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FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
BastaBugie
201 episodes
4 days ago
Quando il grande schermo produce capolavori. Recensioni a cura del sito FilmGarantit.it
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Quando il grande schermo produce capolavori. Recensioni a cura del sito FilmGarantit.it
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Episodes (20/201)
FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
I cinque film capolavoro di Mel Gibson regista
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8345

I CINQUE FILM CAPOLAVORO DI MEL GIBSON REGISTA di Don Stefano Bimbi
 
Mel Gibson è un attore celeberrimo di Hollywood, una delle figure viventi più durature della storia del cinema. Il 16 gennaio 2025 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che Gibson sarebbe stato un "ambasciatore speciale" a Hollywood, assieme ai colleghi Sylvester Stallone e Jon Voight.
Nato nel 1956 nello stato di New York, è il sesto di undici figli in una famiglia cattolica di origine irlandese, il padre era ferroviere, la madre casalinga. 
Il primo film di successo è del 1979: Mad Max, un film post-apocalittico che lo ha reso un'icona del cinema d'azione. La consacrazione definitiva a superstar arriva con la serie Arma letale dove interpreta un detective impulsivo e carismatico. L'equilibrio tra azione e umorismo hanno reso la saga un successo planetario. Degno di nota anche il film fantascientifico Signs del 2002, dove l'arrivo degli alieni ha causato dei cerchi nei campi di grano. Mel Gibson interpreta un pastore protestante che ha smarrito la fede in Dio a causa della morte della moglie in un incidente stradale. A prima vista è solo un film che tiene alta la tensione, ma in realtà si tratta di una profonda riflessione su come leggere i segni che Dio dissemina nella nostra vita.
Mel Gibson da cattolico non si è mai tirato indietro quando gli hanno chiesto cosa pensasse della dottrina della Chiesa: si è dichiarato contrario all'eutanasia, alla manipolazione degli embrioni umani, all'ordinazione delle donne al sacerdozio. Ha dichiarato che il numero dei figli lo decide il Signore e che gli sposi devono solo essere pronti ad accogliere i figli che Dio vuole donare loro. Sono note anche sue dichiarazioni non condivisibili e scelte morali scorrette, per cui sarebbe sbagliato considerarlo un modello per i cattolici, - del resto lui stesso si è definito un incallito peccatore.
Nella sua lunga e scintillante carriera, Gibson si è affermato non solo come attore, ma anche come regista. Comparati con i suoi 63 film da attore, potrebbero sembrare pochi i 5 che ha diretto come regista. Ma, come vedremo, alcuni sono degli autentici capolavori, insuperabili per la loro altissima qualità tecnica, morale e spirituale.
L'UOMO SENZA VOLTO (1993)
Il suo debutto alla regia avviene nel 1993 con L'uomo senza volto. Il racconto ruota attorno a due protagonisti: un ragazzo che sogna di diventare pilota militare, come il padre morto prematuramente, e un maestro solitario, segnato da un passato difficile, che ha il volto sfigurato, interpretato dallo stesso Mel Gibson. Il ragazzo vive in un contesto familiare instabile, senza sostegno né fiducia da parte dei suoi cari. Quando incontra il maestro, inizialmente visto con sospetto per il suo aspetto e il suo isolamento sociale, nasce tra loro un rapporto intenso.
L'uomo accetta con riluttanza di preparare il ragazzo agli esami per entrare nell'accademia. Le lezioni sono dure, ma col tempo il giovane scopre il piacere dell'apprendere e inizia a credere in se stesso. Nel corso della storia emergono anche le fragilità del mondo degli adulti che sono spesso incapaci di comprendere l'adolescenza. 
BRAVEHEART - CUORE IMPAVIDO (1995)
Il secondo film come regista è del 1995 e segna una svolta nella sua carriera: Braveheart - Cuore impavido. Gibson interpreta il protagonista principale, William Wallace, eroe scozzese del XIII secolo. A quel tempo la Scozia è oppressa dal re inglese Edoardo I. William Wallace, tornato nel suo villaggio d'origine dopo anni di lontananza, sogna una vita semplice con la sua amata. Per sfuggire allo "jus primae noctis" imposto dagli inglesi i due si sposano in segreto, ma lei viene catturata e brutalmente uccisa. Wallace scatena allora una rivolta, unendo il popolo e sconfiggendo gli...
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4 days ago
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FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
L'incredibile storia dell isola delle Rose
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8281

L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSE di Stefano Magni
 
Benché si stia imponendo il principio della libera migrazione dei popoli, lo Stato contemporaneo difende sempre un tabù consolidato: puoi emigrare dove vuoi, ma non puoi costruirti un tuo Paese indipendente in cui vivere. Lo Stato ammette che si attraversino i suoi confini, ma non ammette la concorrenza di altri Stati, con i loro confini, neppure se sono pacifici e piccolissimi. A questo proposito è utile vedere un film italiano che spopola su Netflix: L'incredibile storia dell'Isola delle Rose. E' ambientato nel 1968, è divertente, ben recitato, con una regia brillante di Sydney Sibilia. Avvertimento dovuto: contiene un po' tutti i luoghi comuni di sinistra, quindi c'è la libertà vista innanzitutto come liberazione dei costumi, i democristiani sono i cattivi, il Vaticano è bacchettone (è un prodotto Netflix, d'altra parte...). Ma dentro questo involucro, che lo fa accettare da produttori, critici e grande pubblico, il messaggio che il film veicola è universale e potente.
Lo spessore che si vede al di sotto della patina di commedia è dato dal fatto che il film è tratto da una storia reale. Alla fine degli anni Cinquanta, un brillante ingegnere bolognese, Giorgio Rosa, un uomo schivo e dalla parte sbagliata della storia (era soldato, di leva, nella Repubblica Sociale Italiana), vessato dalla burocrazia, deluso dalla classe politica, decise di mettersi in proprio. In senso pieno: costruire una sua attività commerciale su un'isola artificiale, nel mare, fuori dalle acque territoriali italiane, al largo di Rimini. "Sulla terraferma la burocrazia era soffocante - raccontava lo stesso Giorgio Rosa - L'idea era di sfruttare il turismo e vendere benzina senza le accise, aprire un bar e un ufficio postale, emettere francobolli. Sarebbero sorte altre iniziative, sull'esempio di altri micro-Paesi indipendenti, come San Marino. La cosa avrebbe retto: dove c'è libertà c'è ricchezza". Nel 1958, Giorgio Rosa brevettò il progetto di una piattaforma marittima, simile a quelle usate per l'estrazione del gas. Il 1° maggio 1968, inaugurò l'isola, piantata sul fondale, 500 metri oltre il limite delle acque territoriali italiane. E proclamò l'indipendenza. Nacque la micro-nazione chiamata Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose. Per distinguerla dalla terraferma, infatti, Giorgio Rosa adottò come lingua nazionale l'esperanto, pur non sapendolo, anche ispirato da un convengo internazionale di esperantisti che in quei giorni si teneva a Rimini.
UN SUCCESSO IMMEDIATO
L'Isola delle Rose fu un immediato successo turistico. Incuriositi dalla novità assoluta di un'isola artificiale indipendente, ondate di turisti, ogni giorno, presero la barca per andare a visitarla. Le uniche attività aperte erano un bar-ristorante e una tipografia in cui si stampavano i francobolli. Nel progetto si sarebbe dovuta stampare anche una valuta indipendente (il milo), costruire nuovi negozi, una pompa di benzina e in prospettiva anche un aeroporto, su ulteriori piattaforme. Ma quella piccola struttura, che allora era grande appena 400 metri quadrati, era considerata inaccettabile dal governo e anche dall'opposizione comunista. La campagna di diffamazione fu violenta: si disse che sull'isola si giocava d'azzardo, che vi fosse un night club clandestino e addirittura che i sovietici vi volessero costruire una base (sei anni dopo la crisi dei missili di Cuba, la tensione era alta). Fatto sta che l'indipendenza dell'Isola delle Rose durò appena 55 giorni. Già il 25 giugno, la capitaneria di porto e le forze dell'ordine italiane la circondarono e vi impedirono l'accesso, nonostante l'isola non fosse assolutamente entro la giurisdizione dell'Italia. Nel febbraio 1969, nonostante la battaglia legale di Giorgio Rosa, che si appellò all'Onu,...
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2 months ago
10 minutes

FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
Cristiada***** (2012) - Le biografie dei protagonisti
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=157

