Siamo in una zona industriale di Londra, dove l’architetto Anthony Royal ha progettato un paradiso dell'edilizia: 5 grattacieli di lusso, formati da 40 piani e dotati di tutti i comfort: piscine, centro commerciale, salone di bellezza, scuola materna, ristoranti. Una vera e propria "città verticale". Il primo condominio a essere abitato è quello del dottor Robert Laing che, nell'incipit, troviamo bellamente adagiato sul suo balcone a mangiarsi un cane e contemplare lo stato fatiscente delle macchine parcheggiate e dei rifiuti abbandonati sotto di lui. Qualcosa è andato storto.
In questo testo cinico e visionario del 1975, Ballard immagina il progressivo disfacimento degli schemi sociali pre-esistenti e la riaffermazione di un "nuovo mondo", che paradossalmente coincide con il ritorno a logiche primitive.
Siamo in un ospedale psichiatrico criminale del 1959 situato poco fuori Londra, un luogo imponente e austero. I dettami rigidi e le imposizioni quotidiane stimolano il lato trasgressivo di Stella, moglie del vice-direttore dell’ospedale, che si lascia trasportare da una passione soverchiante e morbosa per il paziente in semilibertà Edgar Stark – scultore colpevole di aver ucciso la moglie e mutilatone il cadavere. Stella e Edgar non sono i classici innamorati separati da un destino avverso, ma due persone colpevoli di ogni loro sfortuna. E Follia non è una storia d’amore, è un romanzo intrigante e cupo, che scandaglia l’animo umano, ne tira fuori i lati più disturbanti e insospettati, mostrando a cosa si è disposti ad arrivare quando si segue ciecamente un’ossessione. È pura tensione, attesa di una tragedia imminente. È una discesa verso gli inferi della mente, dove più i sentimenti diventano morbosi più il contesto, le persone, l’ambiente circostante si fanno squallidi e tetri, più il mondo di Stella le diventa estraneo e irriconoscibile, addirittura capovolto.