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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Giuseppe Cocco
1000 episodes
3 days ago
PENISOLABELLA l'Italia raccontata da Giuseppe Cocco Borzone de Signorio Sabelli, divulgatore geografico, storia e storie dei viaggiAutori del Grand Tour, per conoscere l'Italia minore con la M maiuscola, più grande giardino emozionale diffuso.

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PENISOLABELLA l'Italia raccontata da Giuseppe Cocco Borzone de Signorio Sabelli, divulgatore geografico, storia e storie dei viaggiAutori del Grand Tour, per conoscere l'Italia minore con la M maiuscola, più grande giardino emozionale diffuso.

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Episodes (20/1000)
Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Ritorno il mattino dopo da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
Ritorno il mattino dopo a vedere il Po.
C'è un po' di rose sparse dall'aurora, ma l'odore dell'aria è miasmatico, l'acqua è di cloaca chimica.
La riva è barbata di rifiuti.
Qualcosa da leggere tra la ruggine: “Fidol Export Lubrificante ... Kim teme il gelo”.
Un potente mastino si precipita ad annusarmi:
- Annusa pure: sono un infelix vates.
La verità è che certe volte mi pare di non reggere più alla vergogna di appartenere alla specie umana.
È un disonore metafisico, in un dramma personale: volersi uomo d'onore sembra incompatibile con la coscienza tragica di essere un uomo.
Viene come un accesso di soffocazione al pensiero di essere uno di loro, anch'io uno che lega i suoi peccati alle corna di questo stremato fiume.

Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Un Viaggio in Italia» https://penisolabella.blogspot.com/2024/06/un-viaggio-in-italia-del-1981-1983-di.html 

A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Piante e semi da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
Ci sono cose che stanno nei loro luoghi, occupano i loro spazi, vivono la loro vita, così naturali e vere da essere invisibili.
L'occhio di ogni giorno si posa su di esse senza discernerle: ci passiamo innanzi, le guardiamo, e non le percepiamo, forse perché sono tutt'uno con il mondo, non distinte dal tutto: come in una armoniosa architettura, una colonna, una cornice, necessaria e nascosta, o in una frase conclusa, una singola parola che non si stacca dalle altre.Vederle è una scoperta, un salto in una diversa dimensione di esistenza: se lo facciamo, si apre un altro mondo: il mondo tutto reale della continuità.
In piazza Navona mi sono fermato le migliaia di volte: ma solo ieri, in faccia alla fontana, mi è apparsa la porticina di una botteguccia, e vi ho letto la scritta: «Piante e Semi».
Piantine di rose, in vasi di coccio, stavano in terra sullo scalino dell'uscio; gabbie di uccelli erano appese ai lati della soglia.Il fischio di un uccello mi ha fatto alzare lo sguardo, e rivelato quella porta antica.

Luoghi narranti narrati o citati: Piazza Navona - Via delle Colonnelle - Arco della Pace - Santa Maria della Pace - Vicolo degli Osti - Piazza di Montevecchio - Via Fezzan - Piazza Amba Alagi - Via Scirè - Viale Etiopia

Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Roma fuggitiva» https://penisolabella.blogspot.com/2025/10/roma-fuggitiva-tra-1951-e-1963-di-carlo.html
 
È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Briganti e contadini da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
Scriverò un giorno la storia vera del mio amico Antonio L., contadino di Lucania e, come egli si definisce, «scrittore popolare».
Questa storia, del resto, egli stava già scrivendo da sé, in certi suoi quadernetti di scuola, dalla copertina di tela cerata nera (come molti altri nei suoi paesi, lo fanno, sotto l'impulso è l'esempio delle autobiografie raccolte da Rocco Scotellaro; nel suo libro “Contadini del Sud”), in una sua prosa naturale; in lunghi racconti che descrivono gli avvenimenti quotidiani di una società straordinariamente differenziata, e piena di regole interne, come un'ignota, aristocrazia, che vive nel villaggio e su una terra desolata, e i cui sentimenti, pensieri, reazioni e concezioni del mondo non potranno mai essere immaginati, per opera di pura fantasia, da chi non li viva e li conosca, fosse anche il più grande degli scrittori.
Nel suo villaggio, Antonio è come un albero in un bosco: pieno di rapporti reali, di legami antichissimi e sicuri; ogni suo gesto fa parte di un tutto e questo tutto è presente, chiaro e comprensibile.  

