Estate 2025, Barcellona. A un ragazzo di appena diciotto anni viene consegnata una maglia che pesa come una montagna: la numero 10. Quella che fu di Messi e di Maradona, quella che appartiene ai più grandi di sempre.

Lamine Yamal non è nato per quella responsabilità: nessuno lo è. Ma ha scelto di accettarla. Perché il vero segreto non è ricevere un’eredità, ma impegnarsi ogni giorno per meritarsela.

Questa è una storia che parla di calcio e molto di più. Di cosa significhi trovarsi davanti a una sfida più grande di sé. Di come la pressione possa schiacciare o trasformare. Di come nessuno nasca pronto per il ruolo che conta, ma lo diventi attraverso errori, paure e progressi quotidiani.

Perché anche nella vita di ognuno di noi, prima o poi, arriva una “numero 10” da indossare. A volte è un progetto decisivo sul lavoro, altre volte la nascita di un figlio, altre ancora la realizzazione di un sogno personale.

E lì non si tratta di essere già perfetti (anche perché la perfezione non esiste) ma di avere il coraggio di restare, assumersi la responsabilità e crescere dentro la sfida.

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Champions League, minuto 27. Christopher Nkunku segna e corre verso la panchina. Quarantamila persone lo guardano mentre tira fuori qualcosa di inaspettato: un palloncino. Lo gonfia sotto gli occhi perplessi dello stadio. I compagni non capiscono. I tifosi restano spiazzati.

Dietro quel gesto apparentemente semplice si nasconde una storia di rimonte continue. Dal bambino scartato perché "troppo piccolo" ai palcoscenici più importanti d'Europa. Ma soprattutto, la storia di un papà che ha capito una verità universale: l'applauso che più conta è quello di due piccole manine, da qualche parte nel mondo.

Una riflessione su cosa significhi davvero rimanere se stessi mentre tutto intorno cambia. Su come le promesse più importanti siano quelle che fai in privato, che non richiedono di correre verso le telecamere, togliersi la maglia o urlare al mondo la propria forza. Su come le rimonte più grandi non si misurano solo in gol e trofei. Perché a volte basta un palloncino per ricordare cosa conta davvero.

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Un ragazzo di sedici anni, un campo di periferia sotto la pioggia, un gol che nessuna telecamera ha mai ripreso. Eppure per cento spettatori quel momento è stato eterno. Questa scena racchiude l'anima del calcio che rischiamo di perdere.

In questa puntata esploriamo come il calcio si sia trasformato da gioco in industria globale. Dagli stadi diventati "experience centers" ai calendari sempre più affollati, dalla scomparsa dei fantasisti ai sistemi tattici che privilegiano l'ordine sulla creatività.

Parliamo delle preoccupazioni di Klopp e Ancelotti sul sovraccarico di partite, di come i "Chief Football Officer" abbiano sostituito i direttori sportivi di una volta, e soprattutto di quello che davvero conta: l'emozione pura.

Perché il calcio non è solo business, è patrimonio culturale. È lo sguardo di un bambino al suo primo gol, il silenzio di uno stadio che trattiene il fiato, la magia che nasce quando è tutto imperfetto e umano.

Una riflessione su come possiamo scegliere da che parte stare: dalla parte dei sogni che nascono nel fango in una giornata di pioggia e non muoiono mai, anche quando nessuna telecamera li riprende.

Quella è la rimonta che conta davvero.

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"Se non sei bravo a perdere, non sei bravo neanche a vincere."

Un mantra per i Remontaderos e rappresenta il cuore di questa puntata che, come sempre, parte dal calcio per arrivare direttamente nella tua vita quotidiana.

Barcellona, anni '90. Johan Cruijff rivoluziona il Barcellona non solo tatticamente, ma culturalmente. La sua intuizione: trasformare La Masia in una scuola dove l'errore non viene punito, ma analizzato.

Dove si cresce proprio grazie alle sconfitte. Questo metodo, ereditato in particolare da Pep Guardiola, va ben oltre il campo da gioco. Vale per ogni contesto in cui vuoi che le persone crescano: che tu stia guidando un team al lavoro, educando i tuoi figli o costruendo un'azienda.

Da Phil Foden a Bernardo Silva, esempi concreti di talenti coltivati in ambienti dove la sicurezza psicologica permette di osare senza paura del giudizio. La stessa dinamica che Google e le startup più innovative hanno scoperto essere fondamentale per i team vincenti. 

Una lezione su come creare spazi dove il talento sboccia, dove l'errore diventa maestro, dove si diventa forti non perché si è perfetti, ma perché si ha il coraggio di rialzarsi.

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Arena Garibaldi, 4 maggio 2025. Il Pisa perde contro il Bari, ma quando arriva la notizia della sconfitta dello Spezia, è festa: dopo più di 12mila giorni, il Pisa torna matematicamente in Serie A.

