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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlante Editoriale
98 episodes
2 months ago
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, notizie e commenti dagli scenari di crisi.
A cura di Sabato Angieri
Regia di Ciro Colonna
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Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, notizie e commenti dagli scenari di crisi.
A cura di Sabato Angieri
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Episodes (20/98)
Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_98
Questa puntata conclusiva della prima stagione di Atlas propone una breve panoramica di diversi scenari che a livello internazionale saranno senz’altro al centro delle cronache nelle prossime settimane.
Da un lato l’attenzione sarà senz’altro puntata sulla Spagna, con un cruciale appuntamento elettorale fissato per il 23 luglio, in cui il premier uscente Pedro Sanchez rischia di cedere il passo alla coalizione di destra formata dal Partido Popular e dal partito di estrema destra Vox. Una eventuale vittoria della destra in Spagna potrebbe avere dei riflessi anche a livello comunitario; non a caso la presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni guarda a questo appuntamento con molto interesse, auspicando la possibilità di creare una grande coalizione di “nazioni” guidate da governi di destra.
Unione Europea reduce dalla firma del memorandum con il governo tunisino, in cui si promettono aiuti per un ammontare complessivo di 1,9 miliardi di euro in cambio dell’impegno a tentare di arginare la partenza di migranti diretti verso le coste europee. L’accordo - molto criticato dalle ONG che si occupano di salvataggio in mare – ricalca nella sostanza quello già in vigore con la Turchia e quello a suo tempo sottoscritto con la Libia.
Infine l’Ucraina – focus privilegiato di molte puntate di Atlas – dove gli attacchi ripetuti alle strutture di stoccaggio dei cereali ucraini e la messa fuori uso di migliaia di ettari di coltivazioni, aprono per il prossimo autunno un problema enorme di approvvigionamento alimentare per Kiev.

Atlas torna in autunno, un ringraziamento speciale va a tutte le persone che ci hanno ascoltato e sostenuto in questi mesi.

A cura di Sabato Angieri

Regia di Ciro Colonna
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2 years ago
9 minutes

Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_97: Mosca si sfila dall'accordo del grano, gravi danni per l'economia ucraina
L’accordo secondo cui la Russia consentiva al grano ucraino di lasciare i porti per essere esportato in tutto il mondo è stato unilateralmente sospeso da Mosca. Gli effetti della decisione saranno pesanti e immediatamente palpabili soprattutto per i paesi del sud del mondo, benché anche in Europa si attendono conseguenze sul piano dei costi al consumo. Ovviamente la nuova situazione potrà avere conseguenze molto serie sulla già instabile economia ucraina e se Mosca iniziasse ad attaccare sistematicamente le riserve di grano ucraine, toglierebbe a Kiev la possibilità di usufruirne in futuro. Il tutto va ad aggravare un quadro reso già molto complesso dalle conseguenze indirette dell’attentato alla diga di Nova Kakhovka che hanno messo in ginocchio migliaia di ettari di coltivazioni privandoli di un fondamentale bacino di irrigazione e inondando vastissime aree circostanti. Mosca ha negato la possibilità di tornare sui propri passi, ma ha anche lasciato intendere che se l’Onu, da sempre accusata di non aver rispettato la propria parte dell’accordo sul grano, dovesse cambiare posizione, ci sarebbe la possibilità di riaprire il flusso dai porti ucraini. Parole definite da Emmanuel Macron come un ricatto.

A cura di Sabato Angieri

Regia di Ciro Colonna
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2 years ago
5 minutes

Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_96: Ponte di Crimea, la Russia accusa l'occidente
Nella scorsa notte è stato nuovamente colpito il ponte di Crimea, l’attacco fa seguito a quello dello scorso 8 ottobre che lo aveva già reso inagibile al traffico automobilistico. Secondo quanto riportato dalla testata ucraina RBC, l’attacco - messo a segno probabilmente a segno con due droni marini e che ha causato anche due vittime – è opera dei servizi di sicurezza di Kiev. Fonti russe definiscono il gesto come atto terroristico e minimizzano l’entità dei danni, puntando il dito contro agenzie statunitensi e britanniche come co-autrici dell’attacco. Il ponte è uno dei principali canali di rifornimento della penisola di Crimea e rendere inagibile la struttura per il traffico automobilistico rappresenta un danno significativo per la catena di approvvigionamento delle difese russe. L’attacco dello scorso ottobre ha dovuto attendere molti mesi (il 10 luglio, esattamente una settimana fa) per essere riconosciuto da Kiev come proprio operato; in attesa di dichiarazioni ufficiali rispetto alla paternità dei danneggiamenti della scorsa notte, è quasi certo che non si faranno attendere le reazioni da parte russa.

