercare di capire come indirizzare al meglio le nostre azioni e i nostri pensieri in modo da generare nel nostro cervello cambiamenti in grado di migliorare la nostra vita, e non viceversa.
Lo sport e la mindfulness sono due ottimi modi per iniziare questo processo di cambiamento!
L'episodio di oggi racconta molto della mia esperienza personale e tossica con la corsa, ma racconta anche di tanti di voi perché lo sport in una società performante e iperconnessa come la nostra sta diventando sempre di più una terapia per sfuggire dalla realtà, per sotterrare malesseri e problemi e per evitare di urlare al mondo: ho bisogno di aiuto!
Oggi grazie ad un percorso personale che vi racconterò nel podcast, il mio modo di concepire lo sport è cambiato.
Per riassumere cosa significa per me oggi correre spesso rispondo questa cosa a chi mi chiede che sport pratico
“io non pratico la corsa, io vivo la corsa”
Buon ascolto
Sono sempre stata cosi: una ragazza che corre.
Che corre per scappare da qualcosa, che corre per raggiungere degli obiettivi, che corre contro il tempo... ma che a volte inciampa e cade.
Ci sono state volte in cui mi sono fatta molto male e la paura mi ha bloccata, volte in cui mi son rialzata subito come se nulla fosse accaduto e volte in cui ho curato la mia ferita per poi ripartire più forte di prima.
Inciampare fa parte del gioco, ci riporta ad una dimensione più umana. Sì perché noi siamo fatti di carne, ossa, materia cerebrale. Non siamo macchine.
Purtroppo però spesso ce ne dimentichiamo.
Sopraffatti da una società che ci spinge verso tutto ciò che è artificiale, inseguendo un concetto di perfezione che di fatto non esiste, se non nelle nostre teste.
Sempre più spesso corriamo cercando di non inciampare, mai.
E quando – inevitabilmente – accade non lo accettiamo.
Non CI accettiamo.
Buon ascolto
Nessuno ama parlare di dolore.
Tutti si riempiono la bocca con concetti relativi alla felicità e al pensiero positivo, ma pochi hanno il coraggio di affrontare il tema del dolore. Eppure se ci pensate il dolore appare tremendamente più reale e consistente della felicità. E’ un’emozione capace di paralizzare e di rimanerci addosso per molto tempo. Mentre la felicità, diceva qualcuno, dura attimi.
Io oggi ho deciso di parlare di dolore, ma soprattutto di gestione del dolore (psicologico s'intende).
E' stato un episodio difficile e il primo per il quale ho deciso di metterci la faccia.
Tutto gira intorno ad una domanda iniziale:
" Perché ci sono dei momenti così dolorosi in grado di condizionare profondamente il nostro modo di sentirci anche a distanza di molto tempo, molto più di quanto lo facciano i momenti di felicità"?
Buon ascolto
Nella puntata precedente abbiamo affrontato il tema del cambiamento spiegando i principi che stanno alla base della difficoltà di modificare le nostre abitudini ed imputando gran parte della colpa, se non tutta, al nostro caro cervello che, avrà pure mille pregi, ma quanto a pigrizia non lo batte nessuno 😊
Oggi vorrei invece aiutarvi a comprendere qualche utile strategia per compiere il famoso “primo passo” e dopo di questo farne altri mille, su una strada diversa da quella che avete sempre percorso perché alla fine di quello si tratta, lasciare la strada vecchia per la nuova.
In questo episodio troverete 8 consigli pratici per abbandonare abitudini e routine (in certi casi vere e proprie dipendenze) e riappropriarvi della vostra libertà.
Buon ascolto!