LE BIOGRAFIE DEI PROTAGONISTI
 
IL GENERALE ENRIQUE GOROSTIETA VELARDE (interpretato da Andy Garcia)
Nacque a Monterrey da una famiglia di origini basche, era figlio di Enrique Gorostieta González, un avvocato e politico, e di María Velarde Valdéz-Llano, che oltre a Enrique ebbero due figlie Eva María Valentina e Ana María, e un figlio Nicolás Gorostieta, che come il fratello intraprese la carriera militare, raggiungendo il grado di colonnello. Nel 1906 si arruolò, frequentando l'"Heroico Colegio Militar" di Chapultepec da cui uscì nel 1911 come ufficiale d'artiglieria. Prestò servizio dalla fine del governo di Porfirio Díaz fino alla salita al potere di Victoriano Huerta, e prese parte alla difesa di Veracruz del 1914, occupata dall'esercito degli Stati Uniti e prese parte alle battaglie della rivoluzione americana, durante le quali fu promosso generale di brigata, nello stesso 1914, divenendo il più giovane generale dell'esercito di Huerta. Con la caduta del regime di Huerta, fuggì dal Messico, andandosi a rifugiare a Cuba e poi negli Stati Uniti d'America.
Fece ritorno in Messico nel 1921, probabilmente a causa della morte del padre, e non continuò la carriera militare ma divenne un produttore di sapone, lavoro che tuttavia trovava noioso e cercò così di tornare alla vita militare. Il 22 febbraio 1922, sposò Gertrudis Lasaga Sepúlveda da cui ebbe quattro figli: Enrique, che morì dopo appena un anno di vita; Enrique che portava lo stesso nome del primogenito; Fernando; e Luz María; ma di essi si avrà testimonianza solo tramite alcune fotografie.
Nel 1927, la Lega Nazionale per la Difesa della Libertà Religiosa (Liga Nacional Defensora de la Libertad Religiosa – LNDLR), un'organizzazione nata nel 1925 in risposta alle politiche anticlericali del presidente Plutarco Elías Calles, propose al generale Gorostieta di porsi al comando dell'Esercito Cristero, un esercito di ribelli cattolici che fu creato per combattere i militari del presidente Calles. La Lega assoldò Gorostieta esclusivamente per le sue doti militari, dato che il generale essendo ateo non poteva condividere gli ideali della rivolta. Venne così assoldato con un contratto che prevedeva uno stipendio mensile di 3.000 pesos (che era più di quanto percepiva un generale dell'Esercito Federale) e l'assicurazione che la Lega avrebbe provveduto al sostentamento della famiglia del generale nel caso questi fosse morto.
L'importanza di Gorostieta risiedeva nel fatto che riuscì a portare organizzazione e disciplina militare, in un'insurrezione fino a quel momento disorganizzata. Da quando prese il comando dell'Esercito Cristero, gli insorti riuscirono a sconfiggere l'Esercito Federale in tutte le regioni in cui era presente: Jalisco, Michoacan, Colima e Zacatecas.
Gorostieta morì il 2 giugno 1929, a seguito di un'operazione di intelligence del governo messicano che fece infiltrare un agente nella cerchia di Gorostieta e che informò il governo della posizione del generale e quindi ordinò una rapida azione militare a Atotonilco el Alto nella quale Gorostieta fu ucciso. Il generale morì appena 19 giorni prima della fine delle ostilità, che fecero seguito agli accordi che la Chiesa stipulò con il nuovo presidente Emilio Portes Gil grazie alla mediazione dell'ambasciatore americano Dwight Morrow.
VICTORIANO RAMÍREZ LÓPEZ DETTO "EL CATORCE" (interpretato da Oscar Isaac)
Nato alla fine del 1880 a San Miguel el Alto, noto anche come El Catorce (Il Quattordici), era un generale messicano della guerra cristera.
La leggenda narra che fuggito da un carcere di San Miguel el Alto, Jalisco, dove era in attesa di un processo per omicidio in lite, un distaccamento di quattordici uomini armati sia andato a cercarlo su una collina. Costretto a...
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2 months ago
15 minutes

FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
God s not dead***** (2014) - Cinque film due capolavori
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8161

GOD'S NOT DEAD: CINQUE FILM, DUE CAPOLAVORI di Don Stefano Bimbi
 
L'uscita negli Stati Uniti del quinto episodio della serie God's Not Dead, deve interrogare i cristiani anche in Italia su un fenomeno che ha sbancato al botteghino USA.
Il primo film è uscito nel 2014 ed ha avuto un successo straordinario. Costato due milioni di dollari ne ha incassati 64. L'enorme gradimento è dovuto al fatto che tratta di un argomento molto attuale nella società americana come nella nostra: la persecuzione della cultura cristiana in ambito scolastico. La vicenda narra di un professore di filosofia che all'università chiede ai suoi studenti di firmare un foglio con tre sole parole: "Dio è morto". Il protagonista si rifiuta di farlo e allora dovrà affrontare la sfida di difendere la sua fede di fronte al professore ateo militante. Benché quella del film sia una storia inventata, le scritte finali ricordano che essa prende spunto da decine di casi reali finiti in tribunale riguardanti la libertà di religione degli studenti. Altre storie secondarie si intrecciano nella trama come, ad esempio, una giornalista animalista e una ragazza musulmana le quali scoprono la bellezza della fede cristiana, (la prima grazie ad un tumore, la seconda per la predicazione di un pastore cristiano tramite il cellulare). Interessante anche la riflessione che scaturisce dal vedere infrante alcune storie d'amore a causa della mancanza di un terreno comune nelle convinzioni religiose. Completa il film una superlativa colonna sonora con la canzone di successo God's Not Dead firmata dai NewsBoys, una rock band di christian music, genere molto in voga negli Stati Uniti.
IL SUCCESSO DI GOD'S NOT DEAD
Sull'onda del successo è stato prodotto nel 2016 un secondo film. Questa volta a finire nei guai è un'insegnante di storia che viene processata per aver pronunciato a lezione il nome che non deve essere mai nominato: Gesù. Da notare che la professoressa aveva solo risposto a una domanda di uno studente e che aveva trattato l'argomento dal punto di vista storico, che era appunto la sua materia d'insegnamento. La vicenda si conclude con la splendida testimonianza della protagonista che preferisce "stare con Dio ed essere giudicata dal mondo, piuttosto che stare con il mondo ed essere giudicata da Dio" come lei stessa afferma.
Durante il processo testimonierà a favore dell'imputata il detective investigativo Warner Wallace. Non è un attore, ma una persona reale che recita la parte di se stesso. Quando era ateo ha applicato ai quattro vangeli le tecniche usate nei processi per verificare l'attendibilità dei testimoni e dimostrare che il Vangelo era inventato, ma si è dovuto ricredere. Nel film dichiara: «Non ero cristiano, ma lo sono diventato perché ho verificato che ciò che è scritto nei vangeli è evidentemente tutto vero!» La sua testimonianza impressiona molto la giuria. Anche al termine di questo secondo episodio scorre l'elenco delle decine di casi reali di insegnanti finiti in tribunale.
Occorre precisare che sebbene questi film siano realizzati da protestanti, sarebbe ingiusto bollarli come contrari ai principi cattolici. Infatti, per i temi di fondo, come la morale cristiana, il coraggio della testimonianza e la difesa della fede in un mondo sempre più scristianizzato che perseguita i credenti, questi film possono essere tranquillamente visti con profitto anche dai cattolici.
Nel 2018 esce il terzo episodio: God's Not Dead: A Light in Darkness. I nuovi sceneggiatori rinnegano clamorosamente lo spirito originale del film. Stavolta al pastore David l'Università vuole togliere l'uso della chiesa che si trova nella sua proprietà. Il pastore in un primo tempo si oppone, ma alla fine accetta in nome dell'inclusione, del quieto vivere e dell'equiparazione di tutte le religioni. Un inno...
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5 months ago
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FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
The Chosen* (2022) - Ultima cena, un invito a rileggere il Vangelo
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8143

FINE DI UN PONTIFICATO ALL'INSEGNA DEL CAMBIO DI PARADIGMA
In dodici anni Papa Francesco ha spinto la Chiesa alla secolarizzazione e ha ridotto la figura papale a una voce fra le tante nel dibattito sull'attualità
di Luisella Scrosati
 
Il pontificato del primo papa gesuita della storia è giunto al tramonto: la preghiera di tutto il popolo cristiano offrirà il suffragio per l'anima del pontefice defunto durante i tradizionali novendiali. Dal tardo pomeriggio di quel 13 marzo 2013, quando Francesco si affacciò sulla piazza gremita salutando tutti con un semplice "buonasera", sono ormai passati oltre dodici anni. Anni in cui il "cambio di paradigma" partì con l'acceleratore al massimo, ma anche con il freno a mano tirato, data la presenza di un Benedetto XVI silenzioso, ma vigile.
Questo gioco di forze opposte lo si comprese molto bene durante il Sinodo sulla Famiglia, che partorì la nota esortazione post-sinodale Amoris Lætitia, nella quale quanti volevano introdurre evidenti elementi di rottura dovettero accontentarsi di dirottarli nelle note. Poi vennero i Dubia di quattro cardinali - Caffarra, Burke, Brandmüller, Meisner - che mai ottennero risposta, segno che il papa voleva andare avanti per la sua strada, senza rendere ragione del suo operato, nemmeno a quanti, in ragione della nomina cardinalizia, sono più strettamente uniti al papa nel governo della Chiesa universale. La linea iniziale fu comunque il tentativo disperato di mostrare una presunta "continuità" tra il papa tedesco e quello argentino, che portò alla figuraccia del caso di mons. Dario Edoardo Viganò, costretto a manipolare la risposta di Benedetto XVI alla richiesta di un testo di endorsement alla teologia di papa Francesco, presentata in una collezione di undici piccoli volumi editi dalla Libreria Editrice Vaticana.
Poi fu il turno del Sinodo sull'Amazzonia, con il tentativo chiarissimo di rendere facoltativo il celibato sacerdotale, naufragato per la tempestiva pubblicazione del libro Dal profondo del nostro cuore, da parte di Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah; quindi, le encicliche sociali Laudato si' e Fratelli tutti, un fardello che non sarà facile smaltire, divergenti su molti punti dall'insegnamento della dottrina sociale cattolica.
Un nuovo Sinodo sulla sinodalità andava a sigillare la "conversione sinodale" della Chiesa, con posizioni di apertura su temi caldi come le benedizioni di coppie dello stesso sesso, il diaconato femminile, l'esercizio dell'autorità nella Chiesa; aspetti che provocarono una nuova serie di Dubia da parte di cinque cardinali - Burke, Brandmüller, Sarah, Zen, Sandoval. Il 2021 fu l'anno di Traditionis custodes, che cancellava con un colpo di spugna l'altro motu proprio di papa Benedetto, Summorum Pontificum, e palesava una cecità piena di livore nei confronti di cellule vive della Chiesa e del rito più diffuso, fino ad una manciata di anni prima, e tra i più longevi della Chiesa latina. Fu un colpo al cuore per tanti cattolici, frequentanti o meno il Rito antico, ma anche per lo stesso Ratzinger, che a questa faticosa e indispensabile riconciliazione interna della Chiesa aveva dedicato la sua vita.
LA DISSOLUZIONE INTERNA DEL CATTOLICESIMO
Con la morte di Ratzinger si ebbe il tracollo: congedato il cardinale Ladaria, la nomina di Fernández al Dicastero per la Dottrina della Fede diede un'ulteriore accelerazione alla dissoluzione interna del cattolicesimo, che raggiunse una crisi con pochi precedenti nella pubblicazione della dichiarazione Fiducia supplicans. Questa e altre le nomine di uomini del tutto privi del senso della Chiesa, ampiamente ideologizzati e caratterizzati fin nelle midolla da quella che papa Benedetto aveva battezzato come «l'ermeneutica della rottura». E, in non pochi casi, anche da una condotta morale che...
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6 months ago
9 minutes

FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
La passione di Cristo***** (2004) - L'incontro con Cristo uno sguardo fulminante
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8114

L'INCONTRO CON CRISTO, UNO SGUARDO FULMINANTE di Don Stefano Bimbi
 
La giornata della Bussola della Toscana del 2024 ha avuto il suo momento più emozionante nella testimonianza dell'attore Pietro Sarubbi. Il suo intervento ha saputo intrecciare risate, scatenate dalle sue battute, e momenti di commozione, con frasi spezzate da un nodo alla gola.
L'attore ha iniziato il suo percorso artistico lavorando in teatro. Nel 1980 arrivano i primi contratti Rai per Portobello, Fantastico e numerosi film tv. Debutta nel cabaret con Zelig e dal 1985 partecipa a film-tv, fiction e sit-com di successo tra cui Casa Vianello e Camera Cafè. La presenza fissa al Maurizio Costanzo Show gli dà una certa notorietà. Poi la svolta grazie alla sua interpretazione di Barabba nel film di Mel Gibson "La Passione di Cristo". Sarubbi ha raccontato il suo incontro con il regista, durante il quale scoprì che il suo personaggio non pronunciava nessuna battuta. Egli, che fino ad allora aveva pensato solo alla gloria e al profitto, non voleva accettare quella parte, perché avrebbe significato un basso guadagno, infatti più un personaggio parla, maggiore è il guadagno dell'attore. Sarubbi quindi continuava a ripetere a Gibson di fargli dire qualche battuta o, in alternativa, di interpretare un altro personaggio, magari San Pietro. Gibson tentò di convincerlo spiegandogli l'importanza di Barabba, che in aramaico significa "figlio del padre", una traccia del suo essere figura messianica, una sorta di alter ego di Gesù, Figlio del Padre del cielo. Sarubbi non capiva perché Mel Gibson stava lì ad insistere per convincerlo. A lui, che era un attore secondario, il regista disse che aveva bisogno della sua vera rabbia per il "suo" Barabba. Questo personaggio era discendente del capo degli zeloti e si era ormai abbruttito a causa del male fatto e della prigionia: in pratica era diventato come una bestia. E come tale non parlava più, ma esprimeva tutto con grida ed espressioni facciali minacciose. Alla fine Sarubbi si convinse ad interpretare Barabba.
Iniziarono le riprese, durante le quali Mel Gibson non permetteva a nessun attore di incontrare Jim Cavizel che interpretava Gesù. Mel Gibson voleva infatti che il primo incontro che gli attori avevano con Gesù fosse autentico. Questo per catturare il primo sguardo e la reazione che suscitava il vedere concretamente Gesù. Il regista infatti ha realizzato il film ponendo molta attenzione agli sguardi, come del resto il vangelo racconta usando molte volte il verbo "vedere", "guardare". Peniamo a tutti gli sguardi che si vedono nel film: quelli tra Gesù e sua Madre, lo sguardo di Gesù che si posa su San Pietro, ecc. Sarubbi ha quindi fatto vedere una scena della flagellazione in cui Gesù, stremato dalle frustate dei romani, incontra lo sguardo di sua Madre. Questo gli da la forza di rialzarsi e sopportare una fustigazione ancora più crudele.
Dopo diverse riprese arriva il momento fatidico dell'incontro tra Barabba e Gesù. La scena della liberazione di Barabba, provata più volte da solo, adesso si svolge alla presenza degli altri attori. Mentre Barabba scende le scale che lo porteranno verso la libertà si volta a guardare per un attimo Gesù. In quell'attimo, l'attore ha una fulminazione. In quello sguardo di Gesù, Sarubbi si perde e rimane a fissarlo per un lungo interminabile minuto e tutto il set si ferma. Nessuno se la sente di dire niente.
Sconvolto, quella sera non esce con gli altri attori come sempre alla fine delle riprese ma se ne va a casa, in uno stato febbrile. Non riesce a dormire e ha paura di restare al buio perché sente ancora quegli occhi addosso e sono occhi pieni di amore. Non capisce cosa gli stia succedendo, non capisce come possa un solo sguardo, tra l'altro nel contesto di finzione del set cinematografico, essere così...
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7 months ago
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Reagan un presidente sotto i riflettori
VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=570

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8108

REAGAN, UN PRESIDENTE SOTTO I RIFLETTORI di Rino Cammilleri
 Quando al trono americano salì Obama, il giubilo mediatico mondiale fu assordante. Il primo presidente nero! (anche se solo mulatto). E per giunta di sinistra! (fosse stato di destra l'avrebbero subissato come traditore della razza eletta). I giurati del Premio Nobel, giusto per esibire il loro orientamento, non esitarono a insignirlo per la Pace, sulla fiducia, prima ancora che avesse mosso un passo come presidente. Né glielo revocarono quando, in tema bellico, agì come tutti gli altri presidenti americani di sinistra. Uscì subito anche un film (o era una fiction? boh, non ricordo, perché, naturalmente, non l'ho guardato/a) su di lui e la consorte Michelle, opera subito premiata. Applausi a scena aperta quando scendeva dalle scale dell'aereo con moglie e figlie, laddove il vice di Trump, JD Vance, è stato velenosamente criticato per aver fatto lo stesso a Monaco ("...al lavoro non ci si porta dietro la famiglia!").
Per gli americani la First Lady e i First Sons sono altrettanto importanti del Presidente. I capi di stato - e di governo - italiani, invece, devono quasi nascondere i loro per non subire attacchi per presunto "nepotismo". Biden, che ha graziato i guai giudiziari di suo figlio e di tutti i suoi parenti, ha incassato tutt'al più qualche mugugno dal suo popolo. Pensate se una cosa del genere fosse avvenuta da noi.
Ebbene, c'è un film, uscito da non molto, Reagan, un presidente sotto i riflettori, che sotto i riflettori italiani non c'è mai stato quantunque debitamente doppiato. E temo che all'estero sia avvenuto lo stesso. Malgrado un cast stellare (Dennis Quaid, John Voight, Penelope-Ann Miller) e che non è stato ancora più stellare per lo sforzo del regista di cercare attori quanto più possibile somiglianti ai personaggi storici narrati, solo chi ama sfruculiare i meandri del web ha saputo della sua esistenza.
Il perché è ovvio ed è icasticamente riassunto nella definizione che John Voight diede di Robert DeNiro ("A woke worm") quando quest'ultimo si presentò al pubblico con questo saluto: "Fuck Trump!". Lanciatosi con Midnight cowboy in coppia con Dustin Hoffman e da allora protagonista di innumerevoli capolavori, Voight, padre di Angelina Jolie, è cattolico convinto e dichiarato. Molto bello, nel film, il suo ruolo di ex agente del Kgb che, nel raccontare la parabola di Reagan a un novizio astioso che non digerisce la colpa di Reagan nel crollo della sua "patria", gli fa notare che per la Russia la "patria" non è il comunismo, e gli mostra i ritratti dei grandi artisti che hanno forgiato l'anima russa.
Nel film si parla apertamente dell'Urss come "impero del male", e del comunismo come di un cancro da sradicare. Reagan è presentato come uno dei più grandi presidenti americani, l'uomo che è stato capace di far crollare l'impero sovietico dopo settant'anni di oppressione. È un film di propaganda? Se sì, non si vede perché la propaganda debba essere appannaggio solo di una parte, sennò arrivano i centri sociali a sfasciare i cinema.
L'ho scritto più volte: la democrazia di massa e la propaganda politica (e con Gramsci anche culturale) sono un tutt'uno, se c'è l'una non ci può non essere l'altra, ed entrambe sono nate con la Rivoluzione Francese. Per questo Marat, Marx, Mazzini, Lenin di mestiere facevano tutti i giornalisti. Per questo tutti quelli che campano di parole, scrittori, gazzettieri, cantanti, attori, sono tutti - tranne rarissime eccezioni - tesserati a sinistra. Come disse Lenin parafrasando San Paolo (i cui metodi di proselitismo studiava...
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7 months ago
4 minutes

FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
Un eroe sconosciuto*** (2024) - Un film su fede, fiducia e famiglia
VIDEO: VIDEO: trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=7EjtwKFTsW0

