La perdita della propria vita creativa è il lutto di ciò che sei stato,
Di ciò che una volta eri capace di fare e ora non più.
E’ un piatto che ti hanno fatto assaggiare, e non ti hanno più servito.
E’ il ricordo, vago e sbiadito, del tuo piatto preferito, di cui non ricordi perfettamente il sapore e ogni tanto senti il profumo, ma che nonostante i tentativi non riesci più a ritrovare.
Una zuppa che una volta calda, ora ti è servita fredda.
Ma come si recupera la propria creatività?
O, si può recuperare qualcosa che vive e muore dentro di te?
Perché se è dentro di te, l’hai mai davvero persa?
Forse è perdere qualcosa in casa, quindi da ritrovare è possibile,
perché chiusa dentro quattro mura, è ancora nei paraggi.
Coperta da una pila di vestiti, o dal rumore.
La creatività è anche libertà,
Non ci sono schemi,
Non ci sono regole,
Non ci sono frecce ad illuminarti il percorso.
Ce la si cava senza indicazioni, ed è per i coraggiosi.
In questo episodio condivido come sto cercando di recuperare la mia creatività (un mondo che inventa) che non sempre riesce a sopravvivere tra fretta, doveri, responsabilità e vita quotidiana (un mondo che ripete).
L’amore non è un posto sicuro per tutti.
Ci è sempre stato raccontato e dipinto come un
qualcosa di magico, che varca la soglia della nostra vita con il solo intento di renderla migliore di come l’ha trovata, eppure sono in molti a sostenere di funzionare meglio da soli.
Quando non amano qualcuno, riescono a portare avanti i propri progetti, ad essere più sereni, leggeri. Perché?
Perché quando amano qualcuno la loro testa diventa all’improvviso una macchina angosciante, capace di sfornare paure e insicurezze di continuo, e tutta l’energia che si ha a disposizione finisce per essere dedicata all’altra persona o a tenere in piedi il rapporto.
Questo è il motivo per il quale, in molti, scelgono di chiudere all’amore le porte della propria vita, pensando che l’amore non sia fatto per loro e che come non sono in grado di darlo, se non annullando completamente se stessi, non sono neanche in grado di riceverlo, senza sentirsi in debito o senza la paura che un giorno tutto gli venga chiesto indietro.
Non c’è nulla di cui vergognarsi perché non tutti abbiamo lo stesso passato e non tutti abbiamo avuto la fortuna di fare esperienza di un amore sicuro, stabile, e che non ci chiedesse di annullarci completamente per l’altro.
Se cosi è stato, quello che adesso ti porta a perderti completamente in un’altra persona è un automatismo, un’abitudine, uno strumento di difesa contro, indipendentemente da chi hai di fronte, forse la tua paura dell’abbandono, o la tua paura di litigare perché litigare è rabbia e urla, o perché sei solo abituato a prenderti cura degli altri, quindi ti dai, completamente, anche a costo di rimanere a stomaco vuoto.
Non voglio proporre soluzioni ad un percorso estremamente personale, però quello che può fare questo episodio è compagnia se hai sentito tue queste parole ed essere un invito a rivalutare quanto di te stai dando agli altri, anche alle persone che ami.
Ricordati di conservare un pezzo di torta anche per te.
"forse non sono tutto ciò che avevo immaginato su di me, ma perlomeno sono io."
questo è un pensiero che ho maturato recentemente e che mi ha permesso di mollare il freno, aprire i rubinetti, e lasciare che quello che sono scorra per una volta liberamente.
sono sempre stata una persona attenta ad essere impeccabile e perfetta, in ogni situazione, sia con gli altri che con me stessa, e ciò mi ha caricato di aspettative irraggiungibili.
non ho mai voluto che qualcuno mi vedesse fragile, impreparata o troppo fuori dalle righe, motivo per il quale poi mi sono ritrovata spesso a chiedermi "ho raccontato troppo di me?" "mi sarò messa in imbarazzo?" "avrò ferito qualcuno?" "sarò stata troppo fastidiosa?" "questa cosa non è da me", ogni qualvolta ho pensato poco e mi sono connessa con cò che mi stava attorno.
è difficile uscire dal "personaggio" che ogni singola esperienza della nostra vita ha contributo a costruire, sopratutto se l'amore e l'accettazione degli altri la si è ricevuta essendo sempre composti e perfetti.
spesso persone che ci hanno sempre voluto bene ci hanno caricato di aspettative che ad un certo punto ci sono diventate strette, le insicurezze di altre persone invece ci hanno limitato.
lasciarsi andare è il primo gesto d'amore per liberare se stessi, scoprirsi e iniziare a scegliere.
