🔺Niente di nuovo sul fronte occidentale - Erich Maria Remarque
(La storia completa)
🔺«[Questa storia] non vuol essere né un atto d’accusa né una confessione. Vuole soltanto tentare di dare una testimonianza sulla generazione che la guerra ha distrutto, anche se è scampata alle sue granate.» Una generazione è stata cancellata. Non dalla morte soltanto, ma dall’illusione, dall’inganno, dall’aver creduto a chi diceva che erano eroi. La loro giovinezza, la loro vita, non tornerà mai più.
🔺Quasi un secolo dopo, "Niente di nuovo sul fronte occidentale" continua a inquietarci. Perché ci ricorda che dietro ogni conflitto non ci sono mappe e confini, ma ragazzi che volevano vivere, e che invece sono stati inghiottiti dal silenzio della Storia. Ci ricorda che oggi, ogni giorno, muore una persona che tutto voleva tranne essere “niente di nuovo” su un bollettino di guerra.
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📖 1984 – George OrwellUn mondo diviso in tre superpotenze in guerra perenne.Uno Stato che controlla ogni parola, ogni pensiero, ogni emozione.Un uomo, Winston Smith, che osa ribellarsi… innamorandosi.1984, scritto da George Orwell nel 1948, non è solo un romanzo: è un avvertimento eterno contro il totalitarismo. Il Grande Fratello osserva tutto, la Neolingua cancella le parole, la Psicopolizia punisce i pensieri proibiti.“
La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza.”Parole scritte più di 70 anni fa, ma che oggi suonano più attuali che mai.Perché, come dice Orwell:“Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.”💬 E tu? Sei sicuro che oggi, mentre leggi queste righe, qualcuno non stia già riscrivendo la tua storia?
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"In un angolo della carrozza fumatori di prima classe, il giudice Wargrave, da poco giunto alla pensione, tirò una boccata dal sigaro e passò in rassegna le notizie di politica del «Times». Posò il giornale e guardò fuori dal finestrino. Il treno stava attraversando il Somerset. Controllò l’orologio: all’arrivo mancavano ancora un paio d’ore."
Così inizia "Dieci piccoli indiani", romanzo di Agatha Christie.
Dieci persone sconosciute. Un’isola deserta. Una villa isolata. E una filastrocca che predice la morte. 8 agosto 1939, costa del Devon. Una barca parte. Destinazione: Soldier Island. Una roccia piatta nel mare. Sembra la testa nuda di un gigante. A un miglio dalla costa inglese. In cima, una villa bianca. Moderna. Fredda. Senza alberi, senza rifugi.Dieci persone, sconosciute tra loro, ricevono un invito. Ognuna per una ragione diversa. Vacanza, lavoro, vecchie conoscenze. Il mittente ha un nome curioso: U.N. Owen.Unknown.Sbarcano sull’isola. Entrano nella villa. In otto. Trovano due domestici. Non hanno nulla in comune, tranne qualcosa che nessuno ancora sa. Non c’è ospite. In ogni stanza, incorniciata, una filastrocca da bambini:“Dieci piccoli soldati / vanno a cena chissà dove. / Ecco, uno si è strozzato / così son rimasti in nove.”Dieci ospiti. Dieci statuette sul tavolo. Nessuno sa ancora che ogni verso di quella cantilena si avvererà.La storia e le curiosità sul romanzo.Pubblicato nel 1939, Dieci Piccoli indiani è stato definito da Agatha Christie come «Il più difficile da scrivere, ma anche il mio preferito.»#curiosità #agathachristie #libro #bibliomanzia #storie #libridaleggere #thriller #giallo
Un breve video podcast per parlare del capolavoro di Agatha Christie: Dieci piccoli indiani. Curiosità e numeri sul giallo più letto al mondo.
