Negli ultimi cinque anni, il giornalismo italiano ha visto emergere nuove voci afrodiscendenti che stanno ridefinendo il panorama mediatico, rompendo gli schemi di un settore tradizionalmente dominato da una narrazione monoculturale. Attraverso social media, podcast e long form giornalistici, queste nuove realtà raccontano il mondo da prospettive spesso ignorate, sfidando stereotipi e portando all’attenzione pubblica tematiche fino a poco tempo fa marginalizzate.
Ne hanno parlato nella seconda edizione dei Valigia Blu Live al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia Leila Beldhaj Mohammed, giornalista freelance e attivista transfemminista, esperta di migrazioni, diritti umani e geopolitica, collabora con LifeGate, Rai News 24 e Radio 24, Nogaye Ndiaye, divulgatrice di origine senegalese e autrice di Universo Parallelo (People, 2024), Hillary Esi Akoun, brand manager e team leader di Essere Nero, la più grande community social italiana dedicata alla cultura nera e alla valorizzazione delle eccellenze afrodiscendenti. Modera: Jessica Cugini, firma di Nigrizia, rivista storica dedicata all’Africa, esperta di migrazione e cittadinanza.
Regia: Vudio
Chi ha detto che “maschio” fa rima con violenza, rigidità e silenzio emotivo? Perché gli uomini compiono oltre il 90% dei crimini violenti, ma si tolgono la vita tre volte più delle donne? E soprattutto: come possiamo riscrivere questa storia, come giornalisti e come lettori?
Se ne è parlato alla seconda edizione dei Valigia Blu Live al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia con Francesca Cavallo, scrittrice e coautrice del bestseller internazionale Storie della buonanotte per bambine ribelli, che torna in libreria con Storie spaziali per maschi del futuro, nuove fiabe che esplorano nuovi modelli di maschilità. Con lei Roberta Giuili, giornalista di Sky TG24, autrice nel 2024 del documentario sulla violenza di genere Ritratto Familiare (regia di Tommaso Frangini, produzione di Roberta Colombo Gualandri), e Pasquale Quaranta, primo Diversity Editor d’Italia e pioniere del giornalismo inclusivo. Perché cambiare è possibile a cominciare dal modo in cui leggiamo e scriviamo di maschilità.
Regia: Vudio
Più di un anno di conflitto a Gaza ha reso il racconto della guerra più difficile che mai. Le testimonianze dall’interno sono state rare, filtrate, spesso ostacolate, e ogni parola pronunciata o scritta è stata attentamente valutata, pensata e ripensata da chi racconta e da chi ascolta. Perché questa guerra è stata così difficile da narrare? Quali sfide hanno dovuto affrontare i giornalisti sul campo e quelli che hanno provato a dare voce a chi è rimasto intrappolato?
Ne parlano Francesca Caferri, corrispondente estera di Repubblica, che segue il mondo arabo e musulmano da quasi 20 anni, avendo lavorato in Israele, Palestina, Egitto, Iraq, Afghanistan, Libano, Pakistan, Yemen, Arabia Saudita e molti altri Paesi; Safwat al Kahlout, corrispondente di Al Jazeera a Gaza, fuggito sei mesi dopo l’inizio della guerra e ora residente in Umbria; e Roberto Cetera, corrispondente de L’Osservatore Romano da Israele, autore di un articolo citatissimo sulle difficoltà dei giornalisti nel raccontare Gaza.
La crisi del diritto internazionale è al centro del dibattito globale. Dall’invasione russa dell’Ucraina alla guerra a Gaza, le norme che dovrebbero regolare la guerra e proteggere i civili vengono sistematicamente ignorate o reinterpretate. Quali sono le conseguenze quando la legalità internazionale diventa un’opzione anziché un principio vincolante? L’Europa, intanto, è costretta a ripensare sicurezza e difesa, mentre l’allontanamento degli Stati Uniti dalle alleanze transatlantiche impone una maggiore autonomia strategica.