A cura di Sabato Angieri

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2 years ago
6 minutes

Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_95: Cosa sta accadendo nell’esercito russo?
Dopo il presunto e fallito colpo di stato capitanato da Evgenji Progozhin, i rapporti tra settori dell’esercito e la compagnia Wagner sono nel mirino di Putin. Tra i militari più in vista e sospettati di contiguità con Prigozhin figura niente meno che Sergej Surovikin, dal 2017 a capo delle forze aerospaziali russe e dall’ottobre dello scorso anno incaricato di condurre la campagna in Ucraina. Attualmente non si sa dove si trovi il generale e non è chiaro se rimarrà al suo posto al comando delle truppe russe in Ucraina. Altro caso emblematico è quello del generale Ivan Popov. Già comandante delle operazioni militari nel sud dell’Ucraina, Popov stesso ha dichiarato di essere stato esautorato per aver criticato la gestione della guerra contro Kiev. Assumendo posizioni simili a quelle già fatte proprie dal capo della Wagner, Popov aveva aspramente attaccato lo stato maggiore russo per non aver fornito ai propri soldati gli armamenti necessari a far fronte alla controffensiva ucraina. Non è dato sapere se le vicende di Surovikin e Popov siano da ricondursi a più ampi movimenti all’interno delle forze armate russe, ma è certo che la situazione ai vertici militari di Mosca sia tutt’altro che serena.

A cura di Sabato Angieri

Regia di Ciro Colonna
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2 years ago
7 minutes

Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_94: Una Nato in espansione dice sì alla Svezia e rimanda l'ingresso dell'Ucraina
Kiev entrerà nella Nato quando ci saranno le condizioni e se gli alleati lo riterranno opportuno. Questa la sintesi del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla fine del vertice di Vilnius. Il risultato dell’incontro, non soddisfa Kiev, l’ingresso nell’alleanza è sostanzialmente rimandato a data da destinarsi. Su altro fronte, Stoltenberg incassa l’ingresso imminente della Svezia, sdoganata da Erdogan in cambio della fornitura di 40 aerei F16 che Washington aveva negato ad Ankara anche in virtù delle posizioni assunte a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Il sultano aveva messo sul tavolo delle trattative la richiesta di una ripresa della procedura di ingresso della Turchia come membro dell’Unione Europea. Richiesta che aveva generato non pochi malumori nei vertici europei; il cancelliere tedesco Sholz - tra i primi – ha prontamente dichiarato che Nato e UE non sono sovrapponibili.
Se si dovesse riassumere il summit di Vilnius con una parola questa sarebbe senza dubbio “allargamento”. Si torna alla logica di divisione in blocchi di influenza e il riarmo come orizzonte.

A cura di Sabato Angieri

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2 years ago
8 minutes

Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_93: Biden dice no all'ingresso dell'Ucraina nella Nato
Si apre domani a Vilnius, in Lituania, un vertice Nato che viene percepito come cruciale in questa fase politica. Tra i punti all’ordine del giorno ci sono l’ingresso dell’Ucraina nel patto atlantico e la discussione delle linee guida per i membri dell’alleanza in merito alla produzione di armi, alla difesa dei confini Nato e al posizionamento nello scacchiere internazionale a seguito dell’invasione russa in Ucraina. Il presidente USA ha definito ieri “prematuro” il processo di ingresso di Kiev nella Nato, in quanto se questo avvenisse gli altri membri sarebbero tenuti a intervenire direttamente nel conflitto in corso. Inoltre - aggiunge Biden – non c’è unanimità sull’ingresso dell’Ucraina e prima che questo accada, Kiev dovrebbe in ogni caso compiere dei requisiti tra cui quello della democratizzazione del paese. Una battuta d’arresto non da poco per il governo ucraino, che si aspettava un sostegno da parte degli USA, e una buona notizia per gli stati europei che hanno da sempre segnalato il rischio che un ingresso precipitato dell’Ucraina nella Nato aumentasse il rischio di una importante escalation del conflitto. Ciò che al momento sembra più probabile è la stipula di una serie di accordi bilaterali, che nella sostanza fornirebbero a Kiev garanzie molto simili senza che l'alleanza si sbilanci troppo direttamente. Atlas seguirà da vicino gli sviluppi di questo vertice, che si preannuncia particolarmente significativo per gli equilibri futuri a livello globale.