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«Vorrei tanto che un uomo, un uomo solo mi capisse. E desidererei che quell'uomo fosse lei». Così inizia "Lettera al mio giudice", romanzo di Georges Simenon.Una lettera. Non di scuse. Non di pentimento. Una lettera per spiegare. Per dire: ascoltatemi, prima di giudicare.Il libro è molto più di un noir.È il ritratto di un uomo qualunque — un medico, un padre — che uccide la donna che dice di amare.E poi, in cella, scrive. Scrive tutto.Scrive perché solo scrivendo riesce a tenersi in piedi.C’è un delitto, sì. Ma non è la parte centrale.Il cuore di questo libro è nella voce di Charles (Alavoine).Nella sua fragilità.Nella sua ossessione.Nel suo bisogno disperato di essere compreso, almeno una volta nella vita."Lettera al mio giudice" è stato pubblicato da Simenon nel 1946, ma non ha perso nulla della sua forza.È un romanzo che non ti lascia certezze. Ti costringe a entrare nella testa di un uomo che ha fatto l’irreparabile.E a chiederti: dov’è il limite tra amore e possesso? Tra protezione e controllo?E soprattutto: chi decide cos’è davvero la verità?Questa è la versione integrale della storia.Una storia cupa, intensa, lucida. Che potrebbe essere vera.O che, in un modo o nell’altro, lo è già.#libri #libridaleggere #georgessimenon #booktok #crime
In questo episodio racconto una storia vera. Una storia che ha cambiato per sempre la Francia e l’Europa.Ma le parole, i movimenti, le emozioni… tutto ciò che vedete e ascoltate nasce da un libro.Un libro potente, necessario: "V13" di Emmanuel Carrère, pubblicato da Adelphi.Carrère è stato lì. Ha assistito al più grande processo della storia francese. Ha ascoltato, annotato, restituito.Io, in questo video, provo a restituire quel racconto, a modo mio.Ma se davvero volete capire, dopo il video leggete il libro.Perché V13 non è solo cronaca. È memoria. È giustizia. È la nostra storia.🔴 Di te fabula narratur.#PersoneEPersonaggi #V13 #Carrère #Adelphi #StoriaVera #Bataclan #Parigi #Memoria #Giustizia #Storytelling #libridaleggere #storie #giuliacarladecarlo
François Morlupi esordisce nella narrativa nel 2018. E da allora, una lunga scia di successi: Come Delfini tra Pescecani, Nel nero degli abissi e Formule Mortali, indagini dei Cinque di Monteverde. Come accade raramente, tutti i romanzi sono stati accolti positivamente dalla critica. Nell'aprile 2023 esce Formule mortali: la prima indagine dei Cinque di Monteverde che, sebbene sia il terzo in ordine di pubblicazione, rappresenta il prequel della serie dei Cinque di Monteverde da cui tutto è iniziato. Il 16 aprile 2024 "Il gioco degli opposti", che si pone come secondo romanzo della serie, subito dopo Formule Mortali. _ Intervista di Giulia Carla De Carlo _ "Il gioco degli opposti" ci porta via da Roma e colloca il commissario Ansaldi e la sua vice Loy a Sofia, in Bulgaria. Tutto ha inizio una domenica, il 30 novembre 2018, a 5 mesi da quell'agosto che ha visto i 5 di Monteverde sventare il loro caso. La narrazione si svolgerà durante un’intera settimana. TRAMA Sofia, Bulgaria. In una gelida domenica d’inverno, mentre una bufera di neve imperversa sulla città, un ragazzo si presenta al commissariato centrale e chiede dell’ispettore Dimitrov. Sa già che da là dentro non uscirà vivo, ma ha un’importante missione da compiere: consegnare una chiavetta usb che contiene il filmato di un brutale omicidio. L’ispettore, noto per i suoi scoppi d’ira e per una certa propensione ai traffici illeciti, non fa in tempo a interrogare il ragazzo perché quest’ultimo si toglie la vita mordendo una capsula di cianuro. Prima di morire lascia però un secondo messaggio, un bigliettino con su scritto un nome: Biagio Maria Ansaldi. Quando la notizia arriva a Monteverde, il commissario Ansaldi ha appena finito di accogliere il nuovo membro della sua squadra, Eliana Alerami, una giovane recluta che ha molta voglia di dimostrare il proprio valore. I Cinque sono appena usciti da un’indagine che ha lasciato cicatrici profonde e stanno cercando di ritrovare una qualche forma di normalità. Ma quello avvenuto a Sofia non è soltanto un delitto terrificante, è il primo di una catena che rischia di seminare il panico in tutta Europa. Ansaldi dunque non ha scelta, deve partire immediatamente e trovare un modo per collaborare con Dimitrov, l’uomo più diverso da lui che il destino potesse mettere sul suo cammino. Link Amazon:https://amzn.to/3w3PTmK
