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Flamenco Chiavi in Mano podcast
Sabina Todaro
140 episodes
2 months ago
Una chiave di lettura rivoluzionaria per capire il flamenco nella sua essenza culturale e musicale, offerta da Sabina Todaro. Dedicato a chi voglia conoscere e/o approfondire questa forma d'arte in modo non nozionistico, ma utilizzando la logica e comprendendo questo meraviglioso fenomeno, che è il flamenco, in tutti gli aspetti possibili, come strumento per la vita.
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Una chiave di lettura rivoluzionaria per capire il flamenco nella sua essenza culturale e musicale, offerta da Sabina Todaro. Dedicato a chi voglia conoscere e/o approfondire questa forma d'arte in modo non nozionistico, ma utilizzando la logica e comprendendo questo meraviglioso fenomeno, che è il flamenco, in tutti gli aspetti possibili, come strumento per la vita.
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Episodes (20/140)
Flamenco Chiavi in Mano podcast
#140- Il recupero del flamenco antico fatto dalla Sociedad Pizarras
Ti racconto del recupero del flamenco antico, storico fatto dalla Sociedad Pizarras.
Il progetto nasce nel 2021 grazie alla creatività di Pedro Moral Soriano, aficionado granadino , cresciuto alla "scuola" di suo padre Fernando, che ha da sempre una passione ed una conoscenza infinita verso i lflamenco storico. 

Ciò che ha avuto più successo, che è stato portato avanti da manager, spettacoli teatrali, case discografiche, non è tutto ciò che aveva valore: molti artisti, stili e modi si sono persi perché non sono stati incisisu nessun supporto. 
Dalla fine dell'800 il flamenco è stato coinvolto nell'industria discografica, dapprima con i dischi di "pizarra", che noi chiameremmo a 78 giri. Ascoltarli all'epoca era un lusso, perché richiedeva di avere un grammofono che non tutti potevano permettersi. 


Con l'espansione del disco, gli artisti hanno visto espandersi il loro mercato. Fra l'altro le case discografiche pagavano gli artisti molto di più di quanto di solito venivano pagati nei locali. 

Molti artisti non vollero incidere perché il flamenco si basa sul momento presente, sul rapporto con il pubblico presente in sala, che interagisce. Incidere in una stanza senza pubblico poteva non essere stimolante. Molti artisti erano più interessati alla comunicazione con il pubblico e all'espressione e quindi non incisero, ma molti lo fecero.

Torniamo alla Sociedad Pizarras. Pedro decide, nel 2021, di digitalizzare e rendere disponibile la sua grossa discografia flamenca storica su Youtube, nel canale "Flamendro". Capisce ben presto che questo impegno richiede la collaborazione di altre persone, e conosce Antonio Sanchez Moya, altro aficionado che viene da una famiglia di aficionados e decide di fondare una associazione che si occupi della diffusione del flamenco storico, quello dei dischi antichi. Si crea un gruppo di persone intorno a questo canale youtube, grazie anche ai commenti fatti dagli utenti, e si crea una comunicazione fra di loro grazie ad un gruppo Whatsapp. 
Il gruppo raggiunge i familiari di alcuni artisti, che condividono le loro testimonianze e i ricordi di famiglia. E al tempo stesso il canale si arricchisce di foto, che accompagnano i video. 
Di molti artisti non si sa nulla, neanche il nome "vero", perché magari incisero o si esibirono sotto uno pseudonimo. Di molti non si sa nulla, o molto poco. La flamencologia attuale fa ricerche grazie agli archivi delle riviste e dei giornali, gli atti di nascita e di morte, e anche utilizza i manifesti di spettacoli, conservati dagli aficionados (io stessa ne ho parecchi!).

La Sociedad Pizarras raccoglie sempre più materiali, sempre più dischi, e digitalizza anche cassette rare, cd a tiratura limitata, concerti. Nei video, Pedro Moral, con una energia infinita, inserisce commenti, consigli di ascolto, confronto con altri artisti, immagini d'epoca, e una comodissima guida al minutaggio dei vari brani, titoli. E' uno strumento incredibile di studio. 

La Sociedad Pizarras, senza scopo di lucro, sta sviluppando un sito web, www.flamencopizarra.com, al quale stiamo collaborando in tanti membri della Sociedad, che offre guide di ascolto, biografie di artisti, immagini, i testi delle strofe cantate, che a volte sono difficilissimi da capire, spesso da indovinare, analisi stilistiche, consigli. Un sito molto didattico pieno di informazioni introvabili.

Alcuni cantaores magari nei primi del 900 hanno inciso solo un disco, due brani. Ciò che poteva essere contenuto in un supporto antico. 

il flamenco di allora era molto "puro", e nel corso della storia qualche personaggio ha avuto molto successo, e ha messo in ombra altri artisti, magari per questioni politiche, di commercializzazione, di capacità di creare contatti politici. Alcuni cantaores cantavano per una esigenza spontanea, di vita, non per una esigenza di lavoro. Molti cantaores antichi hanno rifiutato anche...
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2 weeks ago
27 minutes

Flamenco Chiavi in Mano podcast
#139 Jeromo Segura e il Fandango de Huelva - Flamenco Chiavi in Mano
Parliamo dell'importanza del cantaor onubense Jeromo Segura nello sviluppo della storia del fangando de Huelva. Nessuno ne parla, forse perché è qualcosa che sta succedendo adesso, ma occorre dirlo!

Jeromo nasce a Huelva città, nel 1979, e fin da bambino si appassiona al flamenco grazie alla sua nonna Catalina. E' autodidatta fino a che nel 2000 riesce ad entrare nella finale del concorso per il cante por Fandango della sua città e vince una borsa di studio per entrare a studiare nella famosissiam scuola Fundacion Cristina Heeren di Siviglia, dove ha occasione di studiare con Naranjito de Triana, che Jeromo riconosce come il suo maestro, e con José de la Tomasa.
 
Nel 2001 vince il premio per giovani cantaores del concorso de La Union, con un cante por Martinete de Triana. Comincia così a farsi conoscere, e viene adocchiato da Eva la Yerbabuena, che lo incorpora nella sua compagnia, offrendoglio una esperienza lavorativa incredibile. Grazie a questa collaborazione Jeromo a poco più di 20 anni ha sviluppato incredibili capacità di osservazione, gli ha aperto la mente alla curiosità nei confronti di altre forme culturali e musicali oltre al flamenco, di vedere il mondo con occhi curiosi e di imparare ogni giorno da ciò che vedeva intorno a sé. 

Jeromo, da persona intelligente e molto curiosa che è, ha cominciato ad investigare sul flamenco. Nel 2011 produce un cd come solista, "Oro viejo", e nel 2013 vince i prestigiosissimo premio "Lampara Minera" del festival de Cantes de las Minas de La Union. Questa esperiena, oltre a dargli una rilevanza come cantaor solista, gli dà il via per esplorare i cantes de levante per come vengono interpretati a La Union. A Murcia, intorno al festival de La Union, c'è un modo particolare di cantare, che ha insegnato a Jeromo ad esplorare un modo diverso di respirare e lo ha portato ad aver voglia di investigare sui cantes antichi della zona: si sedeva con Rosendo Fernandez, il chitarrista ufficiale del festival, e con i ristoratori della zona, soprattutto Fernando el Vinagrero, e dalla loro esperienza Jeromo faceva tesoro per esplorare modalità di cante più antichi, facendosi cantare ciò che loro, senza essere evidentemente dei cantaores, avevano vissuto. Così arriva ad incidere una antologia di cantes della zona. 

Grazie a questa esperienza, Jeromo pernsa di poter fare un recupero i questo genere anche con i cantes tradizionali di Huelva. Questo produce un disco meraviglioso fatto in tiratura limitata e venduto per vie semi ufficiali, bellissimo: "Romances del Alosno". Era il 2016. In questo disco Jeromo incide canti tradizionali che non erano mai stati incisi prima. Per fare questa operazione, andò a cantare con gli anziani del paese del Alosno, e incise brani come La Nana de las coplas del Nino, Romance de Gerineldo, Seguidillas antiguas de la Cruz, Sevillanas biblicas... tutti brani che rischiavano di perdersi, perché ciò che non viene inciso ma solo affidato alla tradizione orale, a volte si perde! Da ora in poi chiunque potrà ascoltarli e goderne! 

Il fandango de Huelva nasce dallo sviluppo dei cantes precedenti, e il ruolo del Alosno nel fandango è chiarissimo, e Ascoltando questo cd sarà possibile conoscere una tradizione fondamentale per lo sviluppo del fandango de Huelva!

Ti faccio ascoltare una piccola parte de la copla del pino e del Romance de Gerineldo, che sono melodie tradizionali semplici e ripetitive, che Jeromo rende  prodotto artistico, con la sua creatività, ma da queste melodie si coglie la loro origine popolare. 

Una altro progetto importantissimo per quello che riguarda lo sviluppo del Fandango de Huelva da parte di Jeromo Segura è lo spettacolo teatrale, nato nel 2021 "La vida cantada y contada del genio de Paco Toronjo", nel quale Jeromo canta ed impersona Paco, raccontando la sua vita ed imitiando il suo stile in modo molto toccante. 

Jeromo si è immedesimato moltissimo nel suo...
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1 month ago
24 minutes

Flamenco Chiavi in Mano podcast
#138 Paco Toronjo e il Fandango de Huelva - Flamenco Chiavi in Mano
Paco Toronjo è una figura assolutamente imprescindibile, parlando dell'evoluzione del Fandango de Huelva. 
Francisco Antonio Toronjo Arreciado nasce all'Alosno nel 1928. Appassionatissimo ai cantes della sua terra, Paco imparò a cantare ascoltando i suoi compaesani. Iniziò facendo lavori "normali", nei campi e nelle miniere di Rio Tinto, per poi affacciarsi al professionismo. 
Inizia a cantare con suo fratello Pepe, formando il duo "Los hermanos Toronjo", con il quale approfondì moltissimo le sevillanas, dando una svolta importante a questo genere musicale, che prima era limitato a pochi brani "famosi", resi popolari da cantaores cone la Nina de los Peines. Le seguidillas Alosneras tradizionali grazie a loro diventano Sevillanas biblicas, più complesse e con una morale finale. 

Ti faccio ascoltare un cante por fandango del Alosno fatto dal fratello Pepe, che cantava in modo molto aderente alla tradizione.
Purtroppo Pepe muore e Paco prosegue l'attività artistica spostandosi totalmente verso il fandango. 

