Hai presente il reattore di Iron Man? In Italia c’è un ragazzo di 32 anni che ha raccolto €230 milioni per costruirne uno…solo che il suo è di 10 metri. Scopri Startup Builder https://www.startupbuilder.it/
Francesco Sciortino nasce a Viterbo nel 1993. Passa l'ultimo anno di liceo a Milnthorpe, un paesino sperduto nel Nord dell'Inghilterra, e nel 2016 si laurea in Fisica all'Imperial College di Londra.
Nel 2014 fa uno scambio di un anno all'EPFL di Losanna e nel 2015 passa 3 mesi all'Istituto di Fisica del Plasma di Princeton. Sia a Losanna che Princeton lavora a un Tokamak, una macchina per la fusione nucleare: lo stesso processo che avviene nel Sole, in cui i nuclei di 2 atomi leggeri si uniscono in 1 più pesante e liberano un botto di energia (il contrario della fissione, il meccanismo che invece fa funzionare le centrali nucleari, in cui 1 atomo pesante si divide in 2 leggeri).
una stanza a forma di ciambella in cui viene una miscela di gas. Grazie a una corrente elettrica, il gas viene scaldato fino a temperature 10 volte superiori al sole—tipo 150 milioni di gradi. Così si trasforma in plasma e rimane sospeso nella stanza, perché le pareti sono ricoperte da magneti.
A questo punto, le particelle iniziano a muoversi a 1000 km/s per la temperatura altissima e alcune si fondono producendo un’enorme quantità di energia.
Ok, ma cos'è la fusione nucleare? è
00:00 Chi è Francesco Sciortino
01:00 Liceo e viaggio in Inghilterra
02:05 Università e primi esperimenti sulla Fusione: Losanna e Princeton
04:35 Dottorato al MIT di Boston
06:10 Lavora alla macchina per la Fusione più grande al mondo
07:50 Trova i soci e si licenzia
09:37 Raccoglie €230 milioni
13:03 Come usa i 230 milioni
14:07 Quando avremo (davvero) la Fusione Nucleare
15:51 Paure e gestione dello stress
17:01 Sfidare i colossi dell'Energia
18:05 Giornata tipo
19:05 Come raccogliere fondi
20:21 Gli imprenditori europei non hanno voglia di lavorare?
21:59 Come ha convinto i migliori ingegneri di SpaceX e Tesla
23:05 Consigli per fare impresaCos'è Chapeau 🧢 Parliamo coi più grandi imprenditori e manager in Italia per scoprire la loro storia e capire come hanno fatto DAVVERO ad arrivare dove sono: cosa li ha aiutati di più, gli errori, i fallimenti e i consigli PRATICI. E te li facciamo conoscere di persona durante i nostri eventi.
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Nel 1972 un ragazzo di 16 anni s’indebita per aprire una cantina sul lago d’Iseo. Oggi quella cantina fattura €52 milioni e fa uno dei vini migliori al mondo. Scopri Tot https://go.tot.money/MaurizioZanella
Maurizio Zanella nasce a Bolzano nel 1956. Il piccolo Maurizio odia fare quello che fanno gli altri. Quindi, mentre i compagni di classe studiano, lui partecipa alle manifestazioni.
Così, quando Maurizio ha 14 anni, il padre Albano per punirlo lo manda a fare lo scaricatore di porto a Liverpool tutta l’estate.
Di ritorno in Italia, Albano lo porta in una piccola casa nel mezzo di un bosco ad Erbusco.
Lì Maurizio vive con i Gandossi, una famiglia di fattori, e inizia a conoscere i territori della Franciacorta, un territorio in provincia di Brescia.
Il vero momento di svolta per Maurizio, però, avviene quando partecipa ad un viaggio in Francia per i produttori di vino lombardi, dove visita lo Champagne e la cantina Romanée Conti, il vino più costoso al mondo. Lì s’innamora del vino e, tornato a Erbusco, decide di fondare la sua cantina.
Per partire, Maurizio va in banca e apre un prestito da €80.000—che il padre garantisce senza dirlo né a lui né alla madre.
All’epoca, gli italiani bevevano più di 100 litri di vino all’anno, ma la qualità era infima. L’idea di Maurizio era quindi produrre vino di alta qualità, proprio come aveva visto fare in Francia durante il suo viaggio.
Così, per produrre le prime bottiglie, Maurizio convince uno dei più grandi enologi italiani a venire a lavorare per lui. Dopo 20 giorni però lo caccia e nel 1978 assume André Dubois, ex enologo di Moët & Chandon. Così nel ‘79 nasce la prima bollicina Franciacorta di Ca’ del Bosco.
I primi anni dopo la fondazione, però, sono infernali: Maurizio cerca di vendere le sue bottiglie in tutte le drogherie di Milano, ma nessuno le compra perché il Franciacorta è ancora troppo poco conosciuto.
Così a Maurizio viene l’idea geniale di vendere le bottiglie direttamente ai consumatori—tipo Amazon, ma 30 anni prima.
Negli stessi anni, Maurizio conosce Luigi Veronelli, uno dei più grandi giornalisti del tempo, il primo critico enogastronomico nella storia d’Italia.
Anche grazie all’amicizia con Veronelli, Ca’ del Bosco continua a crescere in Italia, ma ha un problema: all’estero sono tutti ossessionati dallo Champagne e nessuno considera il Franciacorta. Quindi Maurizio organizza delle degustazioni alla cieca in giro per il mondo. I risultati sono sorprendenti: Ca’ del Bosco se la gioca alla pari coi vini più buoni del mondo.
Così, già dai primi anni ‘90, Ca’ del Bosco si afferma come una delle cantine più prestigiose d’Italia e in 30 anni il fatturato passa da €10 milioni a €52 milioni, con margini del 35% e un valore aziendale di circa €220 milioni.
Oggi Ca’ del Bosco è una delle cantine più importanti al mondo e ha ricevuto decine di premi come migliore bollicina d’Europa.
(00:00) Chi è Maurizio Zanella
(01:00) Infanzia: proteste, denunce e fare lo scaricatore di porto
(02:12) La punizione che a 14 anni gli cambia la vita
(03:19) Il viaggio in Francia a 15 anni
(05:30) Aprire Ca’ del Bosco a 16 anni: come trova i soldi
(06:49) Passare da 0 a 1 e produrre le prime bottiglie
(08:53) Vendere le prime bottiglie
(10:09) Come arriva a fatturare il primo milione
(11:53) L’incontro con Luigi Veronelli
(13:36) Entrare nei ristoranti migliori al mondo
(14:46) Le degustazioni alla cieca
(17:41) Passare da €1 milione a €10 milioni di fatturato: prodotto e comunicazione
(19:14) I vini che li fanno diventare grandi
(20:17) Passare da €10 milioni e €52 milioni di fatturato
(21:28) Tour della cantina: come producono il vino
(24:15) I numeri di Ca’ del Bosco: vendite, margini, estero e vini più venduti
(25:46) I momenti più difficili
(27:00) Champagne e Franciacorta
(28:14) La crisi del vino
(30:06) Il Biologico è solo marketing?
(32:34) Personaggi più incredibili che ha conosciuto
(33:34) Consigli
OVS è la più grande catena d’abbigliamento in Italia, con 2,200 negozi e 1.6 miliardi di fatturato. Dietro al suo successo c'è Stefano Beraldo.
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Stefano Beraldo nasce a Mestre, in provincia di Venezia, il 23 Marzo 1957.
Dopo la laurea lavora 9 mesi come correntista in una banca di Mestre e nel 1988 entra in Edizione, la Holding del Gruppo Benetton.
Nei primi anni ‘90, infatti, il marchio di vestiti fondato da Luciano Benetton è uno dei più grandi al mondo, con un fatturato di €2 miliardi. E proprio in quegli anni suo fratello Gilberto inizia a fare le prime acquisizioni.
Lo stesso anno i Benetton comprano GS e Autogrill per soli €360 milioni ed è proprio Stefano ad occuparsi dell’acquisizione, per poi assumere il ruolo di Direttore Generale di GS.