è un episodio molto vulnerabile ma cercherò di combattere l'idea di eliminarlo per non venir meno a tutto ciò che ho scritto!
vi voglio bene, buon ascolto xo
“rispetto all’epoca che ci ha preceduto siamo molto più liberi di scegliere per noi stessi. non tendiamo più a fidarci ciecamente di una tradizione o di ciò che ci circonda e non esiste più un codice di regole o una struttura che ci risparmi la sfida delle decisioni personali.“
- Nathaniel Branden, "i sei pilastri dell'autostima"
in un mondo che muta di continuo e in cui le scelte sembrano essere illimitate è importante avere una bussola per sapersi orientare e questa bussola è credersi capaci di scegliere.
spesso si ha la sensazione di sentirsi poco adeguati al mondo che ci circonda o troppo stupidi per affrontarlo, sopratutto quando ci si rende conto di star diventando adulti e di essere diventati una propria responsabilità.
in questo episodio affrontiamo insieme l'autostima ma sotto una veste diversa ed ha le vesti di quella persona, almeno tutti ne conosciamo una, di cui ti fidi e con cui ti senti al sicuro nell'affrontare anche la situazione più difficile.
è una sensazione unica nel suo genere stare nella stessa stanza con una persona così ma è una sensazione che si può imparare a sentire anche in compagnia di se stessi.
autostima è senso di protezione e sicurezza tra le braccia di se stessi perché ci si crede capaci di affrontare una situazione, tirarsi fuori da un guaio, prendersi cura di sé.
è anche riconoscere il proprio diritto di esistere, che banalmente non significa altro che avere la capacità di esternare un proprio bisogno, senza aver paura di disturbare, così come difendere sé stessi ogni qual volta lo si ritiene necessario.
costruire la propria autostima è costruire la propria bussola per potersi orientare anche nel caos più totale.
ep su yt: comeuscirnevivi.it/ep42
questo episodio è disponibile anche su https://youtube.com/@comeuscirnevivi?si=BQmTTwv6c6StKrLm 🤍
_______________________________________
Se sei moooooooolto sensibile, siamo in due.
Per persone come noi non è così difficile rimanerci male per qualsiasi cosa, ma sai cosa invece è molto difficile? accettare e permettere a noi stessi di rimanerci male e basta.
Senza dover sminuire e ridurre tutto in un boccone velocissimo da mandare giù, il prima possibile e senza neanche darsi il tempo di masticare.
Tutto deve passare in fretta ma da dove nasce tutta questa fretta? forse dal voler evitare di stare troppo a lungo con sensazioni spiacevoli, dal voler evitare che la nostra reazione sia percepita come un peso da dare agli altri o dal voler evitare a tutti i costi di sentirsi troppo deboli e incapaci di affrontare il minimo incoveniente.
Bisogna anche trovare sempre una spiegazione logica al proprio stato d’animo giusto? tutto per non sentire adesso e per prepararsi a non sentire in futuro.
Poi esplodi un martedì pomeriggio qualsiasi e ti chiedi perché.
Disorientati e confusi attendiamo di capire cosa fare nella nostra vita, che strada imboccare, e intanto gli anni passano e ci sente indietro.
Farcela entro i 30 anni, avere l'esigenza di esprimersi ma non sapere come, perdere l'entusiasmo nel fare ciò che ci appassiona perché il motivo per il quale abbiamo iniziato lascia il posto al farlo sempre meglio, al farlo in maniera perfetta, tutto per sentirsi all'altezza e non sentirsi di recitare un ruolo.
Per non parlare di quando ti accorgi che non ti piacciono più le stesse cose, anzi non ti piace niente, che fai?
Tra i miei consigli c'è quello di iniziare a dire sì a cose nuove, anche se lontane da ciò che pensiamo faccia per noi o abbia futuro, e di non farsi spaventare dall'idea che c'è chi lo fa da più tempo di te e quindi iniziare ora è stupido; so benissimo che pensi sia stupido avvicinarsi a qualcosa che ti è passato davanti un milione di volte e non hai mai calcolato perché ciò significherebbe che stai fingendo o stai disperatamente trovando qualcosa che ti appassioni o ti appartenga, ma se ancora non ti sei trovato in posti che già conosci forse è perché stai dietro a cose che ora senti siano troppo diverse da te.
Io sono in prima linea comunque, ed è il motivo per il quale mi sono assentata per un pò.
Ho più domande che risposte ma possiamo trovarle assieme.
“e se non sapessi cosa fare nella mia vita?” “e se non riuscissi a realizzare i miei sogni?” “e se finissi a fare per tutta la vita qualcosa che non mi piace?” sono solo alcune delle domande che capita di fare a se stessi in un momento di ansia e paura per il proprio futuro.