Martina Fuga: storica dell’arte, esperta di Diversity Equity & Inclusion e Top Voices di Linkedin sul tema dell’impatto sociale, opera in diverse organizzazioni che promuovono i diritti delle persone con disabilità: è responsabile della comunicazione di CoorDown e presidente dell’Associazione Genitori e Persone con sindrome di Down di Milano. Ha scritto diversi libri per Salani, oggi parleremo di DICIOTTO che, attraverso l'espediente narrativo del diciottesimo compleanno di sua figlia Emma, parla di tantissimi temi: inclusione, diversità, equità nella società _ Intervista di Giulia Carla De Carlo _ TRAMA I diciotto anni sono una tappa fondamentale della vita, non soltanto per chi li compie. Più che mai, Martina si trova a fare i conti con sé stessa, con la madre che è stata, e a chiedersi se avrebbe potuto fare meglio o diversamente. È il momento di lasciare andare sua figlia, resistendo alla tentazione di trattenerla ancora un po’. Ma ci riuscirà? Link Amazon: https://amzn.to/3vRtjhf
"Assenza da giustificare", nonostante sia un romanzo giallo, racconta con uno sguardo quasi documentaristico come la donna sia vista nella società e dalla società stessa, narra lo stereotipo di genere e il modo in cui le donne devono affrontare la vita (anche e soprattutto se hanno potere). E non viene raccontato con sensazionalismi o accuse, ma tra le righe o tra le parole, mentre la vita (in questo caso la trama) va avanti. È così che la società non accetta ancora la piena uguaglianza; e lo fa tra le righe, perché a parole siamo tutti equi, mentre nei fatti esiste ancora una società maschilista. - Intervista di Giulia Carla De Carlo TRAMA: Quando riceve la telefonata dal commissariato, l'ispettrice di polizia Alina Mari non potrebbe essere più distante da Roma e dal lavoro: si trova in una clinica di Bruxelles per tentare un intervento di inseminazione artificiale. Il commissario però è molto chiaro: c'è un caso di omicidio di cui deve occuparsi, ha poche ore per rientrare in sede, altrimenti sarà tagliata fuori. Alina mette in pausa il suo futuro e prende il primo volo. Appena arrivata a Roma inizia a indagare sull'omicidio di Elena Cantini, insegnante di un prestigioso liceo cattolico. Elena conduceva una vita normale: una grande passione per il suo lavoro, poche amiche affezionate, nessuna relazione sentimentale, nessun conflitto. E allora chi può averla colpita alla testa, lasciandola inanime in un parco cittadino, con il corpo a formare una croce e un anulare mozzato? Mentre le indagini si fanno sempre più serrate e i vicoli di Roma mostrano il loro profilo più irregolare, Alina è costretta a scendere a patti con i suoi fantasmi e a dar fondo alla sua intuizione per tentare di risolvere un caso le cui radici sono più profonde di quanto potesse immaginare. Link Amazon: https://amzn.to/3TEFyFV #thriller #donne #femminismo
La Fondazione Uspidalet è un'associazione filantropica nata nel 2009 ad Alessandria, con lo scopo di aiutare gli ospedali della città a migliorare i livelli di qualità dei servizi sanitari offerti, attraverso l'umanizzazione degli ambienti e l’acquisto di macchinari all’avanguardia e attrezzature di ultima generazione. Sotto la spinta di Bruno Lulani, Presidente della Fondazione, nel 2022 è nata la prima edizione del "Premio Letterario Fondazione Uspidalet - Alessandria Cultura", concepita con l'obiettivo di indagare il mondo dell’adolescenza, sia dal punto di vista degli adulti, che attraverso la voce diretta dei ragazzi. Sulla base di questa filosofia il Premio Letterario è aperto a tutte le tipologie di opere, siano esse edite o inedite, che riguardino il mondo degli adolescenti. Il premio si divide in tre sezioni: NARRATIVA, GRAPHIC NOVEL e INEDITI. I romanzi scritti dagli adulti faranno parte della sezione "NARRATIVA", e dovranno avere come protagonista uno o più giovani adolescenti, indagarne un ambito o un periodo circoscritto della vita, oppure tematizzarne l’evoluzione interiore, o il loro processo di sviluppo e di crescita. Possono quindi partecipare romanzi di carattere psicologico, intimistico, di costume, pedagogico e di formazione, autobiografico o di genere fantastico. Stesso identico discorso per la sezione "GRAPHIC NOVEL". I racconti scritti dagli alunni di scuole superiori, invece, faranno parte della sezione "INEDITI", e possono riguardare qualunque tema. In questa sezione, saranno infatti gli stessi adolescenti a parlare e a dare la loro visione del mondo. La sestina finalista dei racconti "INEDITI" verrà pubblicata in un'antologia edita da "Puntoacapo Editrice". Sottolineando che la scadenza, per tutte e tre le sezioni, è il 30 giugno 2024 e la proclamazione dei vincitori avverrà il 28 novembre 2024 ad Alessandria, vi inviatiamo a visitare il sito, alla pagina: https://www.fondazioneuspidalet.it/premio-letterario/ per tutte le info. #premio #adolescenza #storie
