Trovare il talento giusto – che spesso non si trova a Milano bensì in provincia – è solo il primo passo. Capire come farlo crescere davvero, invece, è poi la sfida più grande. Ne abbiamo parlato con Filippo Sugar, CEO di Sugar Group e che oggi è una delle etichette italiane più storiche e importanti. A soli 26 anni, nel 1997, ha preso in mano le redini dell’azienda e la porta avanti da quasi trent’anni, attraversando trasformazioni enormi nel mondo della musica.
Oggi Sugar Music è una realtà indipendente di grande peso — una casa discografica e editrice musicale che ha lavorato con artisti come Andrea Bocelli, Lucio Corsi, Madame, Sangiovanni, e che da poco ha accolto anche Tiziano Ferro nel proprio roster.
Avere la sua testimonianza è prezioso: il suo percorso incarna l’evoluzione del mercato musicale, il cambiamento delle esigenze degli artisti e il nuovo equilibrio tra creatività, industria e visione.
Dopo la morte di Giorgio Armani di qualche giorno fa, l’Italia intera era in lutto. Nessuno stilista prima di lui (e forse nessuno dopo) ha creato un mito così largo intorno alla sua persona e al suo “impero”.
Abbiamo parlato con Gianluca Cantaro, giornalista da molti anni e personaggio centrale dell’editoria di moda italiana, della figura unica di Armani ricordandolo e cercando di immaginare un futuro più o meno prossimo senza di lui.
Giorgio Armani è stato e sarà sempre ricordato come il “Re” della moda italiana, ricoprendo un ruolo unico nell’immaginario delle persone e diventando sinonimo stesso di eleganza, lusso e buon gusto — oltre che simbolo di un’imprenditoria fatta bene.
Dopo la sua morte sembra quasi aprirsi un capitolo nuovo della storia della moda, anche se forse, proprio grazie alla sua capacità unica di creare fuori dai trend e dai meccanismi del fashion system, tutto continuerà a procedere come da copione senza stravolgimenti (lutto creativo a parte). Nonostante tutto, compresi gli improbabili cambiamenti nella moda però per Cantaro è chiaro: il mondo senza Armani sarà diverso.
Nonostante tutte le difficoltà nel creare un brand che funzioni, Son Ludo sta dimostrando non solo che le idee si possono concretizzare, ma anche che - con le giuste intenzioni - c’è possibilità di arrivare all’estero.Cresciuto a Brescia, Ludovico ha iniziato insieme a sua madre a realizzare capi personalizzati con gli anime, per poi dar vita al proprio brand: Son Ludo, realizzando due personaggi in stile giapponese che da allora hanno sempre accompagnato i suoi capi, unendo la cultura otaku al Made in Italy.In solo qualche anno, Son Ludo è riuscito ad arrivare al pubblico giapponese: dal primo pop-up a Tokyo, in cui è intervenuta la polizia per la troppa fila, alla scelta di trasferirsi in Giappone per lavorare e portare avanti il suo brand.Nel caso di Son Ludo, comunicare è stato tanto importante quanto creare. Il suo approccio è diretto, sempre coerente, e racconta la tua storia. Il messaggio è chiaro: non devi piacere a tutti, devi essere te stesso fino in fondo.
Partendo dal post di Zampaglione dei Tiromancino, abbiamo parlato anche del confronto tra artisti italiani e internazionali, di cosa cerca davvero il pubblico e di come (e se) si può ripensare tutto il sistema.
Anna Dello Russo è una delle figure più iconiche e riconoscibili del mondo della moda. Con alle spalle una lunga carriera in Condé Nast, è stata fashion editor di Vogue Italia e poi direttrice di Vogue Japan, diventando una presenza immancabile nella moda.
