Carlo Verdone decide d'iniziare a voler fare film seri a metà anni 80, ma i risultati iniziano a zoppicare e continueranno a peggiorare. Per quanto salviamo Compagni di Scuola, il resto passa dal dimenticabile al brutto, con dei cali di gusto davvero notevoli per un autore così ammirato e ricordato da tutti (la ragazza con i problemi mentali...). Di mezzo passano Sergio Rubini, Francesca Neri, Sergio Castellitto e, purtroppo, Ornella Muti per ben due volte. Cerchiamo di raccapezzarci in mezzo a questi filmetti e vedere se c'è qualcosa di buono.------------------------------In esclusiva su Patreon (e Youtube e Spotify) pubblichiamo a settimane alterne un episodio della rubrica GLI INAGGIUSTABILI e ogni mese uno SPECIALE.Li trovate qui https://www.patreon.com/AggiustafilmAbbonatevi anche su Spotify: https://open.spotify.com/show/4u6CiAHl7Hc4YuYRrm0cBe__________________Dove puoi trovarci?Patreon: https://www.patreon.com/AggiustafilmGruppo Telegram https://t.me/+57_KruXd76s4ZmZkCanale Telegram https://t.me/AggiustaFilm
Una vera lavanda gastrica delle gag di Villaggio del decennio precedente, con aggiunte rilevanti e originali tipo i fratelli Marx. Un film commedia fariseo senza uno straccio di trama o di rispetto per il pubblico, uno specchietto per le povere allodole giovini. Uno dei film più insignificanti firmati da Neri Parenti negli anni 80, con tanto di zampino di Benvenuti e De Bernardi. Ma che abbiamo fatto di male?
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Mediterraneo vince nel 1992 il premio oscar come miglior film straniero e fa arrabbiare Siskel ed Ebert, mentre a noi fa restare oltremodo perplessi. Sia per chi lo chiama "commedia" e ne narra le gag (??) sia per un Diego Abatantuono piuttosto spento e un cast generalmente non memorabile. Ma non meritava di vincere Lanterne Rosse piuttosto?
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Due chiacchiere con il doppiatore e direttore del doppiaggio Fabrizio de Flaviis (nonché dialoghista) e sul suo lavoro su Harry Potter, Star Wars, e le sue esperienze all'estero che lo hanno profondamente formato e cambiato. Ok, ma Teddy Ruxpin che c'entra mò??
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Doppio colpo del "maestro" del thriller e dell'horror, uno che inizia a segnare la decadenza e n'altro che la becca in piena fronte, con tanto di deliri sulle ragazze anoressiche che il film non ci tiene a smentire, oltre a nudità minorenni sicuramente evitabili.
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Per la nostra cinquantesima puntata analizziamo i primi due film del "nuovo ciclo" di Fantozzi con Neri Parenti dietro al volante. La comicità inizia a cambiare, diventa più di grana grossa ma si continua a ridere specie grazie agli inserimenti di comici moderni come Andrea Roncato e Diego Abatantuono. Ma stavolta dobbiamo iniziare ad aggiustare, come risolviamo il problema di due film con molte sequenze noiosette?
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Ci siamo persi nella tana del bianconiglio di Claudio Del Falco, nuovo action hero stile Eighties di cui, forse, non c'era necessariamente bisogno, ma che accogliamo come una boccata d'aria fresca nel cinema italiano moderno attappato di fondi culturali. Fragasso lo dirige prima in Karate Man con risultati così così, poi Del Falco si dirige da solo e riesce pure meglio in Iron Fighter.Ma soprattutto i gabinetti nella villa adesso ci sono?
Analisi dei due thriller più dimenticati dei fratelli Vanzina: Mystère (1983) e Squillo (1996). Perché uno è passabile e l’altro è un disastro? Se il primo è un thriller con tocchi spionaggio e un trionfo del patriarcato tutto sommato guardabile, quello del 96 è un pastrocchio impreziosito dal nostro Raz Degan e un improbabile miscuglio di elementi da Sotto il Vestito Niente. Quello sì che è il thriller che ci fa venire voglia... di bloccare il numero.
Il manifesto incel firmato da Giovanni Veronesi è una commedia fantastica dove non si ride (coi sofficini scaduti?) e di fantastico c'è poco. Nel dubbio, se non funziona il femminismo, prova co na capocciata. Qui il problema non è nemmeno Teo Mammuccari e il suo carisma zero, ma una lore davvero inspiegabile, tant'è che dopo 82 minuti d'episodio non siamo sicuri nemmeno noi di avervela spiegata a dovere...
