Ah... è svizzero? Quante volte vi siete stupiti scoprendo che quella particolare canzone che tanto vi piace è svizzera?
All'ombra del grande mercato e del circo mass-mediatico internazionale, in Svizzera si crea e si produce musica di ogni genere ad alto livello!
Confederation Music è una finestra aperta sulla variegata e frizzante scena musicale elvetica.
Potrete ascoltare parole e suoni di chi ha scelto di fare il musicista nel nostro paese, o di quegli Svizzeri che fanno musica all'estero, ma anche di chi, arrivando da fuori, ha fatto della Confederazione il proprio campo base musicale!
Ah... è svizzero? Quante volte vi siete stupiti scoprendo che quella particolare canzone che tanto vi piace è svizzera?
All'ombra del grande mercato e del circo mass-mediatico internazionale, in Svizzera si crea e si produce musica di ogni genere ad alto livello!
Confederation Music è una finestra aperta sulla variegata e frizzante scena musicale elvetica.
Potrete ascoltare parole e suoni di chi ha scelto di fare il musicista nel nostro paese, o di quegli Svizzeri che fanno musica all'estero, ma anche di chi, arrivando da fuori, ha fatto della Confederazione il proprio campo base musicale!
Per comprendere la musica, devi conoscerne la storia.
La storia di Operazioni racconta di rivoluzioni astronomiche: quella di un ciclo universale che inizia e finisce in un buco nero, e quella di Corinne Isabelle Rinaldis che circumnaviga il pianeta Terra incontrando la grande famiglia umana.
undefined“We are all made of stars” cantava Moby. In questa essenza cosmica il sole e l’amore sono il motore di tutto, che continua a girare e continuerà a farlo, anche dopo il nostro brevissimo passaggio nell’universo.
Testimone dello spettacolo del sole che sorge e tramonta in mezzo all’Oceano, della ricchezza dell’umanità abbracciata in un viaggio attorno mondo durato anni, Corinne Isabelle Rinaldis ha realizzato un diario di bordo che pesa come un macigno nell’anno discografico svizzero.
undefined“REvolution” (A Tree In a Field Records) di Operazioni eccita le particelle di cui siamo composti perché (nei suoi quasi 25 minuti di durata) parla esattamente di noi: da dove veniamo, come siamo e dove finiamo. È un concept specchiato in cui la musica dialoga con la fisica quantistica, in cui la sensazione spirituale diventa spiegazione scientifica e al centro del quale c’è il nostro ego, così potete, così fragile.
undefinedÈ stato un piacere accogliere (per la prima volta a Confederation Music) l’attrice, visual artist e musicista ticinese Corinne Isabelle Rinaldis.
La musica come barlume di speranza, come promemoria per ricordarci che oggi abbiamo bisogno di tanto amore e magia e che, in questo mondo, dovremmo prenderci cura gli uni degli altri. Una richiesta d’aiuto e di speranza, un mantra per l’umanità.
undefinedLa giovane cantautrice zurighese Mel D, dopo una serie di singoli convincenti, ha pubblicato il suo album di debutto il 5 settembre 2025; s’intitola “Young Bones”, è uscito con Two Gentlemen ed è stato co-prodotto tra Zurigo e Parigi dall’amico Dino Brandão e dal francese Renaud Letang.
undefinedLa musica di Mel D è organica, ha il suono e il sapore degli strumenti musicali veri: accelera e rallenta, si riempie e si svuota in un continuo ping-pong tra etereo e terreno.
undefinedNelle nove canzoni di “Young Bones”, Mel D mette in poesia il desiderio e la malinconia, con una voce avvolgente e toccante, fragile e potente, intensa e giocosa.
undefined“La nuvola rappresenta il mondo parallelo che abbiamo inventato con questo album. Amiamo la fantascienza. Più che un personaggio, è l’idea di un essere umano del futuro a cui non servono habitat o astronavi per viaggiare tra i pianeti. Il prototipo di un nomade futuristico. Abbiamo immaginato “Cloud Drifter” ambientato ai tempi di Star Wars”
undefinedNati dieci anni fa in una notte nebbiosa a Londra, i ginevrini L’Éclair sono riconosciuti nel mondo; già ospiti delle prestigiose KEXP Sessions, sono l’incarnazione musicale del detto “nessuno è profeta in patria”. Amati e seguiti negli Stati Uniti, qui in Svizzera non trovano un solo festival che li inviti a suonare.