Con Stefano, il fatturato di GS passa da €3.5 a €5 miliardi e i margini aumentano notevolmente. Poi nel 2000 vende GS Supermercati a Carrefour.
Dal giugno 2000 assume la carica di Amministratore Delegato di De’Longhi. In cinque anni realizza i progetti fondamentali per il rilancio e il rafforzamento della redditività del Gruppo.
Realizza anche la trasformazione dell’assetto produttivo, dando il via alla delocalizzazione in Far East di una parte significativa delle basi produttive e ristrutturando le attività di produzione in Italia.
Nel luglio 2005 assume la carica di Amministratore Delegato e Direttore Generale di Gruppo Coin, che all’epoca comprendeva OVS e Coin, investendo anche €700,000 di tasca sua.
Nei primi 3 anni il fatturato esplode e i margini passano da €75 milioni del 2005 a €134 milioni.
Nel 2010 Stefano acquisisce UPIM, la catena di grandi magazzini con 150 negozi che quell’anno fatturava quasi mezzo miliardo.
Nel 2014 dopo quota OVS e l’anno dopo fatturato e margini di OVS raggiungono €1.3 miliardi e €176 milioni e nel 2019 Giovanni Tamburi, il fondatore di Tamburi Investment Partners, diventa il più importante azionista di minoranza di OVS, con una quota del 22%.
Nel 2020 poi, Stefano lancia Piombo, il brand di fascia medio alta di OVS e dal 2021 al 2024 Stefano acquisisce pure Stefanel, Goldenpoint e Stefanel, trasformando quello che all’inizio degli anni 90 era solo brand d’abbigliamento di fascia bassa in uno dei gruppi di moda più importanti d’Europa.
Ma la cosa più assurda è che—mentre colossi come Shein, Zara e H&M entrano in Italia—Stefano riesce a far diventare OVS la più grande catena d’abbigliamento in Italia, con un fatturato di €1.63 milioni e €195 milioni di margine nel 2024.
Quindi noi di Chapeau siamo andati nei suoi uffici a Milano per scoprire tutta la sua storia:
(00:00) Chi è Stefano Beraldo
(01:00) Infanzia e primi lavori
(02:40) Gestire l'impero finanziario dei Benetton
(04:28) Comprare Autogrill e GS con Leonardo del Vecchio
(05:33) Scalare GS Supermercati a €5 miliardi di fatturato
(07:32) Vendere GS a Carrefour per €3 miliardi
(08:36) Diventare CEO di De'Longhi
(09:46) Portare De'Longhi a €1.2 miliardi di fatturato
(11:29) Diventare CEO di OVS
(13:07) Da €75 a €134 milioni di margine in 3 anni. Come ha fatto?
(14:24) Licenziare i manager del Gruppo Coin
(16:23) Comprare UPIM
(18:17) Quotare OVS e critiche sul Fast Fashion
(20:22) Diventare la catena d'abbigliamento più grande d'Italia: da €700 milioni a €1.7 miliardi
(22:23) Ripagare €1.5 miliardi di debito
(23:23) Battere H&M e Zara
(24:28) Lanciare Piombo, comprare Stefanel, Goldenpoint e Les Copains
(26:46) Fallimento in Svizzera e investimento di Giovanni Tamburi
(28:10) Vendere all'estero: tutti i dati e le difficoltà
(29:58) Giornata tipo
(31:41) Consigli
Nel 1971 Macron era un negozio di 30mq a Bologna. Oggi è il brand d'abbigliamento sportivo più grande in Italia. Scopri Startup Booster https://startupbooster.it
Gianluca Pavanello nasce a Bologna nel 1970. Si laurea in Economia a Bologna nell'84 e lo stesso anno si trasferisce a Londra per lavorare come Analista Finanziario in Indesit.
Nel ’97 torna in Italia per fare un Master in Business Administration alla Bocconi e l’anno successivo entra in McKinsey, una delle società di Consulenza Strategica più prestigiose al mondo in cui lavora come Manager guadagnando più di €200,000 all'anno.
Nel 2004 Francesco Bormioli, imprenditore di Parma, propone a Gianluca di diventare CEO di Macron. Ok, ma Macron cos'era all'epoca? L’azienda nasce nel ’71 come negozio di articoli per il baseball e negli anni ’90 inizia a produrre magliette sportive col proprio brand. Dal '71 al 2004 passa da 0 a €10 milioni di fatturato, ma rimane poco più di un negozio di vestiti.
Così Gianluca accetta l'offerta, si licenzia da McKinsey e nel 2004 diventa CEO di Macron.
Nel 2005 chiude i primi contratti con squadre di calcio inglesi come lo Swansea, il Leeds e il West Ham, nel 2009 arriva il contratto col Napoli e 3 anni dopo quello con la Lazio. Così Macron inizia a crescere e dal 2004 al 2024 passa da €10 milioni a €224 milioni di fatturato, con margini del 20%—il doppio di Nike e Adidas.
L'unico anno in cui non crescono è il 2020, quando perdono il 5% delle vendite a causa del Covid. Iniziano però a produrre 53 milioni di mascherine, camici e tute anti Covid fatturando altri €268 milioni—con margini bassissimi per fornire i prodotti in tutta Italia al minor costo possibile.
Oggi Macron è il brand d’abbigliamento sportivo più grande in Italia e sponsorizza oltre 100 squadre europee professionistiche di calcio, rugby, basket, pallavolo e qualsiasi altro sport di squadra che ti venga in mente—più di qualsiasi altra azienda. Ma soprattutto in 20 anni ha creato maglie leggendarie come quelle del Napoli e della Lazio nel calcio e quelle della Scozia e dell'Italia nel rugby.
Quindi noi di Chapeau siamo andati nella loro sede di 115,000mq in Valsamoggia, a Bologna, per scoprire tutta la loro storia e cosa c’è dietro a uno dei brand di sport più grandi d’Europa:
(00:00) La storia di Macron e Gianluca Pavanello
(01:00) Sogno da bambino e studi
(02:00) Primi lavori: Indesit e McKinsey
(03:25) Entrare in Macron (e quante quote prende)
(05:21) I primi anni: da 0 a €40 milioni
(06:59) Chiudere i contratti col Napoli e la Lazio
(08:43) Impatto del Napoli sul fatturato
(09:53) Diventare il #1 al mondo nel rugby
(11:17) Momento più difficile
(13:49) Valore dell'azienda, fatturato e mercati più grandi
(15:06) Sponsor
(15:57) Scalare Macron da €40 milioni a €224 milioni: maglie pro e dilettanti
(17:02) Arrivare a €1 miliardo di fatturato e vendere l'azienda
(18:32) Tour dell'azienda e della produzione
(20:15) Come fanno ad avere margini doppi di Nike e Adidas
(21:57) Fondi raccolti e % di proprietà di Gianluca oggi
(22:57) Giornata tipo (+ la sua agenda 👀)
(24:43) Negoziare con De Laurentiis e Lotito (+ consigli di negoziazione)
(26:16) Competere con Nike e Adidas. Come fanno!?
(27:45) Consigli
Copertina: Polidesign
Editing: Seequence Studio
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Cos'è Chapeau 🧢
Parliamo coi più grandi imprenditori e manager in Italia per scoprire la loro storia e capire come hanno fatto DAVVERO ad arrivare dove sono.
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La famiglia Clementoni è partita da un garage nelle Marche e ha creato una delle fabbriche di giocattoli più grandi al mondo. Li abbiamo raggiunti a Recanati per scoprire tutta la loro storia. Scopri lo Startup Booster https://startupbooster.it
La storia di Clementoni inizia nel 1963, quando Mario Clementoni lascia il lavoro come venditore di violini per iniziare a produrre giocattoli nella sua cantina a Recanati insieme alla moglie Matilde.
Il successo è immediato, anche perché quelli sono gli anni del miracolo economico: gli stipendi degli italiani raddoppiano in pochi anni, la domanda di giocattoli esplode e i giochi da tavolo sul mercato sono ancora solo il Monopoly e il Gioco dell'Oca.
La vera svolta però avviene nel '67, quando Mario inventa Sapientino: il primo gioco educativo di sempre e uno dei giocattoli più venduti nella storia.