In questo incontro, Paola Caridi, esperta di Medio Oriente, Francesca Mannocchi, giornalista che ha raccontato i conflitti sul campo, Nello Scavo, reporter d’inchiesta di Avvenire, Emanuele Cimiotta professore di Diritto Internazionale presso l'Università di Perugia e Giulio Fedele, analista delle dinamiche giuridiche globali, hanno parlato di come il diritto internazionale stia vacillando sotto la pressione delle guerre e delle nuove alleanze geopolitiche.
Nel nuovo contesto normativo europeo, la verifica dell’età sembra la soluzione più immediata per proteggere i minori online. Ma è davvero così semplice? Quali sono i rischi nascosti dietro tecnologie invasive e poco proporzionate: dalla censura preventiva ai pericoli per i diritti dei ragazzi più vulnerabili. Che futuro digitale vogliamo: uno pieno di muri, controlli ed esclusioni, oppure uno più aperto basato sulla conoscenza, sulla fiducia e sulla responsabilità di ciascuno?
*Audio generato con IA: Google NotebookLM
L'incontro alla XIX edizione del Festival Internazionale del Giornalismo con la giornalista Francesca Mannocchi, autrice del documentario "Lirica Ucraina", e il compositore della colonna sonora, Iosonouncane.
Mannocchi continua il percorso che l’ha portata a raccontare diverse zone di conflitto, dalla Libia al Libano, all’Iraq e, più recentemente, all’Ucraina. In "Lirica Ucraina" lo fa con un documentario che parte dalle strade di Bucha, dove la reporter è entrata appena due giorni dopo la liberazione dalle truppe occupanti russe. Lì Mannocchi ha raccolto e raccontato le piccole storie dei sopravvissuti, gli unici a conservare la Memoria.
Raccontare una guerra significa ascoltare chi sopravvive, perché sulla loro pelle, più che sui cadaveri estratti dalle macerie, è impressa la verità.
Il discorso con cui Arianna Ciccone, cofondatrice del Festival Internazionale del Giornalismo, ha introdotto l'evento “Resistere: un monologo di Roberto Saviano” durante la XIX edizione dell'International Journalism Festival.
La lotta per i diritti delle donne: dalle proteste in Iran per dire basta a un governo di terrore che dura da 43 anni, all'Afghanistan dei Taleban, il paese più repressivo al mondo per le donne e le ragazze, private di tutti i loro diritti basilari, secondo le Nazioni Unite, allo Yemen, dove la guerra civile cominciata 8 anni fa ha portato a una delle più devastanti crisi umanitarie al mondo, con forti ripercussioni anche sulla vita e i diritti delle donne. Ne parliamo con Laura Silvia Battaglia al-Jalal, giornalista, documentarista, conduttrice e autrice per Rai Radio 3, esperta di Medioriente, reporter in aree di crisi dal 2007. Musiche: Calm Down - 5 ragazze iraniane ballano sulle note del noto brano di Selena Gomez e Rama in segno di protestaJin, jiyad, azadi - Coro di giovani donne iraniane all'Università di arte di Teheran
Ha detto il procuratore Nino Di Matteo: "L’arresto di Matteo Messina Denaro è una tappa importante nella lotta alla mafia ma è oggettivamente scandaloso che oggi, in un’epoca di tecnologie avanzate e con la preparazione delle nostre forze di polizia, un soggetto resti latitante per 30 anni” ha sottolineato ancora Di Matteo, concludendo: In questi anni sulla latitanza di Messina Denaro si è detto di tutto ma le cronache di questi giorni ci dicono invece che è stato rintracciato a casa sua, il suo volto è uguale a quello delle foto della polizia. Ha abitato a Campobello di Mazara, ha girato con il documento di un’altra persona che abitava nello stesso posto, è stato arrestato in una clinica frequentata da centinaia di persone, aveva un cellulare con cui scambiava messaggi con altri pazienti e si scattata selfie. Lo Stato deve mostrare di non avere paura di fare certe domande e di indagare su cose molto scomode”.
E dunque chi ha protetto Matteo Messina Denaro, l’ultimo dei Corleonesi? Ne parliamo con uno dei più noti giornalisti italiani esperti di mafia, sotto scorta da anni per il suo lavoro d’inchiesta, Lirio Abbate.