L’Éclair hanno fatto una grande metamorfosi. L’ultimo album “Cloud drifter” (Innovative Leisure) è carico di ritmo, psichedelia futuristica e narrazione spaziale. L’inserimento, per la prima volta in un decennio discografico, delle voci è un segno dei tempi, per un progetto dinamico e mutevole che oggi ruota attorno ai fratelli Stef e Yavor Lilov.
undefined“Volevamo sviluppare L’Éclair. Noi ascoltiamo musica strumentale ma anche cantanti che ci hanno ispirato. Sapevamo di non voler cantare, ma aggiungere voci permette di dare più colore, di cambiare. Lo volevamo, sin dall’inizio”.
“Cloud drifter” di L’Éclair è un album organico e intelligente come i precedenti, ma più elettronico e prodotto. È una delizia sintetico-analogica, un pot-pourri stilistico che ti porta dentro scenari urbani e riviere stellari con la sensazione d’essere costantemente nella colonna sonora di un film di fantascienza. E con un denominatore comune: il groove.
undefined“È un po’ come gli album di Santana”, in cui lui fa quello che vuole: latin pop, hip-hop, Woodstock…In concerto suona dieci stili diversi. Ci piace l’idea, come nella musica dei Pink Floyds, di avere la voce ma anche tanta musica strumentale. Sono dischi che ci hanno segnato e che vorremmo fare a modo nostro nel 2025 ma più moderni.”
undefinedDopo dieci anni, tantissimi concerti e diversi album, finalmente a Confederation Music, L’Eclair!
ICU RUN di Camilla Sparksss è una montagna russa elettronica, un disco ambizioso e personale.
undefinedVigore e armonia fanno da collante a un collage darkwave variopinto di electro-pop, cassa dritta, industrial, techno e synth-bass anni 80.
undefined“ICU RUN” contiene 8 canzoni con cui Barbara Lehnhoff reagisce alla scomparsa del papà. È un disco che cattura, come dice lei, “il terreno emotivo estremo” su cui ti muovi quando in ballo ci sono la vita o la morte e dove gli ingredienti di questa “esperienza sonora tragicomica ad alta tensione” sono “il caos e l’armonia”.
undefined“ICU RUN” di Camilla Sparksss alza l’asticella qualitativa di quest’artista svizzero canadese innovativa, trasparente e viscerale, ne consolida l’essenza luminosa e oscura dispensando, senza compromessi, impeto e melodia.
undefinedAffrontare “Two birds singing lullabies” di Morningless è stato rivelatorio. Le ragioni sono due: la prima è la ricchezza, la vastità e la varietà compositiva di un’opera da 32 canzoni; le seconda è che, come sempre nella vita, solo se scali la montagna, arrivi dall’altra parte.
undefinedMorningless è l’alter-ego musicale del cantautore e poli-strumentista luganese Davide Nevano. Il suo ultimo lavoro è un concept, un doppio album monumentale suddiviso in 5 giornate in cui è narrata l’avventura fantastica e psichedelica di Miles, un ragazzo qualunque.
La grande quantità di musica contenuta in “Two birds singing lullabies” può intimorire, ma una volta dentro appare evidente la grandezza di un lavoro (curato nei minimi dettagli, quasi maniacale) durato 3 anni e che, per la qualità del songwriting e la sensibilità melodica di questo pop e rock d’autore, sembra irrinunciabile ogni qual volta si senta la necessità di perdersi nella musica e nelle canzoni.
undefinedÈ con grande piacere che diamo il benvenuto a Confederation Music a Morningless.
S’intitola “Bohème” il nuovo album dell’arpista ticinese Kety Fusco, uscito il 19 settembre con l’etichetta indipendente svizzera A Tree In A Field Records.
undefinedKety è andata negli Stati Uniti, su invito del Dipartimento di Stato Americano, per rappresentare la Svizzera all’International Visitor Leadership Program, un programma di scambio, dialogo e confronto culturale che prevede un tour nelle principali città del paese assieme a un gruppo selezionato di musicisti addetti ai lavori provenienti da tutto il mondo.
undefinedQuesta nuova esperienza prestigiosa oltre oceano è uno dei tanti effetti collaterali di una crescita artistica continua e di un’affermazione internazionale che sembra inarrestabile. Kety Fusco si è già esibita alla Royal Albert Hall di Londra e all’Opera di Roma, la sua musica è stata recensita nelle colonne del Guardian, è finita nelle playlist di BBC e ha stuzzicato anche la curiosità di Iggy Pop che ha un feature in questo album, nel singolo “She”.
