Il suono delle pagine - Il Trentino nella Grande Guerra
SIE
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9 months ago
Il 28 giugno 1914 è il giorno che cambia la storia del mondo, d’Europa, d’Italia. Soprattutto è il giorno che cambia la storia del Trentino, allora Welschtirol e parte integrante della contea del Tirolo e quindi dell’impero austro-ungarico. Alle 10.30 di quella domenica, a Sarajevo, il nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip esplode due colpi di pistola contro Francesco Ferdinando, nipote di Francesco Giuseppe ed erede al trono, e la moglie Sofia. È il casus belli che, in un crescendo di tensioni, porterà allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Sarà la Grande Guerra, che ripercorriamo grazie a questa nuova serie dei Suoni delle Pagine, il podcast curato da Mario Cagol. L’attore rilegge le pagine del libro “Il Trentino nella Grande Guerra”, scritto da Luigi Sardi ed edito da Curcu&Genovese.
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Il 28 giugno 1914 è il giorno che cambia la storia del mondo, d’Europa, d’Italia. Soprattutto è il giorno che cambia la storia del Trentino, allora Welschtirol e parte integrante della contea del Tirolo e quindi dell’impero austro-ungarico. Alle 10.30 di quella domenica, a Sarajevo, il nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip esplode due colpi di pistola contro Francesco Ferdinando, nipote di Francesco Giuseppe ed erede al trono, e la moglie Sofia. È il casus belli che, in un crescendo di tensioni, porterà allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Sarà la Grande Guerra, che ripercorriamo grazie a questa nuova serie dei Suoni delle Pagine, il podcast curato da Mario Cagol. L’attore rilegge le pagine del libro “Il Trentino nella Grande Guerra”, scritto da Luigi Sardi ed edito da Curcu&Genovese.
La disperazione dei soldati in trincea porta molti di essi, oltre agli episodi di autolesionismo per poter essere rimandati a casa, a togliersi la vita. Gli alti comandi, non potendo punire i morti, minacciano di punire le famiglie dei soldati suicidi. All’esterno si esalta invece l’eroismo. Fino all’arrivo dei gas.
Alla fine del giugno 1915 le battaglie scatenate dall’esercito italiano portano alla luce l’impreparazione del regno, anche a livello sanitario. Sul Carso un’epidemia di colera riempie gli ospedali. Le condizioni nelle trincee al fronte sono tragiche, amplificate dallo shock dei bombardamenti.
Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.
A Trento i giornali agonizzano, stretti tra la censura e la tragedia della guerra. A occupare sempre più spazio sono gli elenchi dei caduti al fronte. Alcide Degasperi, consigliere comunale, e il vice podestà Giuseppe Menestrina prendono il treno diretto a Innsbruck. L’obiettivo: invocare provvedimenti a tutela della popolazione trentina, mentre ai confini meridionali si ammassano le truppe dei due eserciti. Si apre il fronte italiano.
Bastano poche settimane per conoscere la realtà della guerra. La sofferenza è quotidiana. L’orrore è ovunque. I giornali lo raccontano ma l’impeto patriottico non ne risente. Nel Regno d’Italia, la retorica della “guerra italiana” per i fratelli delle terre irredente fa molta presa, persone sui giovani studenti.
Il pane si vende con la tessera: i giornali protestano e reclamano l’aumento della razione della polenta. Il Trentino comincia a sentire la fame. Il limite massimo giornaliere di 200 grammi di farina, stabilito dal governo centrale e per i quali le donne si mettono in coda ai magazzini comunali, rischia di mettere in ginocchio le famiglie, che proprio nella polenta hanno la principale fonte di nutrimento.
In Trentino vengono esonerati dalla scuola i ragazzi che possono essere utili nei campi, visto che gli uomini sono al fronte; gli altri vengono organizzati in squadre di lavoro. Vienna risponde e mette le scuole al servizio del lavoro: è uno degli aspetti dell’economia di guerra. Intanto i giornali cominciano a parlare delle trattative tra Austria e Italia.
