Slow News, con Flavio Tranquillo, è il podcast che vi racconta domani le notizie di ieri. Perché tante volte ci serve più tempo per vedere e capire le mille facce di una realtà complessa
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Slow News, con Flavio Tranquillo, è il podcast che vi racconta domani le notizie di ieri. Perché tante volte ci serve più tempo per vedere e capire le mille facce di una realtà complessa
Nel sesto episodio di Slow News si parla del tema del salary cap. Sappiamo che tra qualche giorno anche la Uefa introdurrà una sorta di salary cap per i club europei. Tema molto caro – anche recentemente – a Ceferin, che una ventina di giorni fa in un’intervista al Corriere della Sera aveva affermato che la legge comunitaria vieta di utilizzare il salary cap in Europa.
Come aveva colto il parlamentare greco Schinas in un’interrogazione alla Commissione Europea nel 2008, il salary cap in realtà innanzitutto vuole stimolare il competitive balance – l’equilibrio competitivo -, e solo dopo si occupa di costi. In una major league, infatti, non ci sono squadre ricche e povere, ma soci paritari che partecipano allo stesso modo a utili e perdite, perché allo stesso modo concorrono al prodotto.
Nel calcio europeo ovviamente la situazione è diversa da ciò che succede nel resto del mondo, come ad esempio in Nba, dove il salary cap è stato adottato nel 1984 come risposta a un momento difficile in termine di business e immagine. Quella che proporrà la Uefa è la strada giusta? Le nuove norme “equilibreranno” la competizione oppure la forbice tra le squadre si allargherà ancora di più? Le riflessioni di Flavio Tranquillo...
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