Il podcast settimanale de “Il Rosso e il Nero”, la rubrica di strategia d’investimento a cura di Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos. Per non perdere tutti gli aggiornamenti di Kairos, iscriviti alla sezione Approfondimenti del sito www.kairospartners.com
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Crescita sostenuta, ma anche inflazione. Bolle, ma anche profitti record. Differenziare non solo per settori o geografie, ma anche per stili di investimento permetterà di attraversare meglio la prossima fase.
L’euforia lascia il posto a una visione più equilibrata. I rischi non sono solo nelle valutazioni di borsa, ma anche sulla tecnologia e sull’economicità dell’AI generativa. Le condizioni al contorno sono comunque positive e limiteranno la portata di un’eventuale correzione.
I dazi di Trump stanno raccogliendo più soldi del previsto. Ridimensionarli servirà a ottenere in cambio concessioni strategiche ed economiche dai partner commerciali e a contenere l’inflazione nel 2026, un anno elettorale.
Protezionismo e sanzioni non hanno finora frenato la crescita dell’economia e del commercio globali, ma il livello dello scontro potrebbe continuare a salire. Meno efficienza e più adrenalina, con i mercati orientati a guardare più ai fatti che alle minacce.
Il rialzo dell’oro del 1980 fu il gran finale della stagflazione e coincise con l’inizio del superciclo di disinflazione. Quello di oggi, insieme al bull market azionario, vede invece davanti a sé una lunga fase di surriscaldamento controllato. Podcast registrato in data 17 ottobre 2025.
Il mondo ha tre priorità non negoziabili in concorrenza tra loro. Il loro variabile riallineamento può produrre risultati originali, come il grande rimbalzo in borsa delle energie pulite.
Tra riarmo generalizzato e possibili accordi la fase attuale è molto fluida. Perché, tra le tante ipotesi e i grandi rischi, è possibile anche pensare a scenari non negativi per i mercati, almeno nel breve periodo.
Non c’è fuga dall’America e non c’è l’ombra di recessione. L’intelligenza artificiale è il fattore di traino della crescita ma anche il suo punto di vulnerabilità. Il taglio dei tassi tra rischi di surriscaldamento e assicurazione contro battute a vuoto dell’IA.
Altro che recessione. Con i tagli dei tassi e il dollaro più debole, l’economia americana non avrà problemi e rischierà quel surriscaldamento che Trump dice di volere. E’ uno scenario ancora positivo per le borse, più incerto per i bond lunghi
Non si può costruire una rete infinita di ferrovie. Si può però sognare un’espansione senza limiti dell’Intelligenza Artificiale. Per questo la bolla sull’AI ha più spazio, soprattutto se è accompagnata da una Fed ammorbidita e da un’inflazione per ora contenuta.
Bloccate per via giudiziaria tutte le iniziative di Trump, inclusi i dazi. Perché i mercati sembrano non curarsene? In un clima di inflationary boom, meglio le azioni dei bond lunghi.
Tagliare i tassi a tutti i costi per avere crescita può fare male ai bond lunghi. Tagliare i tassi per avere meno spese per interessi e meno disavanzo può anche rassicurarli. Tutto, alla fine, dipende dai livelli d’inflazione.
Uno dei pilastri della narrazione rialzista, la tenuta dell’occupazione, è entrato in crisi. Lo ha subito sostituito il pilastro dai tassi, che una Fed finalmente ammorbidita potrà inziare a tagliare già da settembre.
L’America riconosce di essere meno forte, ma sta imparando a usare con più efficienza e decisione la non poca forza che le resta. I mercati se ne stanno accorgendo e stanno quindi rivedendo il tema della fuga dall’America che tanto ha circolato nei mesi scorsi.
Le imprese occidentali lavorano per il profitto, le imprese asiatiche per la quota di mercato. La loro economia cresce più della nostra, le loro borse di meno. Qualcosa però sta cambiando. In Corea e in Cina.
I disavanzi pubblici creano ottimismo nelle borse e pessimismo tra i bond. È un atteggiamento giustificato, ma non bisogna esagerare, perché la spesa pubblica non andrà fuori controllo.
Le borse sui massimi ingolosiscono Trump e lo inducono a proporre misure sempre più aggressive. I mercati sono forti perché gli credono o perché non gli credono? Nel dubbio, meglio seguire la bussola degli utili, che offre ragioni di ottimismo.
Perché i mercati sono di ottimo umore, nonostante due su tre degli obiettivi macro di Bessent siano stati finora mancati. Il 2026 come un piccolo 2021?
Le borse dimenticano le ansie sui dazi e sull’indipendenza della Fed e si lasciano attrarre dalla volontà diffusa di stimolare l’economia globale. La fuga dall’America si limita alla fuga dal dollaro e Wall Street ritorna investibile.
Il fronte geopolitico crea per i mercati più downside che upside, ma resta profondamente incerto. Quello che è certo e strutturalmente positivo per l’azionario, è che le politiche monetarie e fiscali si sintonizzeranno presto su una linea espansiva.
Il podcast settimanale de “Il Rosso e il Nero”, la rubrica di strategia d’investimento a cura di Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos. Per non perdere tutti gli aggiornamenti di Kairos, iscriviti alla sezione Approfondimenti del sito www.kairospartners.com