undefinedPrima di partire, Kety Fusco ci ha raccontato la storia di “Bohème”, una nuova tappa suggestiva del suo viaggio elettroacustico, melodico e sperimentale verso la definizione dell’arpa del futuro. La sua arpa.
undefinedÈ significativo notare quanta musica oggi inviti a rallentare e a prendersi il tempo per sé stessi. Come se decelerazione e contemplazione fossero l’unica medicina contro il logorio psico-fisico di una società sempre più frenetica. Gli zurighesi Namaka lo fanno con “Cloudspotting” (Mouthwatering Records): sdraiarsi sull’erba, o su un tetto e osservare le nuvole che passano, lasciando vagare i pensieri.
undefinedSophie Adam e Philipp Schlotter sono tornati 4 anni dopo l’album “Restore”, con una nuova passeggiata nel loro parco giochi che oggi contiene, oltre al fedele laptop, anche un registratore a cassetta a quattro piste.
undefinedIn undici tracce dal sapore dream pop elettronico, di cui tre sono dei “corti strumentali”, Namaka riflettono sul flusso inarrestabile della vita e sul rumore costante della società, arrivando a una conclusione: siamo sempre in movimento e raramente ci prendiamo il tempo per guardarci dentro, fermarci, riflettere e capire veramente chi siamo e che cosa vogliamo. Nel nuovo album, Namaka meditano anche sul nostro modo di relazionarci con il mondo circostante ed esplorano le radici della memoria ereditaria nel contesto familiare: da madre a figlia, da genitore a figlio. È un grande omaggio alle storie che vivono dentro di noi.
undefinedLa colonna sonora di questo invito all’auto-affermazione è un bouquet sonoro aperto ed evocativo, organico e a tinte dark. E, sopra tutto, c’è la voce angelica di Sophie Adam, sincera, intima e inquietante come i tempi che viviamo. Sandra Romano ha incontrato Namaka a Zurigo.
undefinedHo un debole per Casanora. È quell’ammirazione per coloro che, pur consci di pagare un prezzo, agiscono fuori dagli schemi e dalle convenzioni.
undefinedNora Ringgenberg, in arte Casanora, produttrice elettronica e sound designer bernese, era già stata a Confederation Music nel 2022 con “Electric Water” e ritorna di nuovo con l’acqua, quella del mare, la dimensione fluida in cui nuotano le meduse.
undefinedSi chiama “The Year of the Jellyfish” il nuovo album di Casanora. È ispirato alle bellezze della Puglia e alle acque temperate del Mediterraneo, quelle in cui danza serenamente una tra le creature più antiche, sconosciute e incomprese di questo pianeta: la medusa.
undefinedIn questo concept elettronico la medusa diventa sinonimo di tranquillità in mezzo al caos, di una deriva oggi più che mai necessaria per scoprire la bellezza, allontanandosi dal ritmo frenetico e insostenibile della nostra vita. È un atto di libertà, un dipinto musicale che rappresenta la vastità del mare, con una parola d’ordine: decelerazione.
undefinedCon “The Year of the Jellyfish” (Infinite Machine) Casanora invita l’ascoltatore a perdersi e a ritrovare sé stesso, in un viaggio musicale di sette brani che attraversa paesaggi subacquei ambient e introspettivi, momenti ritmici vigorosi e all’apparenza più terreni, e dove la voce appare sia come strumento musicale quasi impercettibile che come “spoken word” carico di messaggio.
È un piacere accogliere di nuovo Nora Ringgenberg.
“Emotional Hardcore” é l’ultimo album di Elio Ricca uscito il 22 agosto 2025 con Mouthwatering Records. È un inno alle contraddizioni interiori, un disco che ha la luce del primo mattino, quella che vedi quando torni a casa dopo una notte fuori.
undefined“Emotional Hardcore” ha la scintilla selvaggia, cruda e lo-fi che ha caratterizzato il passato musicale di Elio Ricca, ma è più melodico, un po’ più pop e molto più sintetico. Tra ritmiche elettroniche, testi trasparenti come l’acqua, auto-ironia, risate e tristezza, spuntano per la prima volta anche due brani cantati in italiano, la lingua materna e paterna di Elio che, assieme a Philip Meienhofer, compone questo unicum sangallese.
undefinedElio Ricca hanno re-inventato il loro suono, che è un clash di pop e underground, di disco e grunge, di punk e synthwave. Anche i contenuti sono diversi, i temi sono più crudi e intimi; si parla di ADHD, di pressione sociale e relazioni che si sgretolano. È un mix di euforia e vulnerabilità condensate in 8 canzoni.
undefinedSandra Romano ha incontrato Elio Ricca e Zurigo e gli ha chiesto, in apertura, che cosa è successo dall’album “Lunapark” del 2022, quando era stato a Confederation Music l’ultima volta.
