
Ci sono momenti in cui ci attacchiamo con le unghie e con i denti, non perché vogliamo davvero trattenere ciò che ci fa male, ma perché è tutto ciò che conosciamo.
È una forma di grasping, una stretta confortevole sul familiare. Recentemente mi sono accorto anche di un altro meccanismo interessante: a volte abbiamo paura di lasciar andare perché siamo convinti che potremmo farci del male o ferire gli altri. Come se delegare le nostre preoccupazioni a qualcosa di più grande, a un destino o a una forza superiore, significasse essere irresponsabili oppure, in modo forse anche più interessante, arrecare danno a quel "qualcosa".
La verità è che dentro di noi esiste un termostato, un vigile invisibile che ci tiene inchiodati, bloccati in una zona di sicurezza che ha smesso da tempo di proteggerci. In questo episodio, esploro questi nodi invisibili e vi racconto un modo preciso per iniziare a scioglierli con delicatezza per giungere ad una maggiore liberazione. La cosa più assurda è che questa liberazione non fa rumore, non è sorprendente, è semplice, silenziosa e leggera.
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