Da quel mondo misterioso che si accampa attorno alla città di Roma, come un esercito grigio, dalle bandiere di stracci, in eterna attesa di entrarvi, eternamente respinto dalle mura durissime della vita organizzata, arrivano di continuo, fin sulla porta delle nostre case, strani messaggeri.
Quanti sono!
Il campanello squilla: un uomo compare, con una sua vicenda oscura scritta sul viso, e parla, e racconta.
Tutti li spinge il bisogno, il bisogno elementare e vero: anche quelli che usano l'astuzia, l'inganno, per vivere, e inventano bisogni immaginari per soddisfare quelli reali.
Alcuni di essi finiscono per seguirci per anni, quasi complici della pietà e della debolezza, e stabiliscono con noi un rapporto del quale sono essi, nelle fuggevoli apparizioni sull'uso, a determinare il senso umano: perché ad essi appartiene, in questo rapporto, il potere: lo squallido potere dei poveri.
Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Roma fuggitiva» https://penisolabella.blogspot.com/2025/10/roma-fuggitiva-tra-1951-e-1963-di-carlo.html È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.
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