Christian De Sica debutta all aregia con un remake inspiegabile, dalle tonalità quasi da Le Comiche di Pozzetto e Villaggio, più il suo immancabile bingo: grassofobia, swing e riferimenti queer/omosex. Non manca proprio niente per decretare il suo villain arc.
Michele Soavi riesce a portare un primo film sulla befana tutto sommato godibile, pur con qualche stortura. Da lì arriva subito un prequel delirante, con tanto di attrici prese da TikTok che recitano meglio della Monica Bellucci, un potpourri di attori famosi fuori parte e tremila buchi di trama che non spiegano nulla. Insomma, sto Befana cinematic universe ne deve scopà ancora di strada.
Ritorna l'autismo sui nostri schermi e, così come su Almost Blue, il cinema italiano dimostra di non saperne parlare senza buttarla sul melenso o sul futile.
Norman "Argentero" Bates nell'Umbria criminale diventa un supereroe mentre intorno a lui Forrest Gump lo minaccia di plagio sempre più. E alla fine? Beh, lo sapete che per la scienza il calabrone non può volare ma lui non lo sa e lo fa lo stesso?
Bene, lo sapete pure che è na cazzata sfatata da cent'anni?
Meglio una badilata in faccia o una nelle gonadi? A fronte di questo complesso quesito, restiamo - come sempre - senza risposta. Tifosi è un vero brufolo spazio temporale del periodo più alto del calcio italico degli ultimi decenni che abbiamo cercato di aggiustare, dribblando riferimenti culturali abbandonati tra Idris, Fifa 98, Maurizio Mosca, Suor Paola e... COCCIOLONE??Un cast ricco tra Christian De Sica, Massimo Boldi, ed Enzo Iachetti non gliela fa a non affossarci nella disperazione più nera. Salviamo Nino d'Angelo. A questo siamo arrivati.
Uno dei film più costosi della storia del cinema italiano (fino ad allora), incassato molto meno del suo costo e finito presto ad ammorbare le giornate scolastiche delle povere generazioni successive. Cosa succede in Vajont tra musiche ipermelense, recitazioni drammatiche, un Leo Gullotta premiato non si sa bene per quale motivo e un andazzo da Fiction Rai?
Ben poco.
Film della nostra infanzia e che hanno segnato un'intera cultura popolare e nazionale, i primi due film di Fantozzi mostrano Paolo Villaggio e Luciano Salce al massimo. Ma sono davvero così perfetti come si dice? E cosa ci dice oggi dell'ambiente di lavoro italiano questa tagliente interpretazione tagliente del giogo impiegatizio? E che dire dei tipici elementi politici di Villaggio?Molto umanamente, proponiamo alcuni argomenti di riflessione.
Collaboratore storico di Dario Argento, Franco Ferrini firma la sua unica regia in questo curioso thriller che pare più interessato a parlarci della condizione sociale delle passeggiatrici e della necessità per loro di unirsi a un sindacato, più che a un vero giallo. Eppure oh è la sua parte migliore. Cast da baura tra Mara Venier, Sabrina Ferilli baffuta, Marina Suma, Barbara De Rossi, Athina Cenci alternate a recitazioni da cani.
In questo secondo speciale consigliatissimi, vi parliamo di due piccole perle degli anni 90 ingiustamente dimenticate (una manco il DVD ha!) ma che esprimono un potenziale di commedie che in Italia non abbiamo mai avuto. Esprimendo un'Italia distopica che non è mai stata davvero ritratta come doveva, venite con voi in questo viaggio nella commedia indipendente italiana di fine anni 90.
"Il film che vi fa venire nostalgia degli anni 80" così ce l'hanno venduto e in effetti sì, c'è venuta, nel senso che almeno sta roba il cinema italiano quaran'tanni fa non la faceva. Tra un Lillo Petrolo che sbava dietro le minorenni, un cast inspido, un citazionismo ossessivo che manco ne I Griffin e una trama inconsistente, Misischia incespica e inciampa cadendo nel fango.
Febbre da Cavallo la Mandrakata non è un seguito pessimo, ma barcamenandosi tra elementi da remake e seguito, porta a casa un risultato piuttosto mediocre, anche a causa di un cast che proprio non gliela fà.
Leggiamo smarriti recensioni critiche oltremodo positive e ci chiediamo quanto abbiano pesato sui danni fatti dai Vanzina post-remake da qui in poi, tra Il Ritorno de Il Monnezza e 2061.
Una lotta di classe contro una società che detesta i portatori di handicap, definiti nel film di Parenti come "schifosi" ancora e ancora. Un sistema di valori etico che intrappola Christian De Sica ed Ezio Greggio, ma soprattutto un Pozzetto stanco che vorrebbe riposare e invece è costretto a recitare.
Qual è il peggiore dei due?