Luoghi narranti narrati o citati: Lucania - Monte Mario - Primavalle

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È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Pontelagoscuro, 13 aprile da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
Appena giorno, l'argine del Po.Un uomo tutto in verde ha gettato una rete a qualcosa, sotto il ponte della ferrovia; non risponde al saluto.
Un'altro è fermo sopra l'argine, poco distante da una grossa borsa da viaggio, che vorrei provare ad alzare, senza rubarla.
Forse è vuota, ma il partente, se è lui, non mi invita a fare la prova.
Due cani, a guardia di un barcone, minacciano morsi se salgo a bordo.Sirene delle fabbriche; la cera è superflua.
Sul lato di Ferrara ha funghificato l'industria chimica: Montedison, Burgo, Solvay.
I muri additano cose strane: “Sì allo sviluppo del riciclato.
L'informazione va difesa anche con il riciclato”.
Acqua torbida, cielo piombato.
A metà del ponte ferroviario, spiando sotto si è portati dall'acqua nel suo infinito: mi sento un pane buttato sulla sua faccia, chissà se qualcuno lo ritroverà.

Luoghi narranti narrati o citati: Pontelagoscuro - Ferrara - Archivio Storico di Palazzo di Diamanti

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A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Il cuore batte a quel fia salute da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
Strana nazione che ha sempre avuto bisogno, nei sogni dei suoi visionari, di qualcuno che ne fosse salute e non l'ha mai trovato.
Si è data Patroni celesti; non bastano.
Parecchi veltri, spirituali, l'Italia ha preferito farli sparire al canile municipale.
Ne comparissero altri, sarebbe così ancora.Non veltro, io, ma solo cane randagio, che abbaia.
Eppure, salute interiore, vorrei essere almeno di quell'umile Italia che qua e là sorride ancora, e che ideale, quasi introvabile, abitatrice di qualche volto vivo, di qualche pietra non spenta.

Luoghi narranti narrati o citati: Montepulciano - Vicolo Remoto - Vicolo della Concordia - Vicolo dell’Amore - Via Ricci 23 - Pisa - Lucca - San Frediano di Lucca - Via Fillungo 108

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Il potere dei poveri da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
Da quel mondo misterioso che si accampa attorno alla città di Roma, come un esercito grigio, dalle bandiere di stracci, in eterna attesa di entrarvi, eternamente respinto dalle mura durissime della vita organizzata, arrivano di continuo, fin sulla porta delle nostre case, strani messaggeri.
Quanti sono!
Il campanello squilla: un uomo compare, con una sua vicenda oscura scritta sul viso, e parla, e racconta.
Tutti li spinge il bisogno, il bisogno elementare e vero: anche quelli che usano l'astuzia, l'inganno, per vivere, e inventano bisogni immaginari per soddisfare quelli reali.
Alcuni di essi finiscono per seguirci per anni, quasi complici della pietà e della debolezza, e stabiliscono con noi un rapporto del quale sono essi, nelle fuggevoli apparizioni sull'uso, a determinare il senso umano: perché ad essi appartiene, in questo rapporto, il potere: lo squallido potere dei poveri.
 