A cura di Sabato Angieri

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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_92: L'amministrazione Biden approva la fornitura di bombe a grappolo all'Ucraina
Il presidente degli Stati Uniti ha approvato la fornitura di bombe a grappolo all’Ucraina. L’iniziativa si inserisce tra le preoccupazioni per il ritardo della controffensiva di Kiev contro le truppe russe e la diminuzione delle scorte di artiglieria tradizionale da parte dei paesi europei che sostengono l’Ucraina nel conflitto in corso. Si tratta di una delle armi più letali per le popolazioni civili e una convenzione internazionale firmata da più di 120 paesi ne vieta l’uso, definito come disumano e indiscriminato. In gran parte questa definizione dipende dall’alto tasso di fallimento di questo tipo di arma, dal pericolo che il suo uso costituisce anche per le “truppe amiche”, per la presenza di ordigni inesplosi che anche per decenni risultano letali per chi vi si imbatte. USA, Ucraina e Russia non hanno ratificato la convenzione in oggetto e quindi formalmente non si sono posti dei limiti nel loro utilizzo. Secondo una stima statunitense che risale a più di vent’anni fa, un proiettile come quelli che l’amministrazione Biden ha deciso di fornire all’Ucraina, sparato con un cannone come quelli in dotazione all’esercito di Kiev, ha un tasso di fallimento di almeno il 6%, la qual cosa significa che almeno 4 delle 72 schegge che vengono sparate da ciascun proiettile, rimangono inesplose in un’area di 22.500 metri quadrati.

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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_91: A Jenin l'esercito israeliano di ritira e lascia sul campo morti e sfollati
L’esercito israeliano ha iniziato a lasciare Jenin, la città palestinese che si trova in Cisgiordania - occupata dal 1967 dai coloni israeliani – teatro negli ultimi giorni di un’imponente operazione militare che ha impiegato almeno 2000 soldati ed è stata preceduta da un intenso fuoco di sbarramento. Scopo dell’operazione, a quanto dichiarato dall’intelligence israeliana, era la distruzione del quartier generale usato come coordinamento dai vari gruppi di resistenza palestinese. Da vent’anni non si assisteva a un’operazione così massiccia in quest’area. Si contano circa 3000 sfollati e 11 vittime – la maggior parte delle quali civili - in un’area dalla altissima densità abitativa dove l’intervento militare israeliano avrebbe potuto facilmente generare una strage.

A cura di Sabato Angieri

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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_90: I russi progettano di far saltare la centrale di Zaporizhzhia?
La centrale atomica di Zaporizhzhia sarebbe in pericolo, potrebbe subire a breve un attentato per mano russa. A denunciarlo sono fonti ucraine, che sostengono la veridicità di questo allarmante scenario con le immagini di ingenti truppe russe che abbandonano la zona dirette a est, mentre ai dipendenti sarebbe stato ordinato di abbandonare l’impianto e di additare gli ucraini come responsabili di qualsiasi possibile problema. Secondo i servizi di Kiev, i russi vorrebbero provocare un’esplosione nucleare controllata, con l’intenzione di neutralizzare in un sol colpo tutta la controffensiva nella parte meridionale del paese. La centrale, conquistata dai russi poco dopo l’inizio del conflitto, è da molti mesi oggetto del fuoco incrociato mediatico, oltre che militare: le forze in campo si accusano reciprocamente di voler generare un incidente alla centrale. La tensione sta salendo progressivamente, man mano che si struttura l’attesa controffensiva ucraina, che coinvolge anche l’area meridionale del paese, dove la centrale è ubicata. L’ombra di un disastro nucleare in Europa torna quindi ad aleggiare, con tutte le imprevedibili conseguenze che porterebbe con sé.

