In questa ultima puntata a chiusura della stagione, proviamo a tirare le somme su alcuni dei temi sollevati durante il podcast e commentiamo un fatto recente che ha visto coinvolto un giovane rapper italiano.
L’ex fidanzata di Faneto ha denunciato pubblicamente sulla propria pagina Instagram le violenze fisiche subite dallo stesso. Il caso è diventato subito oggetto di condanna e poi di polemica sui social. Molte testate che si occupano di musica hanno speso parole sulla vicenda, condannando l’accaduto e provando ad aprire al loro pubblico un dibattito che collega il caso specifico alla misoginia di cui viene accusato spesso il rap. In molti si sono soffermati sul linguaggio violento dei testi di Faneto. Sono stati pochissimi però i rapper che hanno preso parola in prima persona su questa faccenda.
Viene da chiedersi, c’è stata finalmente una presa di coscienza pubblica di un problema? Ma perché si è cominciato a parlarne solo dopo un caso di abusi e violenza ai danni di una giovane donna? Qualcosa nel sistema si è mosso e si è alzato il velo su un tema tabù. Ma come fare in modo che lo sdegno e l’indignazione diventino strumenti per cambiare le cose?
La prima stagione di MIND THE RAP si conclude, se volete segnalare ricerche o progetti artistici, scrivete a redazione.koliba@gmail.com
MIND THE RAP è un podcast di Koliba, scritto e ideato da Veronica Tosetti.
Direzione editoriale: Nina Komadina e Pietro Rapuano
Post-produzione: Pietro Rapuano
Grafiche: Rosie Spiniello
In redazione: Antonio D'Amore
Alcune letture citate nel podcast
https://www.addeditore.it/catalogo/amir-issaa-educazione-rap/
https://www.agenziax.it/etnografie-trap
https://www.prosperoeditore.com/libri/il-maschilismo-orecchiabile_riccardo_burgazzi
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Le critiche rivolte alla musica trap tendono a concentrarsi su alcuni contenuti (spesso quelli misogini e violenti) e su specifici artisti che però vengono estrapolati dal più ampio contesto economico-sociale. Ci stiamo soffermando sul dito che indica invece di guardare la luna?
Nel 2025, rap e trap non appartengono più solo all’underground e oggi contribuiscono a disegnare l’immaginario giovanile. La città di Milano e le sue periferie estese hanno un ruolo particolare nella storia del rap italiano, alcuni degli artisti di maggior successo oggi provengono da lì. Perché la trap oggi è così importante per i giovani uomini che abitano queste periferie?
Francesca Buscaglia, educatrice attiva sul territorio di Milano, ha incentrato la sua ricerca etnografica sulle comunità di minori stranieri non accompagnati del quartiere di Molise-Calvairate e il loro rapporto con la musica trap. Che modello di mascolinità ci rimanda la musica trap? Che tipo di società ci racconta?
MIND THE RAP è un podcast di Koliba, scritto e ideato da Veronica Tosetti.
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Parlare di rap e femminismi senza prendere in considerazione il tema del razzismo significherebbe mancare del tutto il punto. Bisogna ritornare alle origini: a fine anni ‘70 le comunità afroamericane di New York inventavano nuove forme di espressione per denunciare la loro oppressione sociale, come il rap, ma anche writing (graffiti), djing e breaking. In Italia il processo di importazione e assimilazione della cultura hip hop ha subito uno “sbiancamento”. Solo da qualche anno le questioni razziali stanno diventando centrali nel rap italiano, proprio per la crescente presenza di artist3 razzializzati nella scena. Ma perché è importante per la nostra analisi transfemminista?
Ne parliamo con Wissal Houbabi, scrittrice, poeta e hip hop head, autrice del libro Attitudine (Anatomia di un occhio tagliato) e della postfazione del libro Chickenheads: quando tornano le stronze. Introduzione al femminismo hip hop di Joan Morgan. Due testi in comunicazione tra loro per comprendere le intersezioni di misoginia e razzismo nel rap e andare oltre le interpretazioni del femminismo bianco.