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È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
I punti di vista da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
Si usa dire volgarmente, da coloro che esaminano un problema, o dibattono una questione complessa e controversa, senza una vera volontà di risolverla, che «tutto è questione di punti di vista»: ciò che può essere insieme un'affermazione di tolleranza, o una confessione di indifferenza.
Certo, tutte le cose sono complesse e doppie e molteplici; ed assai diverso, se vogliamo usare l'immagine gastronomica di un poeta, essere «farcitore», o «farcito» (cioè soggetto o oggetto, egemone o subalterno, e così via).
Quello che per l'uno può essere il massimo dei beni, è per l'altro il più grave dei mali: quello che per l'uno e un fuscello può apparire all'altro una trave, quello che per l'uno e un bicchiere mezzo pieno, per l'altro è un bicchiere mezzo vuoto.
Ma lasciamo da parte queste veramente troppo ovvie considerazioni morali: non è, del resto, solo questione di condizione umana; ma le cose possono essere obiettivamente diverse, e avere intensità e valore anche soltanto per una diversa situazione, o costituzione, o abitudine, per un diverso angolo visuale: letteralmente per un diverso punto di vista.

Luoghi narranti narrati o citati: Piazza Navona - Chiesa di Sant’Agnese

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Il senso di humilemque videmus da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
Il senso di humilemque videmus Italiam.Sembra dipendere, più interiormente che esplicitamente, da procul, la lontananza che la rende incerta, litorale che si desquama della notte e colline ancora buie, all'aurora.
Questa umiltà è resa più profonda dallo stacco tra videmus e italiam, che risuona all'inizio dell'esametro successivo; la voce deve farlo sentire.
Ma la visione dantesca nella profezia del Veltro trasforma l'aggettivo humilis in un arcano.
Non è più un tratto depresso di costa meridionale, e l'Italia tutta quanta, che nella geografia dantesca termina a Pola.
A dargli senso puramente civile suona malconcia, Ahi qual ti veggo, serva, imponente, collocata in basso, quando dovrebbe essere, per elezione del destino, suso.
L'eco in profondità l'abbiamo mescolando al dantesco il senso virgiliano, come se anche per quell'umile Italia dantesca ci fosse un procul virgiliano e un'ora di luce debole, e un occhio che dal mare guarda e indovina.
Lo interpreterei come incerta (per l'assenza, anzi l'impossibilità, del Veltro messianismo necessario quanto necessariamente naufrago, disperso, e più per l'essenziale connotazione spirituale e morale).
L'Italia è più archetipo che nazione. 

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Un po' di neve e un clima da glaciazione da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
Un po' di neve e un clima da glaciazione imminente, a Spoleto, ma anche un divino silenzio per le vie.
La città medievale pare disabitata; Impressione frequente, in Umbria, anche di giorno ...
Tutti spariti, finalmente.
Truffato! Deluso!
La Rocca Albornoz, da più di cento anni prigione di Stato, in cima al Colle di Spoleto, inaccessibile, mi apre le porte soltanto per mostrarmi le mura deserte, gli stanzoni vuoti.Impossibile, oggi, visitare un carcere in Italia: a fatica avevo ottenuto di vedere questo, considerato minore, tranquillo, centauro (per metà storico, per metà umano) e arrivato su trovo il tutto storico, il monumento in via di di farsi museo, ancora in mano all'amministrazione carceraria, ma solo per pratiche di sgombero, tutti i reclusi portati giù in pianura, al Carcere Modello, per il quale non vale (trappola) la mia autorizzazione.Il medioevo spoletino lo conoscevo benissimo: era il mistero della Rocca che mi attirava ...
Non come Regina Coeli o Poggioreale, ma in mancanza di meglio ...
C'è solo il bello sguardo sulla città e sulla valle, ma è uno scherno, lo darei volentieri per un tatuaggio.