6 anni dopo Mario riesce anche a comprare la licenza della Disney e crea decine di giochi con Topolino e Paperino—tra cui i primissimi puzzle in Italia.
Negli anni '70 inizia anche ad investire nelle pubblicità televisive e produce i giochi dei più famosi programmi TV dell'epoca, come quelli col Mago Silvan.
Negli anni '80, poi, arrivano i primi giochi elettronici come il Grillo Parlante sviluppato dalla Texas Instruments e distribuito da Clementoni, e nel 2012 i primi tablet per bambini.
Oltre ai prodotti, Clementoni cresce così velocemente anche grazie alla distribuzione: negli anni '70 entra nei supermercati e negli ipermercati italiani e già negli anni '90 Giovanni, il figlio più piccolo di Mario, apre le prime filiali commerciali in Germania, Spagna e Francia.
Nel 2002 Giovanni diventa Amministratore Delegato di Clementoni e raddoppia il fatturato dell'azienda dal 2010 al 2024.
Oggi Clementoni fattura €220 milioni, vende 28 milioni di giocattoli, ha più di 600 dipendenti e produce l'80% dei suoi giochi nella sua fabbrica nelle Marche.
Quindi, noi di Chapeau siamo andati proprio a Recanati per scoprire tutta la loro storia:
(00:00) Mario Clementoni, il fondatore
(01:18) Costruire i primi giocattoli in un garage a Recanati
(02:51) Comprare la licenza Disney e fare i primi spot in TV
(04:21) La nascita di Sapientino e l’esplosione di Clementoni
(05:37) Scalare Clementoni a €220 milioni di fatturato
(07:20) I numeri di Clementoni: giochi più venduti e mercati più grandi
(08:20) Crescere nella famiglia Clementoni
(09:27) Dai primi lavori in fabbrica a CEO di Clementoni: il percorso di Giovanni
(10:27) Sponsor
(11:32) Momento più difficile
(13:02) Offerte di acquisizione e lasciare l’azienda al figlio
(14:15) Come si inventa e produce un giocattolo
(15:19) Impatto degli smartphone sulle vendite dei giocattoli
(16:19) Consigli
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Un italiano partito da zero ha fondato Logitech, il colosso da $14 miliardi. Siamo andati a New York per scoprire TUTTA la sua storia. Scopri Tot Money https://go.tot.money/zappacosta, il modo migliore per semplificare la gestione finanziaria della tua azienda.
Abbiamo parlato con Giacomo Marini, Co-founder di Logitech: la più grande azienda al mondo di mouse, tastiere e webcam, che fattura $4.5 miliardi e vale $16 miliardi. Abbiamo scoperto la sua storia e i suoi consigli per chi vuole fare impresa:
(00:00) Chi è Giacomo Marini
(01:05) Università e primo lavoro all’IBM
(02:54) Lavorare in Olivetti
(04:54) Fondare Logitech: il periodo da 0 a 1
(07:48) Da 0 a €250 milioni: come ha scalato Logitech
(09:52) Aprire la fabbrica in Cina e raccogliere il primo milione di €
(11:36) Quotazione e raccogliere €40 milioni
(13:13) I momenti più difficili
(14:57) Tot Money
(16:13) Perché lascia Logitech nel 1992
(18:34) Vita dopo Logitech: investimenti in startup e CEO di Neato Robotics
(21:04) Errori più grandi
(22:37) Fare impresa in Silicon Valley vs in Italia
(23:42) Come risolvere i problemi delle startup italiane
(25:50) L’Italia è destinata a fallire o ha una speranza?
(27:11) Come creare prodotti che scalano28:27 Consigli
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Scopri Hostinger https://hostinger.com/chapeau e usa il codice CHAPEAU per avere il 10% di sconto. Guido Brera parte da zero. A 25 anni diventa uno dei più grandi trader d'Italia e a 30 gestisce un fondo da €12 miliardi.
Guido Brera nasce a Roma nel 1969. Si diploma al Liceo Classico Santa Maria e studia Economia alla Sapienza.
Nel 1994 si laurea e trova lavoro in Fineco, all'epoca uno dei primi fondi speculativi in Italia, come impiegato amministrativo. In 1 anno diventa un trader ed è talmente forte che in pochi mesi diventa uno dei migliori d'Italia.
Nel 1996 il suo capo gli propone di gestire il Fondo Cisalpino, un importante fondo d'investimento—ruolo per cui di solito servono decine di anni di esperienza. Guido non solo accetta, ma nel 1999 il suo fondo è il MIGLIORE in Italia. In tutto questo, ha solo 26 anni 😭
L'anno dopo, si sposta a Londra per gestire le attività di trading di UBS Warburg, una delle banche d'investimento più importanti al mondo.
A questo punto Guido ha tutto: fa quello che ama, vive in una bella città e guadagna pure un sacco di soldi. Ma nel 1999 molla tutto e insieme a Paolo Basilico fonda Kairos: un fondo d'investimento che in 10 anni arriva a gestire €12 miliardi.
La passione di Guido, però, è sempre stata la scrittura. Quindi, nel 2014 pubblica "I Diavoli", un romanzo sulla storia di un trader italiano a Londra. Il libro ha un successo incredibile e nel 2020 Sky produce "Diavoli", una serie TV con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey che viene distribuita in più di 160 paesi.
Nello stesso periodo fonda La Nave di Teseo: una casa editrice indipendente voluta da Umberto Eco e Elisabetta Sgarbi.
Nel 2021 fonda BeWater, uno dei più grandi gruppi media in Italia. BeWater comprende anche Chora Media, oggi la più grande azienda di podcast in Italia—e quella che nel 2022 ha acquisito Will Media per €5.2 milioni.
In 4 anni Guido scala il gruppo BeWater a €19 milioni di fatturato e Chora a €11 milioni, raccogliendo €30 milioni—di cui gli ultimi 10 da Tether, la più grande azienda di cryptovalute al mondo.
Oggi Guido Brera è uno degli imprenditori più influenti d'Italia nel media e nella finanza. Quindi, noi di Chapeau l'abbiamo incontrato a Milano per scoprire tutta la sua storia:
(00:00) Chi è Guido Brera
(01:00) Liceo e Università
(02:07) Da 0 a miglior trader d'Italia: lavorare in Fineco
(04:25) Gestire il fondo d'investimento #1 in Italia a 26 anni
(05:49) COME è diventato il miglior trader d'Italia
(07:49) Lanciare un fondo da €12 miliardi: da 0 a 1 e raccogliere i primi fondi
(09:56) La crisi del 2008: a un passo dal fallimento
(11:16) Il rimpianto più grande
(12:16) Hostinger
(13:16) Vive il periodo peggiore e inizia a scrivere
(14:20) Da "I Diavoli" alla serie TV su Sky
(16:50) Fondare Chora Media: il periodo da 0 a 1
(18:40) Raccogliere €30 milioni e comprare Will Media
(19:58) L'operazione da €10 milioni con Tether e Paolo Ardoino
(20:56) Le critiche per le perdite nei primi anni
(22:31) Intelligenza Artificiale: impatto sul lavoro e opportunità
(25:01) Le paure più grandi
(26:16) Consigli
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Siamo andati in Sorelle Ramonda, la catena di abiti di lusso da €300 milioni, per scoprire la loro storia e cosa c'è dietro una delle catene di grandi magazzini più grandi d'Italia. Scopri StartubBuilder: https://www.startupbuilder.it/.
(00:00) Chi è Giuseppe Ramonda
(00:00) La Storia di Sorelle Ramonda
(02:28) Da 0 a €300 milioni di fatturato: tutti i numeri di Sorelle Ramonda
(04:15) Offerte di acquisizione
(05:22) Tour del magazzino e del negozio da 20,000mq
(06:46) Quanto spendono per comprare i vestiti e brand più venduti
(08:11) Margini nei negozi e online
(10:25) Startup Builder
(11:28) Come scelgono i brand da comprare e come controllano le vendite
(13:18) Crescere nella famiglia Ramonda
(14:30) Scalare l'ecommerce a €3 milioni
(16:02) Giornata tipo
(17:02) La crisi della moda e il futuro di Sorelle Ramonda
(18:15) Consigli per creare un brand di moda
(19:18) Perché il prossimo brand di moda da €1Mld nascerà sui social
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Guadagni €800,000 all’anno a Dubai, poi molli tutto e fondi la tua azienda. Oggi quell’azienda fattura €250 milioni. Questa è la storia di Duccio Vitali, Fondatore di Alkemy e CEO di Alkemy - Retex.
