Scriverò un giorno la storia vera del mio amico Antonio L., contadino di Lucania e, come egli si definisce, «scrittore popolare».
Questa storia, del resto, egli stava già scrivendo da sé, in certi suoi quadernetti di scuola, dalla copertina di tela cerata nera (come molti altri nei suoi paesi, lo fanno, sotto l'impulso è l'esempio delle autobiografie raccolte da Rocco Scotellaro; nel suo libro “Contadini del Sud”), in una sua prosa naturale; in lunghi racconti che descrivono gli avvenimenti quotidiani di una società straordinariamente differenziata, e piena di regole interne, come un'ignota, aristocrazia, che vive nel villaggio e su una terra desolata, e i cui sentimenti, pensieri, reazioni e concezioni del mondo non potranno mai essere immaginati, per opera di pura fantasia, da chi non li viva e li conosca, fosse anche il più grande degli scrittori.
Nel suo villaggio, Antonio è come un albero in un bosco: pieno di rapporti reali, di legami antichissimi e sicuri; ogni suo gesto fa parte di un tutto e questo tutto è presente, chiaro e comprensibile.
Luoghi narranti narrati o citati: Lucania -
Monte Mario -
PrimavalleSe VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Roma fuggitiva» https://penisolabella.blogspot.com/2025/10/roma-fuggitiva-tra-1951-e-1963-di-carlo.html È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.
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