Sergej Rachmaninov è senza dubbio un autore molto noto e amato dal grande pubblico. Ma, a ben vedere, la sua fama – almeno nel nostro paese – è legata soprattutto alle opere che hanno per protagonista il pianoforte, sia da solo che con orchestra. È noto infatti che Rachmaninoff è stato uno dei maggiori pianisti – per qualcuno il più grande – del primo Novecento. Della sua arte interpretativa ci resta oggi una significativa testimonianza discografica. Ma, senza nulla togliere ai suoi capolavori destinati al pianoforte, la sua personalità di musicista risulta decisamente più ampia, complessa e completa. Sono infatti molti i generi nei quali ha dato prova di una straordinaria maestria e personalità creativa.
La sua produzione comprende musica sinfonica (dove spiccano le tre Sinfonie, L’isola dei morti e le Danze sinfoniche), sinfonico-corale (Le campane) e cameristica (il Trio elegiaco e la Sonata per violoncello). Si passa dal teatro musicale (con tre opere, Aleko, Francesca da Rimini e Il cavaliere avaro) alla musica vocale da camera (con un buon centinaio di raffinatissime melodie). Per non dire dei due lavori corali direttamente legati al canto liturgico ortodosso, la Liturgia di S.Giovanni Grisostomo e i Salmi.
Nei primi venticinque anni della sua vita Rachmaninov è in primo luogo un compositore. Nei successivi venticinque, dopo la definitiva e dolorosissima fuga dalla Russia in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, prevarrà invece – anche per questioni economiche – l’attività di pianista. Questa, in cui ottenne ovunque un incondizionato successo, limitò l’attività creativa a non più di cinque – sia pur importanti – composizioni. Certamente un musicista che, al di là delle sue pagine più eseguite e amate, può ancora riservarci interessanti sorprese.
a cura di Francesco Dilaghi,
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Sergej Rachmaninov è senza dubbio un autore molto noto e amato dal grande pubblico. Ma, a ben vedere, la sua fama – almeno nel nostro paese – è legata soprattutto alle opere che hanno per protagonista il pianoforte, sia da solo che con orchestra. È noto infatti che Rachmaninoff è stato uno dei maggiori pianisti – per qualcuno il più grande – del primo Novecento. Della sua arte interpretativa ci resta oggi una significativa testimonianza discografica. Ma, senza nulla togliere ai suoi capolavori destinati al pianoforte, la sua personalità di musicista risulta decisamente più ampia, complessa e completa. Sono infatti molti i generi nei quali ha dato prova di una straordinaria maestria e personalità creativa.
La sua produzione comprende musica sinfonica (dove spiccano le tre Sinfonie, L’isola dei morti e le Danze sinfoniche), sinfonico-corale (Le campane) e cameristica (il Trio elegiaco e la Sonata per violoncello). Si passa dal teatro musicale (con tre opere, Aleko, Francesca da Rimini e Il cavaliere avaro) alla musica vocale da camera (con un buon centinaio di raffinatissime melodie). Per non dire dei due lavori corali direttamente legati al canto liturgico ortodosso, la Liturgia di S.Giovanni Grisostomo e i Salmi.
Nei primi venticinque anni della sua vita Rachmaninov è in primo luogo un compositore. Nei successivi venticinque, dopo la definitiva e dolorosissima fuga dalla Russia in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, prevarrà invece – anche per questioni economiche – l’attività di pianista. Questa, in cui ottenne ovunque un incondizionato successo, limitò l’attività creativa a non più di cinque – sia pur importanti – composizioni. Certamente un musicista che, al di là delle sue pagine più eseguite e amate, può ancora riservarci interessanti sorprese.
a cura di Francesco Dilaghi,
Conclusa l’esperienza di direttore dell’orchestra e della programmazione del Bolshoi, Rachmaninov si stabilisce a Dresda per sottrarsi agli impegni ai quali sempre più spesso è chiamato in patria. A Dresda, centro di prestigiosa vita musicale, lo porta il duplice scopo di avere più tempo per la composizione e maggiore facilità di spostamenti in Europa per la sua carriera di pianista. Nascono in questo periodo due grandi lavori sinfonici – la Seconda Sinfonia, il cui pieno successo lo riscatta dal bruciante scacco della precedente, e l’Isola dei morti, ispirato al celebre quadro di Boecklin – e anche quella che resta tuttora una delle sue composizioni più amate ed eseguite: il Terzo Concerto per pianoforte.
Rachmaninov: acciaio nelle mani, oro nel cuore
Sergej Rachmaninov è senza dubbio un autore molto noto e amato dal grande pubblico. Ma, a ben vedere, la sua fama – almeno nel nostro paese – è legata soprattutto alle opere che hanno per protagonista il pianoforte, sia da solo che con orchestra. È noto infatti che Rachmaninoff è stato uno dei maggiori pianisti – per qualcuno il più grande – del primo Novecento. Della sua arte interpretativa ci resta oggi una significativa testimonianza discografica. Ma, senza nulla togliere ai suoi capolavori destinati al pianoforte, la sua personalità di musicista risulta decisamente più ampia, complessa e completa. Sono infatti molti i generi nei quali ha dato prova di una straordinaria maestria e personalità creativa.
La sua produzione comprende musica sinfonica (dove spiccano le tre Sinfonie, L’isola dei morti e le Danze sinfoniche), sinfonico-corale (Le campane) e cameristica (il Trio elegiaco e la Sonata per violoncello). Si passa dal teatro musicale (con tre opere, Aleko, Francesca da Rimini e Il cavaliere avaro) alla musica vocale da camera (con un buon centinaio di raffinatissime melodie). Per non dire dei due lavori corali direttamente legati al canto liturgico ortodosso, la Liturgia di S.Giovanni Grisostomo e i Salmi.
Nei primi venticinque anni della sua vita Rachmaninov è in primo luogo un compositore. Nei successivi venticinque, dopo la definitiva e dolorosissima fuga dalla Russia in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, prevarrà invece – anche per questioni economiche – l’attività di pianista. Questa, in cui ottenne ovunque un incondizionato successo, limitò l’attività creativa a non più di cinque – sia pur importanti – composizioni. Certamente un musicista che, al di là delle sue pagine più eseguite e amate, può ancora riservarci interessanti sorprese.
a cura di Francesco Dilaghi,