Vi interessa davvero il conflitto tra Israele e Palestina? Voglio prima fare una premessa. Ero una ragazza degli anni 2000. Non sapevo nulla di medio oriente. Finché Giovanni, il mio migliore amico, come Morpheus mi ha detto di scegliere: vivere come se niente fosse o conoscere la verità. E ho visto. Ho iniziato a studiare, informarmi, capire e vedere il sopruso di Israele sul popolo palestinese. Un orrore indicibile. Persone rinchiuse in una gabbia a cielo aperto, trattate come animali in cattività. Lo schifo e l’orrore avrebbe dovuto far rivoltare tutti i popoli, eppure in piazza eravamo troppo pochi. Capirete il mio stupore quando da qualche mese a questa parte pare che molti siano diventati improvvisamente attivisti. Meglio tardi che mai, certamente, anche se in Palestina si è ormai arrivati al limite, generazioni passate che hanno sofferto, queste vengono annientate. Quello che sta avvenendo avviene da decenni. E ora il fuoco su civili, bambini, adulti, anziani che vengono lasciati senz'acqua, senza luce, senza la possibilità nemmeno di curarsi, senza vita. Questo è vile, e il fatto che provenga da Israele, forse, lo è ancora di più. Nonostante quello che vi ho appena detto, non ho accettato mai, nemmeno per un secondo, l’attacco di Hamas. Mai. Perché la violenza non si cura con la violenza. Mai. L'uccisione non può essere mai giustificata con “ma” e “però”. Nello stesso tempo, lo studio della storia mi ha accompagnato e accompagna tuttora, e non si può non pensare ai soprusi e alle ghettizzazioni che hanno vissuto gli ebrei per millenni. Fino ad arrivare al momento più basso dell'Occidente, quando siamo stati capaci di ammazzare esseri umani come se fossero blatte e topi. Questo non dobbiamo dimenticarlo, questo è ciò che abbiamo fatto noi, noi che adesso gridiamo come se fossimo i paladini della giustizia ma che abitiamo in Paesi che portano la maschera dell'ipocrisia. L'Olocausto ha ucciso ebrei, Rom, disabili, slavi, dissidenti politici, minoranze, omosessuali, testimoni di Geova. Questo non si deve dimenticare e tutto il mondo occidentale dovrà chiedere scusa per sempre e fare un grande mea culpa e cercare di fare ammenda - anche se non si potrà restituire ciò che si è perso: la vita. Però … però … la disumanità subita non può e non deve essere un’assoluzione per altri crimini. E lo Stato d’Israele non rappresenta gli ebrei, soprattutto non rappresenta quelle generazioni che sono state trucidate nei lager. Israele è uno Stato, come tutti gli altri, e non mi sento di assolverlo. Così come non assolvo Hamas. In mezzo a questi fuochi ci sono esseri umani. Ognuno di loro vale tutte le vite del mondo, ogni singolo individuo vale uno, e in quell’uno c’è tutto il mondo. Stanno morendo in modo atroce esseri umani, che vogliono solo vivere e a cui è negato il principio fondamentale: il poter esistere. Chiunque mini a questo principio, non può essere giustificato, da qualunque parte stia. Se volete davvero conoscere ciò che sta accadendo, partendo dalle origini, bisogna studiare e io vi consiglio di leggere "Il conflitto arabo-israeliano", scritto da Thomas G. Fraser (Tomas Friser) ed edito dalla casa editrice il Mulino. È uno dei saggi più approfonditi e accurati su questa spinosissima questione. Questo, è il mio consiglio per capire il contesto, ma qualunque sia il contesto, a mio avviso, ha poca importanza davanti alla morte di esseri umani. Se ancora pensiamo che la guerra sia una soluzione, che la vita di una persona vale quanto un confine, quanto una moneta, quanto il potere, quanto l'idea di una religione che deve essere a capo del mondo, beh, allora forse ancora non siamo diventati nemmeno noi degni di essere chiamati esseri umani. Link al libro: https://amzn.to/3wgFUdx #attualità #palestina #israele
Questo libro è la storia di Laura, un romanzo, una biografia, che non lascia niente in sospeso, drammatico ed esilarante al tempo stesso, con salti temporali per far chiudere il cerchio. Riflessioni che si possono fare "nel mezzo del cammin di nostra vita", quando da una parte e dall'altra del tempo c'è il vissuto e ancora da vivere. - intervista di Giulia Carla De Carlo TRAMA Laura ha sei anni quando i suoi genitori decidono di trasferirsi dal loro quartiere residenziale di Roma Nord al Laurentino 38, esperimento presto fallito di edilizia popolare a sud della capitale, uno dei luoghi più malfamati d’Italia. Perché i loro figli devono stare a contatto con la “vita vera”, non devono “crescere nella bambagia”. E la vita vera è lì ad accoglierli, tra eroinomani che si trascinano sofferenti e ragazzini delle medie pronti a squagliarti la faccia sulla fiamma di una candela. Laura prova a mimetizzarsi, a cantare con gli altri «Un due tre viva Pinochet». Ma, come ogni maschera, anche la sua cade, e dovrà pagare il conto per quel tentativo di fingersi quello che non era. Anni dopo, grazie a un documentario scoprirà che fine hanno fatto i persecutori che tanto l’avevano terrorizzata. Da lì potrà ricostruire la sua storia e quella della sua famiglia, cercare di capire da cosa viene quel senso di inadeguatezza che ancora oggi, che ha un lavoro che le piace e una figlia che ama,non la abbandona. La sensazione che ci sia ancora chi è pronto a smascherarla e fargliela pagare. Con il suo romanzo di esordio Laura Buffoni entra a far parte del