L'ultima volta nella massima serie era il 1991. Poi tutto crollò: retrocessioni, due fallimenti, ripartenze dalla Serie D per una città che non ha mai smesso di credere.

In questa puntata raccontiamo una delle rimonte più lunghe. Una di quelle che si misura in decenni, non in minuti. Dalla gloria di Romeo Anconetani ai momenti più bui, fino al ritorno nella massima serie dopo 34 anni.

Una storia di fedeltà assoluta, di tifosi sempre presenti e sogni che la pazienza ha trasformato in realtà.

Il 24 agosto 2025, con Alberto Gilardino in panchina, una città intera ha potuto finalmente dire: "Ce l'abbiamo fatta."

La pazienza come forma di coraggio, che ha permesso di costruire una delle rimonte più sofferte del calcio italiano.

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Rotterdam, 2 luglio 2000. Finale degli Europei, Italia-Francia.

L'Italia è a 90 secondi dalla gloria. Il tabellone dice 1-0, Delvecchio ha segnato, tutto sembra scritto. Poi Wiltord pareggia all'ultimo respiro e ai supplementari Trezeguet segna il Golden Goal che spezza il cuore azzurro.

In questa puntata raccontiamo la sconfitta più dolorosa della storia recente dell'Italia. Ma anche la più importante. Perché quella notte di Rotterdam non finì solo un torneo. Iniziò una trasformazione silenziosa che durò sei anni. Dal dolore di quella finale nacque la fame che portò al trionfo di Berlino 2006.

Una storia che ci ricorda come le sconfitte più devastanti possano diventare la base delle vittorie più belle e come una ferita, se affrontata con coraggio, possa trasformarsi in energia pura.

Da Toldo a Buffon, da Totti a Pirlo, da una generazione spezzata a una che ha conquistato il mondo. La rimonta più lunga e più bella della storia azzurra. Perché a volte perdere è solo il primo passo per imparare davvero a vincere.

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Amsterdam, 29 giugno 2000. Semifinale degli Europei, Italia contro Olanda.

Francesco Totti si avvicina al dischetto per un rigore che può cambiare la storia.

In questa puntata si racconta il momento in cui un ragazzo di 23 anni ha trasformato un calcio di rigore in un'ispirazione da applicare alla nostra vita quotidiana.

"Mo je faccio er cucchiaio" è una frase che sembrava una battuta ma era una promessa. Il gesto più rischioso nel momento di massima pressione.

Un pallonetto che ha fermato l'Olanda e ha insegnato a milioni di persone che a volte essere autentici è l'atto più coraggioso che si possa compiere.

La storia del cucchiaio di Totti va oltre il calcio: è il manifesto di chi sceglie di essere se stesso anche quando tutto il mondo è lì a guardare.

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Spagna, estate 2007.

Una telefonata che sembrava segnare l'inizio di una gavetta si trasforma in qualcosa di completamente diverso e rivoluzionario.

In questa puntata si parla della storia di Pep Guardiola e di come una decisione apparentemente minore abbia cambiato per sempre il calcio mondiale.

Trentasei anni, nessuna esperienza come allenatore, e una squadra in Tercera División da ricostruire dalle fondamenta.

Ma quello che nasce in quegli spogliatoi anonimi va ben oltre il calcio: è una nuova filosofia di leadership che rivoluzionerà il mondo dello sport.

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In questa puntata parliamo dell'anima da mediano, ispirandoci alla straordinaria canzone di Ligabue "Una vita da mediano". Scopriamo insieme perché chi non cerca i riflettori spesso è quello che tiene tutto insieme quando gli altri mollano.

Dal centro del campo alla vita quotidiana: essere genitori, colleghi, partner con l'approccio di chi sa ascoltare, sostenere e costruire senza clamore. Perché le rimonte più incredibili nascono dal lavoro silenzioso di chi sceglie la profondità invece della superficie.

Da Oriali a Kanté, da Gattuso a Busquets: ecco i campioni che hanno trasformato la loro capacità di essere essenziali in una grande forza. 

Se ti riconosci in chi lavora nell'ombra ma fa la differenza, se vuoi scoprire il valore nascosto della tua presenza silenziosa (e no, non stiamo parlando di Batman, anche se in fondo anche lui aveva un'anima da mediano), questa puntata è per te.

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In Remontada il calcio viene usato come metafora per affrontare le sfide della vita quotidiana.

Ogni episodio parte da una storia vera – una rimonta, una sconfitta, un gesto tecnico – e si trasforma in una riflessione su coraggio, lavoro, famiglia, crescita.

In questa puntata introduttiva, ti racconto da dove nasce tutto: un momento buio, un viaggio inaspettato e la scoperta che anche nei periodi più difficili può nascere una nuova visione.

Remontada è per chi sta affrontando la propria partita complicata. Per chi cerca una voce amica, un punto di partenza, una nuova direzione. Per chi non vuole più sentirsi solo.

E, se sei qui, forse la tua rimonta sta già per iniziare.

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