A due anni dall'insediamento del governo Meloni, l'Italia ha assistito a una serie di riforme che hanno inciso profondamente su vari settori, tra cui giustizia, sicurezza e autonomia regionale. Queste iniziative legislative hanno suscitato dibattiti accesi riguardo al loro impatto sulla struttura istituzionale e sui diritti fondamentali dei cittadini.
Ne hanno parlato al Festival Internazionale del Giornalismo Dino Amenduni, comunicatore politico e pianificatore strategico presso l'agenzia Proforma; Vitalba Azzollini, giurista e membro del Comitato Scientifico del Policy Observatory della Luiss; Adriano Biondi, condirettore e caporedattore dell'area politica di Fanpage.it; e Annalisa Cuzzocrea, già vicedirettrice de La Stampa, oggi firma di Repubblica.
Regia: Vudio
Brano musicale: Propaganda - Fabri Fibra, Colapesce, Dimartino
Sono settimane in cui stiamo vedendo la Storia, quella con la S maiuscola, comporsi in tempo reale e in modo caotico davanti ai nostri occhi. Questo sta portando a una profonda ristrutturazione della geografia della politica. Il Parlamento Europeo, considerato per decenni una sorta di ‘cimitero degli elefanti’ della politica italiana, è diventato il luogo più centrale in assoluto. E così sono proprio le decisioni prese dai nostri partiti a Strasburgo, per la prima volta da tantissimo tempo, a determinare in modo fondamentale anche le questioni di politica interna. La discussione e il successivo voto sul piano di riarmo europeo proposto da Ursula Von der Leyen, il cosiddetto “ReArm Europe”, potrebbero modificare in modo drastico anche le questioni di casa nostra. La premier, e ancor di più la leader dell’opposizione, sono apparse totalmente impreparate rispetto a ciò che stava per accadere, e nel frattempo assistevamo ad alleanze nuove ma poi non così nuove: Conte e Salvini tornano a votare allo stesso modo, ma anche Fratoianni e Vannacci: tutti uniti da un ‘no’ al riarmo che in questo momento sembra più un regalo a Putin che un gesto pacifista. Ne abbiamo parlato con il nostro Dino Amenduni (e con un contributo di Gabriele Catania) in questa nuova puntata del nostro viaggio nella politica italiana.
Regia: VudioBrano musicale: Propaganda - Fabri Fibra, Colapesce, Dimartino
La Repubblica Democratica del Congo è dilaniata da un conflitto che affonda le radici in rivalità etniche, interessi economici e instabilità politica. L’M23, sostenuto dal Rwanda, ha conquistato città strategiche nel Nord e Sud Kivu, ricche di minerali preziosi come coltan e oro, alimentando violenze e saccheggi. Il governo congolese accusa il Rwanda di sfruttare il conflitto per il controllo delle risorse, mentre la popolazione civile subisce massacri, stupri e sfollamenti di massa. La comunità internazionale, tra pressioni diplomatiche e accordi economici contraddittori, fatica a trovare una soluzione sostenibile. Senza un intervento deciso e strutturale, il ciclo di violenza rischia di proseguire senza fine.
Regia: Vudio
Brano musicale: Delcat Idinco – Bunduki Za Kwetu
Ormai è chiaro che Trump e Putin si sono alleati contro l’Europa e le democrazie liberali.
Il discorso del vice-presidente Vance alla Conferenza di Monaco è stata una dichiarazione di guerra ideologica all’Unione Europea e ai suoi valori. Riecheggia in maniera inquietante il discorso di Putin nel 2007 sempre alla Conferenza di Monaco.
Fu l’inizio dello strappo fra Putin e l’Occidente. Un discorso sottovalutato. Nessuno capì davvero la portata di quelle parole, quando dichiarò che il collasso sovietico fu la più grande catastrofe geopolitica del secolo. Pensavano fosse una iperbole, invece era un manifesto.
“Ogni azione successiva (l'invasione della Georgia, l'annessione della Crimea, l'abbattimento del volo MH17, l'avvelenamento di Skripal, l'uccisione di Navalny) non è stata un incidente isolato, ma una mossa a scacchi attentamente orchestrata. E ora ha vinto la partita lunga due decenni, realizzando ciò che generazioni di leader sovietici potevano solo sognare: Putin lo ha fatto non attraverso carri armati e missili, ma attraverso la pazienza strategica, la manipolazione delle istituzioni democratiche e una fede incrollabile nel destino geopolitico russo.