A cura di Sabato Angieri

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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_89: La Francia brucia per la morte di Nahel
Terza notte di scontri in Francia a seguito dell’assassinio di un ragazzo diciassettenne di origini algerine da parte di un agente di polizia. Nahel, questo il nome della vittima, è stato ucciso martedì mattina con un colpo d’arma da fuoco esploso dall’agente nell’ambito di un posto di blocco. Immediate le reazioni della popolazione di Nanterre, sobborgo di Parigi dove il ragazzo viveva. Le strade sono state barricate, auto e negozi dati alle fiamme, tanto a Parigi come in altre città francesi, in una dinamica non nuova alle banlieue transalpine. L’agente responsabile della morte del ragazzo – attualmente in stato di arresto e incriminato per omicidio volontario – ha chiesto scusa alla famiglia, ma la rabbia monta: quando ieri il corteo è passato nei pressi del tribunale di Nanterre, oltre seimila persone hanno preso parte ai disordini nel tentativo di rompere il blocco di polizia. Nelle ultime 48 ore sono state arrestate 421 persone, secondo dati del ministero dell’Interno quasi tutte di età compresa tra i 14 e i 18 anni. I primi bilanci, provvisori e approssimativi, parlano di 2400 incendi dolosi verificatisi dall’inizio delle proteste, proteste distribuite in tutto il territorio nazionale e ovunque affrontate dal governo con l’invio di ingenti reparti di polizia antisommossa.

A cura di Sabato Angieri

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2 years ago
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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_88: Intervista al capo politico della Legione "Libertà per la Russia"
Oggi Atlas propone un’intervista in esclusiva al coordinatore politico della Legione Libertà per la Russia, una delle due formazioni di russi che combattono al fianco degli ucraini nella guerra contro Mosca. Già membro della Duma, il parlamento russo, Il'ja Vladimirovič Ponomarëv ha preso la cittadinanza ucraina nel 2019 e dal 2022 è parte della formazione militare di dissidenti russi. “Ero certo che Putin non avrebbe mai iniziato questa guerra se non fosse stato male informato sulle possibili reazioni della società e delle elite ucraine”, dichiara Ponomarëv rispetto alle premesse della guerra e alle difficoltà che la Russia ha trovato nel momento in cui ha invaso l’Ucraina. Riguardo al sollevamento della compagnia di Mercenari Wagner avvenuto lo scorso fine settimana, la tesi di Ponomarëv è che Putin e Prigozhin siano stati in contatto per tutto il tempo del presunto golpe, e che il capo del Cremlino fosse certo che la cosa sarebbe rientrata. Ponomarëv si dichiara uomo di sinistra e giustifica il fatto che la formazione di cui è capo politico operi in stretto coordinamento con l’RDK - che al contrario sfoggia simboli nazisti e suprematisti - con la necessità di far fronte contro il nemico comune, tirando in ballo l’alleanza tattica tra Stati Uniti, Inghilterra e URSS durante la Seconda Guerra Mondiale. La controffensiva – ammette Ponomarëv come tutti i funzionari ucraini intervistati sull’argomento – è ancora agli esordi e procede a rilento, ma rilancia sull’imminenza di una grande azione coordinata.

