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https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7799VANDEA, UN GENOCIDIO IN NOME DELLA FRATERNITE' di Giorgio Cavallo
La Francia ha inventato la politica moderna. Lo ha fatto durante la Rivoluzione, quando sono stati coniati gli stessi concetti di destra e di sinistra. Tutto il nostro modo di ragionare e di intendere la politica è nato a Parigi, mentre le teste degli oppositori al regime (veri o presunti, poco importava) cadevano sotto la lama affilata del rasoio nazionale, la ghigliottina. Ma la Rivoluzione ha generato anche la sua opposizione e nemesi, la Contro-Rivoluzione. L'ha fatta sorgere dalla periferia profonda, tra i mulini a vento e le fredde campagne della Bretagna, dell'Angiò, del Poitou. Il termine con il quale si identifica questa opposizione al fenomeno totalizzante e degenerativo della Rivoluzione è "Vandea", dal nome dell'attuale dipartimento affacciato sull'Atlantico. Di fronte alla tirannide di Robespierre e dei suoi emuli ed alle disgraziate leggi anticristiane messe in atto dalla banda di fanatici salita al potere nel 1789, i contadini vandeani e bretoni presero le armi dimostrando che è possibile opporsi alla tempesta, ed opporsi in armi.
Per capire come andarono le cose, bisogna prima ricordare che la regione occidentale della Francia fu segnata nel corso della seconda metà del XVII secolo dall'opera evangelizzatrice di un grande santo e mistico: San Luigi Maria Grignon de Montfort, autore del famoso Trattato della vera devozione alla Santa Vergine. Devotissimo alla Madonna e affezionato sostenitore della preghiera del Rosario, San Luigi Maria ha influito molto sulla coscienza dei bretoni e dei vandeani, al punto che è possibile dire che senza il suo insegnamento non vi sarebbe stata l'insorgenza del 1793. Perché il punto è che la sollevazione della Vandea avvenne in nome della regalità di Cristo e di Maria (non a caso il simbolo degli insorti era un Sacro Cuore) e, solo secondariamente, in nome del re. Ad insorgere non furono i nobili, spesso collusi con il nuovo potere e talvolta addirittura artefici dei primi fuochi rivoluzionari; no: furono i contadini a sollevarsi contro la scristianizzazione della Francia, contro il massacro di preti e suore e contro la leva obbligatoria che tanti figli mandava a morire per difendere uno Stato divenuto apostata. Ma, necessitando essi dell'esperienza dei nobili, i quali avevano tutti frequentato la scuola militare come usanza imponeva all'epoca, si recarono da alcuni di loro affinché costituissero un piccolo esercito: l'Armata Cattolica e Reale.
PERDERE TUTTO IN CASO DI SCONFITTA
Fu così che emersero delle figure straordinarie, come quella del marchese Charles Melchior Artus de Bonchamps, del conte Henri du Vergier de La Rochejaquelein o ancora di François-Athanase de Charette de La Contrie, alcuni tra i più celebri comandanti dell'esercito cattolico. Tra loro, personaggi diversi ma accomunati indubbiamente da un coraggio leonino: comandare un esercito insorgente voleva dire perdere tutto in caso di sconfitta. Tutto voleva dire tutto, poiché i rivoluzionari non perdonavano, e per i non allineati il destino poteva essere amaro: oltre alla pena di morte, anche la ritorsione sui familiari e sui beni che la nobiltà locale deteneva da secoli e secoli. Per il caso di Charette, valga il ricordo che la sua famiglia apparteneva all'antichissima dinastia italiana dei Del Carretto (tra Liguria e Piemonte), con origini che si perdevano nell'Alto Medioevo e che da secoli si era stanziata in Francia. Dunque, dinastie che si erano legate in modo indissolubile con il territorio: un territorio che ora chiamava i loro antichi signori per essere difeso. Recentemente, un libro ha raccolto alcune delle più sorprendenti figure della Vandea Militare: è la Storia delle Guerre di Vandea scritta da Giuseppe Baiocchi (Ed. Il...