Duccio si diploma al liceo scientifico e nel 1994 si laurea in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano.
Dal 1995 al 1998 lavora in AirData, una delle prime startup di internet in Italia che vendeva pubblicità sui siti delle aziende.
Nel 1998 AirData viene venduta a una multinazionale tedesca e Duccio decide di iscriversi alla Scuola di Direzione Aziendale (SDA) dell’università Bocconi.
Lì entra in contatto con il mondo della consulenza strategica: la branca della consulenza in cui si risolvono problemi complessi—come il lancio di nuovi prodotti o l’ingresso in nuovi mercati—per i manager di grandi aziende.
Così, nel 2000 Duccio entra in Bain: una delle società di consulenza strategica più prestigiose al mondo insieme a McKinsey e BCG. Lì, fa carriera molto rapidamente e si trasferisce prima negli Stati Uniti, a Dallas, e poi a Dubai.
Nel 2006 diventa Partner, il gradino più alto della carriera in consulenza in cui, oltre a stipendio base e bonus, hai anche una percentuale di proprietà nell’azienda in cui lavori.
A questo punto, Duccio ha tutto: guadagna €800,000 come Partner di Bain, fa quello che ama e ha pure una bellissima famiglia.
Nel 2012 decide comunque di mollare tutto e fondare Alkemy: la sua azienda di consulenza che aiuta le aziende ad adottare le tecnologie digitali con team dedicati all’Intelligenza Artificiale, ai dati, al marketing e al design.
Quell’anno Alkemy raccoglie i primi €4 milioni a una valutazione pre-money di €12 milioni e, nel giro di 4 anni, arriva a fatturare €40 milioni.
Nel 2017, per continuare a crescere, si quota in Borsa Italiana all’AIM: un listino per piccole e medie imprese con forte potenziale di crescita.
Da lì, l’azienda supera gli €100 milioni di fatturato e diventa una delle società di consulenza per la trasformazione digitale più grandi d’Italia.
Nel 2024, però, Duccio decide di fare “delisting”, cioè di uscire dalla Borsa. Per farlo, stipula un accordo con il Fondo Strategico Italiano, uno dei fondi di Private Equity più grandi in Italia, che investe €100 milioni e dà il via alla fusione tra Alkemy e Retex, un’altra mega azienda di consulenza.
Dopo la fusione, Duccio diventa CEO di Alkemy - Retex, un gruppo da €250 milioni di fatturato.
Quindi, noi di Chapeau l’abbiamo incontrato nel suo ufficio a Milano per scoprire tutta la sua storia:
(00:00) Chi è Duccio Vitali
(01:00) Infanzia e studi
(02:09) Lavorare in una startup di internet nel 1995
(03:20) Master alla Bocconi e lavoro in consulenza
(04:57) Partner di Bain a Dubai: vita e guadagni
(06:35) Mollare tutto per lanciare la sua azienda
(08:18) Da 0 a 1: partire e raccogliere i primi fondi
(09:18) Scalare Alkemy a €100 milioni di fatturato
(11:15) Quotazione in Borsa Italiana: difficoltà e quanto raccolgono
(13:10) Uscire da Borsa Italiana
(14:40) Creare un gruppo da €250 milioni con una fusione
(15:41) Crescere all’estero: difficoltà e risultati
(16:44) Errori più grandi
(17:57) Giornata tipo e cosa fanno DAVVERO i consulenti
(19:47) L’AI ruberà il lavoro ai consulenti?
(21:47) Se oggi avesse 23 anni, lavorerebbe in consulenza?
(22:38) Consigli
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Scopri Hostinger https://hostinger.com/chapeau col codice CHAPEAU per avere il 10% di sconto. Vincentelli è uno dei più grandi imprenditori e scienziati della storia. Ha inventato il modo in cui si progettano i chip di qualsiasi telefono e computer e ha fondato 2 aziende di chip design che oggi valgono €200 miliardi.
Alberto Sangiovanni Vincentelli nasce a Milano nel 1947. Nel 1971 si laurea in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Milano e dopo 2 anni ottiene un posto come Professore.
Nel 1976 si trasferisce in California e a 33 anni diventa Professore Ordinario a Berkeley, una delle Università più prestigiose al mondo per Ingegneria Elettronica.
In quegli anni, Alberto fa un’invenzione che avrebbe cambiato il mondo.
Infatti tutti i dispositivi elettronici—telefoni, computer, macchine o lavatrici— funzionano grazie ai chip, piccoli cervelli elettronici con dentro dei transistor (minuscoli interruttori che eseguono i calcoli).
Fino agli anni ‘80, i chip venivano disegnati a mano e ci voleva tantissimo tempo (e soldi) anche solo per produrre chip con qualche centinaio di transistor. Quindi, fare i processori di oggi, con centinaia di miliardi di transistor, sarebbe stato impossibile.
Vincentelli, però, si inventa un nuovo modo di disegnare chip: l’Electronic Design Automation, cioè software che li progettano in modo automatico. Quindi, se oggi riusciamo a produrre telefoni e computer, il merito è proprio di Alberto.
Così, tra l’83 e l’86, Vincentelli fonda 2 aziende di progettazione chip: Cadence e Synopsis, che oggi valgono rispettivamente $90 e $110 miliardi.
Invece di fare l’imprenditore a tempo pieno, però, Alberto si tiene solo il 2% di queste startup—rinunciando a quote che oggi valgono centinaia di milioni.
Oltre ad aver cambiato il mondo con le sue invenzioni e le sue aziende, Alberto è lo scienziato italiano più citato al mondo e ha scritto più di 1,000 articoli scientifici. Ma soprattutto è uno dei Professori più amati dagli studenti di Berkeley.
Quindi, noi di Chapeau l’abbiamo incontrato a New York durante l’Italian Symposium (un evento delle United Italian Societies per studenti italiani all’estero). Abbiamo scoperto la sua storia, il suo parere sull’Intelligenza Artificiale e il Quantum Computing e i suoi consigli:
(00:00) Infanzia e studi
(01:06) Diventare Professore: dal Politecnico a Berkeley
(02:19) Fondare 2 aziende da $200 miliardi: Cadence e Synopsis
(03:27) Rinunciare a decine di milioni (in quote delle sue aziende)
(04:37) Diventare imprenditore per essere immortale
(06:00) Magneti Marelli e l’invenzione del cambio al volante
(07:19) Lavorare con BMW (e far guidare le macchine agli studenti)
(09:52) Consigli di carriera
(11:33) Hostinger
(12:43) NVIDIA e il boom dell'AI
(13:43) Consigli per chi vuole fare impresa
(15:27) Intelligenza Artificiale Generale
(17:10) Quantum Computing
(18:20) L’Italia ha speranze nell’AI e nel Quantum Computing?
(19:20) I problemi delle startup italiane
(20:40) Come colmare il gap con gli Stati Uniti
(22:15) Cosa lo motiva
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Siamo entrati nella sartoria da €100 milioni che produce i vestiti per brand come Gucci e Prada. Abbiamo scoperto la loro storia e come si fanno davvero i vestiti di lusso. Scopri Startup Booster di StartupGeeks: startupbooster.it
La storia di Lardini inizia nel 1978, quando Luigi e Andrea Lardini, 2 fratelli marchigiani di 20 anni, iniziano a produrre i loro primi capi.
Dopo qualche anno, arrivano a un passo dal fallimento. Così decidono di produrre vestiti per aziende di lusso che si appoggiano a sartorie specializzate per fare i propri capi.
Nel corso degli anni, hanno prodotto vestiti per quasi tutte le più grandi case di moda: Gucci, Prada, Versace, Ferragamo, Valentino e moltissimi altri.