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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_87: Cosa ha fermato l'insurrezione della Wagner?
L’insurrezione armata guidata da Evgenij Prigozhin, il capo della compagnia di mercenari Wagner, si è conclusa senza alterare l’assetto del potere russo. Questo è quanto ci è dato vedere in superficie, posto che la dinamica dei fatti di questi giorni rimane ancora in gran parte oscura. Se i giornali statunitensi riportano che i vertici USA fossero al corrente dei piani di Prigozhin, secondo molti analisti questo varrebbe anche per il Cremlino. Cosa è dunque accaduto, affinché Mosca non prevenisse gli eventi? Possibile ipotizzare che il capo della Wagner abbia preso preventivamente contatti con settori dell’establishment russo contrari a Putin, di modo che questi potessero mettere i bastoni tra le ruote al tentativo di reazione governativa. D’altro canto ci si domanda cosa abbia offerto il presidente bielorusso Lukashenko per conto di Putin per far sì che l’avanzata delle truppe della Wagner si arrestasse. Si rincorrono le voci secondo cui sul piatto ci sarebbero le teste di Shoigu e Gerasimov, rispettivamente ministro della difesa russo e comandante in capo delle operazioni militari in Ucraina. Nell’immediato è prevedibile che non accada nulla di appariscente – destituire i due in questo momento, se questa ipotesi dovesse vedersi confermata sarebbe uno smacco pubblico troppo evidente per Putin, confermando la sottomissione al ricatto di Prigozhin. È anche facile presumere che Prigozhin stesso dovrà mantenersi lontano dalla Russia per un periodo, rifugiando probabilmente in Africa, dove i suoi mercenari hanno forti interessi in svariati paesi. Il quadro è composito e tuttora difficile da delineare nel suo complesso, quel che è certo – riflessione condivisa dai principali organi di stampa internazionali – è che quanto accaduto nelle ultime ore mostra una crepa inedita nel potere di Putin.

A cura di Sabato Angieri

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2 years ago
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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_86: Sale il livello repressivo in Bielorussia - il racconto di due casi particolarmente gravi
Le conseguenze della guerra in Ucraina amplificano la repressione in Bielorussia. Negli ultimi giorni due nuovi casi hanno determinato un’ondata di mobilitazione interna e internazionale. Il primo caso riguarda Vitali Dvarashyn, un cittadino bielorusso di 54 anni che, dopo aver riparato in Lituania per sfuggire alla coscrizione in quanto obiettore di coscienza, è stato rinchiuso in un campo di prigionia a 100 km da Vilnius (in pieno territorio dell’Ue) e ora rischia l’estradizione. Se le autorità lituane dovessero riconsegnarlo a Misk, Dvarashyn potrebbe essere condannato a 7 anni per le sue attività a favore degli obiettori di coscienza. Il Movimento Nonviolento si è fatto carico della sua difesa legale e ha presentato ricorso all’Ue. L’altro caso, denunciato da Human rights watch, riguarda Anastasia Loika, condannata da un tribunale bielorusso a 7 anni per aver contribuito a un rapporto sulle violazioni dei diritti umani da parte delle forze dell'ordine durante la repressione degli anarchici. Loika è stata arrestata il 28 ottobre 2022 e da allora è detenuta arbitrariamente mentre 15 associazioni ne chiedono la scarcerazione.

A cura di Sabato Angieri

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2 years ago
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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_85: La Grecia processa i presunti scafisti di Pylos ma nega le proprie responsabilità nel naufragio
La celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato – ieri, 20 di giugno – indetta dalle Nazioni Unite, è stata quanto mai offuscata dal disastroso naufragio avvenuto nelle acque greche, nei pressi dell’isola di Pylos. Si tratterebbe dell’incidente marittimo che coinvolge migranti più grave della storia. Il ribaltamento della nave, accaduto il 14 giugno, ha determinato per il momento 80 morti, ma è fortemente probabile che siano svariate centinaia le altre vittime. La maggior parte delle vittime accertate proveniva dal Pakistan – che ieri ha osservato una giornata di lutto nazionale – si calcola che vi fossero tra i tre e i quattrocento cittadini pakistani a bordo della nave. Oggi verranno interrogati i nove presunti scafisti, accusati dalle autorità elleniche di essere i responsabili del naufragio. I nove, tutti di nazionalità egiziana, si sono dichiarati innocenti. Per il momento non sappiamo come siano andate le cose, ma è un fatto comprovato che sia pratica comune affidare il timone a semplici passeggeri, magari in cambio di uno sconto sul costo del passaggio. Intanto continuano le ricostruzioni della dinamica del disastro, in uno specchio di mare estremamente battuto, come dimostra un diagramma emesso dal portale Marinetraffic che mostra la presenza di numerose imbarcazioni nell’area in concomitanza con il naufragio. Le autorità elleniche sostengono che solo poche ore prima di naufragare la nave navigasse in autonomia e senza problemi. Evidentemente la verità sulle cause e sulle responsabilità – anche e soprattutto da parte degli stati, Grecia in testa - relative alla tragedia di Pylos, è lungi dall’essere stata scritta.