Paco aveva una voce molto particolare, distintiva, e una capacità impressionante di improvvisare testi. Conosceva tutte le diverse melodie delle varie zone della provincia di Huelva, ma interpretò il tutto in maniera molto personale. Fra l'altro aveva un carattere molto socievole ed empatico, che manteneva anche queando si trovava in suituazioni molto formali, in teatro, in televisione: rimaneva l'amico della porta accanto! Durante una intervista televisiva, non avendo accanto un musicista che potesse accompagnarlo, cantò ugualmente senza accompagnamento, per compiacere la richiesta della conduttrice, mantenendo sempre la sua spontaneità. Questo rese molto facile per il pubblico identificarsi con lui.

Il regime franchista stava schiacciando il flamenco e il fandango poteva rimanere confinato in una storia locale, ma Paco Toronjo riesce ad evolvere il fandango verso l'arte, e farlo conoscere ben al di là dei confini della provincia di Huelva. Portò il fandango anche al cinema, partecipando a due film di Carlos Saura, negli anni 90, "Sevillanas" e "Flamenco".

E' figlio prediletto del Alosno, ha due vie a lui dedicate, una a Huelva e l'altra al Alosno. E'' molto riconosciuto e molto amato ancora oggi, a 27 anni dalla sua morte. 

La sua voce è moltlo personale e il suo modo di cantare generoso, senza limiti. Non si risparmiava ed era presente in modo spontaneo, avvicinandosi alla potenza espressiva del cante jondo, evolvendo il fandanguillo, più semplice e leggero, verso il flamenco, grazie anche ad una passione per il cante por Siguiriya. Possiamo ascoltare sue salidas del cante por siguiriya che poi evolvono in fandango!

Ha ricercato uno stile forte e personale anche per la salida del cante por fandango, cosa che ha molto influenzato i cantaores a seguire, che sono stati incoraggiati a ricercare una propria via personale: Arcangel, Sandra Carrasco, Jesus Corbacho, La Argentina, Jeromo Segura (del quale ti parlerò nella prossima puntata del podcast). Questo ha enormemente arricchito il panorama del fandango de Huelva. 


A 70 Paco morì a Huelva, nel 1998. Qualcuno dice che una volta ammalatosi, non potendo più cantare, morì perché senza il cante la sua vita non aveva più senso per lui.

Sono Sabina Todaro mi occupo di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985, dal 1990 insegno a Milano, al Mosaico Danza, baile flamenco e un lavoro di ricerca sulle espressioni delle emozioni attraverso le dinamiche delle danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance e unpotente lavoro corporeo, Dance Workout. 
Personalmente ho sempre considerato Paco Toronjo come un punto chiave della storia del fandango, e grazie alla preparazione di questi podcast ho apprezzato tutti gli altri cantaores che hanno fatto la storia di questo palo, riconoscendo a Paco la capacità di averlo reso davvero definitivamente flamenco!
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1 month ago
18 minutes

Flamenco Chiavi in Mano podcast
#137- Cantaores di Huelva che hanno fatto la storia del Fandango (Prima parte) - Flamenco Chiavi in Mano
In questo podcast parliamo di una selezione di cantaores che hanno fattola storia del Fandango di Huelva. Ho scelto come criterio di parlare di cantaores che hanno lasciato incisioni della loro musica e che sono di Huelva, e mi sono fatta guidare dal mio gusto e da quello che ho studiato sull'argomento. 

Moltissimi sono stati i cantaores che hanno contribuito parecchio allo sviluppo del Fandango de Huelva, come ad esempio El Gloria, Manuel Vallejo, Pepe Marchena, Macandé, el Niño de Alora, el Niño de Aznalcollar, la Niña de los Peines, ma non sono di Huelva.

La Parrala era una cantaora mitica di fandango ma era del 1845, e non ci ha lasciato nulla di registrato, ovviamente!
Iniziamo subito però con una eccezione: José Pérez de Guzman, che era di Jerez de Los Caballeros, provincia di Badajoz, Estremadura. Nacque nel 1891 e si trasferì però a Huelva molto presto. Creò uno stile di fandango de Huelva più simile al cante jondo. Sembra un fandango abandolao, e ha avuto tantissima influenza sui cantaores a seguire. Era benestante, quindi non aveva bisogno di cantare per vivere. Una volta arrivato a Huelva, si appassionò enormemente al cante flamenco e alla chitarra. Creò melodie più emozionanti, personali e non più di tradizione popolare, e questo punto di vista ha generato una nuova maniera di cantare fandango. 
Perez de Guzman fu anche calciatore semiprofessionale, e proprio per causa di un problema di salute che gli impedì di continuare a giocare, si tolse la vita a soli 39 anni. 
Non incise nulla, purtroppo (quindi mi sto contraddicendo due volte, parlando di un cantaor che non era di Huelva e che non ha inciso), ma la sua influenza sull'evoluzione del Fandango fu imprescindibile. 

L'eredità di Perez de Guzman fu fortissima su José Rebollo. Nato a Moguer (la stessa cittadina in cui era nata la Parrala!) nel 1895, cominciò a cantare giovanissimo e a 17 anni si trasferì a Huelva, per lavorare al porto come scaricatore. Si trasferì poi a Siviglia, condividendo il palcoscenico con tutti i maggiori cantaores della sua epoca, collaborò con i chitarristi di punta dell'epoca: Manolo Badajoz, Ramon Montoya, Manolo de Huelva, e visse in quella fucina del cante che fu la zona della Alameda de Hercules della Siviglia di quell'epoca. Cantava incredibilmente bene anche altri palos, ad esempio la Siguiriya.
Aveva una voce intonatissima, un grande senso del ritmo e un modo di cantare molto personale. Creò una salida del cante por fandango di tutto rispetto. 
Era adorato dal pubblico e anche dai colleghi. Pare che nessuno avesse il coraggio di cantare dopo di lui in una riunione. Era talmente pura la sua voce, che fu d'esempio per tanti. 
Avrei voluto farti sentire un fandango di Perez de Guzman cantato da Rebollo, ma non ce n'è nessuno registrato. Te lo faccio ascoltare più avanti, cantato da Paco Isidro. 

I brani che ti faccio ascoltare sono quasi tutti frutto della recerche e del lavoro della Sociedad Pizarras, che preserva la musica antica flamenca, quella incisa sugli antichi cilindri di cera e sui dischi di ardesia. Trovi un immenso patrimonio nel loro canale Youtube e tantissime informazioni sul sito flamencopizarra.com 

Paco Isidro, al secolo Francisco Barrera Garcia era nato a Huelva nel 1896. Prese il nome dal suo patrigno, che si chiamava Isidro ed era famoso perché aveva una fiorente attività di affitto di carrozze, alla quale Paco Isidro collaborava. Essendo ricco, non aveva bisogno di cantare per professione, ma era molto appassionalto al cante e fu bambino prodigio. Incise diversi dischi con successo, poi smise di farlo per anni e quando riprese, ormai all'epoca del vinile, non ebbe più il seguito che aveva avuto, probabilmente non essendosi evoluto nella stessa direzione del flamenco più recente. 
Ti faccio sentire un fandango di Perez de Guzman cantato da Paco Isidro accompagnato da Manolo de Huelva, molto simile ai fandangos che si...
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1 month ago
33 minutes

Flamenco Chiavi in Mano podcast
#136- I palos del flamenco: Fandangos de Huelva - Flamenco Chiavi in Mano
L'argomento fandango de Huelva si riferisce alla musica della zona della città di Huelva, una città portuale che si affaccia sull'Atlantico. Il suo territorio è molto eterogeneo, e questo crea una varietà di climi e di ambienti geografici, ha zone marittime, il porto, fiumi, miniere, lavoro nei campi, zone montagnose...

A Huelva ci sono anche altre cose, seguidillas alosneras, sevillanas, villancicos, cascabeles, Gerineldo, ninnenanne, tutte canzoni tradizionali legate al folklore. 
Il flamenco invece parte dalla tradizione ma fa nascere novità e varianti grazie alla creatività di artisti specifici.
Un tempo si cantava nelle riunioni fra vicini e famiglia, oggi ovviamente molto meno. Per fortuna c’è chi incide e fa anche ricerca, perché le tradizioni orali si possono sempre perdere o modificarsi tanto da non  essere più se stesse, e ci sono le peñas flamenche.

Nel prossimo episodio parleremo di importanti autori che hanno fatto la storia del fandango.
 
Nella discografía si trova anticamente il nome di fandanguillo, diminutivo si usò, come accadde per i tanguillo, indicando che si trattava di una musica di carattere popolare, senza intento peggiorativo. 

La ritmica del fandango si basa sul ritmo ternario, e si identifica con il termine palilleo, che è molto caratteristico. Il termine "palilleo" (tamburellare nervosamente con le dita) si riferisce a una tecnica percussiva utilizzata per marcare il compás dei Fandangos de Huelva. Consiste nel battere il pugno chiuso sul tempo forte (il primo tempo) e nell'aprire progressivamente e ritmicamente le dita per i tempi deboli (il secondo e il terzo). In questo modo, si crea un accompagnamento ritmico caratteristico che supporta il canto e il ballo. Il palilleo enfatizza la struttura ritmicae caratterizza l’identità ritmica di questo palo. Paliòllos sono le nacchere nel linguaggio popolare, perché fatte di legno, palo. 
Appena si sente il palilleo, si riconosce subito l'ambito del Fandango de Huelva.
Spesso si dice che il fandango de Huelva è in 12 tempi, ma... in certi momenti l'inizio della frase musicale non coincide più con l'inizio della frase ritmica: il flamenco sta stretto dentro alle definizioni accademiche. Partiamo quindi a posteriori e ricerchiamo la struttura ritmica, il palilleo appunto. 
 
Originariamente il fandango della provincia di Huelva era un baile e faceva parte del repertorio folkloristico. Su youtube puoi vedere parecchi video di fandangos popolari, e si vede bene che non sono danze eseguite da professionisti o da danzatori allenati. Si tratta di una danza popolare. Mentre nel flamenco balla solo chi sa ballare! Eccezion fatta per qualche piccolo particolare modo di ballare, una pataita di buleria o di tango...
 Annovera tantissime varianti, circa 40, che sono state integrate nel flamenco grazie all’opera di importanti artisti, fin dall’inizio del XX secolo. Si allontanò dalla versione ballabile per diventare un cante de alante, da ascolto, grazie al lavoro di grandi figure artistiche, non solo di Huelva ma anche di altre zone limitrofe.

