
Quante volte ci siamo detti che fare una determinata cosa non faceva per noi e che non “eravamo portati” per farla? Chissà quante volte ci siamo fatti fermare da pensieri del genere denigratori nei nostri confronti. Io in primis diverse volte mi sono detto che non ero affatto portato per fare una cosa e magari ho perso tantissime occasioni che neanche avrò la possibilità di sapere quali sono. Se ci ripenso ora, con il senno di poi, mi mangio le mani al solo pensiero; e questo perché ho capito con l’esperienza e lo studio che ci sono davvero pochissime cose, se non quasi niente, che non possiamo fare quando lo vogliamo davvero. Ma non fraintendetemi, non sto dicendo la tipica frase motivazionale del cavolo che ci sentiamo ripetere spessissimo, dico questo perché lo dice la scienza, e più nello specifico la NEUROPLASTICITA’. Qualcuno di voi ne avrà già sentito parlare visto che l’ho citata spesso negli scorsi episodi e oggi andremo ad approfondire l’argomento, sperando di poter dimostrare ai più scettici di voi quanto potenziale nascosto abbiamo.
Se volessimo fare i cervelloni e dare una “definizione scientifica”, Per plasticità cerebrale si intende la capacità dell'encefalo di modificare la propria struttura e le proprie funzionalità a seconda dell'attività dei propri neuroni, correlata ad esempio a stimoli ricevuti dall'ambiente esterno. Una definizione più semplice sarebbe: il nostro cervello può cambiare forma e dimensione letteralmente a seconda di come vogliamo noi. Inteso nel senso che siamo noi a scegliere quali abitudini avere e quale comportamento adottare nella quotidianità. Questo avrà un riflesso diretto sulle connessioni neurali e quindi andrà ad aumentare o diminuire di conseguenza il numero e la forma di quelle connessioni, modificando a sua volta le molteplici sezioni di cui è composto il cervello.