Luoghi narranti narrati o citati: Spoleto - Castello Albornoz - Regina Coeli - Poggioreale - Bagnoli - Porto di Genova - Porto di Trieste - Cimitero di Staglieno - Carcere di Tor di Nona - Latomìe di Siracusa - Teatro di Siracusa - Reggia di Gonzaga - Palazzo Cattaneo-Adorno - Real Collegio di Moncalieri - Castello d'Issogne - Palazzo Revoltella - Villa Borromeo - Villa Carlotta - Castello di Duino - Caleotto - Palazzo Treville di Casal Monferrato - Catacombe dei Cappuccini di Palermo - Olimpico di Vicenza - Show more...
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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Ammazzare il tempo da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
In questa eterna città di Roma, dove il popolo, come per un antico genio, è uso assistere al passaggio del tempo, senza illusioni, come a uno spettacolo che già si conosce, a un teatro di paladini, e vi partecipa soltanto come si partecipa a una rappresentazione teatrale, tutto pare volgersi anche le feste, il Capodanno, la Befana, San Giovanni, le partite Roma-Lazio, a contesa, rissa di strada, distruzione, ingiuria.
Più di ogni cosa si offende e si ingiuria il tempo, perché si sa bene che è eterno, e indifferente; la morte, perché tace, e chi è morto, non ha più posto nel teatro del mondo, ha il torto di non esistere, è un vuoto, ha disertato; gli arbitri delle partite, (non è, il tempo, l'arbitro di ogni cosa?); gli oggetti fuori uso, perché sono morti.«Bisogna sfascia’ tutto», dicono gli operai, chiamati per qualunque riparazione, con viso beatamente feroce.
Così, anche più di tutte le altre feste, il Capodanno è una battaglia.
Per chi è normalmente occupato ad ammazzare il tempo, questo è il momento eccitante in cui si può ammazzarlo veramente, con fragore e violenza.
L'anno finito, è morto, viene stanato, cacciato, insultato, perseguitato, torturato, virgola, ucciso.Gli oggetti vecchi, fracassati con barbara delizia.
Dall’alta terrazza dove mi trovo mentre l'orologio suona i dodici tocchi, vedo tutta Roma stendersi da ogni parte, nell'aria dolcissima: un cielo a pecorelle con uno spicchio di luna copre la distesa nera e violetta delle terrazze e delle cupole, i fuochi d'artificio, le urla, le sirene, i fischi, le grida, il rumore, gli spari, le castagnole, i tric-trac, i mortaretti, i «botti», le girandole, gli scoppi vicini e lontani, la grande battaglia che si accende da ogni parte, in ogni via, nella grande distesa notturna. 

Luoghi narranti narrati o citati: Via di Santa Croce - Piazza di Spagna

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Turismo iperbolico da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
In questo stesso momento, mentre io, seduto al mio tavolino, vado scrivendo, con la penna, parola per parola, queste righe, nell'aria densa e umida di scirocco della tarda stagione di Roma, amici e conoscenti (salvo quelli che l'asiatica nasconde tra i cuscini), vanno viaggiando nei paesi più lontani. 
Questi è in Giappone, quello in America, quell'altro in Cina, o in Persia, o nel Ghana, o in chissà quale altro remoto angolo della terra.I telefoni squillano invano nelle stanze vuote: treni, navi, aeroplani velocissimi li conducono qua e là, tra genti diverse, sotto altri cieli, approfittando ciascuno delle mille occasioni di questo tempo di viaggi e di scambi; congressi, delegazioni, compagnie.In compenso, torpedoni mostruosi invadono, come lucide torme di scarafaggi, le vecchie strade di Roma, e vomitano sui selciati, dai loro ventri metallici, innumerevoli cavalli di Troia, gli anonimi guerrieri del turismo di massa.
Riempiono le strade, le piazze, gli alberghi, le chiese: sono dappertutto, come un'invasione di formiche.
E non si sa che cosa veramente li spinga a lasciare d'un tratto, tutti insieme, le case lontane, e a esporsi, senza un bisogno o un interesse particolare, ai disagi e alle spese dei lunghi viaggi. 

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Roma, 19 gennaio da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
Roma è esclusa da questo viaggio, perché ci abito, almeno ancora per qualche tempo, ed è per me troppo sbrindellata di interesse per andarne in cerca.
Il Vaticano, poi!!
Ma torno, dopo trentacinque anni, a rivedere il Laocoonte per confrontare quanto ne ricaverò con le opinioni di Winckelmann e di Schopenhauer.
Tutta la Laocoontesofia di Schopenhauer è per illustrare perché Laocoonte non grida, convinto che l'opera di scultura rifiuta il grido.
Non ho nessuna idea sul Laocoonte; farò come per “La Tempesta”, mi metterò davanti, lascerò agire ...
Il Laocoonte di Virgilio grida: clamores simul horrendos ad sidera tollit; questo grido sembra sia stato raccolto dalla bocca del Laocoonte vaticano.
Come cantano di notte le cariatidi barocche di Ortigia e di Noto, così, nelle ore di apertura del Museo Clementino, Laocoonte grida. 

