Oggi parliamo di stare nell'«intervallo». Pema Chodron lo definisce scomodo. Ci dice che dà l'impressione di non essere dove vorresti. È sempre importante riscoprire la propria capacità di stare nell'intervallo scomodo e non rispondere a ogni propensione, fantasma affamato o vecchia abitudine. Poco a poco alcuni legami "nocivi" si dissolvono e facciamo spazio al nuovo.
Oggi nella Stanza dello Spirito e del Tempo parliamo di un momento che tutti i creativi conoscono bene: il momento limbico.
Quella fase sospesa in cui sembra che nulla accada, né dentro, né fuori.
Ma la verità è che ogni processo creativo (e ogni processo di vita) comincia nel punto in cui decidiamo di smettere di aspettare.
Quando torniamo nel corpo, quando riconosciamo la sensazione di impotenza e la attraversiamo, accade uno shift — piccolo, ma decisivo.
In questo episodio racconto come ho vissuto il mio momento limbico,
come una semplice decisione: restare invece di fuggire ha cambiato la mia percezione del potere e dell’attesa.
A volte non serve cambiare casa, o lavoro, o città.
Serve solo cambiare la posizione da cui guardiamo la nostra vita.
Buon ascolto,
🌀
Giuseppe (& Entropina Magica Canina)
In questo episodio esploriamo cosa significa guardare il mondo con occhi nuovi. Partendo da un’attitudine meditativa verso le nostre giornate, scopriamo che ciò che vediamo non è mai tutta la realtà, ma spesso una proiezione della nostra prospettiva. Attraverso il “ritornare”, visitare più volte gli stessi luoghi o momenti, impariamo a coglierne sfumature inaspettate e a cambiare sguardo. Un viaggio tra percezione, consapevolezza e il coraggio di abitare le contraddizioni senza la fretta di risolverle.
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In questo episodio parliamo di una verità controintuitiva: le nostre obiezioni, i nostri blocchi interni, non sono muri da abbattere o da evitare, ma porte da attraversare. Quando impariamo a stare con le nostre resistenze — senza giudicarle né reprimerle — entriamo in contatto con qualcosa di più profondo: una forma di intelligenza, di presenza vera.
Il lavoro non è superare il blocco, ma stare con il blocco finché rivela ciò che ha da dire. Dietro ogni "non ce la faccio", "non è il momento", "non ha senso", c'è un’informazione che l’ambiente e la nostra psiche ci stanno offrendo. La curiosità è la chiave. L’obiezione, la via.
Se ti trovi spesso a rimandare, a sentirti bloccato, a girare intorno a pensieri ricorrenti o se nemmeno ti accorgevi di questa nube che ti ronzava intorno... questo episodio è per te.
In questo episodio esploro la ragione per cui ci "allontaniamo da casa".
In questo episodio parlo di cosa succede quando l’ambizione si ammutolisce. Di quei momenti strani in cui sembra di aver perso la presa su tutto, ma sotto sotto c’è un’altra voce che si fa spazio. Una voce che non grida, che non spinge, ma che osserva. Rifletto su cosa significa essere in una fase in cui non si ha voglia di "spaccare", di rincorrere il prossimo traguardo, e su come ci si orienta in un paesaggio interno che cambia forma. Forse è crescita. Forse è solo un momento. Forse è proprio da qui che si riparte.
Dio non è un distributore automatico. Anzi, lo è, ma solo se vuoi che lo sia. Non è un po' limitante vederlo così? Facciamo le cose sempre con un’agenda? Pregare per ottenere, comportarsi bene per una ricompensa, evitare errori per paura della punizione?E se invece il punto fosse semplicemente essere nel processo?Pregare perché la preghiera riconnette. Essere gentili perché sì, non perché il karma sta prendendo appunti. E sbagliare? Anche quello non è un’operazione bancaria con debiti e crediti.
In questo episodio, parlo di social media, del #social media escape ed infine provo a smontare il concetto di "azione con ricevuta di ritorno".
✨ Ascolta e fammi sapere che ne pensi! ✨
Trasformare le proprie urgenze in materiale raw, in carburante per il futuro.
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In questo episodio vi propongo un estratto dal mio webinar sul perdono. Se volete approfondire potete scaricare il libricino sul perdono che ho scritto dal mio substack qui.
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Non è la domanda giusta
Quanto è chiaro il tuo frame di realtà? Spesso, chi tende a cercare approvazione dagli altri fatica a capire quali siano davvero le sue preferenze, i suoi limiti, e ciò che lo appassiona o lo infastidisce. In questo episodio pratico, esploriamo come definire il tuo frame personale di realtà: uno spazio mentale in cui ritrovare la tua autenticità e allontanarti dalle aspettative degli altri. Attraverso riflessioni e un esercizio pratico, ti guiderò a scoprire cosa vuoi davvero, per vivere con maggiore consapevolezza e libertà.
Lavorare su noi stessi è un lavoro complicatissimo. Stiamo provando a scalare enormi montagne a mani nude. Il profondo è complesso e cercare solo risposte fast vuol dire rendersi la vita più difficile. La letteratura e l'arte in genere può venirci in aiuto. Oggi vi propongo una lettura liberamente junghiana del romanzo fantasy "Gli occhi del drago" di Stephen King.
