
Probabilmente la maggior parte di noi, io incluso, è cresciuta con l’errata convinzione che la meditazione sia un qualcosa di mistico e religioso per gente strana orientale e che si tratti della tipica cavolata spirituale che non serve a niente e che soltanto i fanatici fanno. Beh, per esperienza personale posso dirvi che si, come tutte le cose a questo mondo, se fatte senza mezze misure e con la mentalità sbagliata, diventano attività prive di significato e spesso si trasformano in atteggiamenti e credenze tossiche per la persona che le svolge. Siamo cresciuti magari vedendo in tv le storie dei monaci buddisti che levitano e che fanno altre cose strane abbastanza fuori dalla portata dei comuni mortali e ovviamente queste esagerazioni hanno poi portato all’errata concezione odierna della meditazione, del suo scopo e dei suoi reali benefici. Perché si, ci sono dei benefici e sono anche tanti. Per l’episodio di oggi, visto che nello scorso abbiamo parlato della neuroplasticità, ho deciso di portare un argomento che gli è strettamente correlato e che inoltre mi sta particolarmente a cuore: ovvero i risultati di numerosissime ricerche scientifiche che dimostrano e spiegano cosa succede esattamente (chimicamente, biologicamente e fisicamente) al nostro cervello quando meditiamo.