Luoghi narranti narrati o citati: Roma - Vaticano - Ortigia (Isola di) - Noto - Museo Clementino - Gianicolo

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Lo scarabeo di Sansepolcro da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
Lo Scarabeo di Sansepolcro.
Era una bambina bruna che in piedi vicino a un muretto, giocava a fare scendere e salire uno Scarabeo bellissimo che aveva legato a un filo.
- Cosa fai?
- Gioco.
- Come giochi?
- Con questo, perché sono una bambina povera ...
Ma è uno Scarabeo prezioso! L'ho trovato io!
Lo faccio andare in su e poi in giù, per non fargli perdere completamente il contatto con la terra ... Questo incontro con lo Scarabeo me lo racconta Mimì Piovene: al tempo del loro «Viaggio in Italia» erano arrivati a Sansepolcro per vedere la Resurrezione di Piero, e a Guido parve di vedere in quella bambina un'immagine di vera Italia, povera e antica. 

Luoghi narranti narrati o citati: Sansepolcro - Santuario della Consolata di Torino - Borgo Dora - Via Tonello - Madonna del Pilone - Porta Palazzo - Caltanissetta

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A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Elegia di Ferragosto da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
Come i tempi sono cambiati!
Dove troveremo mai uve così primaticce, se non qualche dorata trasparente luglienga, e tini ribollenti dopo le cerimonie della pigiatura, fatta, a gara coi villici, coi piedi ben lavati e i pantaloni rimboccati, dai signori rifugiati in villa?
E dove sono ormai le stesse «smanie della villeggiatura» che, dopo il loro fiorire settecentesco, e i fasti goldoniani, sono continuate per tutto il secolo, fin quasi a ieri?
I preparativi, i debiti, le gelosie, le invidie, i discorsi dei servi, i giochi, le acque, i parassiti, le finte partenze, il decoro?
Quando il costume era quello solo dei nobili e dei ricchi, e gli altri, i minori borghesi, lo seguivano o imitavano, e il villeggiare riguardava nulla più che una classe sola, attorno a cui un popolo ignoto viveva oscuro nelle città senza stagioni (Giorgio Strehler ne prese forse lo spunto per una sua interpretazione del Goldoni, dove quella classe aristocratica si assomiglia, gonfiandosi e ingigantendosi le sue azioni, agli Dei del Walhalla, alla vigilia di una rivoluzione, che pare, nello sfondo, supposto, un crepuscolo wagneriano degli Dei). 

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È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Il dovere della cometa da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
La cometa, con la sua testa nebulosa, come un occhio velato di lacrime e la sua chioma, trascinata nel vento degli spazi, sta ruinando, dicono, per il cielo, con una velocità sterminata, risalendo dall'orizzonte tra le costellazioni, fino a perdersi, chissà dove, nel firmamento. 
Io non l'ho vista: la primavera, a Roma, è troppo dolcemente avvolta di brume, di nubi mutevoli, di piogge improvvise, fa così viva e presente e giovanile l'atmosfera, la terra, così prepotente quel poco che si muove qui, che quello che avviene di sopra sfugge agli sguardi.
Non l'ho vista, e non l'hanno vista i romani.
Non l'hanno nemmeno molto cercata.
Si direbbe che essi, forse, non credano più nel cielo, nei segni del cielo, nel volo degli uccelli e negli àuguri, come un tempo.
Non alzano gli occhi neppure agli arcobaleni, così meravigliosi sulle cupole, così brillanti sul tenero violetto degli intonaci, sul caldo pallore dei travertini, e talvolta così misteriosamente solenni, come quando ne vidi apparire uno doppio su piazza San Pietro, come un segno inatteso o un divino ornamento, sopra un'immensa folla dagli occhi abbassati. 