gruppo di scrittrici contemporanee che hanno fatto della propria biografia, con i suoi grandi traumi e le sue gioie piccole e fondamentali, letteratura, da Rachel Cusk a Dolly Alderton, da Lena Dunham a Joan Didion. Un giorno ti dirò tutto coniuga sapientemente pagine drammatiche e scene esilaranti, realismo e situazioni surreali. È un romanzo fatto di amore, di dolore, di memoria, di speranza, una meditazione sul fallimento e su come sopravvivergli, con o senza riscatto. "Le dirò che non è importante stare al centro perché si può diventare bersaglio, e che non sempre si può essere amati ma si può almeno provare ad amare. Le dirò che sono fallibile e che, proprio come i miei genitori prima di me, ho fatto un sacco di sbagli. Che un giorno morirò, di non volermene per questo. Le dirò che la felicità non è un diritto, ma che è un diritto di tutti cercarla sempre, in questo strano posto dove siamo capitati per caso, per un terrificante, meraviglioso errore del cosmo." Link Amazon: https://amzn.to/3xiq1UI #fallimento #roma #bullismo
L'Iliade forse è una delle vicende più maschili, persino l'Odissea e l'Eneide hanno voci femminili molto più tridimensionali. In questa Iliade, che ricalca comunque il poema omerico, si dà voce alle donne, perché proprio dalle donne è iniziata la contesa: tre dee che si contendono la mela d'oro: "alla più bella" e Elena – pretesto per l’inizio del conflitto. Eppure in quest’opera non parlano soltanto dee, ma anche donne. Donne che hanno comunque un rapporto molto speciale con le divinità. - Intervista di Giulia Carla De Carlo TRAMA: Chi combatte sotto le mura di Troia? Gli eroi, ma anche gli dèi e, con molto accanimento, le dee. Dopotutto, questa immane contesa è stata scatenata da una rivalità tra divine: la famosa mela d’oro assegnata da Paride ad Afrodite, che in cambio gli ha dato Elena. E così, con occhi femminili stavolta è raccontata l’Iliade. È Atena a parlarci dell’ira di Achille, ed è la madre dell’eroe, Teti, a spiegare i moti dell’animo di suo figlio, le sue scelte che tanto sangue costeranno ai due eserciti. Afrodite tiene un occhio sul campo di battaglia e un altro sui suoi protetti Paride ed Enea, di cui ci narra le gesta, senza nascondere le proprie ingerenze. La sua rivale Era, per contro, tifa per i Greci e cerca di favorirne la vittoria. E poi ci sono due donne speciali, l’una figlia di Zeus, l’altra toccata da Apollo: Elena e Cassandra, che da dietro le mura di Troia testimoniano il fato atroce dell’altra metà del cielo in ogni conflitto. Ma di chi è la voce che grida la sua disperazione e si predispone al sacrificio, mentre la città brucia? È la moglie di Enea, Creusa, una protagonista che la storia ha lasciato indietro ma che ha qualcosa di molto importante da rivelare. Riportando in vita l’Iliade come un coro di voci femminili, Marilù Oliva ribalta la prospettiva sulla più maschile delle vicende, la guerra, riappropriandosene a nome di tutte: delle troppe vinte, umiliate, violate, ma anche delle poche vincitrici apparenti, destinate ad afferrare trionfi effimeri come la vendetta. Un’epica potente, commovente, palpitante: indimenticabile. Link Amazon: https://amzn.to/4a84mN4 #iliade #omero #mitologia
"Il dio dello stretto", un po' come "Psycho", vede il suo protagonista, Mimmo - un giovane giudice -, apparire solo a pagina 62. I temi principali (anche se non gli unici) che affronta sono: la giustizia, la verità e quel filo sottile che separa bene e male, che forse non è proprio un filo che separa, ma che unisce. Sullo sfondo gli anni '90 e le vicende storiche. Luogo: la Calabria.
- Intervista di Giulia Carla De Carlo
TRAMA:
Reggio Calabria, primi anni ’90, una Mercedes lanciata a tutta velocità lungo un viadotto sfonda un guardrail e plana sugli ulivi, alla guida rimane ucciso un ex pilota di Formula 2, Renato Panuccio, pregiudicato appena uscito di prigione dopo aver scontato una pena per contrabbando e associazione a delinquere. Sul posto a osservare la strana linea della frenata e di una ruota che sembra aver perso inspiegabilmente aderenza, arriva il giovane pubblico ministero Mimmo Castelli. Nel tentativo di ricostruire gli ultimi attimi di vita di Panuccio, Castelli percorre a ritroso i motivi del suo arresto, finendo con il mettere in luce le parentele tra imprenditoria e malavita, attraverso alcune figure di spicco in città e la ex moglie di Panuccio, affascinante e calcolatrice vedova nera. Diviso tra una complicata vita personale e una continua riflessione morale e religiosa sul senso della giustizia e della responsabilità, Castelli si troverà a confrontarsi con desideri, imperativi e limiti, incapace di prevedere gli sviluppi non solo della sua indagine ma anche della sua coscienza. Quali sono i limiti della giustizia umana? Quando e come bisogna affidarsi a quella divina? Cosa può fare l’uomo di legge di fronte al male degli uomini?