All'inizio dell'epoca del flamenco i fandangos di Huelva non erano diffusissimi, tanto che nei primi dischi registrati ce n'erano molto pochi e anche nelle operette spagnole, le Zarzuelas, in pratica non ce n'erano.

Tutti i paesi della provincia di Huelva che hanno stili di fandango specifici si trovano nella comarca (zona) del Cerro dell’Andévalo, che comprende gli stili dell' Alosno, del Cerro de Andévalo, La Puebla de Guzman, Cabezas Rubias, Santa Bárbara de Casa, Calañas, Zalamea la Real nella zona delle miniere de Riotinto, e Valverde del Camino.  
Nella zona de la sierra ci sono le località di Encinasola e Almonaster la Real.
Ascoltiamo esempi di strofe di tutti questi stili.

Il cuore del fandango di Huelva è l’ Alosno, che ha tanti diversi stili di cante por fandango, alcuni dei quali, detti cané,...
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2 months ago
41 minutes

Flamenco Chiavi in Mano podcast
#135- Che cos'è il fenomeno del fandango? - Flamenco Chiavi in Mano
Fandango è un termine conosciuto nel mondo, che si riferisce a "qualcosa di spagnolo". Il dizionario di Real Academia Spagnola non ne dà una origine certe. Ci dice che forse viene dal Fado, la musica portoghese, e che forse originariamente si parlasse di "Fadango". Indica sicuramente un tipo di danza Andalusa in particolare ma spagnola in generale, ballata in coppia, forse molto diffusa nel 600, caratterizzata dal solito ritmo ternario di tutta la musica spagnola. 

Si tratta del genere musicale più diffuso in Spagna. Esiste dappertutto, forse solo in Catalogna non c'è. 

La musica classica se ne è occupata parecchio: nel 1984 è stato scoperto un brano, "Fandango in re minore" di Domenico Scarlatti, della quale ti faccio ascoltare una parte (è molto bella e la trovi facilmente completa on line). Non si sa di preciso se sia stato davvero Scarlatti a comporla, ma il suo colore è proprio spagnolo, e Scarlatti visse a Madrid alla ricerca della essenza della cultura popolare spagnola. E' molto vivace, focoso, passionale e bellissimo. 
Antonio Soler, allievo di Scarlatti ne compose uno, anch'esso per clavicembalo, del quale ti faccio ascoltare un assaggio, accompagnato dalle nacchere.
Anche Boccherini ne compose uno.

Torniamo al fandango come genere popolare spagnolo. E' diffuso ovunque, quiandi potrebbe essere un elemento unificatore, ma in reltà ne esistono tantissime varianti. Questo corrisponde alle grandissime varietà del territorio andaluso: i climi e la geografia tanto eterogenei che troviamo in Andalusia hanno generato molte differenze di stile di vita, di economia, ma anche di ricorrenze religiose, abitudini culturali e di vita. Il fandango, al di là delle sue specificità locali, è un elemento unificatore della cultura!

Ricordiamo che la musica in Andalusia non è solo il flamenco, ma anche il flamenco stesso è nato in larga misura dal folklore.

La ritmica ternaria del fandango 123 123 12 12 12 è quella della musica popolare, che è entrata nel flamenco molto profondamente. La musica popolare vive nella omologazione, nell'aderire ed appartenere ad una comunità culturale. Non si basa su artisti eccezionali, che hanno creato prodotti artistici speciali: si basa su qualcosa che possono fare tutti! Mentre il flamenco è una musica d'arte, fatta da personalità artistiche eccezionali, e che ha risentito tanto delle difficoltà della vita (ecco che ci ritroviamo alla perfezione l'elemento gitano del flamenco!). Un po' come nel blues, la miseria e le difficoltà di vita possono dare una spinta alla creatività artistica. 

Trasferirsi nelle città o comunque nei paesi, ha reso possiblie il confronto fra melodie tradizionali di diversa provenienza geografica. E il flamenco di questa varietà si è tanto arricchito. Il flamenco poteva quindi aiutare a far mantenere le tradizioni della propria zona di origine. Il mantenimento quindi della propria individualità ed unicità, che rende la musica sempre con una vena di tristezza o malinconia, anche quando è motlo allegro. 
Un po' come nel jazz, il flamenco parla di emozioni dell'animo umano e non di un piccolo gruppo, e quiandi diventa assolutamente universale. 

Questo senso di appartenenza e individualità che si è approfondito nel confronto con altre culture provienienti da latre zone, cosa che è iniziata dal 1492, con l'espulisone dei mori e degli ebrei e il ripopolamento, l'arrivo di cultura proveniente dalle Americhe... 

In una parola, la musica popolare andalusa è proprio il fandango. 

Il fandango nasce da un fenomeno arabo, lo zejel, una forma poetica ancora oggi esistente, che prevede la creazione momentanea di strofe rimate, nata per giocare con le parole. Lo zejel arabo prevede un ritornello, che ne definisce la dimensione sociale, e si fa in dialetto arabo (se fosse in arabo classico si chiamerebbe Muashshahat, e farebbe parte della tradizione della musica colta, ma questa è...
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2 months ago
30 minutes

Flamenco Chiavi in Mano podcast
#134- Dia de Andalucia 28 febbraio- Flamenco Chiavi in Mano
Oggi parliamo della giornata dell'Andalusia, che si celebra il 28 febbraio in commemorazione del referendum del 1980 con cui gli andalusi scelsero di essere comunità autonoma. Cosa che furono in realtà effettivamente il 30 dicembre 1981.

Blas Infante, politico e scrittore, sottolineò la cultura andalusa e viene considerato come il padre dell patria andalusa. Nel 1918 organizzò l'assemblea regionalista andalusa a Ronda, e fu lì che nacque la famosa bandiera bianca e verde andalusa, che conosciamo perché in quella terra sventola ovunque. E' il verde della speranza, delle campagne andaluse, ma anche, essendo il tipico colore dell'Islam, il verde simboleggia anche il dominio arabo. E il bianco esprime la pace. 

Durante le feste per questa ricorrenza, i politici attribuiscono premi e fanno discorsi ufficiali.
L'inno è astato composto da Blas Infante. 

L'andalusia è molto campanilista, se ci sei stato lo sai. Fin dalla prima infanzia i bambini vengono educati all'amore per questa terra, e il 28 febbraio tutto è incentrato su questa festa: i colori della ragione, la festa, le tradizioni e l'inno che tutti sanno a memoria (a differenza di quanto accade in altri posti!)

Leggiamo il testo: La bandera blanca y verde  
Vuelve tras siglos de guerra  
A decir paz y esperanza  
Bajo el sol de nuestra tierra  
  
Andaluces, Andaluces  
Levantaos, levantaos  
Pedir tierra y libertad  
Sean por Andalucía libre  
España y la humanidad  
  
Los Andaluces queremos  
Volver a ser los que fuimos  
Hombres de luz que a los hombres  
Alma de hombre, les dimos  

L'amore verso questo testo è enorme, ma forse la più amata interprete dell'inno è stata Rocio Jurado, una cantante vicina al flamenco ma non flamenca, iper radicata nell'identità andalusa. Aveva un modo di cantare molto enfatico e con il cuore in mano, e il suo canto è, per un Andaluso, molto toccante. Ascoltiamolo!

Nel 2005 è stato prodotto un cd "Flamenco andalucia y la humanidad", nel quale il testo dell'inno è stato cantato e suonato da vari aartisti del flamenco, facendolo aderire a vari palos flamenchi, sfruttando la plasticità dei versi ottosillabi che lo compongono, e creando opere interessanti. Ascoltiamo la versione por tango de Granada di Marina Heredia e quella por Alegrias di Chano Lobato per la chitarra di Diego del Morao. 

In Andalucia c'è una attenzione tremenda allo spirito di identificazione verso la cultura! Gli andalusi sono prima andalusi che spagnoli. 
Feliz Dia de Andalucia!

Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985, e insegno baile flamenco e Lyrical Arab Dance dal 1990 a Milano al Mosaico Danza. Mi stupisce sempre l'amore che gli andalusi hanno verso la loro terra ma ce l'hanno perché è stato coltivato!

In Italia facciamo persino fatica a conoscere l'inno nazionale... immaginiamo un inno locale!
Il collegamento  fra Andalucia e flamenco è enorme e occorre quindi parare di Andalusia studiando il flamenco


  
 
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3 months ago
22 minutes

Flamenco Chiavi in Mano podcast
#133- I palos del flamenco: lo Zorongo Gitano - Flamenco Chiavi in Mano
Lo zorongo Gitano non è esattamente un palo flamenco, ma una canzone che viene dal repertorio popolare andaluso. 
Ha una melodia popolare semplice. Si suona por medio in modalità flamenca, quindi è facile da afflamencare. 
Abbiamo una sola forma di letra e un estribillo, e questo indica che non si è sviluppato molto. Non si sa gran che delle sue origini, forse le sue radici antiche sono da ricercarsi in balli africani provenienti dal Congo. Non è una follia, dato che nel porto di Cadice e nel porto di fiume di Siviglia passavano tutti i commerci dalle indie e dall'Africa, inclusi gli schiavi diretti alle Americhe.
In effetti la parola stessa non suona molto europea!

Che fosse un ballo di schiavi africani lo dicevano i pliegos de cordel, antichi libretti che venivano venduti in una sorta di edicola ante litteram: fogli stampati, piegati appesi su una cordicella in vendita. Raccontavano storie, poesie, aneddoti. 
Probabilmente lo zorongo era un baile gitano, sulla scia della zarabanda, della quale era una versione meno volgare, più morigerata. Si ballava a coppie, nelle zambras del Sacromonte di Granada. Ce ne parla Faustino Nuñez, il flamencologo di cui sempre ti parlo, nel suo libro "Guia comentada de musica y baile preflamencos (1750-1808)", come una parte importante del folklore spagnolo. 
Ci parla di una letra antica: "!Ay, zorongo, zorongo, zorongo! Que lo que mi madre me compra me pongo, que si me compraba una camisita que llena de encajes que por las manguitas que toma zorongo"  Ahi zorongo, che quello che mi compra mia madre io me lo metto, che se mi avesse comprato una camicetta con le maniche di pizzo, que toma (espressione intraducibile, che significa qualcosa come "ecco!"). Comunque anche con questa strofa non si capisce il significato della parola! Probabilmente è un suono divertente. 
La parola stessa indica un fazzoletto triangolare usato come bandana.