Ho sempre sognato in grande, sin da quando sono piccola, e questa è una radice spessa e resistente che vive ancora dentro di me nonostante io stia crescendo. Sento però che qualcosa di più grande di me inizia a tirare con il tentativo di estirparla e questo qualcosa è il crescere, la fretta, i dubbi e il modo di vivere della maggior parte delle persone.
Mi sono sempre sentita un pesce fuor d’acqua anche solo nell’immaginare qualcosa in più per me e l’idea di una vita “normale” ancora mi fa molta paura, non che ci sia nulla di male in una vita “normale” se non qualcosa di male nella mia testa, per ora, perchè io lo voglio fare qualcosa che mi rappresenti e renda libera e non necessariamente qualcosa per sopravvivere, nonostante nel contesto in cui sono cresciuta il lavoro e la vita siano sempre stati sacrificio e compromesso.
E forse è per questo motivo che sono cresciuta intorno a questa radice e mi sono creata l’idea e la speranza che là fuori ci fosse qualcosa in più per me, l’idea (o l’illusione) di una via di fuga da quello che sicuramente so che non voglio anche se al momento ancora non so cosa voglio.
Siate orgogliosi dell’impegno e l’intenzione che continuate a mettere in voi stessi e per voi stessi, indipendentemente da come sta andando.
“nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura”, e succede a tutti, o almeno a chi è introspettivo.
è come iniziare a scavare e a scavare e ad un certo punto sei finito così in profondità che ti volti e fatichi a ritrovare la strada per tornare indietro.
succede un po’ lo stesso quando ci perdiamo dentro noi stessi o quando semplicemente ci ossessiona così tanto guardarci dentro che non facciamo altro .
tutto vive per essere analizzato, la nostra testa non la smette un attimo e siamo costantemente dentro di noi. un po’ come quando sei così tanto nella tua testa che dopo poco ti accorgi che erano minuti che non sentivi nessun rumore intorno a te. ti eri staccato un attimo.
spesso arrivare in fondo significa essere stati avvicinati da qualcosa di interessante ed affascinante, e credo che il nostro sé più profondo lo sia, così come dall’illusione di trovare delle risposte, quindi andiamo sempre più giù.
in un attimo però l’entusiasmo iniziale lascia spazio a qualcosa di più spaventoso e sono le nostre paure e insicurezze, che noi demonizziamo quando ci rendono solo profondamente umani e tutti uguali, ma che comunque si fa fatica ad incontrare ed una volta incontrate, ti si appiccicano addosso.
il viaggio dentro noi stessi è a tutti gli effetti un viaggio incredibile ma che succede quando inizia a consumarci?
questo episodio è per chiunque si analizzi costantemente e per chi sente che ad un certo punto tutto è diventato più pesante nonostante il viaggio dentro se stesso lo abbia intrapreso inizialmente per cercare un po’ di felicità in più.
forse bisogna anche imparare a prendersi una pausa, mollare gli strumenti dove sono e prendersi una boccata d’aria.
la sensazione è quella di tirare fuori la testa dall’acqua. io sono in un momento del genere.
«Quando credi che l’opera che hai di fronte sia l’unica che ti definirà per sempre, difficilmente riuscirai a lasciarla andare. La spinta al perfezionismo sarà invincibile. […]
Immettere un’opera nel mondo risulterà più facile se ci ricordiamo che ogni pezzo non potrà mai essere un riflesso totale di noi; è soltanto il riflesso di chi siamo in questo momento. […] »
(l’atto creativo - rick rubin)
la ragione dietro alla nostra difficoltà ad agire, ai nostri blocchi creativi, alla nostra esigenza di definirci e chiederci chi siamo, al nostro bisogno di over giustificarci per controllare quella che è l’idea che gli altri hanno di noi nella loro testa, è nascosta dietro al peso che lasciamo cadere su ogni singolo passo che facciamo, su ogni cosa che diciamo, come se noi fossimo tutto lì, come se noi fossimo solo quello. o almeno questa è la nostra paura. ci portiamo dietro la sensazione che tutto sia “riduttivo” e non rispecchi mai completamente ciò che ci portiamo dentro o che sta nella nostra testa.
lasciare un pezzo di noi là fuori con la consapevolezza che ciò possa definirci ed etichettarci è un peso che spesso non riusciamo a sostenere ed è per questo che ci congeliamo.