Se parli con un musicista romando o svizzero tedesco dell’eventualità di suonare in Ticino, ti dirà sempre Facciamo La Corte.
undefinedQuella reazione spontanea racchiude il fascino di una festa che colpisce l’immaginario collettivo locale e nazionale. Una “festa” perché la sua forza sta nel suo valore popolare.
undefinedVenerdì 29 e sabato 30 agosto, va in scena, nei vicoli e nelle corti di Muzzano, la decima edizione di “Facciamo la corte”, così bella, così genuina e aggregante da risuonare anche presso l’Ufficio Federale della Cultura a Berna, che ha consegnato ai suoi creatori Simone Bernardoni, Damiano “Dug” Merzari e Paride Bernasconi, un prestigioso “Premio speciale di musica”.
undefinedFacciamo la Corte è la storia di un’idea messa in pratica, germogliata come il seme di una pianta che ha messo radici ed è diventata grande, restando sempre a misura d’uomo, di famiglia e di paese. La decima edizione prevede 22 concerti e tante performances per tutti, nel migliore degli spiriti indie e underground.
undefinedMentre Muzzano attende l’abbraccio della sua popolazione e di chi arriverà da fuori, Simone Bernardoni racconta i segreti di un’incredibile avventura e del suo successo.
undefinedLa colonna sonora della puntata viene tutta dal cartellone della decima edizione di “Facciamo la Corte”.
L’amore, l’incertezza, la morte e il viaggio infinito alla ricerca del modo migliore per relazionarsi con sé stessa.
Andrea Thoma, in arte Amoa, torna a Confederation Music da solista 4 anni dopo l’album “You” con “I’ll be kind” (Radicalis), un disco intenso di 7 canzoni con cui mette in musica i sentimenti più intimi.
undefinedÈ una metamorfosi stilistica quella di Amoa. L’elettronica dell’esordio ha lasciato spazio a un suono analogico e organico che rende tutto più vivido e rock, senza togliere un solo grammo alla delicatezza e alla sensibilità di una voce dalla grande estensione e che, su questo album, si può sentire spesso e volentieri in falsetto.
undefinedAmoa, amante del jazz e dell’estetica degli anni 70, combina elementi moderni del pop con la sperimentazione. Lo fa invitando l’ascoltatore ad andare più a fondo perché così avviene nel suo mondo: le verità più oscure si vedono solo quando guardi da vicino, mentre l’amore può celarsi nei luoghi più impensabili.
undefined“I’ll be kind” di Amoa è un viaggio musicale e lirico appassionato, dark e provocatorio. Noi siamo andati a Basilea a trovarla e le abbiamo chiesto, in apertura, che cosa è diventato il suo progetto in questi 4 anni.
undefinedSi chiama “Hope” l’ultimo album di Mark Kelly & The Peaceful Warriors.
La “speranza” del titolo è quella di cui hanno tanto bisogno la nostra civiltà e il nostro pianeta in tempi così bui, ma è anche la speranza che ha Kelly di diventare una persona migliore.
undefinedDopo una serie di album solisti, il musicista vodese venuto da Manchester è tornato con la nuova full band The Peaceful Warriors, riscoprendo e assaporando l’energia creativa e salutare della comunità che fa musica.
undefined“Hope”, pubblicato da Hairy People Records, contiene undici canzoni edificanti e piene di calore che parlano di crescita, perdono ed elevazione; un disco organico, luminoso e ritmato, stilisticamente sperimentale che spazia dall’afro-pop alla musica country. È il ritorno di una delle voci più belle della realtà musicale indipendente svizzera.
undefinedMark Kelly era stato a Confederation Music la prima volta il 17 agosto del 2013 con l’album “Nothing’s perfect”. D’acqua e canzoni, sotto il ponte nel frattempo ne son passate e Mark ha anche affrontato e superato un burnout.
undefinedPrima di parlare dell’ultimo album, la nostra inviata a Zurigo, Sandra Romano, ha chiesto a Mark Kelly che cosa è cambiato dopo 12 anni.