All'inizio del 900 viene praticato dai gitani del Sacromonte soprattutto come danza. Il ritmo era ternaio, come tutto il folklore spagnolo. 

Le strofe parlano di amore non corrisposto, di cui però si è molto fieri. 

Importantissimo a riguardo il lavoro di Federico Garcia Lorca. Il sommo poeta raccolse le strofe di canti popolari antichi spagnoli, e li incise in una collezione di 5 dischi per il grammofono, per l'etichetta "La voz de su Amo" (La Voce del Padrone) nel 1931, arrangiandone la musica, e suonandola al piano personalmente. Ad accompagnarlo, al canto, nacchere e zapateo, La Argentinita. Ogni disco conteneva due brani, uno su ogni lato, e uno di questi era proprio lo zorongo.
La collezione ebbe un enorme successo e salvò dall'oblio molte canzoni popolari antiche. 
Lo zorongo in effetti come tale venne dimenticato, ma venne da lì in poi ricordata la versione del poeta, che ne compose anche qualche strofa, oltre a ricostruirne di popolari: se ascolti le strofe di zorongo gitano, ti rendi conto che non possono essere di tradizione popolare, perché contengono parole troppo ricercate e immagini non banali. Ad esempio la strofa famosa: "las manos de mi cariño estan bordando una capa con nagréman de alhelies y con esclavinas de agua" (le mani del mio amore stanno ricamando un mantello con passamanerie di violacchiocche e con mantelline di acqua)... non è propriamente linguaggio popolare!

Esistono parecchie strofe poetiche por zorongo, ma la melodia è sempre la stessa. Inoltre c'è un ritornello. Che nella versione del 1931 non viene neppure cantato ma soltanto suonato al piano e ripetuto ritmicamente dal zapateo de la Argentinita. Il poeta però scrisse le parole del ritornello. 

La voce di Argentinita ci fa capire che nel flamenco ognuno canta.. con la voce che ha! E che non esiste una estetica della voce! 

Antonio el bailarin, Antonio Ruiz Soler, nel 1964 lo ballò con Marisol, Pepa Flores, sul canto della stessa Marisol, nel film "La nueva...
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3 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#132- I palos del flamenco: la Petenera (terza parte) - Flamenco Chiavi in Mano
Prima di ascoltare questo podcast ti consiglio di andare ad ascoltare i due precedenti, in cui ho parlato delle origini e dell'evoluzione della Petenera in tempi più antichi.
Questo podcast parla di come la Petenera si è evoluta fino ai nostri giorni.
Ascoltiamo diversi esempi, partendo dalla petenera più antica mai incisa, del Mochuelo, edita da Gramophone nel 1899. La registrazione viene dall'archivio della Sociedad Pizarras, che fa un lavoro incredibile di recupero dei dischi antichi che vengono messi on line a disposiizone di tutti su youtube invece che buttati in discarica. Fra l'altro io sono socia, e tu puoi associarti, o per lo meno sostenere la Sociedad seguendo il canale youtube.
Ascoltare dischi antichi pieni di click e fruscii non è facile ma sono dei gioielli incredibili, ed è molto prezioso ascoltarli.

La petenera più antica era quella di Medina el Viejo, che però non ha inciso nulla ma possiamo ascoltare una registrazione fatta da suo figlio, El Nino Medina, accompagnato dal chitarrista Ramon Montoya, un mito della storia del flamenco.

Ascoltiamo anche un esempio della bellissima voce di Juan Breva, che aveva imparato a cantare la petenera dal Nino Medina, collega di spettacolo nei locali. Juan Breva, classe 1844 o forse 1846, era bravissimo e molto famoso, nacque a Velez Malaga, ed ebbe grande successo a Malaga e poi a Madrid. Personalizzò il cante di Medina el Viejo, e probabilmente fu lui a rendere famosa questa melodia, La seconda strofa cantata dal Mochuelo nella registrazione del 1899 è proprio la petenera di Juan Breva, in una versione più rapida e leggera, "commerciale". 

Come mai ci fu questa evoluzione da allora ad oggi? La petenera di quell'epoca a cavallo fra 800 e 900 era molto diversa. Grande responsabilità fu quella di Pastora Pavon la Nina de los Peines, che imparò il cante por petenera di Medina attraverso el Nino Medina, grazie a suo fratello, Arturo Pavon, che non divenne un cantaor famoso perché non amava esibirsi in pubblico. 

Tutto ciò che Pastora cantava diventava meravigliosamente flamenco e molto artitico e profondo. Petenera inclusa! Ascoltiamo un esempio di una letra dello stile che viene attribuio proprio a lei. Il suo cante era molto più lento e molto meno ritmico. 

Anche Antonio Chacon fece molto per la storia della petenera. Cantava due letras di petenera di Medina el Viejo e una di propria creazione (qualche flamencologo dice che non fu lui a creare questa forma specifica, ma fatto sta che la cantava lui). Non possiamo ascoltare Chacon che canta Petenera perché purtroppo non ci sono registrazioni sue, ma possiamo ascoltare il suo stile cantato da Alfredo Arrebola. Per fortuna il flamenco cita spesso se stesso!

Il modo di cantare di Chacon è stato tramandato tantissimo non solo da Chacon stesso ma dal suo chitarrista, Perico el Del Lunar, che fra l'altro ha gestito la famosissima antologia del Cante Flamenco edita da Hispavox negli anni 50 che è stata una pietra miliare del cante flamenco, punto di riferimento per tutti i cantaores a venire. 


Ascoltiamo anche Rafael Romero El Gallina accompagnato da Perico, che canta allo stile di Chacon. El Gallina ha educato altri cantaores a cantare allo stile di Chacon, come Bernardo de los Lobitos, Pericon de Cadiz o Pepe de la Matrona.

Ci sono anche creazioni personali di Petenera, interessanti. C'è quella suonata da Federico Garcia Lorca al piano e cantata da la Argentinita, ripresa da Carmen Linares. TI faccio ascoltare entrambe le versioni, ma prima di quella di Carmen Linares nel disco "Canciones populares antiguas", ti faccio ascoltare la stessa Carmen che canta El Pano Moruno, che molti vedono come un predecessore della petenera. Sentirai gli elementi in comune.

La stessa Carmen Linares ci regala un'altra strofa incredibile di petenera, bellissima, nel Cd La Luna y el Rio. La letra parla di tema ebraico. 
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4 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#131 I palos del flamenco: la Petenera (seconda parte) - Flamenco Chiavi in Mano
Seconda parte dello studio sulla petenera (ce ne sarà un a terza parte!).
La storia della Petenera è complessa ed è stata studiata molto da parecchi studiosi, quindi ci sono tantissime cose da dire. Sulla sua storia ci sono parecchie contraddizioni.

Ascoltiamo una registrazione di un brano popolare spagnolo composto anche da Manuela De Falla, che potrebbe aver dato i natali alla petenera. Ho scelto una versione suonata al piano dalla meravigliosa Alicia De La Rocha, e cantata da Victoria de los Angeles, che ho scelto perché esprime molto bene il canto spagnolo, e non è troppo lirica, come invece lo sono altre incisioni.
Nel prossimo podcast ti farò notare come questa melodia influenza una petenera famosa, grazie alla voce di Carmen Linares.

La petenera fu molto famosa nella seconda metà dell'800, con un cante leggero e rapido che era ballabile, e che via via si è andato rallentando, afflamencando e diventando più profondo. 

Il primo cantaor che cantò la petenera fu Medina el Viejo. In realtà non ci sono notizie chiarissime su di lui, come sempre nella storia del flamenco. In particolare, il flamencologo Manuel Yerga Lancharro disse che il vero nome di Medina el Viejo era José Rodriguez Concepcion, nato in una famiglia non gitana di Jerez, da madre di Arcos e padre del quartiere Santiago. 
Per molti anni si pensò che Medina el Viejo e il cantaor el Nino Medina fossero la stessa persona, ma Yerga Lancharro iuscì a capire che Medina el VIejo era il padre del Nino Medina. 
Pare che el Nino abbia insegnato il cante por petenera del padre ad Arturo Pavon, il fratello di Pastora Pavon, la Nina de los Peines, che imparò questo cante, lo fece proprio e lo condusse fortemente verso il flamenco. 

Il giornalista e scrittore Manuel Bohorquez, molto appassionato di flamenco, si rese conto che un cantaor di nome José Rodriguez Concepcion non è mai esistito, mentre trovò notizie di un cantaor e bailaor attivo a Madrid, José Medina Trujillo. Ecco scoperta l'identità di Medina El Viejo! 
José Medina fu piuttosto attivo a Madrid, e probabilmente non tornò mai a Jerez. Di lui si sa che forse non era un grandissimo cantaor, ma che creò la petenera come la conosciamo oggi. Non incise nulla ma ti posso far ascoltare una letra di petenera di Medina el Viejo cantata da Pepe de la Matrona, un cantaor importantissimo, sivigliano, classe 1887, con una aficion al flamenco enorme, conoscenze enciclopediche sulla materia, molto legato alle tradizioni del cante. E' morto molto anziano nel 1980, e qualcuno lo ha definito archivio vivente del cante. Non amava i teatri e i grandi palcoscenici, ma preferiva quello cantato nelle piccole riunioni, in cui non cercava di compiacere nessuno, ma cantava ciò che sentiva, come la tradizione avrebbe voluto. Pare che cantasse addirittura ad occhi chiusi. 

La petenera di Medina el Viejo somiglia molto a quella della Rubia de Malaga, che ti farò ascoltare fra poco. Non è illogico questo, visto che El Canario de Alora, compagno della Rubia, era collega di Medina el Viejo in moltissimi spettacoli!

Ascoltiamo ancora un esempio di petenera corta di Medina cantato da Josè Sanchez Bernal, Naranjito dei Triana, nato nel 1933 appunto a Siviglia. Un cantaor super importante, che ha insegnato cante a moltissimi dei cantaores del panorama flamenco attuale. La sua petenera è molto lenta, e ci mostra come il gusto si sia modificato, nei confronti del flamenco. 

