Home
Categories
EXPLORE
True Crime
Comedy
Society & Culture
Business
Sports
History
Kids & Family
About Us
Contact Us
Copyright
© 2024 PodJoint
Loading...
0:00 / 0:00
Podjoint Logo
US
Sign in

or

Don't have an account?
Sign up
Forgot password
https://is1-ssl.mzstatic.com/image/thumb/Podcasts112/v4/32/02/39/3202390e-4fda-492e-4cc9-9c37a1153e06/mza_175442709335431011.jpg/600x600bb.jpg
Una parola al giorno
Andrea Polidoro
45 episodes
6 months ago
Le parole pesano. Le parole curano. “Una parola al giorno” è uno spazio senza pretese nel quale riflettere insieme sul senso di ciò che diciamo e che viviamo.
Show more...
Relationships
Society & Culture
RSS
All content for Una parola al giorno is the property of Andrea Polidoro and is served directly from their servers with no modification, redirects, or rehosting. The podcast is not affiliated with or endorsed by Podjoint in any way.
Le parole pesano. Le parole curano. “Una parola al giorno” è uno spazio senza pretese nel quale riflettere insieme sul senso di ciò che diciamo e che viviamo.
Show more...
Relationships
Society & Culture
https://d3wo5wojvuv7l.cloudfront.net/t_rss_itunes_square_1400/images.spreaker.com/original/191082519727db217997beb418f81a5c.jpg
Conclusione
Una parola al giorno
27 minutes
3 years ago
Conclusione
Non è mai facile mettere la parola “fine” ad un qualcosa che si è cominciato e che si è vissuto con passione ed entusiasmo. È per questo che oggi termino questa prima peregrinazione tra le parole proprio con la parola “conclusione”. Conclusione viene da "cum claudere", "chiudere con", ed ho pensato istintivamente, a questo "chiudere con" come ad una fine, una spaccatura, una rottura, dolorosa, bruciante, rabbiosa. Eppure la preposizione "con" ci fa capire che una conclusione può essere vissuta anche in modo inclusivo, dove per girare veramente una pagina c'è bisogno dell'altro, degli altri.
Il verbo latino “claudo”, concludo, fa pensare anche ad un’altra parola: zoppicare. In fondo, spesso quando ci troviamo a scrivere la parola “fine” di un qualcosa, ebbene sì, zoppichiamo, anche vistosamente! È come se perdessimo per un attimo o per il periodo di cui abbiamo bisogno, la nostra stabilità, il nostro pieno contatto con la terra. Di fronte ad una fine, ci sentiamo più fragili, più vulnerabili. I nostri passi perdono fiducia. Il nostro procedere si fa incerto. Perché non è mai scontato, semplice, indolore, voltare una pagina e cominciarne una nuova. Forse è anche per questo che spesso tante storie, tante situazioni si incastrano sulla soglia di una possibile conclusione che però non avviene mai.
La conclusione ha qualcosa da dirci. Dice qualcosa di noi, dell’altro, degli altri, del nostro modo di vivere i rapporti, di quanto siamo consapevoli di ciò che ci si muove dentro e dei colori che diamo alla vita. La dice lunga sul nostro modo di maneggiare le emozioni, sulla nostra capacità di ascolto. Forse la nostra difficoltà deriva dalla cultura che respiriamo nella nostra società odierna. Viviamo molto di immediatezza, scuciti dalla memoria e dalla progettualità del domani, svuotati però dalla potenza dell’abitare il momento presente. Sembra che la nostra generazione, ed i giovani ancor più, siano incapaci di convivere con la fragilità, con l’ineluttabile fine delle cose. 
Dobbiamo riconoscere poi che la nostra società occidentale ha un grosso problema con la fine ultima: la morte! Viene ancora negata, rimossa, perché ci confronta con un’intensità pazzesca ad un mare di cose di fronte alle quali ci sentiamo persi ed incapaci di assumere, di fare nostre, di elaborare, metabolizzare. Passaggi necessari per vivere pienamente ed in verità! Ma una società che nega la morte, amputa in qualche modo la vita stessa. Le toglie il suo compimento. Le disconosce un pezzo importante di senso e ciò non aiuta a vivere forse nel modo migliore! La rimozione della fine spoglia anche il fine.
Spesso la parola fine ci sta solo chiedendo di fare come una constatazione amichevole di alcuni aspetti della nostra vita che non calzano più con ciò che siamo diventati col tempo. La vita inesorabilmente, e aggiungo io, silenziosamente, ci cambia. Ci sono cose che col tempo non ci appartengono più, che ci stanno strette, che sono diventate scorie del passato, che non sentiamo più nostre. DI fronte ad un capolinea a volte l’unica cosa che possiamo fare è semplicemente accettare, accogliere, desistere, riconoscere, lasciare. Ogni conclusione racchiude quindi delle opportunità, delle sfide. Porta dentro di sé i semi di nuovi inizi che fatichiamo spesso a vedere mentre siamo avvolti dalla nebbia fitta delle emozioni che ci travolgono.
Quest’ultimo podcast non è quindi una fine, ma ancora una volta, il proseguimento del viaggio che puoi vivere verso di te, in apertura all’altro, agli altri, andando incontro alla Vita! 
Continua felice il tuo percorso, abbi cura di te e vivi il momento presente! Il resto, conta relativamente!

---

Send in a voice message: https://anchor.fm/andrea-polidoro/message
Una parola al giorno
Le parole pesano. Le parole curano. “Una parola al giorno” è uno spazio senza pretese nel quale riflettere insieme sul senso di ciò che diciamo e che viviamo.