A Vienna il ministro degli Esteri Leopold Berchtold, che si era rassegnato a sacrificare il Trentino pur di garantirsi la neutralità italiana, si fa da parte. Lo sostituisce Stephan Buriàn. Il quale rinnega l’impostazione del suo predecessore, seguendo la linea di Francesco Giuseppe.
Fra i giovanissimi soldati giunti sul fronte russo dal Trentino , si diffonde un canto triste, che racconta la tragedia della guerra. Pare di udire il sibilare del vento, quando viene cantato in quelle terre così lontane. Le parole in dialetto fanno esplodere l’anima trentina.
I prigionieri di guerra diventano un grande problema per le potenze in conflitto. Sull’Alto Adige viene pubblicata la lettera di un giovane medico, mandato a combattere sul fronte russo, fatto prigioniero e mandato in Siberia.
Il principe tedesco von Bülow, a Roma, lavora per mantenere la neutralità italiana nella guerra, e mette sul piatto il Tirolo italiano. Il Trentino diventa così merce di scambio.
La guerra sta diventando mondiale, i trentini combattono sotto la bandiera austroungarica, mentre in Italia si dibatte sul ruolo dell’Italia. E le simpatie non sono per l’Austria.
Taulero Zulberti, che sarà eminente giornalista, descrive nei suoi appunti di guerra, scritti in al fronte in Galizia, dove serviva come Kaiserjäger, la tragedia della guerra di trincea: la fame, il freddo, il fango, il terrore dei soldati che si uccidono prima di essere mandati allo sbaraglio.
I combattimenti nei Carpazi continuano, in Galizia gli attacchi russi vengono contenuti. Migliaia di soldati trentini partecipano alla battaglia di Przemysl, fortezza austriaca in Galizia, che viene assediata ed espugnata dai russi.
È dicembre, vento e gelo battono il Trentino, e al fronte si muore assiderati. La speranza di una guerra breve si è spenta, così come quella di un ritorno a casa per il Natale.
Sul fronte occidentale si combatte tra trincee e filo spinato, in cielo gli aerei mitragliano e bombardano, affrontando terribili duelli. Sul fronte orientale la guerra è meno tecnologica e più rusticana. Quello che non cambia è il risultato: una strage.
L'appello alla pace del papa passa inosservato, la voce dei cannoni è troppo forte. In Trentino i giornali cominciano a pubblicare le liste dei caduti, con i nomi dei "nostri morti".
La guerra diventa una guerra di trincea, e i massacri si susseguono. In Italia le manifestazione a favore della guerra contro l’Austria sono quasi quotidiane. Cesare Battisti è uno dei protagonisti di quelle giornate.
L’Italia, in gran segreto, ha intavolato negoziati con i paesi dell’Intesa. Dalla proclamata neutralità, si prepara la guerra contro l’alleato austriaco. In Trentino, la pubblicazione di una lettera dal fronte fa grande scalpore, mentre la lista dei caduti si allunga.
Il suono delle pagine - Il Trentino nella Grande Guerra
Il 28 giugno 1914 è il giorno che cambia la storia del mondo, d’Europa, d’Italia. Soprattutto è il giorno che cambia la storia del Trentino, allora Welschtirol e parte integrante della contea del Tirolo e quindi dell’impero austro-ungarico. Alle 10.30 di quella domenica, a Sarajevo, il nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip esplode due colpi di pistola contro Francesco Ferdinando, nipote di Francesco Giuseppe ed erede al trono, e la moglie Sofia. È il casus belli che, in un crescendo di tensioni, porterà allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Sarà la Grande Guerra, che ripercorriamo grazie a questa nuova serie dei Suoni delle Pagine, il podcast curato da Mario Cagol. L’attore rilegge le pagine del libro “Il Trentino nella Grande Guerra”, scritto da Luigi Sardi ed edito da Curcu&Genovese.