
Amava una matita, e per aiutarla a essere più precisa, l’ha temperata ogni giorno.
A ogni errore, una carezza. A ogni sbavatura, un giro di lama.
Finché lei è diventata sempre più sottile. Più fragile. Più vicina alla fine.
Allora si chiede:
“Le ho dato amore, o l’ho consumata?”
Una riflessione inutile (ma onesta) sull’amore, sul confine tra cura e annullamento.
E su tutte le volte in cui, volendo far bene, finiamo per accorciare chi abbiamo vicino.
Tutto questo per dire niente.