Dal 1993 ricominciano anche a produrre con il proprio marchio e, proprio dagli anni ’90, le vendite esplodono: Lardini passa da €2 milioni nel 1993 a €100 milioni nel 2024.
Quindi noi di Chapeau siamo andati nella sede di Lardini a Filottrano (nelle Marche), per scoprire tutta la loro storia e come si producono davvero i vestiti di lusso:
(00:00) Cos'è Lardini
(01:04) Fondare Lardini a 18 anni: come ha fatto a partire
(03:14) Da 0 a 1: fallimenti e 15 ore al giorno di lavoro
(05:18) L'errore che ha fatto esplodere le vendite
(06:27) Scalare da €2 milioni a €100 milioni
(08:35) Sponsor
(09:39) Dentro la produzione dei vestiti di lusso
(10:40) Fare la sarta di vestiti di lusso
(11:52) Giornata tipo di una sarta
(13:07) Giornata tipo del fondatore
(14:29) Vita lenta, pause di 2 ore e stipendi alti. Perché?
(15:47) La crisi del lusso
(17:05) Fast fashion
(18:07) Consigli
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Cosa c’è davvero dietro al mondo dei parchi divertimento? Lo scopriamo in uno dei parchi più grandi d’Italia. Scopri Trade Republic: https://trade.re/chapeau.
Il settore dei parchi divertimento in Italia fattura più di €300 milioni. Ma quanto costa, quanto si guadagna e come si costruisce un parco di 100,000 metri quadri?
Per scoprirlo, siamo andati a CanevaWorld, uno dei parchi divertimento più grandi d’Italia. Oggi fattura €26 milioni, ma il fondatore è partito da una cantina, ha fatto 40 milioni di debiti ed è arrivato 2 volte a un passo dalla bancarotta.
Tutto ha inizio nel 1965, quando negli anni del boom economico italiano, il lago di Garda inizia a vedere i primi turisti.
Così, Alfonso Amicabile apre una discoteca sul lago di Garda. Inizia ben presto a organizzare spettacoli di cabaret, che hanno un successo straordinario—tanto che arriva gente come Teo Teocoli e Renato Pozzetto.
Nel anni ‘70, Adriano Panatta inizia a vincere i più grandi tornei di tennis e l’Italia impazzisce per questo sport. Così Alfonso decide di aprire 6 campi e crea un centro sportivo.
Nei primi anni ‘80, Alfonso e il figlio Fabio vanno negli Stati Uniti e in parchi come gli Universal Studios e Disney World vedono i primi scivoli acquatici e decidono di portarli anche in Italia. Così, nel 1982 nasce il loro Acquapark.
Il parco cresce subito, ma per farlo servono sempre più soldi. Così all’inizio degli anni ‘90, Fabio e Alfonso vivono la loro prima crisi finanziaria.
Riescono comunque a superarla e dal 1997 iniziano a fare i primi esperimenti per creare un vero e proprio parco a tema: prima Medieval Times, poi i primi show e le attrazioni meccaniche (Magma, Tomb Raider, Rambo).
Nel 2003 nasce ufficialmente MovieLand, il parco a tema film hollywoodiani.
Il parco cresce da subito, ma, ancora una volta, si devono indebitare e arrivano ad avere circa €39 milioni di debiti. La crisi è profonda e Fabio arriva a un passo dalla bancarotta.
Ancora una volta però, non solo riesce a uscirne ma scala il parco fino a €26 milioni di fatturato.
Quindi, ci siamo seduti col proprietario Fabio Amicabile per scoprire tutta la loro storia:
(00:00) Il mondo dei parchi divertimenti
(01:06) La prima discoteca nel 1965
(02:17) Guadagni con la discoteca e apertura campi da tennis
(03:32) Il parco acquatico
(05:27) Arrivare a un passo dalla bancarotta
(07:19) Superare il momento più difficile
(08:32) Il viaggio negli Stati Uniti e il primo fallimento
(11:00) Costruire le prime attrazioni
(12:17) Fare un ponte che crolla nell’acqua
(13:37) Aprire il parco a tema: da 0 a 1
(14:54) Sponsor
(16:00) €40 milioni di debiti e rischio fallimento
(17:03) Come ripagano i debiti
(19:53) Rapporto con Gardaland
(21:39) Scalare il parco a €26 milioni di fatturato
(23:51) Arrivare a 1,000,000 di visitatori all’anno
(25:43) Rapporto con il lavoro
(27:25) Giornata tipo
(28:35) Consigli
(29:36) Post credit
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Fonda un’azienda da €500 milioni, arriva a un passo dal fallimento e diventa uno dei più grandi investitori in Italia. Scopri Tot https://go.tot.money/ChapeauMedia
Gianluca Dettori passa l’infanzia a Torino e fin da piccolo ha 2 grandi passioni: il windsurf e la musica.
Da ragazzo suona la batteria e lancia i suoi primi progettini imprenditoriali. Poi si iscrive a Economia all’Università di Torino e si appassiona sempre di più di musica e media.
Dopo l’Università, entra in ItaliaOnline, un’azienda del gruppo Olivetti, e in un paio d’anni diventa Direttore Commerciale. Poi si sposta in Lycos, uno dei primissimi browser, come Direttore Generale. Lavorando tra l’Italia e la California, si rende conto di quanto rapidamente internet stia esplodendo negli Stati Uniti—e di quanto velocemente crescano aziende come Netscape e Yahoo.
Così nel 1999 si licenzia e fonda Vitaminic, un sito dove potevi scaricare file .mp3 dei tuoi brani preferiti senza dover comprare un disco—la versione legale di Napster e un antesignano di Spotify, per capirci.
Vitaminic cresce a ritmi folli dal giorno 1 e Gianluca raccoglie €25 milioni: i primi €350,000 da Elserino Piol, poi €5 milioni e altri 20 da Index Ventures.
Nel 2000 Vitaminic arriva a valere €500 milioni e Gianluca è ad un passo dalla quotazione.
Proprio sul più bello, però, scoppia la bolla di internet e la valutazione di Vitaminic crolla. Gianluca arriva ad un passo dal fallimento, ma riesce a quotare Vitaminic raccogliendo €30 milioni nell’ottobre del 2001.
Le valutazioni dell’intero settore tecnologico però continuano a crollare e Vitaminic passa 2 anni d’inferno in cui rischia davvero di fallire. Nel 2003 Gianluca fa un’altra magia e trova un compratore: Buongiorno, una multinazionale che faceva giochi e suonerie per il telefono.
Gianluca ha 30 anni, vende Vitaminic e in tutto si porta a casa qualche milioncino. Passa 3 anni a surfare e a fare windsurf in Sud America, poi torna e inizia a investire in startup.
(Ah, nel frattempo aveva comprato l’azienda in cui lavorava l’allora moglie, aveva diviso le azioni con lei, e l’aveva trasformata in VivaTicket, oggi una delle più grandi aziende di biglietti per eventi in Italia)
Poi Gianluca inizia a fare Venture Capital comprando un van e girando tutta Italia per trovare idee da finanziare. Nasce così il leggendario BarCamper, da cui fa partire il suo primo fondo da €40 milioni: BarCamper Ventures.
Su quei primi €40 milioni costruisce uno dei fondi di Venture Capital più grandi in Italia: Primo Ventures, che oggi gestisce €507 milioni e investe in digitale, spazio, cambiamento climatico e biotecnologie.
