Fitzcarraldo (1982) è l'opera simbolo del cinema di Werner Herzog. Un film monumentale, un'avventura irripetibile che trasmetter l'epicità di un'impresa in ogni suo fotogramma.
Aguirre, furore di Dio (1972) è il primo, grande, capolavoro di Herzog. Un film che racchiude in sé praticamente tutti gli elementi che il regista tedesco svilupperà nell'arco della sua sterminata filmografia.
In occasione del Leone d'Oro alla Carriera dell'82ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, abbiamo deciso di dedicare al regista e sceneggiatore tedesco Werner Herzog uno speciale in 3 puntate incentrate su altrettanti capolavori: Aguirre, furore di Dio, Fitzcarraldo e Grizzly Man.
Per dirla con Alberto Barbera, direttore della Mostra, "Werner Herzog percorre incessantemente il pianeta Terra inseguendo immagini mai viste, mettendo alla prova la nostra capacità di guardare, sfidandoci a cogliere ciò che sta al di là dell’apparenza del reale, sondando i limiti della rappresentazione filmica alla ricerca inesausta di una verità superiore, estatica, e di esperienze sensoriali inedite. [… ] Geniale narratore di storie insolite, Herzog è anche l’ultimo erede della grande tradizione del romanticismo tedesco, un umanista visionario, un perlustratore instancabile votato a un nomadismo perpetuo, alla ricerca (com’ebbe a dire) «di un luogo dignitoso e conveniente per l’uomo, un luogo che è talvolta un Paesaggio dell’Anima»”.
In occasione della proiezione de L'oro del Reno all'Ariston, ci siamo seduti a un tavolino del bar del cinema per fare quattro chiacchiere con il regista del film, Lorenzo Pullega.
Soderbergh firma l'ennesimo saggio sul cinema con una storia di fantasmi girata interamente in soggettiva che ha saputo regalarci ancora una volta una profonda riflessione su cosa sia oggi lo sguardo.
James Gunn rilancia il cinecomic con una personalissima versione dell'Uomo d'acciaio dove essere buoni è il nuovo punk!
In occasione dell'uscita in sala di Final Destination Bloodlines abbiamo deciso di dedicare un po' di tempo all'analisi di questa saga, ripercorrendo una storia lunga 25 anni.
Quella del 2025 è stata senza dubbio un'edizione diversa dalle ultime, forse meno pop e più politica, ma di sicuro molto in linea con i tempi che stiamo vivendo oggi.
In quest'ultima puntata dedicata al Festival di Cannes vi raccontiamo i verdetti della giura e qualche nostra impressione su quello che abbiamo visto durante questi giorni.
Abbiamo visto il nuovo straordinario film di Jafar Panahi che come sempre porta avanti la sua idea di cinema tra attivismo politico e una forma personalissima di messa in scena.
Tra i film più potenti passati quest'anno al Festival di Cannes, una spy story intensa e irresistibile.
Tratto dall'omonimo videogioco, Exit 8 è un horror che sfrutta le peculiarità del materiale di partenza per costruire un'esperienza cinematografica molto gustosa e divertente.
Una commedia piuttosto grossolana ma con velleità autoriali: è iniziata forse l'era dell'elevated comedy?
Mario Martone racconta una figura complessa e stratificata come quella della scrittrice Goliarda Sapienza attraverso un racconto intimo impreziosito dalle ottime interpretazioni di Valeria Golino e Matilda De Angelis.
Dopo l’importante Palma d’Oro conquistata con Titane, Julia Ducournau torna dietro la macchina da presa con Alpha con un film che attendevamo molto ma che ci ha lasciati piuttosto perplessi.
Spike Lee rifà Anatomia di un rapimento di Akira Kurosawa adattandolo alla sua New York e all'industria dell'intrattenimento contemporanea. Come potevamo aspettarci, Highest 2 Lowest non è un remake filologico, ma una reinterpretazione autoriale estremamente interessante.
Con La trama fenicia Wes Anderson firma quello che finora è forse il suo film più convenzionale sia a livello stilistico che a livello tematico. Abbiamo catturato qualche impressione a caldo per un film da cui ci saremmo aspettati qualcosa di più.
Sulla carta Die, My Love era uno dei film più infuocati del festival: una regista di talento come Lynne Ramsey dietro la macchina da presa e una coppia di superstar come Jennifer Lawrence e Robert Pattinson a riempire lo schermo. Eppure Die My Love ci è sembrato un film sbagliato da molti punti di vista e abbiamo provato a spiegarvi in breve il perché.
In un momento storico in cui la creatività è schiava di algoritmi, standardizzazioni e rimescolamenti artificiali, Linklater racconta la genesi di Fino all'ultimo respiro di Godard per ricordarci di come l'arte abbia bisogno di un po' di genuina follia per poter fare la differenza.
Era certamente il film che aspettavamo di più da questo Festival di Cannes: vi raccontiamo com'è andata!
Dopo il bellissimo "La notte del 12", Dominik Moll torna dietro la macchina da presa per un'altra storia di indagini alla ricerca della verità. Questa volta seguiamo una poliziotta che deve indagare su alcuni abusi di potere da parte di alcuni colleghi.