La testimonianza di un medico pentito, che per anni ha continuato a praticare isterectomie non necessarie per non perdere la propria zona di comfort, rimanendo così nell’ambito di una procedura per lui routinaria, fa emergere dolore e rammarico sincero per non avere rispettato l’integrità fisica ed emotiva delle sue pazienti. L’ablazione endometriale, invece, rappresenta la svolta: è simbolo di professionalità, avanguardia e futuro. Ma l’Italia è il triste fanalino di coda di un’Europa che, in questo specifico ambito, va a tutta un’altra velocità. E pensare che, a qualche mese dalle Olimpiadi 2024, il nostro è stato il Paese dei record delle medaglie: dopo le 40 vinte a Tokyo, a Parigi gli azzurri ne hanno strappate 39. Stelle negli sport, candele spente nel campo dell’ablazione endometriale. Numeri, quelli italiani, che sembrano noccioline, se paragonati a quelli europei. Le donne fra i 30 e i 45 anni sanno che per problematiche come i sanguinamenti disfunzionali esiste l’ablazione endometriale? E perché sono ancora pochissimi i medici ginecologi italiani che scelgono l’ablazione endometriale? Lo abbiamo chiesto al Professor Paolo Casadio, Dirigente Medico Specialista in Ginecologia e Ostetricia all’IRCCS Policlinico Sant’Orsola e Professore Associato all’Università Alma Mater di Bologna
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