A cura di Sabato Angieri

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Atlas_84: I ministri dela difesa Nato e le decisioni già prese del vertice di Vilnius di luglio
Si è tenuta nei giorni scorsi la riunione dei ministri della difesa dei paesi Nato. Si è discusso anche della possibile entrata dell’Ucraina nell’alleanza atlantica. Ipotesi per la quale Kiev spinge fin dall’inizio del conflitto, tanto che il ministro della difesa ucraino Oleksij Reznikov ha dichiarato nei giorni scorsi che “di fatto svogliamo già il ruolo di fianco est della Nato perché proteggiamo l’occidente dalla barbara Russia”. Il ministro ucraino ha avuto anche un colloquio privato con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, colloquio che ha definito molto produttivo. Gli incontri di questo fine settimana sono preliminari al vertice vero e proprio che si terrà a Vilnius l’11 e il 12 luglio. Tra gli obiettivi del vertice a venire c’è l’aumento degli investimenti in armamenti di almeno il 2% da parte dei paesi membri. Non è mancato un cenno all’arsenale nucleare, che secondo il discorso ufficiale non dovrà essere implementato ma modernizzato al fine di raggiungere l’obiettivo della deterrenza, parole che ricordano molto da vicino gli scenari della guerra fredda. Tutte queste informazioni sono trapelate senza eccessiva enfasi, in quanto l’opinione pubblica, soprattutto europea, non sarebbe pronta a recepirle bene. Lo scopo della riunione dei ministri della difesa è stato quindi quello di fissare l’agenda del vertice di Vilnius, affinché possano essere ratificate le decisioni che sono state già prese in questa sede.

A cura di Sabato Angieri

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Atlas - Brevi dalle crisi del mondo
Atlas_83: Odessa nuovamente nel mirino degli attacchi russi
Ancora una volta i cittadini di Odessa sono stati svegliati dagli allarmi che anticipano di pochi minuti o secondi i boati delle bombe. Ieri notte si è trattato di un attacco con i droni, che la contraerea ucraina ha tentato di abbattere. Secondo le fonti di Kiev la difesa sarebbe riuscita in maniera efficace nel 100% dei casi, ma è difficile stabilire se questo sia vero oltre che per il centro della città anche per le zone periferiche e per il porto. Stando a quanto riportato da canali Telegram russi sarebbero state colpite delle importanti infrastrutture. Il gioco delle parti non è nuovo ed è difficile districarsi tra indiscrezioni e che provengono dall’una o dall’altra fonte. Nel pomeriggio le sirene hanno suonato nuovamente, a quanto pare non rivolto al centro della città quanto a uno stabilimento industriale situato al di fuori del centro abitato. Anche in questo caso non ci sono dati certi rispetto all’efficacia dell’attacco. Quel che è certo è che - nonostante non si tratti di un’area direttamente interessata dalle attività del fronte - Odessa torna centrale dal punto di vista strategico ed è nuovamente sotto il mirino degli attacchi russi, vuoi per le importanti riserve di idrocarburi vuoi per le infrastrutture logistiche di cui la città è base.

A cura di Sabato Angieri

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Atlas_82: Intervista al sindaco di Orichiv, nelle retrovie della controffensiva ucraina
Da circa una settimana sono in corso combattimenti molto duri nella zona di Zaporizhzhia. Oggi, Sabato Angieri ha potuto intervistare in esclusiva il sindaco di Orikhiv, in questo momento a nel capoluogo regionale in quanto la città da lui amministrata è passata sotto il controllo dell’esercito ucraino per coordinare le operazioni militari. In qualche modo sollevato dal fatto di aver abbandonato il centro di cui è sindaco, l'ex-sindaco racconta che la vita in città è più pericolosa nelle ultime settimane e che uno dei problemi è e sarà nei prossimi anni quello degli ordigni inesplosi. Per molti mesi la situazione è stata stagnante, ora pare che qualcosa si sia sbloccato e le persone credono nella possibilità che la vittoria sia vicina. Il senso di appartenenza spinge le persone a non abbandonare i propri luoghi di vita, insieme alla paura dell’ignoto, ma la guerra – conclude il sindaco di Orichiv – ci obbliga a fare delle scelte difficili e la cosa più importante è preservare la propria vita per poter poi ricostruire quando ce ne sarà l’opportunità.