Quindi noi di Chapeau l’abbiamo incontrato per raccontare tutta la sua storia:
(00:00) Chi è Gianluca Dettori
(01:00) Infanzia a Torino
(02:08) Liceo e Università
(03:35) Lavorare in Olivetti in Italia e negli Stati Uniti
(06:04) Lavorare in Lycos (il primo browser)
(07:21) Licenziarsi per fondare Vitaminic
(08:59) Andare da 0 a 1: come fa e quanto raccoglie
(11:34) Raccogliere €20 milioni da Index Ventures e arrivare a valere €500 milioni
(12:34) I problemi più grandi
(13:40) Rischiare di fallire
(15:07) Sponsor
(16:07) Come supera il periodo peggiore
(17:09) Vendere la sua azienda: come fa e quanto guadagna
(18:39) Come cambia la sua vita (+ compra l’azienda della moglie e la rivende 👀)
(20:31) Iniziare a investire in startup con Elserino Piol
(22:12) Girare l’Italia in camper per investire nelle idee degli studenti
(23:37) Gestire un fondo da €507 milioni (+ giornata tipo)
(25:15) Investimenti migliori e quelli che si pente di non aver fatto
(26:55) Cos’hanno in comune i più grandi imprenditori
(28:11) Perché le startup in Italia non trovano soldi e come risolvere il problema
(31:22) I settori in cui investirà di più
(32:28) Consigli
Nel 2000 crea il primo sito per comprare vestiti. 18 anni dopo lo vende per €5.3 miliardi: la più grande exit nella storia d’Italia.Federico Marchetti nasce a Ravenna nel 1969.
Nel 1988 si iscrive alla Bocconi, 3 anni dopo si laurea col massimo dei voti e trova lavoro in Lehman Brothers, all’epoca una delle Banche d’Investimento più grandi al mondo. Dopo 3 anni massacranti in Lehman tra Milano e Londra, passa 18 mesi a New York per fare un Master in Business Administration (MBA) alla Columbia.
All’MBA, come sa bene il nostro Co-founder Simone, non si studia nulla. Quindi Federico ha tutto il tempo di far festa e pensare a che azienda lanciare. Non riuscendo a pagare gli €60,000 della retta, deve accettare un lavoro in Bain, una società di Consulenza Strategica.
Nel 1999 si licenzia e inizia a lavorare al primo sito web su cui comprare vestiti di alta moda.Il 21 marzo 2000 a Bologna, Federico fonda YOOX. La peculiarità del sito è che trovi i vestiti delle stagioni passate dei marchi più importanti (Prada, Armani, Fendi, Valentino, Balenciaga, Gucci, Louis Vuitton, Hermès, Saint Laurent).
Solo qualche settimana dopo la fondazione, le valutazioni delle aziende tecnologiche in tutto il mondo crollano e una su due fallisce.Federico riesce comunque a trovare i primi fondi da Elserino Piol: prima mette €1.5 milioni per il 33% dell’azienda, poi altri €25 milioni (alé).
Nel frattempo, YOOX cresce: apre negli Stati Uniti, in Giappone e riceve $7.2 milioni da Benchmark, uno dei Venture Capital più importanti al mondo. Dal 2003 inizia pure a sviluppare i monomarca: gli e-commerce di TUTTI i grandi brand di moda.Nel 2008 arriva a €100 milioni di fatturato e l’anno dopo il buon Jeff Bezos offre a Federico €100 milioni per comprare YOOX. Lui rifiuta e lo stesso anno fattura €150 milioni con un EBITDA di €15 milioni.
Così, nel 2009 si quota a Piazza Affari.Poi continua a crescere e nel 2015 riesce pure ad acquisire Net-a-Porter, il logo gemello inglese che fatturava quasi mezzo miliardo. Il gruppo Y-NET arriva a fatturare più di €2 miliardi e inizia a far gola a Richemont.Così, nel 2018 Richemont compra YOOX per €5.3 miliardi: più di 200 dipendenti di YOOX diventano milionari e Federico si porta a casa più di €200 milioni.
Noi di Chapeau abbiamo raggiunto Federico nel suo ufficio a Milano per scoprire tutta la sua storia:
(00:00) Chi è Federico Marchetti
(01:00) Infanzia02:00 Università e Fan Club di Christian de Sica
(03:38) Lavora in Investment Banking a Milano, Londra e New York
(05:16) Si licenzia da Lehman Brothers e va a New York
(06:35) Lavora in Bain (con un debito da €60,000)
(07:34) Fonda YOOX e raccoglie €25 milioni da Elserino Piol
(10:52) Il periodo da 0 a 1: come ha fatto a partire
(12:27) Scala YOOX a €100+ milioni (raccolta fondi, estero, monomarca)
(15:26) Jeff Bezos gli offre €100 milioni per comprare YOOX (+ la risata di Jeff Bezos)
(17:00) La quotazione a Piazza Affari
(18:15) L’acquisizione di Net-a-Porter e l’errore più grande
(20:03v Richemont compra YOOX per €5.3 miliardi
(21:03) Quanto guadagnano Federico e i dipendenti di YOOX
(22:03) Lavora col Re d’Inghilterra
(23:07) Consigli
(24:08) Tempismo, Sicurezza in te stesso e sindrome dell’impostore
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Dietro Stone Island e C.P. Company c’è lo stesso imprenditore: Massimo Osti. Scopri NordVPN: https://nordvpn.com/chapeau
Oggi Stone e C.P. fatturano più di €500 milioni e mezzo mondo—da Guè Pequeno a Drake passando per gli hooligans inglesi—impazzisce per i 2 brand.
Tutto ha inizio alla fine degli anni ’60, quando un grafico pubblicitario di nome Massimo Osti inizia a disegnare le sue prime magliette. Massimo usa grafiche dei fumetti e tratta i capi per farli sembrare usati: l’opposto dello stile formale dell’epoca. Forse proprio per questo le sue magliette hanno un successo allucinante da subito.
Così nel 1971 Massimo decide di aprire una vera e propria azienda e fonda Chester Perry. 7 anni dopo, però, Fred Perry gli fa causa (😭) e Massimo deve cambiare nome. Così nel 1978 nasce C.P. Company.
L’azienda cresce arriva a fatturare decine di milioni dopo pochi anni. Massimo però è un genio che non sta fermo un attimo, quindi nel 1982 fonda pure Stone Island. In quegli anni le 2 aziende esplodono e iniziano a diventare un fenomeno sociale: un botto di sottoculture diverse, dai Paninari agli Hooligans, iniziano a perdere la testa per i 2 brand di Massimo Osti.
I 2 brand faticano però a gestire questa crescita: devono spendere sempre di più per produrre i capi che la gente vuole comprare e i debiti si moltiplicano. Così nel 1984 Massimo decide di vendere al Gruppo Finanziario Tessile (GFP), il colosso della moda di proprietà della famiglia Rivetti.
Massimo non è più il proprietario, ma le cose sembrano andare alla grande: lui può concentrarsi sul disegnare nuovi capi e i 2 brand crescono come non hanno mai fatto prima.
Nel 1993 però Massimo esce dall’azienda e fonda Massimo Osti Production: un brand che ha subito un enorme successo ma che fallisce per una gestione finanziaria direi quantomeno particolare.
Nel frattempo Lorenzo, il figlio di Massimo, fa il Liceo Scientifico e inizia l’Università. Durante quegli anni fonda le sue prime aziende di sviluppo siti web, che scala a più di €1 milione di fatturato.
Lorenzo ormai non ha più nulla a che fare con la moda, ma nel 2005 il padre Massimo ci lascia. Così Lorenzo decide di riavvicinarsi a questo mondo. Nel frattempo, Carlo Rivetti vende Stone Island, la scala a più di €200 milioni di fatturato e nel 2020 la vende a Moncler per €1.15 miliardi. Proprio per concentrarsi su Stone Island, nel 2010 Carlo vende C.P. Company alla FGF Industry di Enzo Fusco: un’altra enorme azienda di moda che ha brand come Blauer.
Nel frattempo, Lorenzo entra in contatto con Peter Wang, un imprenditore cinese multimilionario, e i 2 decidono di ricomprare C.P. Company. Così Peter mette €19.6 milioni e l’azienda torna nella famiglia del fondatore. Da lì, le vendite schizzano: in 7 anni passano da €7 milioni a €120 milioni.
Noi di Chapeau siamo andati a Bologna nell’Archivio di Massimo Osti per parlare con Lorenzo Osti, oggi Presidente di C.P. Company, e scoprire tutta la storia di Stone e C.P.