Cresciuta in Puglia, Anna si trasferisce presto a Milano, dove entra nel sistema moda per poi rivoluzionarlo con la sua visione e il suo stile eccentrico. L’arrivo del digitale segna nella moda — e nella sua carriera — una nuova fase: non più solo fashion editor, ma anche personaggio pubblico, con una voce propria. Un cambiamento vissuto in prima persona, vedendo la moda passare da essere un mondo chiuso e selettivo a un'ecosistema aperto e partecipativo.
Nell’intervista ci ha raccontato com’era davvero lavorare nella moda prima dei social, cosa significa essere fashion editor oggi, e cosa ci raccontano i vestiti sul mondo.
All’interno del panorama musicale italiano, Rkomi è la prova che si può cambiare senza perdere la propria identità.
Dagli esordi a Calvairate fino ai palchi più importanti, la sua evoluzione è stata costante: “Io in Terra”, “Dove gli occhi non arrivano”, “Taxi Driver” - ogni album è stato un punto di svolta e soprattutto un rischio preso di fronte alle persone che lo ascoltavano.
Negli anni Rkomi ha smesso di appartenere a un solo genere per iniziare a costruire un linguaggio tutto suo. Un percorso che lo ha portato a collaborare con artisti lontani dal rap. Con il suo nuovo disco, “Decrescendo”, Rkomi non torna alle origini, ma celebra il percorso che lo ha reso chi è oggi. Una persona che si è stufata di ciò che ha intorno e che ha iniziato a farsi domande per cercare chi è davvero.
Seppur i podcast siano la cosa che tutti vogliono fare, non è così scontato che funzionino. Gianluca Gazzoli ha aperto il BSMT ormai 3 anni fa e la prima cosa che ha capito è che per continuare a crederci è fondamentale non guardare i numeri, almeno all’inizio.
Nato e cresciuto in periferia, dove ancora oggi continua a vivere, Gianluca Gazzoli sa bene che la sua forza è proprio quella di essere un ragazzo normale - aspetto che molti gli criticano. Una persona, quindi, partita dal niente e che si è costruita uno spazio in cui ha la possibilità di invitare persone influenti.
Le regole per fare un podcast di successo sono molte, e ci ha spiegato quali sono. La prima è indubbiamente l’empatia, che guida la maggior parte delle puntate del BSMT, ma anche la volontà di portare qualcosa di valore, senza dar spazio a contenuti che sì farebbero i numeri, ma non darebbero niente in più al pubblico.
L’ADHD è un disturbo da deficit di attenzione e iperattività diventato oggi un termine particolarmente utilizzato - spesso in modo improprio - e sfociato in molteplici contenuti di persone che cercano di raccontarlo, spiegarlo, senza però avere delle effettive competenze e creando a volte inevitabile confusione.
Se qualche anno fa era la depressione a essere entrata nel linguaggio comune, sostituendo spesso quella che fino a quel momento conoscevamo come “tristezza”, ad oggi è l’ADHD a essere presa come termine ampio per indicare la distrazione, il parlare sopra gli altri, la difficoltà a restare concentrati su una singola cosa, o banalmente la sbadatezza nel dimenticare di chiudere la macchina.
Valerio Rosso è uno psichiatra e medico impegnato da anni nella divulgazione ed è a lui che abbiamo chiesto di spiegarci nel dettaglio che cos’è l'ADHD, perché tutti pensano di averla e come si fa a capire se ce l’abbiamo davvero.
Mecna è un artista atipico: riesce in modo sano e genuino a mettere sul piatto le proprie emozioni, mostrandosi vulnerabile e sincero davanti a tutto il suo pubblico. È l’uso delle parole che lo contraddistingue, il racconto per immagini che chiunque può vedere con i propri occhi.
Con la sua duplice vita che lo vede da una parte artista che calca i palchi e dall’altra grafico che sta dietro alle scadenze, sottomesso alle volontà di terzi, Mecna riesce più di altri a raccontare una quotidianità vicina a chi lo ascolta: non si allontana, non racconta la vita d’artista, parla di emozioni estremamente comuni.
Lo fa da ormai quasi 20 anni, e se all’inizio ha sofferto l’essere solo, diverso, inserito in una scena che non era unita, oggi ha trovato una strada tutta sua che si è dimostrata essere quella vincente.