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8085

UN EROE SCONOSCIUTO, UN FILM SU FEDE, FIDUCIA E FAMIGLIA di Don Stefano Bimbi
 
Un eroe sconosciuto (titolo originale Unsung Hero) è un film del 2024 che racconta la vera storia della famiglia australiana Smallbone. Gli eventi narrati commuovono fino alle lacrime e invitano a guardare al di là delle inevitabili difficoltà della vita con fiducia e speranza, rimboccandosi le maniche nelle difficoltà, ma confidando in Dio quando le forze vengono meno.
Il capofamiglia David Smallbone è un manager discografico specializzato nella promozione di artisti di musica cristiana. Gestisce tour e concerti per vari artisti, tra cui la cantautrice Amy Grant. Tuttavia, a causa di difficoltà finanziarie e della recessione economica in Australia, la sua attività subisce un tracollo e perde molti soldi trovandosi costretto a vendere la casa per pagare i debiti.
A questo punto David decide di trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti in cerca di nuove opportunità. La moglie Helen non è d'accordo in quanto si tratta di sradicare i figli dal tessuto sociale in cui sono ben inseriti ed inoltre è in attesa del settimo figlio, ma decide di ubbidire al marito seguendo il suo progetto di ripartenza.
Avendo con sé soltanto i loro figli, le sedici valigie (in aereo se ne potevano portare due a persona) e l'amore per la musica, gli Smallbone affrontano la sfida di ricostruire la loro vita a Nashville, nello Stato del Tennessee.
Un eroe sconosciuto offre una riflessione autentica sull'importanza della famiglia, del sostegno reciproco e della fiducia in Dio. I coniugi si sono sposati a venti anni ed hanno accettato con generosità e riconoscenza i figli che Dio voleva donare loro, come promettono gli sposi nel giorno del matrimonio.
Uno degli elementi centrali è il ruolo della famiglia nel sostegno reciproco dei suoi membri e nella crescita e nella formazione dei figli. Per questo il padre del protagonista dice al figlio che «la famiglia non ti ostacolerà, ma sarà il tuo sostegno». Inoltre attraverso le sfide che affrontano, i genitori dimostrano che l'unità familiare educa i figli con l'esempio concreto di fede in Dio. Negli Stati Uniti i genitori passano all'istruzione parentale per educare alla luce dei principi cristiani i loro figli.
LA MIA VITA È UN'AVVENTURA
All'arrivo nella nuova casa gli Smallbone scoprono che non ci sono mobili: niente tavoli, sedie, armadi, letti. I figli chiedono: «Mamma, che cosa facciamo? dove dormiamo?». Invece di disperare, Helen affronta la situazione con ottimismo e con il sorriso. Presto sono pronti i giacigli per la notte, costituiti dalle lenzuola riempite dai vestiti a mo' di materassi. Poco prima di addormentarsi un figlio chiede: «Ehi mamma, quando potremo dormire su letti veri?». Lei risponde prontamente: «Beh, avete tutta la vita per dormire su letti veri... ma è così noioso. Pensateci... cowboy, astronauti, cavalieri in armature luccicanti, non hanno bisogno di letti veri perché loro dormono su quello che capita e si ripetono: "Non so che cosa succederà domani perché la mia vita è un'avventura". Per noi è lo stesso... è un'emozionante avventura... insieme!». Il giorno dopo il padre, dopo l'ennesimo tentativo di trovare lavoro andato a vuoto, rientra a casa sfiduciato e trova il resto della famiglia, mamma inclusa, a giocare in soggiorno. Un figlio esclama: «Papà è fantastico, si può giocare a cricket in casa!».
Come si vede il personaggio di Helen, moglie e madre, emerge con particolare intensità. La sua dedizione nel seguire il marito, sostenendolo nei momenti di fallimento e difficoltà, non è solo...
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9 months ago
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FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
The Chosen* (2022) - La serie imperfetta ma potente
VIDEO: Trailer della 4° serie ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5AymiygL740&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQC

VIDEO: Colonna sonora ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Cy480M8H9i0&list=PLolpIV2TSebVH8I9Ay8AuB6ZwUgdiRb1T

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8053

THE CHOSEN, LA SERIE IMPERFETTA MA POTENTE di Don Stefano Bimbi 
Fin dalle origini del cinema, la vita di Gesù ha ispirato molti film, di cui il capolavoro assoluto resterà sempre La Passione di Cristo di Mel Gibson. Ma cinque anni fa è accaduto qualcosa di nuovo. Nel vasto panorama delle serie televisive poche hanno suscitato l'entusiasmo e la devozione del pubblico come The Chosen. Questa serie, creata, scritta e diretta da Dallas Jenkins, ha rapidamente catturato l'attenzione di milioni di spettatori in tutto il mondo, diventando un fenomeno globale. La prima stagione è uscita in America nel 2019, mentre in Italia è arrivata nel 2021.
The Chosen esplora non solo la vita di Cristo, ma anche quella dei suoi discepoli, portando in primo piano le sfumature e le emozioni di chi ha vissuto da vicino la straordinaria vicenda del Figlio di Dio.
Un elemento distintivo di questa serie è quella di essere stata finanziata direttamente dal pubblico. Per questo The Chosen è visibile gratuitamente tramite un'app del cellulare oppure sul computer o in altre piattaforme. Da ottobre-novembre 2024 è disponibile la quarta stagione doppiata in italiano. Il progetto prevede un totale di sette stagioni.
The Chosen ha ricevuto sia critiche spietate che elogi sperticati. Alcuni dichiarano di aver visto solo alcune puntate e di non aver intenzione di guardarne altre. Ci sono invece spettatori che non si perdono nessuna puntata, incluse quelle speciali e i video di approfondimento. Cosa pensare di fronte a interpretazioni e giudizi così opposti? Diciamo subito che The Chosen è un buon prodotto, ma non è esente da difetti, a volte anche importanti. Non bisogna dimenticare che questa serie, nonostante l'attore che interpreta Gesù sia cattolico, è fatta principalmente da protestanti. La casa di produzione Angel Studios, la stessa che ha distribuito il film Sound of Freedom, ha legami con la chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (mormoni). Non ci si può attendere un prodotto interamente cattolico come è stato per La Passione di Cristo prodotta dal cattolico Mel Gibson.
C'è chi si lamenta del fatto che Gesù sia rappresentato come stupidotto, sempre pronto a scherzare e giocare, ma questa critica è ingiusta. Sebbene ci siano scene in cui appare con i suoi apostoli a scherzare nel mare o a fare un gioco in cerchio, questo non è in contrasto con la serietà con cui affronta le sfide vere della vita. A volte scherza o fa battute, ma sempre al momento giusto e mai fuori contesto. Del resto, non rideva e faceva scherzi, addirittura a sua madre, anche il Gesù di Mel Gibson? Prima della missione pubblica, mentre lavorava alla costruzione di un tavolo per clienti facoltosi, non è forse vero che rideva della sua mamma, la Madonna, che non riusciva a stare a sedere su una sedia immaginaria? E non l'ha schizzata con l'acqua con cui lei gli aveva fatto lavare le mani? Se permettiamo di ridere e scherzare al Gesù del capolavoro di Mel Gibson, perché non accettarlo per The Chosen?
SCENE INVENTATE
Altro punto difficile da digerire per alcuni è l'inserimento di scene inventate di sana pianta dal regista. Questa è una questione molto delicata in quanto va valutato se questi inserimenti arricchiscono o impoveriscono la trama, se sono coerenti con i personaggi e la storia oppure tendono a distorcerla.
Anche nella Passione di Mel Gibson ci sono diverse scene ispirate agli scritti della beata Anna Katharina Emmerick. E di nuovo, se abbiamo concesso a Mel Gibson di inserire scene aggiuntive rispetto al vangelo perché non potrebbe farlo il regista di The Chosen?
Per quanto riguarda i...
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9 months ago
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Nefarius** (2023) - Recensione dell'associazione italiana esorcisti
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=556

RECENSIONE DELL'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE ESORCISTI
A differenza di altri film del genere, basati su aspetti spettacolari, qui si pone l'accento sulla mente demoniaca che ha come fine ultimo il soffocamento della speranza e della verità
Per conoscere i cinema dove poter vedere il film Nefarius (21 e 22 gennaio 2025), clicca qui!
Il film Nefarious, diretto da Cary Solomon e Chuck Konzelman, è ispirato al libro A Nefarious Plot dell'autore Steve Deace, cristiano evangelico, nel quale vengono affrontati temi come la corruzione politica, la manipolazione dei media, la perdita dei valori morali e l'erosione delle libertà individuali. Entrambi i registi, noti per un altro famoso titolo Unplanned (2019), considerano questo il loro miglior lavoro fino a oggi. [...] Da notare la presenza, come attore, di un vero sacerdote, padre Darren Merlino, che ha anche provveduto alla guida "teologica" della narrazione.
A un criminale, in attesa di esecuzione capitale, viene concessa una sospensione all'ultimo secondo per effetto di una decisione giudiziaria, che si concretizza nella visita, da parte di uno psichiatra, per esaminare ulteriormente il suo status. Il dottore scopre che si tratta di una possessione demoniaca alla quale egli inizialmente non crede, poiché ateo. Il demonio racconta, dal suo punto di vista, le modalità con cui opera per la devastazione della creazione. Attraverso la visione della pellicola si induce il pubblico a riflettere circa realtà preternaturali, i demoni, e la loro nefasta azione sull'intero genere umano: oltre a una battaglia culturale siamo realmente coinvolti in uno scontro spirituale.
L'obiettivo del film è informare della realtà nella quale il bene e il male si combattono e che in questa lotta è veramente operante il demonio come essere personale. Non si tratta di una storia dai contenuti provocatori, osceni o con volgarità. Vengono addirittura utilizzate le visioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick (1774-1824). Gesù utilizzava il linguaggio parabolico perché attraverso la narrazione di "storie" era più facile e immediato veicolare le informazioni relative al suo messaggio. Analogamente in questa produzione il fine è quello di presentare, in un modo molto intelligente e cinematografico alcune verità di fede: l'esistenza del demonio e le sue tattiche.
Drammaticamente, attraverso le affermazioni dello psichiatra, la società si presenta emancipata riguardo alla possibile e terribile realtà della dimensione demoniaca, alla luce di un falso progresso, che viene stigmatizzato dalle battute ironiche del demonio che parla attraverso il posseduto.
A differenza di altri film di questo genere, dove vengono sottolineati gli aspetti più spettacolari, come la levitazione, il tono gutturale, la forza straordinaria, in questo film si pone l'accento sulla mente demoniaca, sul suo intelletto, che ha come ultimo fine il soffocamento della speranza e della verità: è interessante notare che la quasi totalità del film ruota attorno al dialogo tra i due principali protagonisti (il condannato-indemoniato e il medico) e nonostante, quindi, le scene siano ridotte (nella quasi totalità del film) al solo parlatorio del carcere, i dialoghi riescono, nella loro originalità, a tenere alta l'attenzione dello spettatore.
In questo modo, seppur caratterizzato dal limite del linguaggio cinematografico, risulta essere un film che pone seri interrogavi allo spettatore e offre spunti di riflessione sul tema del mondo demoniaco e sulla sua azione nel mondo umano.
Va fatto un grande plauso all'attore che interpreta il criminale in attesa di esecuzione perché riesce a rappresentare molto realisticamente i momenti in cui il carcerato parla liberamente e i momenti in cui il demonio si sostituisce a...
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10 months ago
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FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
Il re leone**** (1994) - Molto più di un cartone animato
VIDEO: Trailer del film e ''Sarò Re'' ➜ https://www.youtube.com/watch?v=btc1U16MEQ8  https://www.youtube.com/watch?v=u6ynFldkfn4