ritrovare la tranquillità nel relazionarci con gli altri, nell’esprimerci e dare vita alla nostre idee sta nel realizzare che nulla è un riflesso completo di ciò che siamo e non lo sarà mai, siamo molto più complessi di così e abbiamo le nostre sfumature quindi è giusto assecondare ciò che sentiamo in un preciso momento così come è giusto assecondare e dare vita alle nostre idee quando ci si presentano senza lasciare che ciò che facciamo definisca chi siamo.
non lasciamo che tutto ciò ci precluda la possibilità di raccontarci.
nella vita tutti sentiamo ad un certo punto di aver fatto dei passi indietro, di essere peggiorati, di esser ricaduti in vecchie abitudini o di aver perso dei risultati raggiunti, ma potremmo star scambiando qualcosa di temporaneo per qualcosa di definitivo.
non hai perso nulla di ciò che ti sei guadagnato e sbagli a condannarti all’idea di essere peggiorato come se non ci fosse mai più nulla da fare, anche se ora senti di andare indietro e hai tanta paura.
non è tutto bianco e nero come i miei disegni, che mi rendo conto ora mentre scrivo quanto possano essere un’estensione proprio di questa mia visione in bianco e nero della vita che ogni tanto mi fa catastrofizzare le cose.
se sbaglio una volta, non sono mai migliorata.
mi piace immaginare l’andare “indietro” nella vita un po’ come lo stare su un elastico. tutti sappiamo che più tendi l’elastico all’indietro più, una volta mollata la presa, arriverà lontano.
se immagini di starci sopra ovviamente riesci a percepire della tensione, tutto sembra estremamente fragile e ti senti appeso ad un filo. più vai indietro più hai paura . ricordati anche che però è questione di tempo prima che tu possa ritrovarti lontanissimo, coprendo una distanza nel minor tempo possibile. questo ricordatelo se senti di star perdendo tempo ora perché questo momento potrebbe essere importante per te.
per arrivare lontano devi accettare di andare indietro per una frazione di tempo e di spazio, è lì che viene calibrata e ricaricata la tua forza, è lì che prendi la mira ed è lì che succede la magia.
ti tiri indietro quando percepisci qualcuno migliore di te nei paraggi, come se dovessi lasciargli il posto o farti da parte. questo ti porta a non iniziare mai niente perché c’è già chi lo fa meglio o ad abbandonare e a lasciare a metà tutto appena incroci qualcuno di più bravo. infatti stimi spesso più il lavoro degli altri che il tuo. la tua autostima rimane intatta solo quando sei l’unico a “gareggiare” per qualcosa ma sappi che nella stanza entrerà sempre chi è più bello, bravo e intelligente di te e sopratutto chi vuole ciò che vuoi anche tu, pensi davvero che questo ti annulli? che esista un primo posto? forse si, ma a rotazione e ti ci potresti sedere anche tu un giorno. ma non è destinato a durare per sempre e non è li che dovresti ricercare il tuo valore e l’amore da parte delle persone. chissà che succederebbe se per una volta andassi fino in fondo e ti impegnassi davvero senza che le qualità degli altri siano un intoppo per te. ormai è vero, tutti fanno tutto e molti lo fanno anche bene, ma c’è posto anche per te lì fuori quindi trova il coraggio di andartelo a prendere a testa alta. non è il successo degli altri a toglierti il tuo ma la mancanza di impegno e di responsabilità che ti prendi nel coltivare il tuo percorso.
ci sono alcune condizioni in cui è possibile riprovarci con un ex e in questo episodio ti aiutiamo a capire se la tua situazione lo permette o se è meglio mollare la presa. a parlare siamo io e l’ospite di questa puntata, Lieve, che in comune abbiamo il fatto di aver lasciato entrambe e di aver deciso poi di riprovarci tempo dopo, anche se con due storie completamente differenti. che tu sia stato lasciato o sia quello che ha lasciato, questo episodio può aiutarti a capire meglio come affrontare la situazione. hai preso la decisione giusta o l’amore ti fa paura? ha senso aspettare che qualcuno torni e tornarci insieme ripetutamente o è meglio ammettere che ci si merita di più? come si capisce quando è meglio lasciar andare e quando è giusto darsi una seconda possibilità? o banalmente, come si riconosce una relazione sana e giusta per noi? ho chiesto a lieve di realizzare la copertina di questo episodio, quindi è tutto merito suo!! versione video dell’episodio: https://youtu.be/bd0sLQsH7MA?si=vOZ0vvNT9v-WnFKu BAGNATI LE LABBRA: https://open.spotify.com/track/3ljNBcjC0uumNWk4NxBgvq?si=Md0Kcg87SGGEOOLqzqZY5w ig di @lieve: https://www.instagram.com/lieveblue?igsh=emU4aTBmOWRtam5r