Il podcast settimanale de “Il Rosso e il Nero”, la rubrica di strategia d’investimento a cura di Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos. Per non perdere tutti gli aggiornamenti di Kairos, iscriviti alla sezione Approfondimenti del sito www.kairospartners.com
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Non si può costruire una rete infinita di ferrovie. Si può però sognare un’espansione senza limiti dell’Intelligenza Artificiale. Per questo la bolla sull’AI ha più spazio, soprattutto se è accompagnata da una Fed ammorbidita e da un’inflazione per ora contenuta.
Bloccate per via giudiziaria tutte le iniziative di Trump, inclusi i dazi. Perché i mercati sembrano non curarsene? In un clima di inflationary boom, meglio le azioni dei bond lunghi.
Tagliare i tassi a tutti i costi per avere crescita può fare male ai bond lunghi. Tagliare i tassi per avere meno spese per interessi e meno disavanzo può anche rassicurarli. Tutto, alla fine, dipende dai livelli d’inflazione.
Uno dei pilastri della narrazione rialzista, la tenuta dell’occupazione, è entrato in crisi. Lo ha subito sostituito il pilastro dai tassi, che una Fed finalmente ammorbidita potrà inziare a tagliare già da settembre.
L’America riconosce di essere meno forte, ma sta imparando a usare con più efficienza e decisione la non poca forza che le resta. I mercati se ne stanno accorgendo e stanno quindi rivedendo il tema della fuga dall’America che tanto ha circolato nei mesi scorsi.
Le imprese occidentali lavorano per il profitto, le imprese asiatiche per la quota di mercato. La loro economia cresce più della nostra, le loro borse di meno. Qualcosa però sta cambiando. In Corea e in Cina.
I disavanzi pubblici creano ottimismo nelle borse e pessimismo tra i bond. È un atteggiamento giustificato, ma non bisogna esagerare, perché la spesa pubblica non andrà fuori controllo.
Le borse sui massimi ingolosiscono Trump e lo inducono a proporre misure sempre più aggressive. I mercati sono forti perché gli credono o perché non gli credono? Nel dubbio, meglio seguire la bussola degli utili, che offre ragioni di ottimismo.
Perché i mercati sono di ottimo umore, nonostante due su tre degli obiettivi macro di Bessent siano stati finora mancati. Il 2026 come un piccolo 2021?
Le borse dimenticano le ansie sui dazi e sull’indipendenza della Fed e si lasciano attrarre dalla volontà diffusa di stimolare l’economia globale. La fuga dall’America si limita alla fuga dal dollaro e Wall Street ritorna investibile.
Il fronte geopolitico crea per i mercati più downside che upside, ma resta profondamente incerto. Quello che è certo e strutturalmente positivo per l’azionario, è che le politiche monetarie e fiscali si sintonizzeranno presto su una linea espansiva.
C’è un settore che potrebbe crescere ancora più velocemente dell’Intelligenza Artificiale. E’ quello delle nuove tecnologie applicate alla difesa, dominato da figure talvolta apparentemente improbabili, in realtà estremamente determinate.
Visioni preoccupate sui destini dell’America si confrontano con un’economia che sta inaspettatamente riaccelerando e con borse sui massimi. La questione del budget americano e la disputa sulle terre rare.
Se non riuscirà a reintrodurre i dazi cancellati dal tribunale del commercio, l’amministrazione americana si dedicherà alla tassazione selettiva dei capitali esteri. Tutto è però molto fluido, mentre l’azione globale di stimolo alle economie continuerà a offrire un importante sostegno alle borse.
È giustificato il nervosismo sui bond? No, se si guarda al livello attuale dei rendimenti. Di più, se si tiene conto dei rischi strutturali di medio-lungo termine. È comunque incoraggiante che l’inflazione si mantenga sotto controllo.
Più Treasuries da emettere, perché il disavanzo americano resterà alto, e meno compratori. Per il rialzo delle borse i tassi a lungo possono diventare un problema fino a che la Fed non tornerà a comprare.
Sotto i riflettori ci sono i dazi, ma dietro le quinte si parla di riallineamenti valutari e di acquisti di debito americano. L’ampio spazio di rivalutazione di alcune valute asiatiche rispetto al dollaro.
La corsa alle scorte sostiene l’economia globale. Il negoziato tra America e Cina appare l’ostacolo più difficile, ma una moratoria sui dazi potrebbe accompagnare l’eventuale inizio delle trattative e ridare fiducia.
Il dollaro punta sulle stable coins. L’euro sul ritorno dei capitali dall’America. Il renminbi sulla convertibilità con l’oro. Il regno del dollaro non è finito, ma la competizione sarà più accesa.
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