Ascoltiamo una incisiione importantissima, fra fine 800 e inizio 900, cantata da El Mochuelo, cantaor nato nel 1886, e un altro esempio cantato dalla Rubia di Valencia, Encarnacion Santisteban, sua amica e forse compagna. 
El Mochuelo ebbe tantissimo successo, e fece, fra i primi cantaores, spettacoli oltreoceano. La sua petenera era piuttosto leggera e divertente, proprio per accattivarsi il mercato discografico. Nella sua incisione si sente la Rubia che suona le...
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5 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#129 e 130- I palos del flamenco: la Petenera (prima parte le origini)- Flamenco Chiavi in Mano
Le origini della petenera sono avvolte nel mistero:si ipotizza una origine ebraica, oppure che fosse nata a Paterna de la Ribera, in provincia di Cadice, o che fosse il nome di una cantaora mitica, di cui in realtà non si sa nulla. Esploriamo un po' la storia, per capire meglio. 

I flamencologi lavorano oggi parecchio sulle emeroteche per verificare storicamente che cosa sia successo, relativamente alla presenza del flamenco. La prima volta in assoluto in cui si parla di Petenera fu a Città del Messico, il 6 gennaio 1823, parlando di uno spettacolo al Teatro Coliseo. Si è anche trovata una petenera scritta, del 1827, sempre petenera messicana.

Ci sono due studiosi che hanno investigato tanto sulla petenera americana: Lenica Reyes Uñiga, messicana che ha scritto sulla petenera la tesi per il suo dottorato in etnomusicologia, e José Miguel Hernandez Jaramillo, etnomusicologo sivigliano, che gestisce un bellissimo podcast, "Sonidos olvidados". Altro studioso importantissimo è Faustino Nuñez, che ha ricaercato nella stampa indicazioni sulla petenera. 

In Spagna si comincia a parlare della petenera nel 1826 a Cadice, quando entrò a far parte del repertorio di pionieri danzatori come Luis Alonso,  che ballava "la petenera, il son di Veracruz", il son “jarocho”, cioè di Veracruz, Messico. E nel 1827 Lázaro Quintana, nipote anche del cantaor delle origini El Planeta, cantava la petenera americana o veracruzana. 
Per la prima volta nel 1844 si parla di una petenera gaditana, a Cuba, come spettacolo di danza: per la prima volta si parla di una petenera gaditana e non di petenera americana. Logicamente Cadice è il maggiore porto sull'atlantico in Spagna, e quindi le novità culturali entravano in SPagna da lì, quindi la prima petenera spagnola era per forza gaditana!

A metà dell’800 la petenera comincia a comparire nell’elenco dei brani interpretati a Triana durante le feste organizzate in locali pubblici o privati per il divertimento dei ricchi o per intrattenere i primi viaggiatori, solitamente animate da artisti gitani. 

Nel 1954 la petenera entra in teatro con danzatori professionisti. ed entra sempre pèiù a far parte di serate e spettacoli. 

La petenera delle origini aveva un ritmo ternario, quello tipico del folklore andaluso in particolare e di quello spagnolo in generale. 

La petenera che esiste in Messico è un Son, un genere musicale popolare ballabile. La melodia della petenera flamenca è chiarissimamente influenzata dalla melodia tradizionale messicana della zona Huasteca. In Messico la petenera ha varianti regionali, e si riconoscono almeno 4 stili: Jarocho, uno delle coste Grande e Chica di Oaxaca e Guerrero, una canzone istmeña di Oaxaca, e la petenera huasteca, incentrata sul personaggio della sirena.  

Ascoltiamo un esempio di come suona la petenera messicana: chi conosce la petenera flamenca sentirà sicuramente la stessa melodia!
E' molto probabile che questa melodia nasca in Spagna, come una tonada, e si sia modificata una volta arrivata in America. 
La forma poetica è quella del romance, componimento poetico spagnolo di origine castigliana, a carattere epico-lirico, in doppi ottonari in assonanza.  
Non si può però sapere se alcuni cantes antichi restarono in Spagna e si evolsero verso la petenera o se in Spagna non rimase nulla e tutti i canti andarono in America e lì vennero trasformati. 
CIò che è certo è che ci sono melodie tradizionalli spagnole in cui si possono ravvisare le origini della petenera. 
Ti faccio ascoltare una prima melodia, del repertorio sefardita ebraico. Gli ebrei nel 1492 sono stati espulci da Spagna e Portogallo, e alcuni sono arrivati in america. Il brano è cantato in Ladino, la antica lingua ebraica di origine neolatina, molto simile allo spagnolo, parlata teoricamente da circa 200.000 persone al mondo ma poco conosciuta. Il titolo è "A la una yo nassí a las dos me...
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5 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#128- I palos del flamenco: la Bambera guida all'ascolto - Flamenco Chiavi in Mano
Per fruire di questo podcast dovrai ascoltare il precedente, che è dedicato più genericamente alla bambera. In questo episodio faremo un ascolto guidato di brani.

La più antica registrazione è del 1935 fatta dal cantaor Pepe Pinto, con il titolo Pintera, come fosse una creazione sua o in altri casi la chiamò Fandango de Aznalcazar, che è in relatà il suo nome corretto di origine. Il cante è por fandango.

Ascoltiamo la interpretazione molto forte e decisa di Pepe Marchena, che era molto creativo e non era interessato ad aderire a schemi, e della Bambera fece, per il film "Martingala" del 1940, una versione molto creativa por Milonga.

Nel 1941 Gracia de Triana cantante di copla la incide come cante campero popular, por fandango. I flamencologi non avevano preso in considerazione questo brano, attribuendo alla coppia Pinto/Nina de los Peines la diffusione della Bambera.

La moglie di Pepe Pinto, Pastora Pavon la Nina de los Peines, la rese molto famosa, cantandola parecchio, e la incise nel 1949 con il chitarrista Melchor de Marchena. In questa incisione canta in modo molto flamenco la più famosa letra di bambera, "Entre sabanas de Holanda": Fu lei a mettere a questo palo il nome.

Ascoltiamo El Lebrijano che incide nel 1966 una primissima versione por buleria por solea, con la chitarra Nino Ricardo. 

La più famosa versione in buleria por solea, quella che ha fatto storia, è in realtà del 1970, suonata da Paco de Lucia, con il cante di Naranjito de Triana. Naranjito studiò parecchi cantes, andando a recuperare anche cantes non molto diffusi, e influenzò tanto altri cantaores, perché fu anche maestro, nella scuola forse più importante di cante flamenco della storia fino ad oggi, la Fundacion Cristina Heeren di Siviglia, con la sua voce potente ed espressiva, e ricama la melodia in modo molto flamenco. Il brano esce nella Antologia Cantaora, con il tiolo Homenaje a la Nina de los Peines. 

Alrtro brano da ascoltare per comprendere la bambera è inciso nel 1996 da Carmen Linares, con la chitarra dei fratelli Habichuela, ancora por fandango, nahce se ormai a quell'epoca era molto più diffusa la versione in buleria por solea. 

Anche Enrique Morente cantava la bambera por fandango, ma quando la incise, nel 1999 nel disco Lorca, la incise por tango, con la chitarra granadina meravigliosa di Pepe Habichuela. Interessante è che alla fine della strofa Enrique Morente ripete gli ultimi due versi, cosa che in Bambera non si fa, ma che invece si fa por tango. 

Ascoltiamo La Leyenda del Tiempo, pubblicata da Camaron de la Isla nel 1979. Il pubblico e la critica ricevettero male il disco, ma con il tempo lo apprezzarono sempre più. E' stata una versione psichedelica, rock, di una melodia tradizionale di un canto de columpio, che ti faccio ascoltare per farti sentire da dove viene. Il pianoforte introduce una melodia che ricorda la bambera che conosciamo come la più diffusa. Ma il canto ha una melodia diversa, quella che Camaron scelse per il suo La Leyenda del Tiempo. E' fatto su un tipico ritmo molto ternario, tipico del folklore andaluso. 

Ascoltiamo anche la Bambera di Arcos, per verificare che è proprio diversa! Canta Manolo Cantarrana con la chitarrqa di Manolo Sanlucar. 

Il cante por bambera non richiede necessariamente una salida del cante, visto che non nasce in ambito campestre e non flamenco. Molti importanti cantaores entrano direttamente con una letra. Ascoltiamo Gracia de Triana, che introduce il cante con un temple, più che una vera salida del cante. Intona la voce con le note della melodia. 
Ascoltiamo invece un esempio di salida del cante por bambera datto dal cordobese Jiménez Rejano: la voce copia la melodia di una strofa. In effetti, quale sistema migliore per sintonizzarsi su un palo che cantare la melodia stessa che lo identifica?

La bambera non ha un cambio de sentido, ma c'è una...
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6 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#127- Los palos del Flamenco: la Bambera (prima parte) - Flamenco Chiavi in Mano
In questo episodio ti racconto la teoria di questo bellissimo palo. Ce ne sarà un secondo di guida all'ascolto. 
E' un cante non tantissimo preso in considerazione nei recitales flamenchi, forse perché è troppo legato al folklore. 

Il nome viene da Bamba, nome popolare usato nella zona di Siviglia e Cadice, per indicare il columpio, l'altalena. Il termine viene forse da bambolear, che significa dondolare, oscillare. Tradizionalmente si creavano nelle feste soprattutto intorno al Guadalquivir, di cui sappiamo grazie a pittura e letteratura, forse su imitazione delle feste francesi, nelle quali si attaccava una corda ad un grosso albero, con una seduta di legno o di corde intrecciate. I giovani spingevano le fidanzate sull'altalena, cantando e facendo festa.

L'idea dell'altalena era di spingere la fidanzata molto in alto vicino alla luna per propiziarle fertilità. 
I cantes de columpio avevano tematiche leggere, doi amore, gelosia, e il franchismo non li amò perché considerati "piccanti". Ma anche se il potere costituito non amava questi canti non li distrusse perché si trattava di una tradizione popolare orale, apprezzata e diffusa. 
Questi canti non erano complessi dal punto di vista musicale. 

Ad un certo punto i canti popolaroi di columpio cominciarono ad essere afflamencati, con influenza da parte dei cantes camperos, la temporera, la trillera, le ninnanane ecc. 