A cura di Sabato Angieri

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Atlas_81: La controffensiva nella zona di Zaporizhia
Una delle principali direttrici della controffensiva ucraina si trova nella regione di Zaporizhia, dove si trova Sabato Angieri in questi giorni. L’attentato alla diga di Nova Kakhovka sembra quindi non aver modificato i piani ucraini, nonostante quanto ipotizzato negli scorsi giorni. Nella giornata di ieri le autorità di Kiev hanno annunciato di aver riconquistato tre villaggi nel Donetsk. Non si tratta di postazioni significative, che possano modificare in maniera radicale l’esito del conflitto, ma questi passaggi indicano una tendenza e un’intenzione chiara da parte delle forze ucraine nel tentare di riprendere il controllo di parti del territorio sottratto. Anche sul piano simbolico queste vittorie rivestono una particolare importanza e sono state ampiamente narrate dalle autorità di Kiev. In attesa di confermare le voci che vogliono impegnati nella controffensiva i mezzi militari forniti dai paesi occidentali – soprattutto i mezzi corazzati statunitensi Bradley e quelli tedeschi Leopard II – non v’è dubbio che siano sul campo i soldati addestrati in occidente in questi ultimi mesi.

A cura di Sabato Angieri

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Atlas_80: Cinque metri d'acqua a Kherson dopo l'esplosione della diga di Nova Kakhovka
In questa concitata corrispondenza Sabato Angieri ci porta a Kherson, nel pieno dell’attività di salvataggio ad opera dei volontari che si danno da fare per far fronte alla drammatica situazione determinata dalla distruzione della diga di Nova Kakhovka. L’attentato ha causato l’esplosione del bacino e la conseguente inondazione del territorio circostante, per chilometri. Da un gommone che sta effettuando delle evacuazioni dalle case – nella parte bassa di Kherson gli edifici sono allagati fino al primo piano – si sentono le salve di artiglieria russa. Sono molti i mezzi di fortuna che vengono utilizzati per soccorrere le persone che sono intrappolate nelle loro case, in molti casi si tratta di semplici gommoncini da spiaggia. Le sommità dei cartelli stradali emergono dalle acque e i volontari assicurano i gommoni alle cime degli alberi. L’acqua è putrida, maleodorante, secondo le prime stime la piena ha trascinato con sé 450 tonnellate di olio da motore depositato in una fabbrica che è stata travolta.

A cura di Sabato Angieri

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Atlas_79: L'attentato alla diga di Nova Kakhovka e la controffensiva ucraina
Come di tutto il mondo la diga di Nova Kakhovka è stata distrutta. L’argine che verso la foce del Dnipro forniva acqua riportato dai media alla centrale nucleare di Zaporižžja, la stessa acqua che veniva dirottata ai centri urbani ucraini, fino in Crimea, è saltato inondando il territorio circostante. Immediati sono stati i paragoni con quanto ordinato da Stalin nel 1941 per bloccare l’avanzata delle truppe naziste. Kiev ha subito accusato Mosca, che ha smentito, nel rimpallo di responsabilità cui ormai siamo abituati. Di certo c’è che l’azione di sabotaggio ha messo a repentaglio l’esistenza di decine di migliaia di persone (un milione secondo le stime più pessimistiche) che vivono nelle aree circostanti. Non meno allarmante è il fatto che zone distanti dalla diga rischiano di vedere interrotte le forniture d’acqua e che la centrale di Zaporižžja possa non disporre di acqua per il raffreddamento dei circuiti. In parallelo si moltiplicano gli scontri armati, soprattutto nel Donetsk meridionale. Si combatte ancora nelle vicinanze di Bakhmut, dove gli ucraini sono riusciti a sfondare a ovest della città ormai in mano ai russi. La controffensiva di cui si parla da mesi pare essere a tutti gli effetti iniziata, ma l’attentato alla diga di Nova Kakhovka spariglia le carte in tavola.

A cura di Sabato Angieri

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