Non siamo fogli bianchi, ma stratificazioni di esperienze e persone. Dai film visti con chi amiamo ai documentari condivisi con chi non c’è più, dai sapori scoperti per caso alle passioni nate per gioco.
Ogni volto, ogni voce, ogni momento lascia un segno. E alla fine, forse, siamo proprio questo: la straordinaria sommatoria di tutte le persone che abbiamo incontrato.
Hai mai aperto la cassetta delle lettere sperando in una buona notizia… e trovato solo bollette?
E' quel vuoto che cerchi di riempire con notifiche, like, messaggi che non arrivano mai. Aspetti conferme, approvazioni, qualcuno che ti dica: “Stai andando bene”. Ma se quella voce non arriva da fuori, dove la trovi?
Parliamo di fiducia. Di quella che non ti spediscono per posta, che non arriva via WhatsApp, che non dipende dagli altri.
Un sapore che riporta all’infanzia, alla cucina di casa, alla mamma che si inventava cuoca senza scuola, senza tradizione, ma con determinazione.
Mescoliamo ironia, nostalgia e tenerezza, e anche il limone: con il suo sapore tagliente, diventa ingrediente di qualcosa di buono. Perché a volte basta poco: un ricordo, un frutto, una panna fatta in casa. E la consapevolezza che anche senza ricette perfette, si può fare il meglio.
Ti sei mai sentito fuori posto? Come un pesce su un ramo, osservato da cornacchie che non capiscono cosa ci fai lì?
Quando ti chiedono di essere veloce, ma tu hai bisogno di guardarti attorno. Quando ti dicono di essere concreto, ma la tua testa è già altrove, a immaginare strade nuove.
Se hai provato ad adattarti, a cambiare forma, a funzionare in un sistema che non ti riconosceva. .. forse hai solo scoperto che adattarsi non è sempre evoluzione: a volte è solo sopravvivenza.
Libertà, protezione e fiducia. Il “no” pronunciato da una figlia diventa il punto di partenza per riflettere sul ruolo di chi accompagna la crescita. Non parliamo di ribellione ma di confini: quando il proprio compito non è spingere, ma esserci.
Senza correggere, senza sostituirsi, senza proiettare sogni o rimpianti. Solo presenza. L’aquilone, troppo stretto, non vola.
Hai mai pensato a cosa significhi davvero piantare un chiodo?
"Un chiodo" è un viaggio fatto di stanze, ricordi e piccole rivoluzioni domestiche. Parliamo di movimento, ma anche di radicamento. Di ciò che resta, e di ciò che scegliamo di portare con noi.
Tra traslochi, pareti vuote e fili rossi che si intrecciano
Se ti chiedessi che rumore fa la bellezza dei legami, tu a cosa penseresti?
Una cena tra amici, una serata di babysitting improvvisato, birrette e chiacchiere da padri. Un bimbo si alza in piedi, e il suo gesto diventa racconto. Un telecomando mosso su e giù, una briciola di plastica che vibra dentro. Nessuna parola, solo un suono.
"La briciola" è fuori ora, su tutte le principali piattaforme.
Hai mai aperto l’armadio e trovato tutte le versioni di te stesso appese tra le grucce? Inizia così "Il guardaroba", una telefonata che si trasforma in un viaggio dentro le identità che indossiamo ogni giorno. Tra giacche dimenticate, cappotti della paura e jeans della speranza, si racconta il modo in cui ci scegliamo, ci travestiamo, ci proteggiamo.
Il dialogo tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Un racconto che mescola ironia, emozione e quotidianità, dove ogni abito diventa metafora di una scelta, di un momento, di un cambiamento.
È un invito a riconoscersi, a lasciar andare ciò che non ci somiglia più, e a provare, almeno per un giorno, a indossare qualcosa di più nostro. Perché forse non esiste il vestito perfetto, ma esiste quello che ci fa respirare.
"Il guardaroba" è fuori ora, su tutte le principali piattaforme.
Hai mai avuto paura di essere dimenticato? Di svaniredavvero, quando anche l’ultima persona che ti ha conosciuto non ricorderà piùil tuo nome?
“Piramidi” è una riflessione sul senso della memoria, dell’eredità e della corsa verso qualcosa che ci sopravviva.
Hai mai pensato che un giorno, una sera qualunque, possa diventare un ricordo prezioso?
Quei momenti che sembrano insignificanti, ma che un domani potrebbero mancarci. Una telefonata, una cena tra amici, una voce che non ascoltiamo più.
“Dove ti vedi tra cinque anni?”. Un interrogativo che si trasforma in riflessione profonda sul cambiamento, sulla paura di restare fermi, sull’abitudine a mettersi in gioco ogni giorno.
Tra ironia e confessioni, “L’elefante” è un invito a guardarsi dentro, a fare i conti con ciò che siamo diventati e con ciò che potremmo ancora essere.
Hai mai desiderato un applausometro invisibile? Un segnale che si accenda ogni volta che fai qualcosa di difficile, anche se nessuno se ne accorge?
In questo episodio, si parla di quella fatica silenziosa che accompagna le giornate: gestire tutto, restare lucidi, esserci per gli altri — senza mai ricevere un “bravo”.
Tra panini al salame, camminate in montagna e frasi che allora non si capivano ma si custodivano, emerge il ricordo di un tempo semplice e pieno.
Un foglio trovato per caso, scritto dalla madre, cambia tutto: la paura prende il sopravvento, e il mondo resta fermo.
Un gesto semplice, un barattolo di miele, e una stanza qualunque si trasforma.
Un incontro all’Aci diventa occasione per riflettere su come la felicità possa essere condivisa, anche senza clamore.
Non è solo una citazione, né solo una poesia. È un memorandum, un monito gentile, un invito a vivere il tempo con consapevolezza.
Il ragno diventa simbolo di presenza, di resilienza, di capacità di ricominciare. E la croce, quella del tempo che scorre, si trasforma in occasione di condivisione e umanità.
Un gesto semplice, nato da una chiacchierata a pranzo, si trasforma in un momento prezioso. Non importa il punteggio, né la birra, né i seggiolini scomodi: conta solo esserci.
Perché a volte, dietro un desiderio apparentemente banale, si nasconde un bisogno profondo di connessione, di memoria, di presenza.