
È l’ultimo atto della vita di Gesù, che condannato a morte è costretto a caricarsi la sua stessa croce sulle spalle e portarla in cima al Golgota. De André rileggo il rito cattolico della Via Crucis e lo traduce nella sua Via della Croce, raccontando la processione dal punto di vista di chi si trovava ad osservarla.
Uno straordinario spaccato di umanità, come un inferno dantesco in cui tutti i difetti e i limiti della natura umana trascendono la sacralità del momento per raccontarci infine la storia di dolore e sofferenza di un uomo solo.
In questa canzone, De André muove una moltitudine di fortissime critiche sociale e politiche, mettendo a nudo la crudeltà e la bassezza dell’uomo, ma riuscendo comunque alla fine a trovare la via del perdono per tutti.
È il perdono la vera buona novella, che verrà poi seminata per mare e per terra, con un invito a tutti noi: se Gesù, uomo morente, è stato in grado di provare compassione per chi l’ha condannato, chiunque può amare il prossimo suo come sé stesso.