Questo nuovo finale della Guerra Fredda non si conclude con il trionfo della democrazia liberale occidentale, ma con il suo sistematico smantellamento. L'impalcatura ideologica portante del Cremlino, in cui il potere è verità, i principi sono debolezza e il clientelismo è l'unica vera ideologia, ora definisce la Casa Bianca”.
E questo non deve sorprendere. Trump e Putin sono ‘alleati’ di lunga data, ancora prima del 2016, quando Trump vinse per la prima volta le elezioni americane. Le tracce di questa relazione pericolosa per l’America e per il resto del mondo risalgono a molto prima e si intrecciano con i movimenti estremisti di matrice cristiano-nazista e più recentemente con il progetto politico dei signori della Silicon Valley.
Oggi gli Usa sono leader di un movimento fascista globale.
(00:00:00) Usa, Russia e l'imperialismo mafioso
(03:30:21) La conferenza di Monaco è l’inizio di una nuova era
(10:34:20) Tump-Putin “alleati” contro l'Europa e le democrazie liberali
Regia: Vudio
Brani musicali: Rage Against The Machine - Wake Up ; One Day (Vandaag) - Bakermat
La radicalizzazione di Mark Zuckerberg, l'assalto all'informazione e alla democrazia della nuova oligarchia tech americana, addio a Facebook e Instagram: è ora di ri-costruire la nostra casa digitale.
(00:00) Mark Zuckerberg getta la maschera (14:39) I tech miliardari e l'assalto all'informazione e alla democrazia (30:31) È ora di ricostruire le nostre case digitali
Regia: Vudio Brani musicali: Lily Allen - Fuck You; Beyonce feat K.Lamar - Freedom; Imane - Take care
Con l’annuncio delle elezioni anticipate in Germania e la situazione caotica della politica francese, è in corso un tentativo di narrazione all’interno di certi ambienti della politica: “Il Governo Meloni è il più stabile d’Europa”. Ed è lo stesso concetto sottolineato dal magazine online Politico, che ha indicato Giorgia Meloni “come la persona più potente d’Europa”.
In realtà le cronache quotidiane parlano di una difficoltà ogni giorno crescente, per la presidente del Consiglio, nel tenere insieme i pezzi della sua maggioranza.
Le decisioni della Corte Costituzionale sulla legge sull’autonomia differenziata, per esempio, rendono impraticabile il piano originario della Lega. Le elezioni regionali vinte dal centrosinistra in Emilia-Romagna e in Umbria hanno aumentato i distinguo tra Lega e Forza Italia, e ci si avvicina alla stagione referendaria della prossima primavera, assai temuta dal Governo.
I sindacati, con la CGIL in testa, parlano della necessità di una 'rivolta sociale' contro le diseguaglianze nel nostro paese e riescono a mobilitare, dopo molti anni, centinaia di migliaia di lavoratori.
Cosa possiamo aspettarci, dunque, dal 2025 della politica italiana? Ne abbiamo parlato con il nostro Dino Amenduni in questa nuova puntata del nostro viaggio nella politica italiana.
Regia: Vudio
Intro brano musicale: Propaganda - Fabri Fibra, Colapesce, Dimartino
Studiare la vittoria di Trump significa analizzare oltre il contesto sociale ed economico, addentrarsi nei meandri dell’enigma del consenso, della fascinazione del male, ma anche della potenza di fuoco di un ecosistema informativo o meglio di disinformazione alternativo che sfugge ai radar dei media tradizionali.
Ne parliamo con Marco Arvati, laureato in scienze storiche, si occupa di storia e politica degli Stati Uniti. Collabora con Jefferson - Lettere sull'America, Prismag e Valigia Blu, Leonardo Bianchi, storico collaboratore di Valigia Blu, fra i più brillanti esperti in Italia di estrema destra, autore di diversi libri tra cui ‘Complotti! Da Qanon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto’, Le prime gocce della tempesta. Miti, armi e terrore dell'estrema destra globale. Cura la newsletter Complotti!
Regia: Vudio
Intro brano musicale: Freedom - Beyoncé (feat. Kendrick Lamar)