(00:00) Chi è Massimo Osti
(01:04) Primi lavori e fondazione di CP Company
(02:04) Fondare Stone Island
(03:47) Gli hooligans e Stone Island
(05:10) Stone Island e CP rischiano di fallire (anni ’80)
(06:22) Vendere CP e Stone Island alla famiglia Rivetti
(07:40) Massimo esce da CP e Stone Island
(09:08) Il momento più difficile
(10:56) Crescere nella famiglia Osti
(12:09) Liceo e Università: prime esperienze imprenditoriali
(14:15) NordVPN
(15:15) Fonda la sua prima azienda a 21 anni
(16:32) La m*rte di Massimo Osti nel 2005
(17:44) Ricomprare CP Company per €19.6 milioni
(19:04) Come ha scalato CP Company a €120 milioni
(20:21) Come nascono le lenti di CP Company
(21:45) Trapper francesi e Guè Pequeno
(23:12) Massimo Osti ha inventato lo sportswear?
(24:19) Consigli
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Parliamo coi più grandi imprenditori e manager in Italia per scoprire la loro storia e capire come hanno fatto DAVVERO ad arrivare dove sono.
Nel 2007 Pierluigi Paracchi vende un’azienda per $420 milioni. Nel 2021 raccoglie 37 milioni con un’IPO al NASDAQ. Oggi è l’UNICO italiano quotato a New York. Scopri StartupGeeks https://www.startupbuilder.it/.
Nel 1996 Pierluigi si laurea in Economia alla Cattolica e inizia a lavorare in banca come trader.
Nel 1998 fonda JobAdvisor, la sua prima azienda (tipo pagine gialle per gli annunci di lavoro). Lavorano con aziende enormi come Deloitte, PwC e IMB—ma Pier la costruisce in pausa pranzo mentre continua a lavorare in banca.
Nel 2002 ha 29 anni e decide di lanciare Quantica, il primo Venture Capital Deep Tech in Italia (cioè un fondo che investe in startup altamente tecnologiche). Riesce a portare a bordo alcuni dei più grandi scienziati e manager italiani, tipo Carlo Rizzuto (uno dei più grandi fisici in Italia) e Gian Maria Gros-Pietro (oggi Presidente del Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo).
Gli investimenti più incredibili di Quantica sono 2. Il primo è Banzai, una sorta di Amazon italiana (facevano media e e-commerce), che nel 2015 si quota a €274 milioni. La seconda è EOS, una startup che sviluppa terapie contro il cancro. Nel 2013 Clovis, un’azienda americana, compra EOS per $420 milioni—una delle exit più grandi nella storia d’Italia.
A questo punto Pier potrebbe ampiamente smettere di lavorare, ma continua a fare l’investitore e arriva a gestire più di €100 milioni.
Nel 2014 fonda Genenta, una startup che sviluppa terapie contro tumori incurabili come il glioblastoma: un tumore maligno al cervello con un’aspettativa di vita di 14 mesi.
Genenta nasce come spin off dell’Ospedale San Raffaele di Milano e raccoglie €33 milioni in 4 anni.
Nel 2021 Pier decide di quotarsi al NASDAQ, la borsa più grande al mondo per le aziende tecnologiche, dove sono quotati colossi come Apple, Microsoft, Meta, Amazon, NVIDIA e Tesla.
Nella storia d’Italia, solo un’altra azienda si era quotata al NASDAQ, ma è poi tornata privata. Oggi quindi Genenta è l’UNICA azienda italiana quotata a New York—stupendo eh, ma peccato sia l'unica 😭
Con l’IPO Pierluigi raccoglie altri €37 milioni e a marzo 2025 ne raccoglie altri 23 (olè).
Oggi Genenta sta sviluppando terapie che potrebbero curare tumori per cui non esiste una cura, salvando la vita di migliaia di persone.
Noi di Chapeau l’abbiamo incontrato per scoprire tutta la sua storia.
(00:00) Chi è Pierluigi Paracchi
(00:54) Infanzia e Università
(01:33) Primi lavori: fare trading in banca
(02:48) Fonda JobAdvisor
(04:10) Aprire un fondo da €25 milioni a 29 anni
(06:13) Investe in Banzai (IPO da €274 milioni)
(06:43) Vende EOS a €420 milioni (a 34 anni)
(07:31) Fonda Genenta: come ha fatto a partire
(09:12) Raccogliere i primi €33 milioni
(10:27) Quotarsi al NASDAQ: quanto costa e come si fa
(13:19) Sponsor
(14:32) Il giorno dell'IPO a New York
(16:12) Quanto raccoglie con la quotazione al NASDAQ
(18:01) Prezzo delle azioni dopo l'IPO
(19:05) Raccogliere altri €23 milioni
(19:59) Come usano i 93 milioni che hanno raccolto
(20:49) Errore più grande
(21:48) Fare impresa in Italia vs USA
(24:13) L'errore più grave degli investitori europei
(25:37) Consigli
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Cos'è Chapeau 🧢 Parliamo coi più grandi imprenditori e manager in Italia per scoprire la loro storia e capire come hanno fatto DAVVERO ad arrivare dove sono: cosa li ha aiutati di più, gli errori, i fallimenti e i consigli PRATICI. E te li facciamo conoscere di persona durante i nostri eventi.
Seguici su Instagram se vuoi scoprire tutti i dietro le quinte: https://www.instagram.com/chapeau_project/
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A 24 anni fonda la prima azienda di internet in Italia. Poi va in Silicon Valley. Apre un’azienda di Cloud 8 anni prima di Steve Jobs, raccoglie €30 milioni e vende la sua quarta startup per decine di milioni.
Oggi Fabrizio Capobianco vive in Valtellina e ha aperto Liquid Factory, un acceleratore di startup che cerca talenti italiani per aiutarli a costruire startup da €1 miliardo in Silicon Valley.
Se vuoi lanciare la tua startup, devi assolutamente fare domanda qui https://www.theliquidfactory.com/. Stanno cercando altre 4 startup e le iscrizioni chiudono il 30 giugno 💪
Fabrizio scrive codice da quando ha 10 anni. Nel 1994 diventa uno dei primi ingegneri informatici in Italia—fun fact: il primo corso di laurea in Ingegneria Informatica in Italia è del 1992.
All'Università è tra i primi ad entrare in contatto con Internet. Così nel 1995 fonda Internet Graffiti, la prima azienda di siti web in Italia.
Nel 1996 fonda Stigma On-Line, una delle prime aziende a fare intranet—e le fanno per aziende come la Rai, Borsa Italiana e l'Università Bocconi.
Anche se riesce a chiudere clienti allucinanti, le aziende gli dicono che è troppo giovane per fare l'imprenditore. Così nel 1999 Fabrizio dice: "ah sì? Bene, allora vado in Silicon Valley!".Nel 1999 si trasferisce in California e lavora 3 anni in Reuters. Nel 2003 fonda Funambol, una startup che fa servizi di sincronizzazione file. Starai pensando "ma non è come un qualsiasi Cloud"? Sì, ma la lancia 4 prima di DropBox e 8 prima di iCloud: è praticamente il primo al mondo a farlo. Funambol diventa una delle aziende più importanti al mondo nel suo settore e raccoglie più di €30 milioni. Nel 2012 Fabrizio fonda TOK.tv, un servizio per vedersi le partite con gli amici. TOK diventa probabilmente il "social per lo sport" più grande al mondo, con più di 40 milioni di utenti—ah, e Fabrizio crea pure le app della Juventus, del Real Madrid e del Barcellona.Nel 2019 vende TOK.tv a Minerva Networks, un'altra azienda della Silicon Valley.Dopo la exit, Fabrizio torna in Valtellina e lancia Liquid Factory, un acceleratore per portare italiani di talento in Silicon Valley e creare startup da $1 miliardo. Oggettivamente Liquid Factory è una delle iniziative più fighe in Italia per chi fa startup. Se stai pensando di lanciare la tua, ti consiglio vivamente di provare a fare domanda!00:00 Chi è Fabrizio Capobianco
00:53 Infanzia
02:07 Liceo e Università
03:08 Fonda la prima azienda di internet in Italia a 24 anni (1994)
04: 23 Fonda e scala la sua seconda azienda (Stigma On-Line, 1996)
05:33 Si trasferisce in Silicon Valley
06:36 Lavora in Reuters e scoppia la bolla di internet
07:57 Fonda Funambol: il periodo da 0 a 1
09:32 Raccoglie i primi $850,000 in un bar (+ altri €30 milioni 😭)
11:10 Brucia €5 milioni a cena con un investitore
12:32 Come trova i soldi per non fallire
13:48 I problemi di Funambol e la exit mancata
15:13 Fonda TOK.tv: il periodo da 0 a 1 (2012)
16:15 Come arriva a 40 milioni di utenti
17:15 Vende la sua startup
18:46 Torna in Valtellina e fonda Liquid Factory
20:12 Cosa serve per entrare in Liquid Factory
21:12 Come ha investito in una startup da $2 miliardi (facendo x100)
22:31 Cosa NON devi fare se fai startup in Italia
24:51 Consigli
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Editor: Salvatore Imperiale
Copertina: Gabriele Amaducci—Cos'è Chapeau 🧢 Parliamo coi più grandi imprenditori e manager in Italia per scoprire la loro storia e capire come hanno fatto DAVVERO ad arrivare dove sono: cosa li ha aiutati di più, gli errori, i fallimenti e i consigli PRATICI. Co-founders 🤩Filippo Carabelli 👇🏼 https://instagram.com/phil__cara/ Giacomo Luppi 👇🏼 https://instagram.com/giacomo_luppi/ Pietro Santini 👇🏼 https://instagram.com/pepe_peperino/ Simone Roccoli 👇🏼 https://www.instagram.com/simone.roccoli/
Scopri Hostinger https://hostinger.com/chapeau. Nel 1605 Giusti era una piccola bottega di Modena. Oggi fa €21 milioni vendendo aceto balsamico in tutto il mondo.
