DA LEGGERE CON ATTENZIONE PRIMA DI GUARDARE L’EPISODIO!!!

Questa non è una puntata come le altre perché l’ospite, Lapo Berti, è una persona assolutamente singolare, al punto che i primi scambi di battute tra noi mi avevano messo in forte imbarazzo, perché non sapevo da che parte “prenderlo”. L’errore però è stato mio, non suo, e forse è frutto della forza dell’abitudine che a volte mi spinge a inserire il pilota automatico e a lasciare che la chiacchierata venga fuori quasi da sola. Con Lapo non è stato così e, fortunatamente, ho capito abbastanza in fretta che dovevo alzare la mia soglia di attenzione, per capire le sfumature del suo pensiero sul vino e su se stesso.

Il fatto è che Lapo (mi perdonerà se uso questa definizione che lui rifiuta categoricamente) è un fottuto genio, un fottuto genio selvaggio: la sua timidezza, umiltà, imbarazzo di fronte ai complimenti, la sua necessità di tenere tra le mani qualcosa da maneggiare con irrequietezza, il suo continuo muoversi, al punto da non riuscire spesso a parlare nel microfono, sono tutti tratti di una personalità assolutamente fuori dalle righe.

E la genialità?

La genialità emerge quando si assaggiano i suoi vini. Eh sì, i suoi vini sono tersi, levigati, equilibrati e dannatamente ipnotici, al punto che si farebbe fatica a dire che una persona dai tratti caratteriali così irrequieti ne sia il produttore. Eppure le cose stanno proprio così, per cui invito, chi volesse accostarsi ai vini di quest’uomo, a farlo con la coscienza che quel mare calmo e assolato che è possibile ritrovare nel calice, è frutto di una tempesta interiore che va accolta, senza lasciarsi prendere dalla necessità di applicarle un giudizio morale o intellettivo. 

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