Ciro Buccolieri è una delle figure portanti del rap italiano. Nel 2013, insieme a Shablo e Mario D'Angelantonio, ha fondato Thaurus, una realtà che ha accompagnato - tra gli altri - il successo di Sfera Ebbasta, e da allora cresce le nuove generazioni.
Il lavoro del manager è quello di creare un giusto network, un ambiente sano, ci dice. E in un momento in cui - in un’industria sempre più ampia - si presentano artisti sempre più giovani, figure come la sua sono fondamentali per assecondare le necessità di chi hanno davanti, aiutando gli artisti a esprimersi per come loro vogliono essere e mai a spingerli verso una determinata direzione.
L’importante è capire che la figura del manager deve stare sempre due passi indietro e che per fare successo, alla fine, non esiste un’età: fondamentale è avere qualcosa da dire, qualcosa che vuoi cambiare.
Sono ormai passati 10 anni da quando Giuliano Calza ha fondato GCDS e in tutto questo tempo di cose ne sono successe.
Nato e cresciuto a Napoli, Giuliano ha presto lasciato casa per girare il mondo: ha vissuto negli Stati Uniti e in Cina, luogo che racconta con affetto. È lì che la passione per la moda ha effettivamente preso vita, concretizzandosi in un progetto in cui Giuliano ha creduto sin dall’inizio. GCDS nasce prima da un logo che viene applicato su t-shirt e calzini e poi si trasforma in qualcosa di più grande capace di rompere le regole e inserirsi in un sistema per niente semplice come quello della moda.
È quando Kanye West ha chiesto i suoi vestiti per Kim Kardashian che Giuliano Calza ha capito che le cose si stavano facendo grandi e che l’interesse andava oltre il logo del suo brand. E poi la collaborazione con Barilla, che ha sovvertito l’idea della famiglia tradizionale, l’amicizia con Dua Lipa e la capacità di stringere rapporti veri.
All’interno della nuova scena del rap italiano, Tony Boy sta dimostrando che è possibile essere fragili anche quando tutti si dimostrano forti.
Dall’uscita di “Non c’è futuro” ad oggi sono passati 5 anni e la vita di Tony è cambiata. Ha lasciato Padova e si è trasferito a Milano, ha conosciuto Night Skinny ed è diventato figura fondamentale di quello che è Players Club, stringendo rapporti che vanno oltre la musica. Tra questi quelli con Kid Yugi e Artie 5ive.
Il loro rapporto, ci dice, funziona perché tutti quanti avevano bisogno di uno spazio per esprimersi e lo hanno trovato insieme per non sentirsi più soli.
Nonostante il futuro resti un’incognita, Tony Boy sa che la strada è quella giusta e che i sogni si realizzano: ad oggi l’artista aspetta una figlia ed è appena uscito con il nuovo album “Going Hard 3”.
X Factor, Amici, Sanremo e ora in cima alle classifiche con “Sesso e Samba”, brano realizzato in collaborazione con Tony Effe.
Nonostante il suo amore per la libertà, Gaia si è sempre inserita in contesti che in qualche modo le mettessero delle pareti intorno e ha scoperto che in realtà proprio questo l’ha aiutata a esprime tutte le sue numerose sfaccettature artistiche.
Sono poi i viaggi, la costante connessione con la natura e la ricerca dell’autenticità che hanno permesso a Gaia di mantenere la sua posizione e crescere, nonostante la difficoltà nelle scelte quando si parla di un percorso che ha molti occhi addosso. Perché Gaia, volente o nolente, dai talent a “Sesso e Samba” continua a mantenere alta l’attenzione su di sé.
Ci ha raccontato di cosa significa essere donna nel panorama musicale, di come si fa a rimanere autentici e di come è nata la hit dell’estate.
Pietro Terzini è un cosiddetto creativo contemporaneo, ma che cosa significa?