420 anni fa Giuseppe e Francesco Maria Giusti, 2 commercianti modenesi, hanno una salumeria nel centro della città. In soffitta, però, iniziano a produrre aceto balsamico.
Il negozio cresce e i fratelli iniziano a vendere le prime bottiglie fuori dalla città. Così, nell’’800, Giuseppe Giusti prende le sue botti e dalla Pianura Padana arriva a Parigi e a Vienna per le Esposizioni Universali—vincendo un botto di medaglie col suo aceto balsamico, che i francesi e gli austriaci non avevano mai visto.
Nel 1929 diventano l’Aceto del Re d’Italia e iniziano pure a venderlo nei bottiglioni di Lambrusco, il vino locale emiliano—perché non sapevano dove metterlo.
Fino al 1980, però, rimangono una piccolissima azienda. L’unico punto fermo in 400 anni di attività è che la famiglia Giusti mantiene il 100% della proprietà.
Poi, cambia tutto: gli industriali di Modena regalano boccette d’aceto ad altri imprenditori e i primi chef americani iniziano a mettere il balsamico sull’insalata. Così, Giusti inizia a crescere e, nel 2002, arriva a fatturare poco più di €1 milione.
Nel frattempo, Claudio Stefani Giusti, 17esima generazione della famiglia, si era laureato in Ingegneria Gestionale a Bologna ed era diventato Manager in Accenture.
Nel 2005, Claudio entra in azienda. Inizia un periodo di proposte di acquisizioni milionarie e di crescita folle, tanto che Giusti passa da €1.5 a €21 milioni di fatturato.
Quindi, noi di Chapeau siamo andati a Modena per scoprire la storia dell’acetaia più antica del mondo.
(00:00) La storia di Giusti e come si fa l’aceto
(03:43) Claudio entra in Giusti e raddoppia il fatturato (2005)
(06:51) L’offerta di acquisizione da €10 milioni (2013)
(08:27) Sponsor
(09:28) Come passano da €3 a €21 milioni di fatturato
(10:28) Il momento più difficile
(12:08) Dove vendono (dati fatturato e mercati)
(13:14) Le offerte di acquisizione
(14:48) Giornata tipo
(15:51) Vendere 100ml di aceto a €60
(17:19) Consigli
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Un ingegnere italiano partito da zero ha fondato l’azienda di chip per l’AI più grande d’Europa. Ha raccolto più di €200 milioni e tra 5 anni la sua azienda potrebbe valere centinaia di miliardi. Scopri Trade Republic: https://trade.re/chapeau
Fabrizio Del Maffeo è un ingegnere di Sondrio partito da zero. Dopo la laurea lavora in Esprinet e Advantech, 2 grandi aziende tecnologiche.
Poi si sposta nel gruppo ASUS e fonda Up Bridge the Gap, una divisione di chip che scala da 0 a €15 milioni di fatturato. Da lì si sposta in Bitfury, una startup di Blockchain, per fondare la divisione AI.
Nel 2021 fonda Axelera, una startup che fa chip per l’Intelligenza Artificiale. Nello specifico, fanno “Edge Computing”: coi loro chip, i modelli di AI girano direttamente sul dispositivo—quindi non servono data center.
In 3 anni Axelera raccoglie più di €200 milioni e oggi è la più grande azienda di chip per l’AI in Europa—assurdo che un italiano abbia fondato la più grande azienda di chip per l’AI d'Europa e nessuno lo sappia!!! Questo è un settore in cui o scali o sei finito: quindi c’è davvero la possibilità che tra qualche anno l’azienda di Fabrizio arrivi a valere centinaia di miliardi—o che esploda.
Fabrizio ha creato tutto questo con zero esperienza di sviluppo chip (ovviamente ora ne ha un botto, ma quando ha iniziato no—ha studiato ingegneria delle Telecomunicazioni). Per anni manco sua madre credeva in lui ed è arrivato a un passo dal fallimento decine di volte.
Quindi, noi di Chapeau l’abbiamo incontrato per scoprire TUTTA la sua storia.
(00:41) Infanzia e Università
(01:31) Fa il buttafuori e si trasferisce in Australia
(02:27) Primi lavori: Product Manager a Milano e Parigi
(03:44) Fonda Up Bridge the Gap (computer per l’AI)
(05:40) Apre la divisione AI di Bitfury (chip per l’AI)
(07:20) Disegnare chip senza esperienza.
(08:42) Fonda Axelera. Com’è passato da 0 a 1
(10:02) Quante stock option danno ai dipendenti
(10:59) Raccogliere €200 milioni in 3 anni
(12:38) Come usano i fondi
(13:19) Sponsor
(14:18) Momenti peggiori e fallimenti
(15:47) Come gestisce lo stress (il diario di Fabrizio)
(17:04) Diventare un’azienda da €100 MILIARDI
(17:57) Perché arrivare a €100 miliardi sarebbe un fallimento
(18:50) Come possono battere NVIDIA!?
(20:24) Giornata tipo
(22:14) Consigli
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Nel 1946 Sammontana era un bar di Empoli. Oggi è la più grande azienda italiana di gelati. Dietro questo impero c'è la famiglia Bagnoli. Li abbiamo raggiunti a Empoli per scoprire tutta la storia di Sammontana. Scopri Saily https://saily.com/chapeau!
Sammontana è una delle aziende di gelati e brioche più grandi d'Europa e ha brand leggendari come Bindi e Forno d’Asolo. A fondarla è stata una famiglia di casellanti toscani, partiti 77 anni fa da un bar di Empoli. Oggi la famiglia è ancora a capo dell'azienda, che fattura €1 miliardo con gelati e brioche.
Quindi, noi di Chapeau siamo andati nella sede di Sammontana a Empoli per scoprire tutta la loro storia:
00:00 Sammontana e la famiglia Bagnoli
00:51 Il bar Sammontana (1946 - 1960)
01:44 Il Barattolino e l'arrivo di Unilever (1960 - 1980)
02:46 Costruire un impero con gelati e brioche (1980 - 2008)
03:32 Acquisizioni GranMilano e Forno d'Asolo (2008 - Oggi)
04:27 Venderebbe mai?
05:24 Arrivare a €1 miliardo di fatturato
06:24 Com'è stato crescere nella famiglia Bagnoli
08:48 Sponsor
09:46 Sogni e infanzia
10:37 Da venditore a CEO di Sammontana
12:32 Momento peggiore
13:32 Giornata tipo
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