Della parte oscura del dopoguerra abbiamo finora ricordato i frammenti e sottolineato i misteri, con una narrazione rassicurante e retorica. È giunto il momento di ribaltare il paradigma, e di ragionare in termini di Storia, non più di memorie.
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Della parte oscura del dopoguerra abbiamo finora ricordato i frammenti e sottolineato i misteri, con una narrazione rassicurante e retorica. È giunto il momento di ribaltare il paradigma, e di ragionare in termini di Storia, non più di memorie.
Informazione, controinformazione e disinformazione hanno raccontato gli eventi con un approccio condizionato dai rispettivi interessi. Dietro a schermi editoriali e giornalistici si sono così nascosti i campioni della propaganda, quando non addirittura i portatori di morte.
Lungi dall’essere terminato, il viaggio deve interrompersi. Prima di salutare, però, è necessario mettere a fuoco cosa ancora non sappiamo su un periodo che ha determinato e determina l’assetto politico e sociale del nostro paese.
Machiavelli o no, nessun fine potrà mai giustificare quei mezzi. Capire perché si sono coperti assassini e terroristi è un dovere per una Repubblica democratica, che non può tollerare una democrazia azzoppata per non assumersi le responsabilità di un passato ormai lontano.
Il quadro è stato alterato da svariati soggetti, inclusi molti esponenti di apparati statali. Imposture, raggiri e imbrogli sono stati la cifra di un tempo che non riusciamo a ricostruire per quell’iceberg di bugie, di cui i depistaggi rappresentano la punta.
L’ubriacatura ideologica degli anni ’70 non è stata ancora superata nella società del tifo. La cecità della violenza che ne scaturì e l’ovvio riflusso che ne conseguì ci inducono a guardare oltre la coppia rosso-nero, per elaborare i traumi che abbiamo solo rimosso.
Terrorismo, guerra contro-rivoluzionaria e operazioni psicologiche hanno costituito il quadro opaco di un periodo i cui riverberi arrivano fino all’attualità. Chi ha agito aveva un obiettivo chiaro: creare paura, cioè un prodotto da sempre pregiato sui mercati politici.
La complessità del quadro nazionale e internazionale non merita uno story-telling a caccia di like, ma un umile rigore cronistico. Solo partendo dagli antecedenti e abbracciando la difficoltà possiamo mettere a fuoco le domande che non ci siamo ancora fatti.
Dal buco nero scavato dall’esplosivo il 12 dicembre 1969 a quello nella storia italiana del ‘900. Il capitolo introduttivo di un viaggio attraverso 6 parole-chiave nel periodo in cui violenza, paura, propaganda e doppiezza hanno inquinato la politica e la vita italiana.
Della parte oscura del dopoguerra abbiamo finora ricordato i frammenti e sottolineato i misteri, con una narrazione rassicurante e retorica. È giunto il momento di ribaltare il paradigma, e di ragionare in termini di Storia, non più di memorie.