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Spesso ragiono sul concetto di fantasmi e penso che tra i racconti dell'orrore siano i mostri più disperati. Spesso vogliono solo rimanere nella casa in cui hanno abitato, non si rassegnano alla vita che continua ad andare avanti senza di loro, vogliono essere considerati, visti, ma hanno dall'altra parte solo repulsione e paura, come se fossero il male assoluto, come se non vederli cancellasse la loro esistenza. I fantasmi, da sempre, sono allegoria della nostra società che mette alcune persone ai margini, in maniera così profonda da perdere le loro tracce. Ormai, difficilmente si fa caso alla povertà, soprattutto si ignorano le persone che non hanno niente, come se il possesso desse il significato all'essere, non più all'avere. Questi, diventano fantasmi, per noi. Dovremmo invece renderli visibili e dare dignità a tutte le vite, anche alle loro. Questo fa Girolamo Grammatico con "I sopravviventi" (Einaudi) Intervista di Giulia Carla De Carlo IL LIBRO: Cominciare da ragazzi, con il cuore e la testa leggeri. Lavorare per anni in un centro d’accoglienza per persone senza dimora. Stare a contatto ogni giorno con uomini e donne che hanno perso gli strumenti per abitare il mondo. Conoscerli a fondo e cambiare per sempre. «I senza dimora non hanno le chiavi di casa, le chiavi della macchina, le chiavi del loro destino, non hanno le chiavi di nulla. E noi, che siamo pagati per aiutarli durante il nostro turno di lavoro? Noi chi siamo? La cura o il problema?» «Ho lavorato con le persone senza dimora per circa diciassette anni. Le storie che racconto sono vere, nel senso che si sono svolte nella trama della mia vita. Sono esperienze che ho vissuto, sentimenti che ho provato, persone che ho incontrato», scrive l’autore nella nota finale. Il protagonista di questo romanzo è lui, o meglio il suo doppio giovanissimo: un ragazzo siciliano arrivato a Roma per studiare Sociologia pieno di ideali in testa, che sceglie di fare servizio civile nel più grande centro d’accoglienza della capitale per persone senza dimora. Anno dopo anno, si ritroverà a confrontarsi con le difficoltà quotidiane di quel lavoro e con i limiti dell’istituzione di cui fa parte, a interrogarsi sul senso dell’altruismo e della sua fede, a scivolare lentamente in un isolamento simile a quello delle persone che aiuta, prima di provare a cercare se stesso nelle storie degli altri. Storie che racchiudono il mistero di vite silenziate che possono mostrarsi solo per scintille. Quella di Mimmo, l’anziano calabrese sdentato che non ha mai avuto nessuno che si prendesse cura di lui; o di Hamameh, che viene dalla Siria e non parla e ha un passato criminale da nascondere; o quella della ragazza rumena che sogna di aprire un centro estetico; o di Flavio, che rifiuterà sempre un posto letto e al quale non basterà, come aveva sognato, costruire una famiglia. Il cancello, le chiavi, la casa, la strada, lo specchio: sono realtà concrete, ma anche simboli che non smettono di risuonare a ogni pagina. Se c’è un senso – perché di questo va in cerca incessantemente chi narra, con il suo fare e il suo pensare – va ricercato nella relazione tra esseri umani. Solo così la sopravvivenza di chi è senza casa può dirsi la metafora di come tutti noi abitiamo questo mondo. Link al libro: https://amzn.to/3uL4Auw #poveri #fantasmi #società
"Dietro le Colonne" (La Lepre Edizioni) è un romanzo storico ambientato nel XVII secolo in India. I temi centrali che affronta e a cui dedichiamo spazio nell'intervista sono: la donna, il femminile, il potere, la guerra, la religione, l'India. Un romanzo che ci farà capire che la storia e l'Oriente sono molto più presenti oggi, qui da noi, di quanto non pensiamo. Intervista di Giulia Carla De Carlo LA TRAMA: India, seconda metà del XVII secolo. Jahanara è la primogenita di Shah Jahan, il più sfavillante fra gli imperatori moghul, venerato in patria e all’estero e perfino ritratto da Rembrandt. Ma una malattia del sovrano mette in crisi gli equilibri di corte e scatena i suoi quattro figli maschi l’uno contro l’altro nella lotta per il potere. Le tre figlie, ciascuna con il proprio