Gli oggetti che Carmine ha conservato nel corso del tempo sono i simboli dei passaggi storici della vita del Mulino Caputo. Raccontano quello che è stato e quello che sarà.
Come il chiavistello del vecchio portone d’accesso allo stabilimento, che è stato recuperato diventando la porta metaforica per il futuro.
Si possono immaginare la pizza e il Babà tra vent’anni? La domanda apre risposte complesse e diventa anche un pretesto per accendere il confronto tra due maghi della farina. Carmine e Antimo raccontano gli impasti che hanno caratterizzato la cultura partenopea, la loro evoluzione e come la percezione del cibo sia cambiata nel corso degli anni.
Antimo Caputo è un avventuriero che ha girato il mondo diffondendo la cultura del cibo insegnata dalla famiglia.
Il segreto del suo lavoro è continuare il sogno, raccontare una storia attraverso dei sacchi di farina che viaggiano lontano, un mezzo per portare un boccone di Napoli in ogni luogo del mondo.
Un lungo percorso che inizia da due fratelli italiani che, per amore, lasciano la vita e il lavoro in New Jersey e scommettono tutto su un pastificio in Italia.
Dagli anni Venti del Novecento fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, i primi importanti passi della famiglia Caputo raccontati dalle parole di Carmine, verso la costruzione del mulino che diventerà l’epicentro della loro attività e della loro vita.