Dopo aver concluso i suoi studi in architettura - perché sua madre diceva che «un designer può essere architetto, ma non viceversa» - e aver passato circa sei anni a lavorare negli uffici di The Blonde Salad, Pietro Terzini deciso di mettersi in proprio ed esprimersi come meglio crede.
Nel giro di poco tempo sono arrivate le collaborazioni con i brand, i social tappezzati dalle sue scritte fatte a mano e poi i palazzi, come la frase “What do you really want?” apparsa su Torre Velasca a Milano nel dicembre 2022.
Pietro Terzini ama la semplicità e quando delle sue opere dicono “lo potevo fare anch’io”, sente di aver vinto, perché è stato capace di creare qualcosa che arriva a tutti. Nella nostra chiacchierata, ci ha raccontato di come è arrivato a essere artista, del perché ha fatto determinate scelte stilistiche e del processo creativo che si attiva nella sua mente ogni volta che gli viene commissionato un lavoro. Seppur l’output possa sembrare semplice, infatti, anche la sintesi è un’arte ed è piuttosto complessa.
Sara Sozzani Maino, uno dei nomi più importanti presenti nel mondo della moda internazionale, è il nuovo ospite di Outpump Podcast.
Vanta esperienze in Vogue Italia e 10 Corso Como, nomi resi leggendari da Carla e Franca Sozzani, di cui è rispettivamente figlia e nipote. Da sempre ha un occhio di riguardo per i giovani creativi: a lei infatti si deve la nascita di Vogue Talents, ma è anche presente in giurie dedicate alla scoperta di nuovi designer quali LVMH International Talent Support, Designer’s Nest Award, H&M Award, Berlin Fashion Film Award. Una voce e una guida fondamentale per tutti coloro che sognano di entrare nel mondo della moda e capirne i funzionamenti.
Da Civitanova Marche ai piedi delle star internazionali: Mattias Gollin è l’ospite della nuova puntata di Outpump Podcast.Partito come Footwear Designer, solo nell’ultimo anno Mattias è riuscito a vedere i suoi custom indosso a celebrità come Drake e Kai Cenat, ma anche a firmare collaborazioni con il collettivo MSCHF e con J Balvin, con cui ha iniziato un percorso creativo che va oltre le calzature. Con lui abbiamo parlato quindi di come è arrivato a questo punto, partendo dalla tradizione di famiglia e dai primi mockup pubblicati sui social per poi essere conosciuto - e riconosciuto - in tutto il mondo.
Un approfondimento legato alle origini di Luca Santeramo e lo stato degli influencer ai giorni nostri.
Luca Santeramo, meglio conosciuto come Sante, è l’ospite della seconda puntata di Outpump Podcast.Con lui abbiamo parlato del suo percorso - iniziato sui social -, di come si è evoluta la figura dei creators, e di come è riuscito ad arrivare, oggi, a realizzare il sogno di costruire un progetto proprio. Ci ha raccontato quindi il suo brand FiveFourFive, di come è nato, degli obiettivi futuri e soprattutto di come ad averlo guidato è sempre stato l’essere fedeli a sé stessi e alla propria community.
Nelle canzoni si parla spesso di prevaricazione, e a volte si dimentica l’importanza della musica come mezzo di analisi, che può riguardare sé stessi o la società che ci circonda.
Dopo due anni di silenzio, Tredici Pietro è tornato con la voglia e la necessità di svegliare le coscienze, perché - oltre a Nayt, ci dice - non sono molti quelli che lo fanno.
L’ospite della prima puntata del nuovo podcast di Outpump è Tredici Pietro. Con lui abbiamo parlato dei problemi dell’industria musicale - e della società - che spesso ci spinge a seguire un’unica cosa, finendo per omologarci. Abbiamo parlato dei blocchi, dello stare fermi e di quanto la terapia sia importante per cambiare punto di vista e crescere. Ma anche, inevitabilmente, di suo padre e del continuo confronto con cui sta cercando di fare pace.