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8036

IL RE LEONE, MOLTO PIU' DI UN CARTONE ANIMATO di Don Stefano Bimbi
 
Il Re Leone è un classico dell'animazione Disney che racconta la storia di Simba, un giovane leone destinato a diventare re della savana. A trent'anni dalla sua uscita, nel 1994, merita essere rivisto con tutta la famiglia e meditato nei suoi significati più profondi.
Tutto inizia con la celebrazione della nascita di Simba, figlio del saggio re Mufasa e della regina Sarabi. Il piccolo leone viene presentato alla savana come il futuro sovrano. Simba cresce curioso e pieno di vita, ma viene spesso rimproverato dal padre per la sua avventurosità. Lo zio di Simba, Scar, un leone invidioso e manipolatore, sfrutta la curiosità del nipote per condurlo in un luogo pericoloso, il "cimitero degli elefanti". Durante questa avventura, Mufasa viene ucciso da Scar, ma questi fa credere a Simba di essere responsabile della morte del padre. Per questo il cucciolo fugge illudendosi di non sentire i rimorsi.
Simba viene trovato e allevato da Timon e Pumbaa, due strani animali della savana (un suricato e un facocero) che gli insegnano a vivere senza preoccupazioni, secondo la filosofia "Hakuna Matata". E siccome al puzzo ci si abitua, anche il pessimo cibo costituito da vermi e insetti con il tempo sembra buono. Cresciuto, Simba incontra Nala, la sua amica d'infanzia, che lo convince a tornare nella savana per riconquistare il suo regno e vendicare suo padre.
Simba affronta Scar in un'epica battaglia, svelando la verità agli altri animali e ripristinando l'ordine nella savana. Così Simba diventa il nuovo re, guidando i sudditi verso un futuro prospero.
Il tema fondamentale del Re Leone è la libertà. Simba dopo la tragedia della morte del padre fugge dalla sua responsabilità e si perde nella ricerca di se stesso. Inizialmente, la sua idea di libertà è legata all'assenza di regole, al fare ciò che si vuole, senza pensare alle conseguenze. Ma nel corso della storia comprende che la vera libertà non è anarchia, ma consapevolezza di quello che si è e responsabilità di diventare ciò per cui siamo nati.
Il cartone animato insegna che la libertà è una scelta, non è semplicemente fare ciò che si desidera, ma scegliere consapevolmente il percorso da seguire, anche se inizialmente meno piacevole e più faticoso. Essere liberi infatti significa essere responsabili delle proprie azioni e delle loro conseguenze. Significa essere se stessi, ma per un bene superiore, non per l'egoismo di pensare solo a godere e divertirsi. Simba scopre, grazie alla nostalgia del padre, che la missione di ognuno è unica, ognuno di noi ha un ruolo da svolgere nel mondo, un dono da offrire. E se uno rinuncia a offrire al mondo il suo talento, il mondo sarà più povero perché nessuno potrà sostituirlo.
Buona è la rappresentazione della monarchia, vista correttamente non come una dittatura che prevede un uomo solo al comando, ma come una famiglia che guida altre famiglie. Il ruolo di guida infatti è affidato a una famiglia che avrà nel capofamiglia il provvisorio comandante, che cederà il posto al figlio. Per questo chi assumerà il potere viene preparato ad esercitarlo al momento opportuno. Un implicito discredito verso l'improvvisazione con cui i politici moderni guidano le sorti delle nazioni.
Inoltre, in questa storia si possono leggere in filigrana alcuni insegnamenti del Vangelo. La vera libertà non dimentica la verità, come ricorda Gesù quando dice "La verità vi farà liberi" (Gv 8,32). Non il contrario come si pensa oggi: l'importante è essere liberi e poi ognuno si costruisce la sua verità. La libertà sganciata dalla verità su se stessi e sul mondo conduce Simba al fallimento. Solo recuperando la sua dignità regale e la conseguente...
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10 months ago
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Nefarius** (2023) - Quando si evangelizza ricordando che il diavolo esiste
VIDEO: Trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=ouQNoaDGL4A&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQC

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8016

NEFARIUS, QUANDO SI EVANGELIZZA RICORDANDO CHE IL DIAVOLO ESISTE di Roberto Marchesini
 
Faccio coming out: non sono un appassionato di cinema horror. So benissimo che quella da B-movie, da film di «serie B», è una estetica voluta e persino divertente. Capisco persino che il cinema horror abbia un valore simbolico tutt'altro che trascurabile: chi sono gli zombie, i «morti viventi»? Perché il loro luogo «preferito» è il centro commerciale? A cosa rimandano i lupi mannari? E i vampiri? Tuttavia, potendo, evito di guardarli perché... mi spaventano. Eppure vorrei raccomandare la visione di un film horror che mi è piaciuto e mi ha persino divertito. Si tratta di Nefarius (Nefarious, nell'originale), pellicola del 2023 firmata da Cary Solomon e Chuck Konzelman; esatto, gli stessi autori dell'importatissimo Unplanned (2019).
Mentre scorre la pellicola, assistiamo al serrato dialogo tra un brillante psichiatra, il dottor James Martin; e un condannato a morte per plurimi omicidi, Edward Wayne Brady. Si tratta di stabilire se il carcerato sia in possesso o meno delle sue facoltà mentali; se sia quindi destinato alla sedia elettrica o al carcere psichiatrico. Il dottor Martin ha preso il posto di un collega, il dottor Alan Fischer, convinto che Brady fosse un abilissimo manipolatore.
TRE OMICIDI
Brady si dichiara innocente dei crimini imputatigli e dichiara che «qualcuno» lo ha costretto a fare quelle cose orribili; questo qualcuno è un diavolo, Nefarius, che si manifesta e si mostra molto interessato a dialogare con il dottor Martin. Lo psichiatra, ateo e progressista, non crede nell'esistenza dei demoni e conclude che Brady soffra di uno sdoppiamento di personalità. Nefarius profetizza anche a Martin che, prima che la sua giornata sarà finita, avrà ucciso altre tre persone; un pensiero che lo psichiatra trova assolutamente ridicolo: lui non ha nessuna intenzione di uccidere nessuno. Così comincia una schermaglia verbale tra i due, che disquisiscono sull'esistenza di Dio e sulla società moderna.
Ad un certo punto, per convincerlo della sua reale identità, il diavolo afferma che Martin ha ucciso la propria madre. Il che è vero ma - si difende Martin - è avvenuto in modo assolutamente legale, tramite una civilissima eutanasia. Già, ma come fa Brady/Nefarius a saperlo? Il dialogo serrato è interrotto da due piccoli eventi. Il primo è l'intervento di un sacerdote progressista, psicologizzante, il quale - con grande soddisfazione da parte di Nefarius - professa di non credere nell'esistenza del diavolo e dell'Inferno. Il secondo è una telefonata di Martin, mediante la quale scopriamo che lo psichiatra ha istigato la sua fidanzata ad abortire, proprio durante il colloquio con il diavolo. Ecco il secondo omicidio. L'ateismo dello psichiatra comincia a vacillare.
Martin è, sostiene Nefarius, un prescelto. Il diavolo lo segue da anni perché si è stabilito che tocchi proprio a lui scrivere un anti-Vangelo in grado di cancellare nell'umanità il ricordo del primo, scritto dal «figlio del falegname» (il diavolo non pronuncia mai il nome santo). Lo psichiatra accetterà o meno la proposta? E commetterà anche il terzo omicidio? Ovviamente, non vi racconto come finisce.
UN FORTISSIMO MESSAGGIO RELIGIOSO
Si tratta di un film evidentemente girato con scarsissimi mezzi e che avrebbe potuto benissimo essere più elaborato; tuttavia è ben recitato ed è interessante, a tratti persino divertente. Il suo punto di forza consiste, tuttavia, nel fortissimo messaggio religioso,...
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11 months ago
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The Impossible' (2012) - Una storia vera di sopravvivenza
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7952