Domande bonus:
~ È da ingenui ritenere che “il male” che l’essere umano causa sia causato solo dalla sua sofferenza?
~ L ’ombra dell’essere umano ha più a che fare con la sua debolezza… piuttosto che con un male intrinseco? O nell’ombra dell’essere umano può celarsi anche il male assoluto?
~ Il male “oggettivo” è qualcosa di altro? O appartiene all’essere umano?
~ Come potremmo definire il male?
~ Che/cosa rappresenta il mago Flagg nella storia?
~ Che significato ha il gesto del guardare in “gli occhi del drago”?
~ Riesci ad empatizzare o a comprendere le azioni di Thomas? Perché si comporta come si comporta?
Oggi per strada mi sembrava di essere nella notte dei morti viventi. Un sacco di gente guardava il proprio smartphone, persino una ragazza in bici, poi ci sono arrivato: la ragione per cui mi sento disconnesso in queste ultime due settimane è che anche io sto spendendo una quantità enorme di tempo a guardare il monolite. Sempre la stessa storia. Disconnettersi è la cosa più vitale per qualunque creativo.
Stai facendo un sacco di corsi, meditazioni, segui percorsi e container spirituali, ma c'è una sensazione che non se ne va. Sai qual è il problema? La tua capacità di immaginare un futuro diverso per te stesso. È la tua capacità di credere che ciò che sembra impossibile possa davvero essere possibile. Di sentire quella libertà intensa dall'ambiente che ti circonda. In una parola, è la mancanza di libertà.
Pensi di essere uscito dalla cosiddetta matrix, ma la verità è che ci sei dentro fino al collo. Ti sei abituata a tutto ciò che hai attorno, al punto che, se non ti prendi seriamente il tempo per disconnetterti, continuerai a fare tutte le cose giuste ma senza sentirle veramente.
Quello che stai vivendo è una forma di produttività spirituale, o peggio, una "busyness" spirituale.
Stai evitando ciò che ti spaventa di più: il tuo potere. La tua capacità di immaginare, di creare, di provare emozioni potenti, quelle che sono fuori dalla tua zona di comfort. Quasi tutto ciò che fai è qualcosa che hai appreso nel passato. È roba vecchia, consueta, ossidata.
Sei in modalità sopravvivenza, e per questo ti sembra che ogni azione sia una sorta di elemosina verso l'universo, un tentativo di strappare un po' di misericordia. Il senso di precarietà si insinua ovunque.
Però non è tanto difficile ricordarsi che le cose non stanno veramente così.
Riconnettiti al tuo potere interiore adesso.
Il cambiamento è il mio vero pane quotidiano. Sono contento che capiti proprio nell'episodio 77. Dico che è il mio pane quotidiano perché sono bravo ad accettare i cambiamenti? No, tutt'altro. Però qualcosa l'ho imparata ed è che per affrontare il cambiamento ci vuole la saggezza del riconoscerlo.
In questo episodio, esploriamo il potere della saggezza nel guidarci attraverso le fasi del cambiamento. Scoprirai come riconoscere dove ti trovi nel processo di trasformazione e perché essere radicati può essere la chiave per attraversare le tempeste della vita con equilibrio. Preparati a comprendere il cambiamento sotto una nuova luce e a scoprire come mantenere stabilità anche quando tutto intorno a te è in movimento.
7 meditazioni segrete: aquí
Ci sono momenti in cui ci attacchiamo con le unghie e con i denti, non perché vogliamo davvero trattenere ciò che ci fa male, ma perché è tutto ciò che conosciamo.
È una forma di grasping, una stretta confortevole sul familiare. Recentemente mi sono accorto anche di un altro meccanismo interessante: a volte abbiamo paura di lasciar andare perché siamo convinti che potremmo farci del male o ferire gli altri. Come se delegare le nostre preoccupazioni a qualcosa di più grande, a un destino o a una forza superiore, significasse essere irresponsabili oppure, in modo forse anche più interessante, arrecare danno a quel "qualcosa".
La verità è che dentro di noi esiste un termostato, un vigile invisibile che ci tiene inchiodati, bloccati in una zona di sicurezza che ha smesso da tempo di proteggerci. In questo episodio, esploro questi nodi invisibili e vi racconto un modo preciso per iniziare a scioglierli con delicatezza per giungere ad una maggiore liberazione. La cosa più assurda è che questa liberazione non fa rumore, non è sorprendente, è semplice, silenziosa e leggera.
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A volte ci ritroviamo sospesi in quella zona d’ombra, dove l'unico obiettivo sembra essere ottenere il "sì" di tutti, anche di chi non ci conosce davvero. Questo è il territorio dell’Approval Seeker, quella parte di noi che vive per l’approvazione altrui e ci spinge, in modo quasi impercettibile, a tradire la nostra autenticità. È quella voce che, senza nemmeno far rumore, ci accompagna nel caos quotidiano – al lavoro, nelle relazioni – finché ci scopriamo stanchi, disconnessi e un po’ persi. In questo episodio esploriamo come riconoscere e gestire questa parte di noi con gentilezza e compassione.
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