Una città immaginaria, ideale e dove tutto funziona. Tutti lavorano e le strade sono tranquille. Tutto è chiaro, razionale e le emozioni, rigorosamente moderate, sono sotto controllo. Tutti sono pronti per la nuova tecnologia, il nuovo aggiornamento… ma c’è paura del futuro e dei propri simili. È il timore per la propria esistenza.
undefinedÈ lo scenario in cui si sviluppa “Technophobia” (No Signal Music) l’ultimo lavoro del musicista e compositore zurighese Rio Wolta, dieci anni dopo il debutto con “Swing for the nation” e quel video clip di “Through my street” con le scavatrici danzanti che aveva vinto premi in tutto il mondo.
undefinedRio Wolta nella sua quarta opera parla di un luogo che non c’è, in cui la gente non crede più nel futuro e nel progresso. È un commento meticoloso sulle minacce del nostro tempo, dove si rinuncia al sonno per stare al passo, dove l’amore soccombe alla tecnologia o dove è la macchina stessa a consigliarti come combattere la tecnofobia.
Loop, campioni, synth e oscillatori al servizio della drammaturgia di un film musicale che siamo noi a dover completare con la nostra immaginazione, e in cui la voce di Rio Wolta (cantata o parlata) è centrale come mai prima d’ora.
undefinedCon “Technophobia” di Rio Wolta, co-prodotto da Domi Chansorn, è disponibile anche una confezione di compresse medicinali contro la paura della tecnologia, da assumere prima dell’ascolto.
undefinedÈ la quarta volta che Terry Blue passa da Confederation Music e, di nuovo, la storia è diversa, come se il cambiamento (oltre alla missione e alla vocazione artistica) fosse il carburante di questo sodalizio pieno di novità e prospettiva.
undefinedL’ultimo album di Terry Blue è “Lakewoods” (Another Music Records/Safe Port Production ), un disco sperimentale, magnificamente strano e lontano dal folk più primitivo del precedente “Chronicles Of A Decline”. Elettronica più prominente, utilizzo dell’effetto reverse e una voce, quella di Leo Pusterla, più nascosta nel mix e usata anche come strumento musicale: il nuovo corso stilistico di Terry Blue, oltre ad essere determinato dal contributo sempre più importante di Eleonora Gioveni, è favorito anche dalle opportunità offerte dallo studio di registrazione casalingo di Safe Port Production come, naturalmente, da una sempre crescente consapevolezza di ciò che si sta facendo di come lo si fa.
undefined“Lakewoods” è un album meno autoreferenziale dei precedenti, forse l’opera più politica realizzata finora. Lo sguardo di Terry Blue è rivolto più verso l’esterno che l’interno, verso le contraddizioni del mondo che ci circonda.
undefinedIn questo disco volutamente oscuro e stridente (come i tempi in cui viviamo) i “Lakewoods”, i boschi di lago che abbandoniamo in gioventù e verso i quali poi torniamo, ci accomunano.
undefinedPhilipp Fankhauser è rinato.
La storia recente del maestro del blues svizzero ha dell’incredibile. Dopo la diagnosi, nel 2023, di una mielofibrosi potenzialmente letale, l’anno successivo Fankhauser si è sottoposto a un trapianto di cellule staminali e dopo soli 12 mesi è arrivato il suo diciottesimo album.
undefined“Ain’t that something”, uscito con Funk House Blues Productions, è a tutti gli effetti l’album di un artista grato alla vita e alla medicina, un musicista che ha un nuovo bagaglio genetico, un nuovo sangue e una nuova data di nascita.
Il nuovo disco di Philipp contiene un bouquet stilistico variato di canzoni (e di ospiti) piene d’energia “à la Fankhauser”, come se quei due anni di grave malattia e di esistenza sospesa non fossero mai esisti.
undefinedÈ partita da lì, ovviamente, la chiacchierata con Philipp Fankhauser, venuto a trovarci nel suo amato Ticino, dove ha vissuto da ragazzo.
undefinedNel variopinto cielo discografico svizzero c’è una stella che brilla da 10 anni, una finestra aperta sul mondo e una concreta trasposizione musicale della multiculturalità: Bongo Joe Records.
undefinedAttenta alla scena della sua città (Ginevra) come a quella etnica globale e con un occhio vigile sulla contaminazione, Bongo Joe Records incarna da un decennio lo spirito del suo fondatore, il musicista Cyril Yeterian (ex-Mama Rosin e attualmente in forza a Cyril Cyril e Yalla Miku).