Luoghi narranti narrati e citati: Piazza San Pietro

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È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
L'Italsider, a Bagnoli da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
Ogni visitatore deve mettersi l'elmetto.
Ma il fuoco perpetuo ha tregua; l'altoforno è spento.
Davanti alla direzione, le solite rivendicazioni in rima di dimostranti.
A sentire quella cadenza minacciosa c'era da spaventarsi, ma le facce rassicuravano: tutti ridevano, erano lì evidentemente per divertirsi.
Chi li arringava sarà stato deluso di non vederli esibire più grinta ...
Bagnoli è sterminata; un impero, uno dei tanti, della pura materia e della pura potenza.
Che cos'altro, ormai, possiamo creare?
Solo moltiplicare le Bagnoli, o estenderle, come stanno facendo per questa.
Forse quell'acciaio non sarà mai venduto, per mancanza di sbocchi, però qui si prepara un futuro tutto d'acciaio, uno Stahlstadt colossale ...
Se non sarà mai venduto, quell’acciaio, che importa?
Nell'economia ctonia non esistono cattivi affari.
Quel che importa è raddoppiare, triplicare Bagnoli, ammucchiarci genere umano con elmetto, mantenere acceso il fuoco, fare colare il minerale all'infinito, produrre le sbarre da trecento tonnellate ciascuna, saturare l'aria di gas; il vero Affare è questo. 

Luoghi narranti narrati e citati: Bagnoli - Italsider - Mercato di Riviera di Chiaia - Cottolengo di Torino - Castello Sforzesco di Milano - San Babila

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A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
È un popolo di presi dallo spirito da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
È un popolo di presi dallo spirito di vertigine, un gorgogliare di demenze.
Non capiscono il male che fanno, perché non hanno capito il male che gli hanno fatto.
Disumanizzare Napoli non deve essere stato facile, ma sembrano esserci riusciti.
Un popolo che ha molto patito, superando con la sua vitalità e la sua impressionante saggezza prova dopo prova, è facilmente preso alla sprovvista da un'aggressione disumanizzante, che ha lo scopo di ucciderne l'anima fingendo di liberarlo; così mi spiego questo popolo stravolto, paralizzato, che non può più fare nient'altro che gonfiarsi di rumore e produrne, ingoiare caos e trombettarlo fuori.
Napoli è uno dei peggiori luoghi d'Italia; ma tutta intera questa nazione non è più che uno sbubbonare di tante Napoli, che se anche non sanguinano come Napoli, ne riproducono sintomi, crolli, abbrutimento. 

Luoghi narranti narrati e citati: Napoli - Gesù Nuovo - Vico Giganti - San Gregorio Armeno - Fondaco di San Gregorio Armeno - Santa Maria del Purgatorio - Vico di Panettieri - Hotel Parkers - Riviera di Chiaia - Vico Paparelle (Al Pendino) - Via Scassacocchi - Via Antonio Ranieri - Largo Ecce Homo - Vicoletto Donnabalbina - Ciro in Via Santa Brigida

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Apparizioni a Roma da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
Le cose compaiono, si avvicinano, si mostrano all'occhio, sostano, vivono, si dileguano al volgere del capo o a un batter di ciglia, secondo un modo, una qualità, un tempo diverso nei diversi luoghi e paesi. 
Roma è una città di apparizioni: di apparizioni reali, viventi, corpose, determinate, colorate: di cose vere che diventano apparizioni, si direbbe proprio, per la loro straordinaria verità, per la loro sovrabbondante qualità di esistenza.
È una città di apparizioni, non di sogni e di spettri, come la formicolante Parigi di Baudelaire, nell'aria brumosa, grigia e azzurrina, nelle nebbie, nel pallido incanto del crepuscolo.
Qui, in quest'aria chiara, le apparizioni hanno invece la subitanea fisicità degli Dei.
In quest'aria eterna di Epifania (non per nulla la Befana di piazza Navona è la più grande festa popolare dell'anno), il Natale ritrova la sua atmosfera antica, il suo cielo luminoso, la sua stella, il tepore invernale del deserto, il suo orizzonte arido, la sua povera semplicità, di quando non era ancora diventato una festa dei boschi e delle foreste piena di pini neri e di abeti, di candida neve e di intimità. 

