Se mi senti, se hai ascoltato tutta la mia storia, non abbandonarmi proprio adesso.
Non sarà facile. La speranza è appesa a un filo, ma dobbiamo provarci, dobbiamo farlo. Per Becca.
E’ avvenuto tutto in poco istanti, appena varcata la soglia. Probabilmente lei stava pensando a tutte le risposte che avrebbero potuto darle, forse era preoccupata per me, ma desiderosa di essere d’aiuto.
Un istante prima era lì, quello dopo non c’era più.
Cosa decisi di fare, se uscire dalla città o nascondermi, fu irrilevante. Li sentivo vicini, li sentivo piombarmi addosso da ogni direzione.
Ed eccomi qui, dove mi trovavo quando ho iniziato a raccontarvi di questa avventura.
Sono in fuga, ma devo comunque trovare un modo per avvertire Becca. È in pericolo!
Facciamo un passo indietro. Prima della fuga e prima dell’incontro con il presidente.
Era da giorni che non succedeva. Lo sapevo, soprattutto a causa mia, la voglia di scoprire la verità mi aveva impegnato le nottate successive e non avevo fatto ciò che avevo promesso a Becca: non avevo cercato di ricreare le condizioni che qualche giorno prima mi avevano permesso di vederla.
Becca era speciale, ma non solo per me purtroppo. Altri occhi erano già puntati su di lei. Occhi e orecchie che iniziavano a non avere più dubbi.
La serietà con cui stava parlando mi inquietò, ma volevo sapere tutto.
Gli altri non te lo diranno mai, ma ci sono segreti dietro a questo fenomeno che sono accessibili solo ad alcuni, cose che sfiorano il sovrannaturale.
“Partiamo dall’inizio. Esistono da sempre due realtà, due mondi, distinti, ma connessi attraverso un rapporto di azione/vibrazione. Azione da una parte, significa vibrazione, quindi onda sonora, suono dall’altra e vice versa.”
Fu in quell’occasione che mi spiegò i fondamenti di questo rapporto.
Avevo passato gli ultimi mesi a scrivere canzoni, ascoltando i suoni e le parole che mi risuonavano in testa.
Se provenivano da quel mondo, dovevano avere a che fare con Becca.
Mi venne da ridere: “Chissà quanti affari di Becca mescolati ai miei sono andato a raccontare a quegli…”
Mi bloccai. Con la mente che viaggiava a duemila all’ora.
“Io sono Laguna”
Becca mi fissò per un secondo, poi scoppiò a ridere di nuovo.
“Che razza di nome è? ..e perché sei vestito così?”
L’entusiasmo sfociò presto nella frenesia di mille domande. Un po’ io un poi lei, ci interrompevamo, ogni domanda ci balenasse nel cervello non riuscivamo a trattenerla. Chi sei? Che mondo è quello? Cosa sono quelle luci? Perché vivi in una casa mezza distrutta? Cosa sentivi nella tua testa? Cosa significa Kurt Cobain? Che ne sai tu di The Walking Dead?
“Allora sei tu!” La sua voce mi colpì come una tormenta di sabbia.
Un brivido lungo la schiena, aveva parlato, era vera, non stavo sognando. O forse stavo precipitando nel sogno più profondo che avessi mai fatto.
Non riuscii ad emettere suono.
“Ci sei? Ci sei?”. Insisteva.
Questo sarà il nostro ultimo messaggio
Le nostre preoccupazioni erano fondate
Questo sarà il nostro ultimo messaggio
Credo sia arrivato il momento.
Devo spiegarvi cosa ha reso il mondo, il mio mondo, un luogo così inospitale. Da dove hanno avuto origine le difficoltà che io e tutti gli altri sopravvissuti, noi “predestinati”, abbiamo dovuto affrontare, e imparare a considerare normalità.
Per farlo devo raccontarvi di un giorno preciso.
Di 80 anni fa.
Penso a Becca come a qualcuno che non si è mai arreso. Forse sono state le tante caratteristiche che ci accumunavano, forse le vite così diverse e allo stesso tempo così simili.
Non posso saperlo, magari a legarci è qualcosa di più grande. Un piano più grande che risuona attraverso la realtà.
Questo ingaggio può cambiare la mia vita!
Arrivo alla residenza e mi sembra di essere in un mondo completamente diverso dal mio.
Nuove canzoni, nuove prospettive, una storia tutta nuova da scrivere. Ma l'incontro con uno sconosciuto rimette in discussione tutto.
Incredibile! Era davvero molto più di quanto avessi potuto sperare. Un’offerta di lavoro del genere era una cosa più unica che rara.
Da quello che mi parve di capire, dovevano essere a metà tra uomini d’affari e un qualche tipo di ricercatori in ambito scientifico. Non approfondì troppo l’argomento ma poco importava, mi sarei potuto abituare facilmente alla vita che mi stava proponendo.
Sto per registrare la prima canzone, proprio adesso. Completa, finita, arrivata nella mia testa da lontano. Ho aggiunto io le parti che non sono mai riuscito a definire precisamente, aggiustando, colmando i buchi di musica e parole.
Mi fa sorridere, nonostante tutto, come la prima frase di questa canzone, che sia nata nella mia testa o arrivi da lei, dia senso a tutto questo.
Ora lo so, e presto lo saprete anche voi che ..negli universi c’è un gran rumore
D’improvviso Becca si svegliò. Era buio, c’era musica che suonava, le faceva male il collo e aveva la testa appoggiata sul braccio disteso sulla scrivania con le cuffie a stento ancora indosso.
Doveva essersi addormentata e un suono improvviso l’aveva svegliata.
Becca era ferma sul marciapiede, con le scarpe in una pozzanghera. Aveva piovuto nel pomeriggio.
Ai suoi piedi, una bottiglietta di plastica vuota rotolava avanti e indietro.
Partiamo dall'inizio. Da che ho memoria mi sono sempre spostato, un vagabondo in una terra di sopravvissuti, ridotta all’ombra di quello che era, almeno così mi hanno raccontato.
Qua e là, le città rimaste, sono fantasmi delle antiche metropoli.