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In Italia, il mondo che ruota attorno al rap risulta spesso un ambiente ostile a chi non si riconosce come uomo cisgender, etero e in particolare bianco. Al di fuori dei nostri confini, il passato e il presente dell’hip hop sono costellati da una miriade di artiste che hanno preso il microfono per rappare, cambiando le regole del gioco. Che cosa vive una donna che prova ad affermarsi in questo ambito musicale qui in Italia?
L’ospite di questa puntata è Lina Simons, nome d’arte di Pasqualina De Simone, nata nel 1998 a Pozzuoli, da madre nigeriana e padre italiano. Negli ultimi anni si è fatta conoscere al pubblico con i suoi pezzi che mescolano parti rap all’afrobeat, al soul e all’R’n’B, canta e rappa in un misto di napoletano, italiano e inglese. Si è fatta notare durante la seconda stagione di Nuova Scena, il programma di Netflix dedicato ai nuovi talenti del rap. In questa intervista andiamo a fondo alcuni dei temi a lei più cari, come il corpo, le discriminazioni e l’essere una donna nera italiana.
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In redazione: Antonio D'Amore
I problemi con la presenza femminile nel mondo del rap non si manifestano solo nel modo in cui le donne vengono appellate o nei ruoli prestabiliti in cui sono costrette. L’espressione massima della misoginia, che sia nella musica o nella società, avviene quando le donne vengono ridotte al silenzio, escluse. Quando non ci sono. E nel rap, come nel resto della musica italiana, le donne restano spesso e volentieri fuori dai giochi.
Sono ospiti di questa puntata Marta Blumi Tripodi, giornalista musicale esperta di musica hip hop e rap e Francesca Barone, co-founder di Equaly, esperta di diritti musicali, di sincronizzazioni e di music business. Equaly, nata nel 2021, è la prima realtà italiana per la parità di genere nel settore musicale, mirando a decostruire gli stereotipi di genere, creare consapevolezza, fornire modelli positivi, offrire formazione, fare rete e dare risalto alle donne e alle persone che si identificano in generi sottorappresentati.
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In redazione: Antonio D'Amore
Rap e trap oggi parlano ancora un linguaggio violento, come quello dell’hip hop delle origini, nato nel Bronx degli anni ‘70. Si tratta quindi di forme d’arte diseducativa? Anche se molti intellettuali lo pensano (e anche il Ministero della Cultura), c’è chi al contrario si spende da anni per portare quest’arte nelle scuole come mezzo di espressione libera.
Amir Issaa, rapper ed educatore romano di origini egiziane, ospite della seconda puntata di MIND THE RAP, parte dalla propria storia personale per mostrare il ruolo positivo che può avere il rap nell’indirizzare i più giovani. Mettendo in chiaro il codice fondativo del rap, ne riconosce comunque la misoginia e apre alla possibilità di fare un rap diverso.
Le canzoni sono di proprietà di Amir Issaa, riprodotte per gentile concessione.
LA PROSSIMA VOLTA IL FUOCO
(A. Issaa – G. Duprè)
Lyrics: Amir Issaa – Produced by: Sinner The Sickest
SO FARE SOLO QUESTO
(A. Issaa – D. Luzi)
Lyrics: Amir Issaa – Produced by: Luzee
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In redazione: Antonio D'Amore
Il rap vive nel 2025 il suo momento d’oro, anche grazie al riflesso della crescente popolarità della trap che spopola tra i più giovani. Il linguaggio di rap e trap però è spesso molto criticato per la sua volgarità e per la violenza gratuita rivolta alle donne ed altre categorie. C’è stato un particolare caso mediatico che ha portato in tant3 a indignarsi sui media e sui social: la partecipazione di Tony Effe al Capodanno di Roma 2025. È lecito chiedere l’esclusione di un artista da una manifestazione pubblica per i suoi testi? Si può definire censura?
Giulia Blasi, giornalista e scrittrice, aveva espresso la sua posizione, non per forza conciliante con tante posizioni femministe, in un suo editoriale: è lei la prima ospite di MIND THE RAP a cui abbiamo rivolto le prime domande sulla questione cercando di andare oltre alla facile condanna o alla totale assoluzione. Il rap, quindi, è una questione femminista?
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