fratello favorito, precipitano a loro volta nella rivalità e dall’interno dell’harem si sforzano di influire per quanto possibile sugli eventi. Jahanara avrebbe potuto essere una regina straordinaria: colta, cosmopolita, dedita a interessi mistici, letterari, architettonici, ma inevitabilmente costretta fra le mura del Palazzo. La principessa prova a scongiurare il declino dell’impero mentre cerca anche se stessa e l’amore. Quasi tutti i personaggi del romanzo sono storici, a partire dagli otto membri della famiglia imperiale fino agli europei (artiglieri, gesuiti, agenti della Compagnia inglese delle Indie Orientali), che si aggirano nel Palazzo come squali assetati di sangue. I pochi personaggi fittizi aiutano a penetrare nel chiaroscuro dei quartieri femminili, di cui poco conosciamo e che nel romanzo si aprono all’intreccio fra le piccole storie e la grande Storia. Link al libro: https://amzn.to/3OmW0J0 #romanzostorico #india #donne
Sai che cos’è il Giorno della Memoria? Alcuni direbbero che è una ricorrenza internazionale che si celebra ogni 27 gennaio per commemorare le vittime dell’Olocausto. E avrebbero ragione a dire questo. Una ricorrenza italiana dal 2000, internazionale dal 2005, quando l’assemblea generale delle nazioni unite decise che il 27 gennaio di ogni anno il mondo avrebbe ricordato le vittime dell’Olocausto. Infatti, proprio il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa Sovietica liberarono i prigionieri del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, in Polonia. Ma, quindi, è questo il Giorno della Memoria? No, non è solo questo, perché questa data non segnò la fine dell’Olocausto. Si dice che fu l’inizio di un ritorno all’umanità. Ma davvero è così? L’Olocausto probabilmente fu uno dei periodi più oscuri della storia dell’umanità: uno sterminio nei campi di concentramento usati dai nazisti durante la seconda guerra mondiale contro il popolo ebraico, oppositori, minoranze, persone vulnerabili. Le vittime dell’olocausto furono 17 milioni. 17 milioni. Non importa se donne, uomini, bambini o anziani. 17 milioni di persone, di respiri, di occhi, di desideri, di voglia di vivere. 17 milioni di persone uccise come se fossero topi da eliminare, tra cui 6 milioni di ebrei. La seconda guerra mondiale ha dimostrato che l’essere umano può arrivare a compiere gesti mostruosi, e se prima non riusciva a distruggere così tanto per via di un limite biologico, con la tecnica è arrivato a gesti devastanti. L’Olocausto è stata la peggiore azione che l’umanità abbia mai compiuto finora, sia per il numero di vittime, sia per il modo in cui è stato fatto. Mai, fino a quel momento, si era arrivato a tanto, neppure in quei periodi che noi definiamo barbari. Non perché non si volesse, ma perché non si poteva allora. Poi si è trovato il modo. La memoria, però, è corta, e quindi è importante avere una giornata per ricordare, perché, se è vero che quel momento si sta allontanando ed è stato lasciato nel secolo scorso, addirittura nel millennio scorso, l’essere umano non è cambiato: gli impulsi sono gli stessi e la tecnica avanza. Se non fosse così non avremmo così tanti abusi e soprusi, non faremmo guerre fratricide, non rincorreremmo il dio denaro a scapito di chi abbiamo al nostro fianco, non distruggeremmo territori, natura, animali, esseri viventi, non gireremmo la testa se dall’altra parte della strada la gente sta morendo, non odieremmo, non inveiremmo contro gli altri. Se non fosse così, quel germe che è nato nel cuore di un momento e che è riuscito a concepire il peggio che potevamo dare, non sarebbe riapparso sotto ossimori come “guerra per la pace”, sotto manifestazioni di odio più che di amore, sotto l’ala protettrice di una bomba atomica che devasterà il mondo. Ma è così, e abbiamo bisogno di ricordare quello che l’umanità ha fatto, perché solo in questo modo possiamo sperare che non accada più, anche se, tutto questo ricordo oggi non ci sta aiutando. Ma una speranza c’è: se ognuno di noi migliorasse nel proprio piccolo, forse, qualcosa potrebbe cambiare. Per addentrarci in quel periodo oscuro, ti consiglio cinque libri che ti riporteranno a quei giorni e a quei dolori.