undefinedPrima negozio di dischi e poi anche etichetta discografica e caffè artistico, luogo di scambio culturale e sala concerti, Bongo Joe Records ha rianimato una zona intera di Ginevra da quando si è trasferita nella bellissima sede di Les Halle de L’Île.
undefinedNell’anno del suo decimo compleanno, in mezzo a un tour celebrativo nelle principali città Europee, noi ci siamo andati per vivere il luogo e per farci raccontare (mentre in sottofondo scorre un best of di 10 anni di pubblicazioni Bongo Joe Records) la storia di un marchio discografico svizzero conosciuto e apprezzato in tutto mondo.
undefinedNadja Zela è tornata. Cinque anni dopo “Greetings To Andromeda” è arrivato “Clowns”, pubblicato sempre con la sua label Patient Records.
undefinedIn cinque anni le cose cambiano. Cambia il mondo dentro di te e si trasforma anche quello attorno a te, che oggi è diventato molto, troppo rumoroso. È il rumore delle opinioni che tutti quanti mettono in piazza come se fossero esperti tuttologi, in un sistema di reti sociali e corporative dalle quali siamo dipendenti. E mentre siamo coscienti d’essere attori o spettatori di una deriva che ci porta alla rovina, sorridiamo e danziamo, distratti dall’effimero.
undefinedSiamo noi i pagliacci, i “Clowns” protagonisti dell’assurdo circo globale 3.0. Nadja Zela ce lo racconta in 10 canzoni, con il suo pop sperimentale intriso di blues e brute folk. “Clowns” ha un suono più essenziale che racchiude sottigliezze da cogliere. È corale e parlato, un grido musicale per la riconciliazione, per ritrovare, nella tenerezza, la vera libertà.
undefinedAbbiamo incontrato Nadja Zela in occasione della presentazione del suo nuovo album a El Lokal, a Zurigo.
undefinedChi soffre di prosopagnosia non riconosce le persone dal loro volto.
Gina Été, in forma lieve, è nello spettro della prosopagnosia e si chiede se sia un handicap o un dono, perché riscoprire ogni volta una persona può essere un antidoto al pregiudizio.
undefinedParte da lì “Prosopagnosia”, l’ultimo album della cantautrice e violista zurighese Gina Été che, in questa nuova coproduzione ha fatto molto di più da sola e si sente: il disco, carico d’archi e di voci, riflette l’idea di qualcuno che non è sceso a compromessi.
undefinedNel suo nuovo mondo sonoro sferico, elettronico e senza batteria rock, Gina Été mette sotto la lente l’essere umano, l’essere fisico e l’esser nata in un corpo di donna.
undefinedÈ con estremo piacere che ritroviamo Gina Été a Confederation Music
undefinedAvete già ascoltato “Tropicalpino” di Monte Mai?
È incredibile come un cambio d’approccio e di forma mentis di fronte alla pagina bianca possa influire radicalmente sul risultato creativo. Il secondo album di Monte Mai fa sembrare il primo “Eye sea double” una cosa lontana, nel tempo e nello stile.
undefinedCome dice Anais Schmidt, è anche dall’esperienza degli altri che impari cose; è un riferimento al batterista e produttore Domi Chansorn che ha condiviso questo nuovo capitolo del trio luganese. Questa volta, il mantra è stato “spontaneità, ritmo e canzoni, meno concetto, meno ragionamento e più jam e rock’n’roll”.
undefined“Tropicalpino” di Monte Mai è bello perché è un disco di belle canzoni, frutto di un entusiasmo e di una chimica che, adesso che i chilometri percorsi e i concerti si sommano, agisce in modo evidente e delizioso sulla musica.
È sempre un piacere ritrovare Monte Mai
undefined“Appears/Disappears” è “un ritorno alle radici sonore” degli Young Gods, all’elettronica industriale carica di chitarre che ispirò il mondo a cavallo tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90.
undefinedÈ un disco arrembante e combat pieno di amore e chitarre, un invito alla resistenza, a non capitolare di fronte allo tzunami di dati, conflitti militari, sorveglianza di massa e drammi personali che affliggono la civiltà.
undefinedFranz Treichler, gentiluono d’altri tempi, ci ha accolto in una sala del rinnovato Cinema Korso di Friborgo, intitolata alla sua compianta moglie Heleen, luogo di memorie giovanili (come il film Woodstock visto lì dentro) e di affetti personali.
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