Importante nello sviluppo del palo che conosciamo oggi sono stati i cantes de columpio di Aznalcazar, un paese situato nella zona dell'Aljarafe Sivigliano, in direzione di Huelva. In quella zona andava in vacanza una coppia di cantaores importantissimi nella storia del flamenco: Pepe Pinto e la moglie Pastora Pavon, la Niña de los Peines, che appresero questi canti e cominciarono a farli propri. Anche Pepe Marchena conosceva questo canto. 

Pepe Pinto inserisce il cante fandango di Aznalcazar e lo chiama "pintera". Nel 1935 lo incide con questo nome, o con il nome di Fandango di Aznalzacaz, su ritmo di fandango, per l'etichetta Disco Gramofono. 

Come si arriva alla attuale concezione della bambera come di una sorta di variante della buleria por solea? Trattandosi di un cante di origine campestre, il suo ritmo naturale sarebbe quello del fandango, ma nel cante si sente tanto la cadenza andalusa e la modalità flamenca, con escursioni sulla scala minore. E la chitarra può accompagnarlo in modo molto spontaneo con le note della solea. 

Pepe Marchena nel 1940 ne incide una su aire di milonga per la colonna sonora del film "MNartin Gala". Davvero particolare: te lo farò sentire nel prossimo podcast! E' interessante come si possa riconoscere una melodia, nonostante venga cantata in un contesto musicale differente. 
Nel 1941 Gracia de Triana, una cantante popolare in Andalusia, la incide por fandango con il titolo di cante campero popular. 
La Niña de los Peines la incise nel 1949, accompagnata dal mitico chitarrista Melchor de Marchena, con il titolo "Entre Sabanas de Holanda", per l'etichetta "La voz de su amo" (La voce del padrone!) dopo averla cantata parecchio e averla fatta conoscere, dandole per la prima volta il nome di Bambera.

Fino a qui, il cante por bambera non era mai stato cantato por buleria por solea. 
Il primo cantaor che lo mise in buleria por solea fu Juan Peña El Lebrijano, accompagnato da Niño Ricardo alla chitarra. Era il 1966. Dopo pochi anni, nel 1970, Naranjito De Triana nel fa una sua versione con la chitarra di Paco de Lucia, in una Antologia Cantaora, con il titolo "Homenaje a la Niña de los Peines". 

Molti dicono che sia stata la Niña de los Peines a mettere il ritmo di Solea alla Bambera, ma non è vero!

Altro esempio da tener presente è quello di Enrique Morente, che lo cantava por fandango dal vivo, ma che lo incise nel 1999, accompagnato da Pepe Habichuela, con ritmo di tango! Questo cante è nato...
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6 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#126- I palos del flamenco: la Siguiríya guida all'ascolto - Flamenco Chiavi in Mano
Questo podcast è una guida all'ascolto della Siguiriya, con esempi pratici commentati. 
Ho scelto  brani di cantaores importanti nella storia del flamenco soprattutto dal punto di vista di questo palo, ma non soltanto.

Ti consiglio di ascoltare prima il n.125 di questo podcast, che è dedicato alla teoria.

La prima cosa che succede in un brano por siguiriya è che entra la chitarra che definisce la modalità musicale di riferimento. Trattandosi di modalità flamenca, forte è l'impatto della cadenza andalusa. 
Nell'introduzione por Siguiriya il chitarrista deve sottolieare moltissimo le due note più gravi della cadenza, che ne definiscono l'atmosfera. 

Il primo esempio è Perico El Del Lunar che accompagna il cante di Don Antonio Chacon: due giganti della storia del flamenco.
Nota come il chitarrista nella sua introduzione faccia diverse pause, nelle quali il cantaor portebbe inserire il suo cante. 
E' come dire "prego, canta pure se vuoi!", anzi, "cante Usted si gusta". Ecco perché si dice "cante" e non "canto"!

La salida del cante por Siguiriya, fatta magistralmente da Antonio Chacon, sottolinea le due note più gravi della cadenza, con una escursione ad una nota più acuta, che è la più acuta della cadenza.

Chacon era non gitano, mentre nel secondo esempio ti faccio ascoltare il cante della Niña de Los Peines, accompagmnata da Ramon Montoya, figure altrettanto  importanti, ma Pastora Pavon La Niña de los Peines era gitana. Il cante por Siguiriya è spesso definito dai gitanti stessi patrimonio esclusivo della loro cultura, ma Don Antonio Chacon è un esempio di quanto questo non sia una verità assoluta.

La chitarra accompagna molto gentilmente la voce del cante, rimanendo nel background, per spingere con forza il finale del quejio con dei rasgueos, momenti in cui la chitarra gratta le corde con energia. 

Il quejio si fa con Tiritiri o con Ay Lele.
L'introduzione cantata dalla Niña è più breve, forse perché a quell'epoca (intorno al 1910) la lunghezza del brano era molto determinata dal supporto sul quale si poteva registrare il brano! 

Quando c'è il baile, o se si fa un montaggio "creativo" di questa musica, si possono fare montaggi molto creativi. Ad esempio entrare con una letra por Martinete, palo che condivide con la Siguiriya scala musicale e frase ritmica ma che non prevede l'accompagnamento di chitarra. Su youtube trovi due bellissimi esempi di baile por Siguiriya che iniziano conun martinete, uno di Antonio Canales e l'altro di Mario Maya, e anche altri. 

Alla fine della introduzione il bailaor deve offrire al cantaor la possibilità di cantare, con una llamanda. 

Dopo la salida del cante il chitarrista può fare una falseta, anche molto semplificata per far entrare una strofa cantata senza portare l'attenizione lontano dal cante. 
Un altro esempio che ascoltiamo è il cantaor Jerezano Manuel Agujetas, gitano, e accompagnato da Parrilla de Jerez. Un urlo soffocato, qualcuno che canta come gli esce dalle viscere, senza curarsi di piacere o di compiacere. Non fa mai l'occhiolino ad un aspetto estetico. Il suo cante era una necessità viscerale.

Il cante nella letra ruota sempre intorno alla cadenza andalusa. La letra è molto lunga e divisa in due parti da un intermezzo di chitarra anche abbastanza lungo, e ci sono parecchie pause. Il chitarrista accompagna il cante ripetendo le stesse note pronunciate dal cante. Questo ci indica quanto sia importante la voce!
Altro ascolto con una pietra miliare del cante flamenco è il cante di Antonio Mairena: Mairena ha creato una vera scuola di pensiero sul cante flamenco e il suo stile è stato studiato quasi come un libro di testo da tutti i cantaores che sono venuti dopo di lui, quindi il suo contributo è irrinunciabile. Sicurezza, forza, energia, autoaffermazione sono elementi tipici del suo cante. La sua voce viene considerata un...
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6 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#125- I palos del flamenco: la Siguiríya (prima parte) -Flamenco Chiavi in Mano
La Siguiríya è uno dei cantes di base del flamenco, quelli che danno origine ad altri palos e che devono essere conosciuti da chi si occupa di flamenco.
E' uno fra i cantes più antichi e più forti, è molto collegato con la cultura gitana e andalusa in generale. 

Seguirà un secondo podcast con ascolti guidati. Ci saranno esempi gitani e non gitani, proprio per capirne meglio l'essenza. 

Parla della perdita, della morte, della sofferenza, che vengono deninciate come essenza della vita stessa. E' molto toccante, travolge spettatori e artisti. Richiede orecchie educate al flamenco per chi lo ascolta, e richiede esperienza di vita e maestria nel flamenco e nell'espressione da parte di chi lo interpreta. 

La modalità musicale utilizzata è la modalità flamenca, e si basa sulla cadenza andalusa, 4 note a discendere (La sol fa mi) che vengono toccate continuamente dalla chitarra, che accompagna il cante in tono di La.
Ascoltiamo un esempio di chitarra por Siguiríya suonata da Manuela Fernandez Molina, Parrilla de Jerez, classe 1945, purtroppo scomparso nel 2009.

Faccio ascoltare 4 note che rappresentano la cadenza andalusa.
Dopo alcune strofe di cante por Siguiríya entra una letra di Macho, più energica. La chitarra durante il macho insiste su forti suoni creati con la tecnica del rasgueo, che consiste nel suonare le corde in rapida successione con tutte le dita, utilizzando la mano come se si trattasse di un ventaglio. 
Il cante por Siguiríya ricorda molto il canto del muezzin, come già ti ho raccontato altre volte, e trova le sue origini nella famiglia delle toná, che sembrano, ad un ascolto superficiale, una vera e propria filiazione del richiamo alla preghiera islamico!
Le note usate dal cante sono davvero poche, la melodia è minimalista, quindi dove sta la bravura del cantaor? Nell'espressività, nelle grandi ornamentazioni e nell'uso espressivo del silenzio. 

La frase ritmica che sottende la Siguiríya si svolge su un compás di amalgama di 12 tempi distribuiti in modo asimmetrico, come molto spesso accade nel flamenco, e ha una sua ritmica peculiare. 1-2 1-2 1-2-3 1-2-3 1-2. Quando il cantaor la canta, non segue una pulsazione regolare, da metronomo, proprio perché al primo posto deve sempre essere l'espressività, quindi l'emozionalità è sottolineata da questa imprevedibilità ritmica.

Si tratta di un cante difficilissimo da interpretare perché richiede una profonda conoscenza del flamenco in generale e della Siguiríya stessa in particolar, raccontando l'essenza della storia del palo, non solo il dolore. Alcuni cantoares, bravi in altri generi musicali, non sono capaci di cantarla efficacemente, perché magari stanno attenti alla sua estetica, e hanno espresso emozioni diverse da quelle della Siguiríya ma questo cante è e deve essere "rude". La voce deve essere solenne, carica di pathos e in grado di sostenere note molto lunghe, e la cosa non è facile!

I testi sono molto ripetitivi, i versi sono solamente 4 ma vengono trascinati e ripetuti, e il cantaor può accorciare o prolungare la voce a seconda del suo sentire. L melodia resta la stessa ma le varianti possono essere infinite. 

Pare che originariamente si cantassero senza chitarra, ma durante il corso del XIX secolo la chitarra ha cominciato ad accompagnare le Siguiríyas, che ancora oggi però possono esser cantare solo sul ritmo "al golpe". 
Il chitarrista deve essere molto attento al cante, sostenendolo al 100%, e anche le falsetas, le melodie di chitarra, non devono essere troppo complicate, per mantenere l'attenzione sul cante.

