Per collocare i propri titoli di Stato, la prima economia del mondo si affida oggi a un alleato imprevisto: le criptovalute. O meglio, le stablecoin, monete digitali ancorate al dollaro e garantite da riserve liquide. E quale asset più liquido, almeno sulla carta, dei TITOLI DI STATO americani?
Il meccanismo è semplice ma potente. Ogni volta che un investitore compra stablecoin, l’emittente incassa dollari che deve parcheggiare in strumenti sicuri.
Ma se l’idea è brillante, le ragioni che la rendono necessaria non lo sono affatto.......
Spesso quello che si vuole far passare per innovazione altro non è che una nuova maschera. Dietro la “finanza creativa” si celano spesso logiche difensive più che autentico progresso. In questo senso, il rischio è che investitori e cittadini "attratti" dall’innovazione non comprendano i reali rischi. La finanza creativa nasce quasi sempre da logiche difensive, e quando tocca il cuore del debito pubblico il rischio è che la narrazione di progresso nasconda fragilità crescenti.
È proprio qui che il ruolo dei consulenti diventa centrale: aiutare i risparmiatori a distinguere tra innovazione reale e artifici contabili, tra strumenti che generano valore e soluzioni che cercano solo di guadagnare tempo.
L’attrattiva della novità, soprattutto in un contesto digitale come quello delle stablecoin, può oscurare la percezione dei rischi reali.
La tutela del risparmio significa oggi anche smascherare queste “maschere”, spiegando che se persino i Treasury hanno bisogno di artifici per essere collocati, allora la sicurezza assoluta non esiste più.
Ed è proprio in questo vuoto che si misura la responsabilità della consulenza finanziaria.
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