Come preventivato da questo podcast, ma sicuramente con maggiore celerità, la FED ha annunciato la fine del suo programma di restringimento monetario tra trenta giorni. E' solo uno dei mutamenti in corso, su cui commenteremo nel corso del mese di novembre.
L'oro è sempre un rifugio sicuro? Le sanzioni petrolifere alla Russia sono davvero punitive? I treasury americani sono soprattutto in mano ad entità straniere? La Fed ha sotto controllo la politica monetaria? L'inflazione statunitense non riflette davvero le tariffe?
Come evidenziato nell'episodio precedente, il più ascoltato di sempre, il mercato statunitense è rimasto imprigionato dalla sua media mobile a 21 giorni. L'incertezza si è propagata a molti altri mercati mondiali. La battaglia tra le ragioni di stato e quelle di mercato, procede, con fasi alterne. Una prima risoluzione di questo stallo è imminente.
Venerdì scorso le borse statunitensi hanno subito una prima significativa battuta d'arresto. Il cigno grigio: ancora una volta le tariffe, in una rinnovata versione di escalation reciproca tra Cina e Stati Uniti. Il posizionamento e altre condizioni tecniche di cui abbiamo parlato settimane fa hanno garantito il risultato.
Esploriamo la situazione di shutdown del Governo U.S.A. Niente di nuovo storicamente, ma sicuramente il frangente economico ne caratterizza le possibili conseguenze.
Ci soffermiamo in questo episodio sulla situazione europea che sembra ad un bivio, soprattutto sui bond governativi.
Questa settimana e le sue notizie economiche e geopolitiche hanno sconfitto la stagionalità negativa che la tradizione afferma per il mese di settembre...
Dopo la revisione del mercato del lavoro statunitense da parte del BLS, la pubblicazione del PPI e del CPI, cerchiamo di tirare le somme - per quanto possibile - sull'erratico comportamento della curva obbligazionaria americana e di ragionare un poco della sua forma in vista del meeting della FED della settimana prossima...
Per rispondere alla domanda che da il titolo a questa puntata di 15MF dovremo attendere la revisione dei dati sul lavoro del prossimo 9 settembre. Intanto facciamo il punto e qualche ragionamento sulla possibile reazione prossima e futura delle borse se la risposta alla questione sarà positiva.
La crisi politica francese è un segnale da osservare per valutare se il momentum obbligazionario sul segmento long duration sta restringendo la finestra di opportunità che abbiamo discusso qualche episodio fa.
Facendo seguito al precedente doppio episodio in cui sottolineavamo l'incredibile aumento percentuale della liquidità iniettanda nell'economia dalle autorità cinesi, parliamo in questo episodio degli esiti puntuali: la rinnovellata forza del mercato interno nazionale a cui non segue, purtroppo, riscontro nei dati macroeconomici e nella sicurezza sociale.
Stiamo transitando da un ambiente finanziario dove la liquidità è abbondante ad uno in cui è il collaterale ad eccedere. Il significato del cambiamento non è triviale: si prepara un ambiente economico più selettivo. Nello stesso tempo il governo statunitense sembra intenzionato a voler estendere il ciclo economico attraverso l'interventismo in aziende selezionate e ritenute strategiche.
La temporanea nomina alla FED di Miran e la proposta di candidare alla Presidenza della Banca Centrale Statunitense il Consigliere Waller sono decisamente rilevanti per il prossimo futuro della politica monetaria americana.
E' una lecita domanda chiedersi se i mercati americani sono tutti muscoli o se assumono anche steroidi, dopo che hanno toccato i 6400 punti...per capirlo a parte alcuni meccanismi di politica monetaria e fiscale, osserviamo anche un fenomeno particolare all'intersezione tra criptovalute e gli Investment Trust.
Seconda parte del lungo episodio dedicato all'espansione della massa monetaria cinese. Allargo l'analisi riepilogando quanto è stato fatto dallo scorso settembre in termini di TOTAL SOCIAL FINANCING, l'unica misura aggregata in grado di spiegare l'effetto volano sulle borse cinesi. Le prospettive future per gli investimenti con uno sguardo laterale anche ai settori collegati, concludono la puntata.
In questo doppio episodio di 15 minuti di finanza tralasciamo il rumore dei dazi all'Europa e dell'approvazione della legislazione statunitense sugli stablecoin per concentrarci sull'aumento silenzioso della massa monetaria M1 cinese e sulle sue implicazioni.
L'attacco a suon di dazi al Brasile, paese che non vanta alcun surplus commerciale verso gli Stati Uniti e la strategia da terra bruciata sul rame, ci introducono ad una seconda fase della politica tariffaria inspirata alla dottrina Monroe. La puntata si concentra sul ruolo del Brasile, economia e potenza mondiale a cavallo tra Cina e U.S.A. che non è possibile ignorare.
I mercati si trovano a soppesare due svolte importanti e quasi simultanee negli orientamenti politici e finanziari delle due sponde dell'Atlantico: il Big Beautiful Bill e l'EU Savings Standard.
Mentre i mercati festeggiano sollevati il contrarsi della tensione geopolitica, si sta concretamente realizzando il PENNSYLVANIA PLAN...
La tensione tra Israele e Iran non può essere letta correttamente se non nel contesto dell'IMEC. Come investitori è' importante considerare questa cornice del commercio globale per comprendere meglio quali sono i fattori in gioco.