Probabilmente la natura tragica e profonda di questo palo ne fa supporre una origine intima, nel seno della famiglia, ma da molto tempo ormai si interpreta in pubblico in teatro, creando sempre una atmosfera riflessiva. 

Quando c'è il baile, il cante deve essere regolare dal punto di vista ritmico, per dare modo...
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7 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#124-La vitalità e il flamenco - Flamenco Chiavi in Mano
 Possiamo partire dal concetto di essere vivi: molto spesso ti faccio fare delle riflessioni che possono sembrare banali. Però, sono quella banalitā che è collegata con qualcosa che solitamente non pensiamo, e che, invece, ci possono aiutare a trovare delle prospettive nuove per la nostra giornata. 
In particolare, riflettiamo sul concetto di sentire la vitalità, con il flamenco.
Molti degli ascoltatori di questo podcast hanno scelto di danzare scelto di danzare, altri di suonare, e tutti quanti di godere del flamenco.

Perché abbiamo scelto di farlo?  
Perché fare flamenco in prima persona ci permette di sentirci vivi, e goderne da spettatore è talmente coinvolgente che in realtā, non è "divertente": è qualcosa di più profondo, perché è qualcosa di legato anche all'espressione e non solo al movimento o all’ascolto.  
Se no, altrimenti, noi che balliamo avremmo potuto fare un'altra attività fisica! Però, come mai abbiamo scelto di danzare e non di andare a correre?

Quello che distingue la danza dalla ginnastica o dagli esercizi, è proprio l'aspetto espressivo, e il flamenco si basa sull’aspetto espressivo ancor più della maggior parte delle altre forme di danza. Lo stesso vale per la musica. 

Il flamenco ci può aiutare a considerare la vita da angolazioni diverse dal solito: è vero che sono viva lo stesso, anche se non ne sono consapevole, anche se non ci penso, perché non è che muoia se non sto attenta a me stessa. Continuo a essere viva, però sono viva a tempo parziale.

Quando ballo sento che sono viva con tutte le cellule del mio corpo, non mi dimentico di niente. Non mi dimentico di nessuna parte di me stessa. Il fatto che io mi possa criticare passa completamente in secondo piano mentre mi sento totalmente viva. Credo sia la stessa cosa ance quando si suona o si canta!
Se ballassimo o suonassimo con una grande attenzione alla tecnica, saremmo molto immersi nella dimensione del giudizio e della critica. 
Ecco, tutto questo non esiste, nel flamenco: non farti imbrogliare! Non c'è un canone. Devo essere bianca, verde o gialla per essere giusta, c'è solo devo essere me stessa e averee un cuore.
Ballo o faccio musica con quello che ho, con quello che sono.

Questo, secondo me, è un messaggio fondamentale di presenza e di adeguatezza.
Ovviamente se sono un professionistqa ben pagato devo offrire una performance di un certo livello, dato che mi pagano per questo, ma se faccio flamenco per passione e gioia, non ha senso che mi critichi.

Dobbiamo fare come gli animali: loro hanno capito tutto, loro non stanno a pensare "Sono bravo, non sono bravo, mi muovo male, mi muovo bene, sono giovane, sono vecchio, si vedono le rughe, non si vedono, ho i capelli bianchi, non ce li ho..." Non gliene frega niente, loro si godono la vita.  
Noi umani, invece, ci facciamo un sacco di menate.  

Ma la caratteristica di quello che stiamo facendo, rivolgendoci in direzione del flamenco, è proprio lavorare sulla presenza. Quindi, anche quando lavoriamo sul corpo o sulla voce o sul suono, nel flamenco teniamo presente sempre di entrare nella presenza e nel sentire, nel sentire in tempo reale, e tutto questo scatena dentro di noi un senso di gioia.  Essere nel flow! Ho scomodato una parola grossa. La gioia.  

Purtroppo oggi noi apparteniamo a una societā di depressi. Poi, possiamo sempre dire che siamo depressi, noi che vivamo a Milano, perché non abbiamo tutto il sole che c'è in Andalusia, vero, innegabile. Abbiamo un clima difficile, perché d'estate fa molto caldo, d'inverno fa molto freddo e c'è umido, ecco. Però, la nostra posizione personale di sentire che cosa mi fa star bene e cosa mi fa star male non dipende da cosa c'è intorno a me, ma dipende da cosa c'è dentro di me.

È sempre una visione totalmente soggettiva. Il flamenco stesso è totalmente soggettivo. Non ha niente di oggettivo, perché non ha...
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7 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#123-Come scegliere la scuola di flamenco - Flamenco Chiavi in Mano
Come scegliere una scuola in cui imparare il flamenco. 
Ci dobbiamo per prima cosa ricordare che si tratta di una forma d'arte, complessa e completa, e che non conosciamo, da stranieri. 
Solitamente gli stranieri che si avvicinano al flamenco lo fanno attraverso la danza, ed è un percorso lungo e complesso. 
E lo dobbiamo sapere subito: se entriamo in una sala da danza e qualcuno ci dice che in breve diventeremo bravissimi, ci stanno imbrogliando. Lo stesso dicasi per la chitarra, o per il cante: anche se arrivo da una formazione di altri generi, ci vorrà tantissimo lavoro per entrare in una cultura musicale diversa da tutte le altre.

Il primo consiglio per la scelta di una scuola in cui imparare, qualsiasi cosa, è chiedere di fare una lezione di prova per verificare se ti piace davvero studiare flamenco: verifica come ti senti in quella situazione!

Per imparare a ballare flamenco devo tenere in conto diversi aspetti. Partiamo da quelli fisici: il baile flamenco ha movimenti molto grandi, energici, aperti, ma mai rigidi,una fluidità grande e tanta flessibilità. Questo richiede un corpo allenato, con una postura funzionale a muoverci meglio. Se la  lezione è finalizzata solo a farti vedere dei passi, ma non ti si spiega come produrre quei movimenti in modo sano per le tue articolazioni, ricorda chje è impossibile imparare a ballare flamenco se non ti danno gli strumenti per avere consapevolezza del tuo ccorpo e non ti fanno fare un lavoro corporeo che ti porti ad allungare, centrare, allineare. 
Se nella zona in cui vivi non c'è un corso di flamenco in cui ti diano questi strumenti, costruiscili con un altro lavoro corporeo di sostegno: pilates, yoga, danza contemporanea...

Il lavoro sulla danza deve sempre essere sostenuto dalla consapevolezza: il filtro che abbiamo nell'apprendimento ci riporta sempre alle nostre precedenti competenze. Non vedo ciò che vedo, vedo ciò che so! Il corpo non si mette fuori dalla zona di comfort, quindi se l'insegnante non mi spiega con chiarezza che lui è solo una fonte di ispirazione e non il modello assoluto da emulare, crederò che per imparare io debba fotocopiare ciò che fa lui, dirigendo tutte le mie attenzioni alla forma. 


Difficilmente un allievo ha già le competenze adatte a trovare una postura adatta al flamenco, che non sia estetica, ma funzionale. Ballare flamenco non significa  imparare a mettersi in una posizione forzata, che poi magari mi porterà ad avere mal di schiena! 

Dovrai anche affrontare molto lavoro ritmico, e ricordati che per poter battere i piedi aa ritmo devi avere equilibrio, perché se cadi malamente da un piede all'altro non farai qualcosa di utile a te, ma disturberai il tuo apprendimento, e perisno quello degli altri, perché se studi male e fai pasticci con il ritmo, disturberai anche i tupoi compagni di corso. Devi quindi verificare che ti insegnino a guadagnare equilibrio e consapevolezza del suono.Non solo della meccanica che produce il suono, ma proprio della ritmica!  Prima di tutto devo stare nel ritmo, e mi devono dare gli strumenti per capire la frase ritmica, il compas, in modo che lo possiamo davvero sentire.

Altra cosa da considerare è sempre che il flamenco si organizza intorno al cante, che è il cuore di questa forma d'arte. L'ideale sarebbe avere a lezione un cantaor, non una persona che canticchi in qualche modo, ma proprio un cantaor, ma è praticamente impossibile. Quindi per lo meno nelle lezioni l'isegnante ci deve fornire le competenze per farci capire come si comporta il corpo in relazione al cante. Forse non lo vedrò nella prima lezione, in cui magari mi si mostreranno passi semplici, con cui entrare nel baile. Ma se ti iscrivi ad un corso e non ti si parla del cante, fatti una domanda!

Altra cosa fondamentale in un corso sarebbe la presenza di un chitarrista, almeno di tanto in tanto. Non un juke box, ma un musicista che ti mostri come...
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7 months ago
26 minutes

Flamenco Chiavi in Mano podcast
#122- I benefici di ballare flamenco - Flamenco Chiavi in Mano
Ballare flamenco offre tantissimi benefici, alcuni dei quali sono condivisi con tutte le altre forme di danza o di sport, ma ha anche benefici unici collegati alla sua natura profonda. 

In questa società, le persone hanno una vita parecchio sedentaria, e ballare in generale dà strumenti per migliorare la sedentarietà: esercizio cardiovascolare, miglioramento della postura, della respirazione, del tono muscolare, aiuta persino a bruciare calorie, dà equilibrio e  coordinazione.

Il flamenco agisce sull'atteggiamento che abbiamo nei confronti della vita: ci dà il coraggio di essere presenti, di essere noi stessi!

L'attività fisica ci aiuta a produrre due ormoni importanti per il nostro benessere: serotonina e ossitocina. 

La serotonina è l'ormone del buonumore, riduce ansia ed aggressività, tant'è che i farmaci per cpmbattere ansia, depressione, persino disturbi del comportamento alimentare contengono serotonina. 
L'ossitocina stabilizza l'umore, aiuta a creare legami emozionali e favorisce la socializzazione. Una sua carenza può favorire l'autismo!

Ci sono aspetti che sono molto specifici del flamenco: la capacità di concentrazione e memorizzazione, legate alla difficoltà stessa di stessa di questa forma di danza.
Se non mi concentro tantissimo sbaglierò tutto! Concentrarsi sul bail flamenco ci auita a prendere le distanze dai problemi del quotidiano e ci aiuta contro lo stress. Devo esercitare la memoria, cosa che fa molto bene!