di Giulia Carla De Carlo #shoah #olocausto #secondaguerramondiale
"La nostalgia che avremo di noi" (Neri Pozza) è un romanzo formato da 13 voci, racconti, forse meglio dire anime. In questa chiacchierata con l'autrice Anna Voltaggio abbiamo sviscerato alcuni temi (non tutti, ahinoi) che caratterizzano lo scritto: amore, genitorialità, tempo, morte. La generazione dei 40/50enni, coloro che sono "nel mezzo del cammin di nostra vita", si trova a riflettere sul passato, presente e futuro, con tutte le paure e i mostri che emergono dal profondo. Intervista di Giulia Carla De Carlo IL LIBRO: Si potrebbe dire che dentro un libro come questo, in cui la forma di un romanzo si scompone e si frammenta, i fantasmi della vita si muovono con più naturalezza, si permettono pause, giocano con la nostalgia, si interrogano sul tempo, e sulle intermittenze del presente. I personaggi di Anna Voltaggio sono dentro la nostalgia di un inconoscibile passato, conoscono l’amore soltanto come una forma illusoria, vivono di tenerezze incerte, di desideri rimasti in sospeso, di sentimenti da tenere a bada; e accendono bagliori improvvisi su vite di cui non ci serve sapere più di quanto viene accennato. Spiegano l’erotismo senza dirlo, il piacere senza inseguirlo, modulano l’attesa come un puzzle incompleto, dove le tessere che mancano generano un altro disegno, e mostrano l’errore come unica forma possibile di libertà. In queste pagine popolate di voci perdute sembra che arrivi di tanto in tanto il rumore della vita, dove il futuro si mescola al passato come un paradosso, in un presente che non rinuncia a nulla eppure si smarrisce di fronte ai sogni e ai desideri. In questo libro d’esordio, Anna Voltaggio chiude i conti con ricordi, desideri e ossessioni scegliendo dettagli, cucendo assieme con scrittura asciutta e decisa, che non dimentica le ferite, storie che mettono in luce tutte le nostre incapacità, tutti i nostri difetti troppo umani. «Le silhouette dei personaggi che si inseguono fra un racconto e l’altro, con grazia involontariamente eroica e perciò spesso erotica, camminano sul ghiaccio più sottile, in bilico su cataclismi che non scoppiano mai – o forse sì? Ma non è questo che conta. Quello che conta è lo sguardo affilato, tenero e crudele, con cui Anna Voltaggio li osserva e ce li porge, come regali da maneggiare con cura». Ilaria Gaspari «Siamo tutti fatti della materia sensuale e sfuggente irradiata dai dialoghi di questo libro, dell’impercettibile svanire di ciò che proviamo. I racconti di Anna Voltaggio sono soglie e soste, attimi-imbuto dentro cui vediamo scivolare vite intere, che si incontrano giusto per il tempo di lasciarsi andare». Nadia Terranova Link al libro: https://amzn.to/4b2xaI2 #generazioni #nostalgia #tempo
"L'età dell'oro" è un giallo che vede di nuovo "Woodstock" protagonista di una storia molto intricata. Con l'autore Leo Giorda abbiamo parlato del romanzo e sviscerato temi caldi come la liberalizzazione delle droghe, la cancel culture, il politically correct, il rapporto tra genitori e figli. Tutto questo e tanto altro si trova, a una lettura approfondita, nel romanzo. Una trama avvincente e temi di attualità. Intervista di Giulia Carla De Carlo IL LIBRO: Adriano Scala detto «Woodstock» e l’ex vicequestore Giacomo Chiesa sono tornati. Ma non se la passano bene. La popolarità e costata cara sia allo Sherlock Holmes della sinistra romana, dotato di straordinarie doti deduttive che si attivano col consumo di stupefacenti, sia all’incorruttibile sbirro che sembrava destinato a una brillante carriera. Entrambi hanno perso il lavoro, Chiesa ci ha rimesso pure il matrimonio, e adesso cercano una soluzione sul fondo di una bottiglia. Pare che niente possa riscattarli dal fallimento. Invece qualcosa succede. A Sperlonga, perla del Tirreno, la giovane ereditiera di una dinastia di imprenditori con entrature nella camorra si è suicidata. La madre della ragazza non crede alla versione ufficiale e contatta Woodstock, che accetta di occuparsi del caso portando con sé il suo «nemico per la pelle» Chiesa. L’inchiesta mozzafiato in cui si imbarcano porterà a galla i mille segreti celati dietro l’impenetrabile cortina dell’ipocrisia borghese. Tra spietate vendette ed enigmatici rimandi al mito di Saturno si snoda un intreccio segnato dalla presenza di oscuri culti iniziatici.
Con la maestria del narratore purissimo, Leo Giorda combina la leggerezza pensosa della commedia noir, gli intrighi del thriller esoterica e le geometrie deduttive del giallo classico, disegnando un’indimenticabile coppia di investigatori – umani, troppo umani – impegnati a sciogliere il più intricato dei misteri: quello che riguarda il mestiere di vivere.
«Leonardo Giorda sa raccontare gli esseri umani, come solo un vero scrittore sa fare» – Antonio Manzini
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