
Nel 2014, Satya Nadella diventa CEO di Microsoft e si trova di fronte a una crisi che va oltre i numeri: un’azienda di 131.000 dipendenti paralizzata da una cultura tossica del “so tutto io”.
I manager trattenevano informazioni per mantenere il potere, i team competevano invece di collaborare, il feedback era vissuto come una minaccia esistenziale
.
Microsoft aveva bisogno di una trasformazione radicale, ma Nadella comprende una verità che molti leader ignorano: non si cambia una cultura aziendale a colpi di memo o nuove policy.
Si cambia solo quando comprendi come funziona il cervello umano sotto stress e in situazioni di cambiamento.
È qui che entra in scena il NeuroLeadership Institute. Attraverso ricerche neuroscientifiche concrete, Microsoft scopre che la loro cultura del “so tutto io” attivava costantemente i centri della minaccia nel cervello dei dipendenti.
Ogni feedback diventava un attacco allo status, ogni cambiamento generava incertezza neurologica, ogni competizione interna minacciava il senso di appartenenza.
Domanda di riflessione: se i vostri interventi di coaching o di management continuano a fallire nonostante tecniche perfette e buone intenzioni, avete mai considerato che il problema non sia nella vostra strategia, ma nel fatto che state involontariamente attivando i sistemi di allarme neurologico delle persone che volete aiutare?