Ci sono anche aspetti più specificamente psicologici: l'aumento della autostima, che significa sapere meglio chi siamo, e esprimerlo. E quindi la capacità di esprimere e comunicare, l'accettazione e il riconoscimento di chi siamo, esprimendo 'unicità. QUesto ci aiuta a trovare il modo di comunicare meglio con altre persone, ascoltandole meglio, accettando e adattandoci alle situazioni impreviste. Ci dona elasticità mentale, obbligandoci ad adeguarci al presente, visto che il flamenco non è già scritto e deve sempre adattarsi alla situazione presente

Ci sono anche vantaggi legati alla sfera artistica: ci insegna la nostra unicità e ci dà il coraggio di esprimere il nostro modo personale di fare, di vivere. Non ci sono canoni astratti da rispettare, ma c'è il bisogno di essere ciò che siamo e di esprimerlo con forza. 

Essendo una danza molto tonica il flamenco obbliga le ossa a ricostruire i propri tessuti in modo più forte e sano: i muscoli tirano le ossa e le sollecitano a riprodurre la propria struttura più resistente. 

Sono Sabina Todaro dal 1985 mi occupo di musiche e danze del monfdo arabo e di flamenco, dal 1990 insegno baile flamenco, Lyrical Arab Dance, un lavoro sulla espressione delle emozioni attraverso la danza, Dance Workout, un lavoro sul rinforzo, sulla ricerca del centro e dell'allineamento, Anatomia in Pratica, una ricerca sulla natura del corpo.

Il flamenco aiuta anche a sfogare la rabbia, emozione che spesso ci fa male e blocca il respiro, l'addome, lo stomaco. Il flamenco ci offre possibilità di stare al mondo migliori!


La ritmica, che è difficilissima, nel flamenco è unno scoglio forte e ci obbliga ad ascoltare in un modo diverso, nuovo. Ci offre altre orecchie per ascoltare la parte più grave della musica, il basso, il contrabbasso, apprezzando non solo l'aspetto melodico.
Dovendo produrre musica con il corpo dobbiamo essere molto più attivi nella risposta alla musica e siamo per forza più attenti!
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8 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#121- Perdersi nelle strade dell’Andalusia per scoprire il flamenco - Flamenco Chiavi in Mano
La cultura si crea su fattori storici, sociali, religiosi, antropologici, linguistici, artistici, persino culinari e gastronomici, che riflettono e costituiscono l’identità di una comunità.

E' saggio approfittare dell’ottima rete stradale andalusa, fra l’altro quasi completamente gratuita, e conviene affittare una macchina per esplorare il territorio e raggiungere anche paesini minori. Nei paesini non arrivi con il treno, magari, e siccome non li incontri non ti ci fermi neanche per un caffè.

Girando nei paesini si vedono subito i resti dell’eredità araba e mediterranea in generale, e soprattutto si incontra la gente, spontanea e socievole, accogliente e curiosa. Apri loro un po’ il cuore e ti accoglieranno a braccia aperte.
In Andalusia si può entrare in un bar con l’intenzione di prendere un caffé alle 5 del pomeriggio e uscirne alle 2 di notte, con 10 nuovi amici. Oppure isolarsi e non comunicare con nessuno e credere che gli andalusi siano persone che stanno solo fra di loro e che non sono interessati a nulla altro,magari soltanto perché io non parlo spagnolo e loro non parlano altre lingue che non sia la loro!

Il flamenco in tutto ciò è dietro ad ogni comportamento, ad ogni parola. E’ vero che molti andalusi  non sono neanche lontanamente interessati a quest’arte (anche se tutti poi pensano di saperne più di te che sei straniero!). Essere andalusi non implica necessariamente amare il flamenco e ancor meno conoscerlo profondamente, non fare questo errore. Ma è anche vero che questa situazione geografica e culturale lo ha generato, e quindi il flamenco non può prescindere dalla terra che lo ha visto nascere e che lo nutre quotidianamente.

Viaggiare nei paesini ci permette di incontrare gli anziani, che sono i portatori di una tradizione veramente andalusa, non globalizzata, che sa ancora di vino fino anziché di gin tonic, di gazpacho e tortilla de patatas anziché di sushi e hot dog.
Paesini fuori dalle rotte turistiche, dove l’attrazione principale sono magari i prodotti della terra e della gastronomia, e non monumenti che richiamino l’attenzione di tanti viaggiatori e di conseguenza l’esigenza di vendere prodotti e servizi “globalizzati”. Gli anziani della Peña di Santaella in provincia di Cordoba sono probabilmente uguali ancora oggi ai loro bisnonni in termini di visione del mondo, di modalità di vita e di abitudini. Parlare con loro può essere interessantisismo, magari trovando argomenti di conversazione legati alla loro cultura. Capire cosa sia il flamenco per loro ci aiuta a capire cosa sia il flamenco nella sua storia. Un modo di riconoscersi parte di una comunità, un legante che accomuna e rende partecipi di una cosa condivisa. 

Andare a Madrid e studiare baile o a Siviglia e studiare le migliori falsetas di chitarra non significa capire e sentire la culla che ha dato i natali al flamenco. Le sue radici non sono nel grande teatro di Siviglia o di Malaga o Madrid se non Londra o New York. Quegli spettacoli non sono le radici del flamenco ma frutti artistici di una elaborazione. Il flamenco ha avuto le sue origini nelle taverne, nella quotidianità di persone “normali” nella vita “normale”, ed è nato come forma spontanea di espressione artistica. Oggi si espande anche attraverso l’attività dei circoli flamenchi, le peñas, e le serate dei festival estivi, polo di attrazione sociale che vede il flamenco al centro della manifestazione con concerti all’aperto, ai quali spesso la gente partecipa più per convivialità che per passione dell’arte, condividendo cibo e bevande con familiari ed amici. 

E’ lì che occorre cercare le sue radici, ancora oggi, nella spontaneità, nel modo di fare e di parlare degli andalusi, nella loro ironia e nella loro saggezza popolare. Ci sono luoghi in Andalusia in cui il flamenco fa parte del quotidiano, mentre in molti altri posti il flamenco è solo una delle mille musiche che si possono ascoltare alla radio, in tv o...
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9 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
#120- Impronta personale e flamenco - Flamenco Chiavi in Mano
Lo scopo del flamenco è sempre quello di muovere la vita emozionale delle persone. Chi produce il flamenco si rivolge ad un ipotetico pubblico (che ad esempio quando il musicista è in sala di incisione non è presente ma sottinteso). 
Il flamenco nasce sempre dal cuore e dalla interiorità e si rivolge sempre al mondo emozionale. Nascendo dalla presenza, nasce anche dalla consapevolezza della presenza. Se sono consapevole della mia individualità, mi godo il presente e mi rendo conto che ciò che sono e ciò che faccio arriva ad un interlocutore e la comunicazione funzionerà. 

Nel flamenco, devo essere presente e dare un contributo personale, certamente in accordo con la tradizione e nel suo rispetto. 
In generale, essere consapevoli delle nostre impronte è fondamentale: ogni essere vivente lascia tracce intorno a sé, al proprio passaggio su questa terra. Il flamenco lo sa bene e sottolinea l'importanza del contributo che ogni persona può dare a qualcun altro. Il flamenco stesso canta la saggezza tradizionale e contribuisce a migliorare la vita degli altri. 
Se lavoro sul flamenco in modo molto meccanico e ripeto alla perfezione qualcosa, ma non c'è la mia impronta personale, il mio regalo, e non sono me stesso, il flamenco sparisce! Il mio passaggio su questa terra lascia sempre delle tracce.
Ogni artista ha quasi il dovere di dare il proprio contributo al flamenco, a prescindere dal suo livello di preparazione. Altrimenti fa un esercizio meccanico, che flamenco non è. 

Ci conviene quindi entrare totalmente dentro di noi, nella consapevolezza completa della nostra presenza. Mentre balliamo, se questo significasse solo un bel vestito e bei movimenti precisi, priverei il pubblico del mio regalo! Un bel pacchetto vuoto. 

Fra l'altro, nel flamenco il pubblico è molto interattivo, risponde con incitazioni ed esclamazioni e questo aiuta gli artisti a sentire che le loro impronte si propagano e raggiungono l'interlocutore. 

Forse se fossimo consapevoli che le nostre impronte viaggiano intorno a noi ed influiscono nella vita delle persone che incrociamo nel nostro percorso staremmo meglio con noi stessi! Il flamenco sa che il messaggio dell'artista è unico e si sperimenta sempre una possibilità nuova e personale. 

Se il messaggio è chiaro e l'artista è consapevole delle tracce e del regalo che fa al pubblico, la sua produzione sarà molto coinvolgente. 

Il baile flamenco ci coinvolge sempre, a volte per la potenza dei gesti, la difficoltà o la rapidità dei ritmi, ma ciò che ci tocca davvero è la presenza della persona, dell'essere umano che abbiamo davanti. Ovviamente se il pubblico è sensibile sarà più facile che capti l'intenzione, ma se ci rendiamo conto che ciò che facciamo sono dei regali verso gli altri, sapremo che la nostra impronta personale è ciò che lo spettatore si porterà a casa. Forse si porterà a casa qualcosa che gli fa capire di più se stesso. 

Certo è che se l'artista vuole soltanto il mio applauso, come spettatore torno a casa pensando che l'artista sia molto bravo, ma tutto finisce lì. Il flamenco invece produce una cambiamento nel pubblico. Un bravo artista lo sa che la sua impronta personale lascia un segno nel cuore degli spettatori. 

Sono Sabina Todaro, mi occupo di danza da tutta la vita, e di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985, e sono super appassionata di psicologia, pedagogia, neurologia, anatomia, il tutto applicato al flamenco e letto attraverso il flamenco. 

Sono una insengnate di baile flamenco a Milano, al Mosaico Danza e i miei allievi non sono professionisti, anzi, amano ballare per se stessi, per passione e divertimento. 

Se sono consapevoli di quello che fanno, si portano a casa tutti i vantaggi del flamenco. 
Se sono consapevole che mando un messaggio fuori di me, posso autostimare ciò che sono e sono consapevole che quel gesto è un regalo che...
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9 months ago
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Flamenco Chiavi in Mano podcast
Una chiave di lettura rivoluzionaria per capire il flamenco nella sua essenza culturale e musicale, offerta da Sabina Todaro. Dedicato a chi voglia conoscere e/o approfondire questa forma d'arte in modo non nozionistico, ma utilizzando la logica e comprendendo questo meraviglioso fenomeno, che è il flamenco, in tutti gli aspetti possibili, come strumento per la vita.