THE IMPOSSIBLE, LA STORIA VERA DI UNA FAMIGLIA ALLE PRESE CON LA SOPRAVVIVENZA da Film Garantiti

The Impossible è un film che si distingue per la sua capacità di trasportare lo spettatore nel cuore di una tragedia. La storia narra di una calamità naturale avvenuta realmente il 26 dicembre 2004, quando uno tsunami, provocato da un terremoto di magnitudo 9,1 della scala Richter, si è abbattuto sulle spiagge della Thailandia causando migliaia di vittime. La pellicola, diretta da Juan Antonio Bayona, non si limita a rappresentare la violenza della natura, ma scava a fondo nell'animo umano, esplorando temi come la famiglia, la sopravvivenza e la speranza. La trama prende il via quando due coniugi europei residenti in Giappone, si recano a trascorrere le vacanze natalizie in un resort a Khao Lak insieme ai loro 3 figli: Lucas, il figlio maggiore, Thomas, il figlio di mezzo, e Simon, il più piccolo. La mattina di Santo Stefano, il 26 dicembre, la loro vacanza viene interrotta da uno tsunami che travolge l'intero villaggio, distruggendo tutto ciò che incontra sul proprio cammino. Henry viene travolto insieme ai due figli più piccoli, mentre Lucas riesce a sopravvivere insieme a Maria, che riporta ferite molto gravi al torace e alla gamba. I due, arrampicati su un albero con un bambino superstite di nome Daniel, vengono soccorsi da alcuni abitanti del posto e portati all'ospedale più vicino, nel quale Maria viene curata, nonostante sia in condizioni critiche. Nel frattempo perdono di vista il piccolo Daniel. La madre, ritenendosi ormai morente, spinge Lucas ad aiutare altre persone. Il bambino inizia quindi a cercare di mettere in contatto i pazienti con i loro familiari. La sequenza iniziale dello tsunami è un capolavoro di effetti speciali e regia, capace di trasmettere al pubblico un senso di terrore e impotenza palpabile. Tuttavia, il film va oltre il mero spettacolo visivo, offrendo una rappresentazione cruda e realistica delle conseguenze di un evento catastrofico. Le ferite, la paura, la disperazione sono ritratte con una sincerità che lascia il segno. Al centro della narrazione c'è la famiglia separata dalla furia delle onde. La loro lotta per ritrovarsi e sopravvivere diventa una metafora della vita umana. The Impossible è un'esperienza cinematografica intensa e coinvolgente. La colonna sonora, la fotografia e la regia si combinano per creare un'atmosfera emotivamente potente. Il film ci ricorda la fragilità della vita e la forza dell'amore familiare. The Impossible è molto più di un semplice disaster movie. È un film che tocca le corde più profonde del nostro essere, suscitando una gamma di emozioni che va dalla paura alla speranza, dalla disperazione alla gioia. È un film che ci invita a riflettere sul senso della vita e sulla nostra capacità di affrontare le avversità. Da gustare genitori e figli insieme per ricordare quello che emerge con ancor più chiarezza quando la situazione è drammatica: il legame più forte a cui attaccarsi quando tutto crolla è la famiglia come l'ha voluta Dio. Per vedere il trailer di THE IMPOSSIBLE e per leggere le schede dei migliori capolavori del cinema, visita il sito FilmGarantiti.it

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1 year ago
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The Chosen* (2022) - Ha carenze e difetti ma fa bene allo spirito
VIDEO: Trailer 4° stagione ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5AymiygL740

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7954

THE CHOSEN: HA CARENZE E DIFETTI MA FA BENE ALLO SPIRITO di Don Stefano Bimbi
La serie televisiva The Chosen prevista in sette stagioni, scritta e diretta dal protestante Dallas Jenkins, sta ricevendo in tutto il mondo un'accoglienza entusiasta da parte del pubblico, ma anche pesanti critiche da parte di qualcuno. Dopo che la prima stagione è stata rilanciata su Netflix ed è stata trasmessa anche su TV2000, le altre sono disponibili gratuitamente sull'app dedicata che dal 6 ottobre sta rendendo disponibile ogni domenica una nuova puntata della quarta stagione doppiata in italiano.
Non è certo la prima volta che il cinema si interessa di Gesù, anzi si può dire che fin dalle origini film sulle vicende narrate nel Vangelo ci sono sempre stati. Alcuni sono stati abbastanza fedeli al Vangelo, altri lontani o molto lontani dal racconto biblico.
Il Vangelo secondo Matteo del 1964 di Pier Paolo Pasolini, regista di sinistra, fu girato in bianco e nero e metteva in scena tutta la vita di Gesù a partire dall'Annunciazione con i dialoghi letterali del Vangelo. Nessuna enfasi e nessuna emozione suscitata, il film può essere senz'altro dimenticato.
Il musical Jesus Christ Superstar del 1973, girato in Israele, narra la Settimana Santa fino alla crocifissione. Nonostante la colonna sonora di alta qualità tecnica, purtroppo l'opera è dissacrante per cui va dimenticata anche questa.
Sciatto e umanistico, Il Messia di Roberto Rossellini del 1975 fu girato in Tunisia. Dimenticare al più presto.
Esplicitamente eretico e blasfemo fu L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese del 1988. Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.
ZEFFIRELLI E MEL GIBSON
Per avere un prodotto decente bisogna tornare al 1977 quando Rai Uno trasmise in cinque puntate la serie televisiva, che allora si chiamava sceneggiato, Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli. Un totale di più di sei ore, ma ridotte a quattro per la versione proiettata nelle sale cinematografiche. Fu un grande successo. Un Cristo solenne, interpretato da Robert Powell, e una Maria giovanissima e bellissima, Olivia Hussey, non saranno più dimenticati dagli spettatori. Tra l'altro, l'attore che impersona Gesù è molto somigliante all'uomo della Sindone, permettendo agli spettatori di familiarizzare subito con la sua figura. Il prodotto ebbe un grande successo in Italia e all'estero, anche grazie alle scenografie che si rifacevano alla tradizione pittorica rinascimentale. Nelle parrocchie fu abbondantemente utilizzato per la catechesi, spezzettato in video brevi di singoli racconti del Vangelo. Purtroppo i dialoghi non erano molto fedeli al testo biblico e l'inserimento di personaggi come Zerah, un membro del sinedrio di pura fantasia del regista, lascia alquanto perplessi sulla loro utilità ai fini della trama. Comunque l'opera di Zeffirelli è rimasta la migliore per decenni, almeno per tutto il ventesimo secolo.
Nel 2004 accade qualcosa che era impossibile prevedere. L'attore pluripremiato di Hollywood Mel Gibson firma alla regia il film capolavoro sulle ultime ore della vita di Gesù. La Passione di Cristo ricostruisce perfettamente l'atmosfera dei Vangeli con la recitazione in latino ed ebraico. Ad elementi del Vangelo unisce i fatti narrati nella tradizionale Via crucis. Con effetti di luce caravaggeschi ed episodi tratti dalle visioni della mistica Anna Katharina Emmerick, proclamata beata proprio l'anno dell'uscita del film al cinema. Pur ignorato dalla grande distribuzione, la pellicola riscuote un successo planetario diventando il kolossal per eccellenza della vicenda...
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Elegia americana' (2020) - Una storia vera che ricorda cos'è la famiglia
VIDEO: Trailer di Elegia americana ➜ https://www.youtube.com/watch?v=AA1JH2_xONY

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7881

ELEGIA AMERICANA, UNA STORIA VERA CHE RICORDA COS'E' LA FAMIGLIA di Don Stefano Bimbi
Elegia americana, titolo originale Hillbilly Elegy, dove per "Hillbilly" s'intende la comunità dell'America rurale, è un adattamento cinematografico del 2020 dell'omonimo libro autobiografico del 2016 di James David (JD) Vance, oggi quarantenne, balzato in questi giorni all'attenzione mondiale grazie alla nomina di vice di Donald Trump per la corsa alle elezioni presidenziali americane di novembre.
Il regista del film è Ron Howard, che negli anni Settanta interpretò Richie Cunningham, il miglior amico di Fonzie, nella celebre serie televisiva Happy Days. Il film è stato prodotto da Netflix. Come sia possibile che un personaggio così vicino a Trump goda di questo trattamento di favore su canali ideologicamente ostili è presto detto: negli anni in cui usciva l'autobiografia, pur essendo repubblicano, JD Vance era contrario al neoeletto presidente Trump. Solo così si spiega come mai i grandi media americani se lo contendevano per le interviste e per averlo ospite nelle trasmissioni.
Il film ripercorre l'infanzia di JD Vance nell'Ohio, dove è stato cresciuto dalla madre Beverly che lottava senza successo contro la tossicodipendenza. Il suo comportamento instabile era fonte di sofferenza per i figli, JD e la sorella più grande di lui di cinque anni. Dopo una discussione alla guida, la madre minaccia di schiantarsi contro un'auto e poi aggredisce JD, costringendolo a fuggire in una casa vicina. All'arrivo dei poliziotti, JD nega che la madre lo abbia aggredito e per questo la donna non viene arrestata. Il film è sfumato perché nella realtà, proprio per la denuncia di JD, la madre fu arrestata per davvero.
JD trascorre spesso del tempo con la nonna materna che lotta per tenere in riga la figlia. In una scena memorabile le dice: «Hai sempre un motivo per giustificarti, è sempre colpa di qualcun altro, ma adesso devi assumerti le tue responsabilità o qualcuno dovrà farlo al tuo posto». Piano piano, rinfacciando alla mamma i suoi errori, JD inizia a considerare la nonna un punto di riferimento. Ad esempio, una volta lei riesce a convincere JD a dare alla madre la sua urina per un test antidroga in modo che la madre possa mantenere il suo lavoro. Dopo un iniziale rifiuto, JD acconsente. Tuttavia, per la pesante situazione familiare, JD inizia ad andar male a scuola e si unisce a una cattiva compagnia di amici che lo trascina nel bere, drogarsi e vandalizzare un magazzino, fino a fare un incidente con l'auto della nonna a cui aveva sottratto di nascosto le chiavi. La nonna scaccia in malo modo gli amici di JD e lo accoglie a vivere con sé.
LA SVOLTA
Severa ma ben intenzionata, la nonna educa JD alle fatiche e alle responsabilità della vita. Il ragazzo trova quindi un lavoro e inizia ad eccellere a scuola, arruolandosi in seguito nei Marines. Ritorna a casa quando la nonna muore, prima di prestare servizio in Iraq. Dopo il college, JD fa diversi lavori per pagarsi l'università. Nel frattempo si fidanza con Usha, una ragazza indiana molto carina. Ma proprio quando tutto sembrava andare per il verso giusto, la sorella lo chiama per comunicargli che la madre rischia di morire per un'overdose di eroina. JD fatica a trovare una struttura di riabilitazione per sua madre e proprio mentre tutto precipita viene raggiunto da una telefonata dove gli viene proposto un colloquio di lavoro per uno studio importante. È la grande occasione tanto attesa, ma sembra scontrarsi con la possibilità di aiutare sua madre nel periodo più difficile della sua vita. La madre...
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La conversione al cattolicesimo della mamma di Tolkien
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7820

LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO DELLA MAMMA DI TOLKIEN di Paola Belletti
Tolkien, il grande scrittore inglese cattolico, ci ha già abituati a rivelazioni stupefacenti per la bellezza e la profondità affidate alle lettere che si scambiava con il figlio. Ricordate quello che disse sull’Eucarestia e la necessità di nutrire costantemente il nostro personale rapporto con Cristo per mezzo della fin troppo evidente miseria della chiesa visibile? Un vademecum quanto mai attuale [...]: «L’unico rimedio contro il vacillare e l’indebolirsi della fede è la Comunione. [...]. La frequenza garantisce il massimo effetto. Sette volte alla settimana è più efficace che sette volte dopo lunghi intervalli. Inoltre ti raccomando questo esercizio (ahimè! è fin troppo facile trovare il modo di praticarlo): fai la tua Comunione in un ambiente che urti i tuoi sentimenti. Scegli un sacerdote che borbotta e tira su col naso oppure un frate orgoglioso e volgare; e una chiesa piena della solita folla borghese, bambini maleducati... giovani sporchi e con le camicie sbottonate, donne in pantaloni e spesso coi capelli arruffati e senza velo. Vai a fare la Comunione insieme a loro (e prega per loro)».
Chissà che proprio dalla madre non abbia rubato con gli occhi e il cuore questa tenacia, questa dolcezza penetrante che si tuffa direttamente in Dio e, pur sentendo il dolore per la durezza e la miseria degli uomini, confida solo in Lui. Sempre in una lettera al figlio, leggiamo sul National Catholic Register, che sua madre era una «donna dotata di grande bellezza e intelligenza, molto colpita da Dio con dolore e sofferenza che morì in gioventù a causa di una malattia accelerata dalla persecuzione della sua fede». Quando morì, nel 1904, furono in pochi a piangerla, ma siamo in tanti ad essere in debito con lei. Mabel Tolkien era allora una giovane, già vedova e con due figli. La sua pur breve vita, segnata da non pochi dolori e rivoluzionata dalla conversione alla fede cattolica, ha infatti avuto un impatto enorme sui figli e su tutto il mondo, se pensiamo a quante persone hanno letto e sono stati cambiate, ispirate e confortate dalle opere di uno dei suoi figli.
MABEL TOLKIEN
«Suo padre, John Suffield, era un commerciante sposato con Emily Sparrow. Insieme ebbero sette figli e gestirono un negozio a Birmingham. Quando Mabel aveva solo 18 anni iniziò a vedere un banchiere di 31 anni di nome Arthur Tolkien. I due si scambiarono numerose lettere mentre Arthur partiva per il Sud Africa in cerca di una redditizia carriera nel settore bancario.» Dopo due anni lontana dall’amato, decise di raggiungerlo e affrontò da sola il lungo viaggio in nave per coprire la distanza che li separava. Era il 1891, una volta ritrovatisi i due si sposano, secondo il rito anglicano perché entrambi appartenevano a quella confessione. In fondo essere britannici tendeva a coincidere con l’appartenenza alla chiesa anglicana. «Seguirono due bambini. I due ragazzi di Tolkien si chiamavano John Ronald Reuel e Hilary Arthur Reuel. Dopo alcuni anni, divenne sempre più preoccupata per i ragni giganti, per l’effetto del caldo intenso e per il pericolo degli animali selvatici intorno ai bambini, così lasciò il Sud Africa per l’Inghilterra con i bambini e con la promessa di tornare nel prossimo futuro».
Poco dopo, però, il marito si ammala e muore; la giovane sposa e madre di due figli, rimasta vedova, decide di trasferirsi in campagna, per educare e crescere i bambini in un ambiente bello e armonioso. Molti sostengono che sia stato proprio quello ad ispirare l’immaginazione di JRR Tolkien quando descrive la Contea e la struggente e semplice bellezza che la rende tanto desiderabile. Ma l’influenza della madre sui due ragazzi non si limitò a questo:  «È stata Mabel a insegnare ai suoi...
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1 year ago
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FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
The Chosen* (2022) - Un Gesù troppo umano
VIDEO: Le migliori scene di The Chosen ➜ https://www.youtube.com/watch?v=x6vxvzEVA2Q

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7721

LA SERIE ''THE CHOSEN'': UN GESU' TROPPO UMANO
di Mauro Gagliardi

A partire da lunedì 4 marzo, TV2000 ha inserito nel proprio palinsesto la trasmissione della fortunata serie nordamericana The Chosen, dedicata alla vita di Cristo. Personalmente non conoscevo questa serie sino all'anno scorso. Durante l'insegnamento del mio consueto corso di Cristologia e Soteriologia, alcuni studenti mi hanno chiesto cosa pensassi del Cristo riprodotto in The Chosen. Allora decisi di guardarne l'intera prima stagione (nella versione originale statunitense). Dopo la visione, riferii il mio parere agli studenti, che sintetizzai con le parole «luci e ombre».
Non c'è dubbio che si tratta di una produzione di ottimo livello, ben curata a livello tecnico. Alcune scene sono davvero ben girate e fanno emergere la personalità di Gesù in modo affascinante, addirittura accattivante. È uno dei motivi per cui la serie ha avuto un enorme successo. Essa è guardata attualmente da centinaia di migliaia di persone. Si calcola che più di cento milioni di persone ne abbiano visto almeno una parte e al momento è in corso la traduzione in moltissime lingue. Alcuni tra i miei studenti mi hanno riferito di far ricorso a The Chosen nelle loro attività di apostolato, soprattutto con i giovani.
LE OMBRE
Il ricorso ai canali di comunicazione digitale, tra cui il cinema e la TV, è una caratteristica dell'azione di evangelizzazione del nostro tempo; caratteristica che, in sé, non comporta aspetti negativi e possiede al contrario grande potenziale. The Chosen, quanto agli elementi sin qui rilevati, è un fenomeno positivo. Dove sono allora le «ombre»? Esse risiedono nel modo di caratterizzare determinati personaggi, come pure nell'elaborazione di scene di fantasia, non presenti nella narrazione evangelica. Per quanto gli autori garantiscano di non aver mai inserito elementi che vadano contro ciò che si legge nei Vangeli, resta vero che essi hanno creato scene e dettagli che non sono nei Vangeli.
Propongo solo qualche esempio. Il personaggio di Cristo è ambivalente: in alcune scene Gesù appare come il Verbo incarnato, manifestando la potenza della divinità e la concretezza della sua natura umana. In altre scene, tuttavia, troviamo un Gesù che sembra "solo umano". Ora, è vero che il Figlio di Dio si è fatto - eccetto il peccato - simile a noi in tutto. Questo, però, non implica che Egli si comporti in tutto e per tutto come facciamo noi, che siamo solo uomini, e inoltre peccatori. È una scelta giusta rappresentare l'umanità di Gesù mostrandolo come un uomo qualunque, che si comporta come noi? Se il metro di paragone per essere riconosciuti come veri uomini fosse l'uomo decaduto, la scelta sarebbe azzeccata (in questo caso, però, il modello perfetto di umanità saremmo noi, non Lui).
Ma Cristo non è solo uomo e inoltre la sua umanità è priva delle ferite del peccato. Come detto, gli autori sostengono di non contraddire il testo dei Vangeli; eppure, nel modo di rappresentare Gesù, non sembrano uniformarsi in ogni caso alla prospettiva narrativa neotestamentaria. Ad esempio, mostrare Gesù che balla con gli Apostoli, o che ride un po' sguaiatamente non è direttamente contrario ad alcuna affermazione evangelica, dato che i Vangeli in nessun luogo attestano che Gesù si rifiutasse di ballare o che non ridesse mai. Tuttavia, i Vangeli mostrano Gesù che piange, si commuove, si adira, esulta nello Spirito, soffre; ma mai Gesù che ride, fa battute o danza.
TENERE CIÒ CHE È BUONO
Non poche volte, gli attori scelti, o il modo in cui recitano la propria parte,...
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1 year ago
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Sound of Freedom*** (2023) - Sound of Freedom svela lo sfruttamento sessuale dei minori
VIDEO: Intervista a Federica Picchi su TGCOM24 ➜ https://www.youtube.com/watch?v=THQgRp3tMI8

