Quella del 2025 è stata senza dubbio un'edizione diversa dalle ultime, forse meno pop e più politica, ma di sicuro molto in linea con i tempi che stiamo vivendo oggi.
In quest'ultima puntata dedicata al Festival di Cannes vi raccontiamo i verdetti della giura e qualche nostra impressione su quello che abbiamo visto durante questi giorni.
Abbiamo visto il nuovo straordinario film di Jafar Panahi che come sempre porta avanti la sua idea di cinema tra attivismo politico e una forma personalissima di messa in scena.
Tra i film più potenti passati quest'anno al Festival di Cannes, una spy story intensa e irresistibile.
Tratto dall'omonimo videogioco, Exit 8 è un horror che sfrutta le peculiarità del materiale di partenza per costruire un'esperienza cinematografica molto gustosa e divertente.
Una commedia piuttosto grossolana ma con velleità autoriali: è iniziata forse l'era dell'elevated comedy?
Mario Martone racconta una figura complessa e stratificata come quella della scrittrice Goliarda Sapienza attraverso un racconto intimo impreziosito dalle ottime interpretazioni di Valeria Golino e Matilda De Angelis.
Dopo l’importante Palma d’Oro conquistata con Titane, Julia Ducournau torna dietro la macchina da presa con Alpha con un film che attendevamo molto ma che ci ha lasciati piuttosto perplessi.
Spike Lee rifà Anatomia di un rapimento di Akira Kurosawa adattandolo alla sua New York e all'industria dell'intrattenimento contemporanea. Come potevamo aspettarci, Highest 2 Lowest non è un remake filologico, ma una reinterpretazione autoriale estremamente interessante.
Con La trama fenicia Wes Anderson firma quello che finora è forse il suo film più convenzionale sia a livello stilistico che a livello tematico. Abbiamo catturato qualche impressione a caldo per un film da cui ci saremmo aspettati qualcosa di più.
Sulla carta Die, My Love era uno dei film più infuocati del festival: una regista di talento come Lynne Ramsey dietro la macchina da presa e una coppia di superstar come Jennifer Lawrence e Robert Pattinson a riempire lo schermo. Eppure Die My Love ci è sembrato un film sbagliato da molti punti di vista e abbiamo provato a spiegarvi in breve il perché.
In un momento storico in cui la creatività è schiava di algoritmi, standardizzazioni e rimescolamenti artificiali, Linklater racconta la genesi di Fino all'ultimo respiro di Godard per ricordarci di come l'arte abbia bisogno di un po' di genuina follia per poter fare la differenza.
Era certamente il film che aspettavamo di più da questo Festival di Cannes: vi raccontiamo com'è andata!
Dopo il bellissimo "La notte del 12", Dominik Moll torna dietro la macchina da presa per un'altra storia di indagini alla ricerca della verità. Questa volta seguiamo una poliziotta che deve indagare su alcuni abusi di potere da parte di alcuni colleghi.
Un colpo di fulmine inaspettato: Sirât di Oliver Laxe è un film che ci ha sorpreso, terrorizzato e spiazzato. Un viaggio davvero indimenticabile che abbiamo voluto raccontarvi senza troppi spoiler!
Abbiamo visto in anteprima l'ultimo capitolo della saga dedicata a Ethan Hunt: è un film che chiude e al contempo celebra la serie con Tom Cruise, dimostrandosi un po' troppo verboso nella prima parte, ma davvero spettacolare nella seconda. Un degno finale che mette in scena un'idea di spettacolo su grande schermo che forse non tornerà più in questa forma.
Siamo in partenza per la nuova edizione del Festival di Cannes. Sulla carta sembra un'annata un po' più scarica rispetto alle ultime, ma sicuramente ci saranno tante sorprese.
In questa prima puntata vi raccontiamo i punti salienti del programma e poi ci risentiremo quotidianamente con le solite pillole direttamente dalla Croiesette!
Mel Gibson torna dietro la macchina da presa 9 anni dopo La battaglia di Hacksaw Ridge che gli valse la sua seconda nomination agli Oscar per la Miglior Regia. Lo fa con un b-movie difficilmente collocabile all'interno della sua filmografia composta finora da produzioni molto ambiziose.
Flight Risk è un thriller drittissimo e non molto ispirato che probabilmente ci ricorderemo solamente per l'improbabile taglio di capelli di Mark Wahlberg.
Negli ultimi anni probabilmente nessuno a Hollywood è riuscito a lavorare su un'iconografia afroamericana nel cinema mainstream quanto Ryan Coogler. Dopo Creed e Black Panther, I peccatori è un altro tassello in questo senso, che lavora sulla mitologia black con energia e consapevolezza. Forse non un film perfetto, ma sicuramente quello di cui abbiamo bisogno.
Nuovo appuntamento con la rubrica "Rivivere l'orrore" dedicata ai remake horror con cui analizziamo come gli incubi su grande schermo si trasformino in base al contesto.
Questa volta tocca a uno dei grandi capolavori della storia del genere, Suspiria di Dario Argento, e del suo (incompreso) remake di Luca Guadagnino. Un viaggio tra immagini, corpi e streghe malvagie.
Luca Guadagnino porta al cinema un romanzo di William Burroughs firmando uno dei film più stratificati, ipnotici e affascinanti della sua intera carriera.