Luoghi narranti narrati e citati: Piazza Navona - Via Capo le Case - Piazza di Spagna - Barcaccia (Fontana) - Scalinata di Trinità dei Monti

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È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.

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L'elicottero da «Roma fuggitiva» di Carlo Levi
Dentro una bolla di sapone, che un bambino lascia sfuggire nell'aria e segue con lo sguardo meravigliato, dentro la sfera trasparente dell'occhio di un insetto, di una grande libellula artigianesca che ronza sulla siepe, chiusi dentro a quel vetro cavo, come gli omuncoli nella storia di un alchimista, ci stacchiamo dalla terra, e saliamo verticali, come per una immaginaria levitazione, su in cielo.
È una domenica romana piena di nuvole mutevoli, di soffi improvvisi di vento: qualche goccia di pioggia era scesa, prima, a minacciare un temporale improvviso, ma il sole era ricomparso dietro la frangia lucente delle nubi e brillava sull'erba del campo, svelato ogni tanto di vapori, acceso e temperato via via come una calda pulsazione luminosa.
La bolla trasparente, dove siamo rinchiusi, concentra i suoi raggi come una strana incubatrice piena di manovelle, di maniglie, di pedali, che ricordano le antiche biciclette dell'infanzia.
Ma già siamo diritti in alto, e voliamo leggeri.
La forma stessa dell'elicottero, insieme così bizzarra, naturale ed arcaica come di una vivente macchina preistorica, non ha nulla che si frapponga all'immaginazione; il suo nome, che sembra anch'esso quello di una famiglia di insetti, e il ronzio delle pale rotanti, che è quello delle elitre velocissime, riportano a quel mondo animale meccanico dei cespugli, delle visite ai fiori e dei voli nuziali.

Luoghi narranti narrati e citati: Stadio (Olimpico) - Vigna Clara - Giardini Vaticani - Piazza San Pietro - Fori - Piazza del Gesù - Quirinale - Scalinata di Trinità dei Monti - Villa Strohl Fern - Porta del Popolo - Via del Corso - San Giovanni (in Laterano) - Via Appia

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
Dai Teatini c'è serata di preghiera da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
Dai Teatini c’è serata di preghiera per il Papa; si recita Rosario, c'è calma e perfino un po’ d’incenso.
Palermo, così priva di sorriso, dà il cafard; chi ci viene mandato, deve starci come a Sidi Bel-Abbes.
Neanche più un caffè dove sostare e osservare la gente.Grovigli d'auto, crimini in serie, noia.
Piana degli Albanesi.
Le carnezzerie usano come frasca da richiamo un pezzo di carne pendula.
Sulla porta della parrocchiale: vieni e ascolta.
Sono venuto, mi sono messo in ascolto, nessuno mi ha parlato.
Qui è ancora un umano abitare; i muri non hanno scritte né manifesti; una tregua da questi messaggi infami e benefica per la mente.
Il cinema è chiuso: altra piccola libertà dall'immagine.Incontro un bel prete orientale, occhio infido, tutto fresco e liscio.Il vento è felice di battere tanta roba stesa, gonfia di buon odore. 

Luoghi narranti narrati e citati: Palermo - Piana degli Albanesi - Via Arciprete Matranga - Piazza Marina - Museo di Capodimonte - Chiesa Gesù Nuovo

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Penisolabella viaggi nell'Italia sconosciuta
PENISOLABELLA l'Italia raccontata da Giuseppe Cocco Borzone de Signorio Sabelli, divulgatore geografico, storia e storie dei viaggiAutori del Grand Tour, per conoscere l'Italia minore con la M maiuscola, più grande giardino emozionale diffuso.

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