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7689

SOUND OF FREEDOM SVELA LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI MINORI di Marco Begato
Lo riconoscono persino sullANSA: "negli USA è stato uno dei casi cinematografici dell’anno e tra pochi giorni arriverà anche in Italia". Stiamo parlando di "Sound of Freedom - il Canto della Libertà", il film che appunto in questi giorni esordisce in anteprima sui grandi schermi italiani di alcune città, in attesa della proiezione ufficiale prevista per il 19 e 20 febbraio per la distribuzione di Dominus Production (la realtà distributiva fondata da Federica Picchi Roncali).
Ma quali sono gli ingredienti che rendono speciale questa pellicola? Partiamo dal primo e più accattivante: si tratta di un prodotto di ottima qualità. Musiche, fotografie, attori e trama garantiscono due ore abbondanti di intrattenimento che non delude. Il genere è quello di un film d’azione, con qualche tocco di poliziesco, un’ambientazione molto sudamericana, sigari, modelle e una missione di salvataggio non proprio impossibile, ma di grandissima suspense e tensione (anche perché tratta di una storia vera!).
Il secondo aspetto concerne la tematica, scottante a dir poco. Protagonisti dello sceneggiato sono i bambini, rapiti nelle strade e nelle piazze, adescati nelle scuole, sottratti con l’inganno a genitori sprovveduti, per poi essere destinati ai più squallidi traffici di questo pianeta. "Sound of Freedom" in particolare si sofferma sul mercato sessuale e sul commercio pedofilo, specialmente quello di alto rango.
E qui si raccoglie la scommessa dei produttori, che riescono a toccare un tema di assoluta delicatezza, ma con un’astuzia narrativa di rara genialità. Il film infatti mostra molto chiaramente che il più devastante giro di pedofilia sulla terra non è legato a pornomani solitari incollati al proprio computer in qualche soffitta, bensì a vere e proprie compravendite di giovani schiavi che i ricchi possidenti dei vari ambienti bene della società organizzano su isole viziose e ripugnanti. Ora, il main carachter incarna un personaggio reale, l’agente Timothy Ballard che sta a capo di un’associazione internazionale di lotta al traffico sessuale minorile. Ma l’utente medio non può non ritrovare, dietro questa quasi commerciale pellicola d’azione, la denuncia e la descrizione di quel mondo mostruoso che negli ultimi mesi si sta affacciando sulla scena pubblica attraverso le denunce e le rivelazioni correlate a Jeffrey Epstein, alla compagna Ghislaine Maxwell, al Mossad e all’abominio pedofilo cucito intorno a nomi internazionali della politica (Andrea di Windsor l’unico a essere caduto in pubblica disgrazia finora. E per ora), dell’industria e dello spettacolo.
Chissà che proprio questo spieghi la freddezza della critica, di contro al successo smaccato ai botteghini. La critica deve in qualche modo ridicolizzare Sound of Freedom, al fine di arginare la diffusione del messaggio pericolosissimo che esso diffonde a danno dei padroni della comunicazione. Il pubblico applaude invece un girato di grande piacevolezza, mentre solidarizza con le avventure di Ballard e con la sua missione, acquisendo man mano consapevolezza dell’enormità delle oscenità che insozzano molti gabinetti della globalizzazione e molti schermi di successo.
La minaccia che questo film rappresenta non sta nel dirci che la pedofilia esiste e che tante categorie ne sono afflitte, ma sta in quel che non ci dice, sta nell’accendere i fari della denuncia pedofila in una stagione giuridica estremamente rischiosa per i 200 clienti di Epstein ancora a piede libero e in una stagione culturale che...
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The Family Plan* (2023) - Un avvincente mix tra azione, commedia e dramma familiare
VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.youtube.com/watch?v=BUANdC8xRTA&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQC

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7654

THE FAMILY PLAN, UN AVVINCENTE MIX TRA AZIONE, COMMEDIA E DRAMMA FAMILIARE di Don Stefano Bimbi
The Family Plan è un avvincente mix tra azione, commedia e dramma familiare che narra la vicenda del protagonista in bilico tra due mondi opposti. Il film, uscito il 15 dicembre in esclusiva su Apple TV+, riesce a divertire, ma anche a far riflettere sull'importanza della famiglia, quella naturale: marito, moglie, figli. Di questi tempi disastrati è un lusso che raramente ci possiamo permettere.
Il protagonista è interpretato magistralmente da Mark Wahlberg che ricordiamo in Father Stu, un bel film del 2022, basato sulla storia vera di un alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, che si innamora di una ragazza messicana. Lei è cattolicissima e lui, ateo, per amor suo, accetta il battesimo nella Chiesa Cattolica. Poi si converte davvero al punto che sente la vocazione al sacerdozio. In Father Stu Mark Wahlberg aveva recitato con Mel Gibson e sempre con lui, che sarà regista e produttore, vestirà i panni di un pilota incaricato di trasportare un prigioniero in attesa del processo nel film tutta adrenalina di prossima uscita Flight Risk (sesto film diretto da Mel Gibson dopo i capolavori L'uomo senza volto, Braveheart, La passione di Cristo, Apocalypto e La battaglia di Hacksaw Ridge).
In The Family Plan Mark Wahlberg interpreta Dan Morgan, un uomo apparentemente normale con una famiglia amorevole, ma con un oscuro passato di assassino d'élite. La narrazione prende una svolta intensa quando i nemici del passato di Dan lo rintracciano, costringendolo a intraprendere un viaggio improvvisato attraverso gli Stati Uniti fino a Las Vegas con la sua ignara famiglia al seguito. La moglie, interpretata dalla splendida Michelle Monaghan, la figlia adolescente arrabbiata, il figlio gamer professionista - che, tale padre tale figlio, compie le sue mirabolanti imprese in segreto - e l'adorabile bambino di dieci mesi. Quest'ultimo è l'unico che vede subito chi è in realtà il padre e questo è all'origine delle scene più esilaranti come quando per respingere l'attacco di una moto che si è affiancata all'auto del protagonista, il bebè gli passa il biberon come fosse un'arma pericolosissima.
Mark Wahlberg offre una performance convincente, passando agilmente da momenti di intensità e azione a scene più intime con la sua famiglia. I due adolescenti con i loro problemi legati all'adolescenza mettono in luce le difficoltà dei genitori di oggi. Bellissima la scena di quando il padre butta dal finestrino tutti i cellulari per poter vivere la vacanza che è appena iniziata in santa pace con la famiglia. Quale genitore non si sente provocato da questa radicale soluzione? Oppure almeno da una forte restrizione per questi aggeggi tecnologici che anziché darci più amici e più socialità spesso sono di ostacolo alle famiglie e agli amici per vivere relazioni sane o almeno normali.
La sceneggiatura ben scritta di The Family Plan gioca con successo con la dualità del personaggio di Dan, svelando gradualmente il suo passato mentre cerca di proteggere il suo nucleo familiare. Il tema di sottofondo è la bellezza della famiglia e l'importanza dei legami familiari rendendo la storia avvincente. Interessante anche la sottolineatura nel finale che in ogni famiglia esiste una mela marcia da cui prendere le distanze per non farsi trascinare nella depravazione.
The Family Plan permette ai figli di pensare in quali occasioni il loro padre è, anche lui, un eroe. E fa interrogare i genitori sul...
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L'esorcismo di Emily Rose***** (2005) - Il caso di Emily Rose secondo padre Amorth
VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.youtube.com/watch?v=plEKtU1wQyc

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7560

IL CASO DI EMILY ROSE SECONDO PADRE AMORTH di David Murgia
Questa ragazza sorridente si chiama Anneliese Micheal. È tedesca - originaria di Klingenberg, piccola cittadina della Franconia - e il suo caso è unico nella storia degli esorcismi. Infatti Anneliese è morta in un periodo in cui riceveva gli esorcismi. È morta il 1° luglio 1976 all'età di 23 anni. Pesava poco più di 30 chili. Era in cura da un neurologo per attacchi notturni. Soffriva di epilessia. Durante questi spasmi affermava di vedere spaventose figure diaboliche e sentiva odori puzzolenti.
I suoi genitori e i due sacerdoti esorcisti - fatto mai accaduto nella storiografia degli esorcismi - per la sua morte sono stati incriminati, sottoposti a processo penale e condannati. Tutta la stampa tedesca se ne è occupata, e questa storia è stata subito ribattezzata con il "caso Klingenberg".
La vicenda di questa ragazza lascia a bocca aperta ed è uno dei casi di esorcismo più discussi al mondo.
Ma il fatto particolare è che sono riuscito a ritrovare una scatola in cui avevo riposto delle cose che mi aveva lasciato Padre Amorth, il noto esorcista scomparso il 16 settembre 2016. Ero andato a trovarlo a Roma qualche settimana prima che morisse e mi aveva dato tre nastri - cassette audio - e una busta con i fogli dentro. Non avevo aperto subito la busta. Mi ricordo però che mi aveva detto: "la madre di Anneliese me le ha inviate e non occorre comprendere il tedesco per poter riconoscere, in modo chiarissimo, che le reazioni sono quelle tipiche delle possessioni diaboliche." Non avevo compreso di cosa Padre Armorth stesse parlando avevo riposto tutto in una scatola. E qualche tempo dopo l'ho ritrovata non ci posso credere. Padre Amorth mi aveva lasciato un suo studio e gli audio originali degli esorcismi su Anneliese Micheal. Quello studio lo aveva preparato per la riunione con gli iscritti all'associazione internazionale esorcisti da lui fondata. Nella relazione, il noto esorcista, riferendosi alla situazione drammatica della Germania, scriveva che non aveva mai conosciuto né esorcisti tedeschi, né vescovi tedeschi sensibili al problema. "ci sono motivi", si legge nella relazione, "di carattere storico: la lotta alle streghe nel mondo protestante è stata assai più dura che nel mondo cattolico, per cui anche la relazione a quella pazzia è stata più forte. Ci sono motivi dottrinali: i vescovi temono di essere stimati retrogradi se dimostrano apertura a queste tematiche, per cui o sono decisamente contrari o rifiutano di affrontare l'argomento.
Ad aggravare la situazione si è aggiunto il caso di Anneliese Micheal, che ha avuto e ha tutt'ora vastissima ripercussione".
UNA STORIA DA CINEMA
Si, perché la vicenda di questa ragazza sembra veramente un film (a lei è ispirato il film L'esorcismo di Emily Rose, diretto da Scott Darryckson) Anneliese nel 1973 iniziò gli studi di pedagogia e teologia. Ma cominciarono a verificarsi dei fenomeni strani per la gente e inspiegabile per i medici. La famiglia di Anneliese, molto cattolica si rivolse al proprio parroco, che dopo essersi consultato con un sacerdote, padre Ernst Alt, decise di scrivere al vescovo di Wurzburg, monsignor Joseph Stangl. Dopo aver costatato altri fenomeni strani padre Alt si consultò con un noto esperto di possessioni diaboliche, il gesuita padre Rodewyk di Francoforte; poi scrisse di nuovo al vescovo la sua convinzione che Anneliese fosse veramente posseduta dal demoni. Il vescovo decise di incaricare come esorcista padre Renz, stimatissimo superiore dei salvatoriani, aiutato da padre Alt.
Il 24 settembre 1975...
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2 years ago
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FILM GARANTITI - Il meglio del cinema
Quando il grande schermo produce capolavori. Recensioni a cura del sito FilmGarantit.it