Diciamo in media 16.000 parole al giorno, 6 milioni all’anno. In una vita ne diciamo quasi mezzo miliardo. Ma quando la diamo, la parola, facciamo di tutto per mantenerla. Ogni settimana, ti darò una parola, la mia parola, per parlare di carriere. La tua carriera. Partirò da una parola chiave per raccontarti la mia visione sul lavoro, sulle risorse umane e sui cambiamenti che stanno trasformando la vita d’azienda.
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Diciamo in media 16.000 parole al giorno, 6 milioni all’anno. In una vita ne diciamo quasi mezzo miliardo. Ma quando la diamo, la parola, facciamo di tutto per mantenerla. Ogni settimana, ti darò una parola, la mia parola, per parlare di carriere. La tua carriera. Partirò da una parola chiave per raccontarti la mia visione sul lavoro, sulle risorse umane e sui cambiamenti che stanno trasformando la vita d’azienda.
Il tuo lavoro è un dolce navigare o assomiglia, ogni tanto, a un naufragio? Ci sono giorni in cui la scrivania diventa una zattera, le riunioni sembrano onde che travolgono e le email arrivano come raffiche di vento contrario. Giorni in cui tenere la rotta è difficile, e in cui la tentazione di lasciarsi andare è fortissima. “Speranza” è la parola di chi ha affrontato davvero l’oceano — e di chi, come noi, lo attraversa ogni giorno senza accorgersene. È il racconto di Giorgio Amoretti e dei suoi figli, che decisero di attraversare l’Atlantico a bordo di due automobili galleggianti. È la storia di Alain Bombard, il medico che volle dimostrare che non si muore di fame o di sete, ma di paura e rassegnazione. È il filo invisibile che unisce tutti i naufraghi — reali o metaforici — che hanno scoperto che sopravvivere non è questione di forza, ma di conoscenza, fiducia e tenacia. In questo episodio, la speranza non è un sentimento consolatorio, ma un metodo di sopravvivenza. È la capacità di costruire un domani anche quando tutto sembra perduto, di trasformare lo sconforto in disciplina e la paura in vigilanza. È un atto mentale, prima che emotivo. Una forma di lucidità che permette di restare vivi anche quando l’acqua arriva alla gola. Questo episodio è un manuale di sopravvivenza per naufraghi del lavoro: per chi fatica a restare a galla in organizzazioni che somigliano a oceani, per chi sente di aver perso la rotta ma non la voglia di cercarla. Perché, come scriveva Leopardi, “il naufragar m’è dolce in questo mare”. E a volte, il naufragio non è una sconfitta. È una rivelazione. È la possibilità di scoprire di cosa siamo veramente capaci — e di trovare nel mare della complessità un alleato, non un nemico.
Ti do la mia parola
Diciamo in media 16.000 parole al giorno, 6 milioni all’anno. In una vita ne diciamo quasi mezzo miliardo. Ma quando la diamo, la parola, facciamo di tutto per mantenerla. Ogni settimana, ti darò una parola, la mia parola, per parlare di carriere. La tua carriera. Partirò da una parola chiave per raccontarti la mia visione sul lavoro, sulle risorse umane e sui cambiamenti che stanno trasformando la vita d’azienda.