TESTO DELL'ARTICOLO ➜
https://www.bastabugie.it/8251OMELIA XXIII DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 14,25-33) di Giacomo Biffi
Con questa pagina evangelica - che con qualche sua espressione può anche urtare la nostra sensibilità, e in ogni caso arriva a scuotere lo spirito dalla sua mediocrità - il Signore Gesù ci ricorda energicamente quali debbano essere le condizioni interiori di chi si pone al suo seguito e vuol diventare suo discepolo.
Ci sono come due gradi nella sequela di Cristo: il primo è proprio di tutti i battezzati, di tutti i "cristiani", di tutti coloro insomma che vogliono fare del vangelo la norma e l'ispirazione di tutta l'esistenza; il secondo è proprio di coloro che si pongono volontariamente al servizio di una missione particolare che ricevono dal Signore, come è il caso degli apostoli. Ciascuno si deve collocare - sempre con generosità e coerenza - sulla strada che Dio ha voluto per lui. Ciascuno deve tendere alla perfezione e deve fiorire nella santità dove il Signore ha voluto piantarlo. Anche le condizioni della sequela di Cristo, sulle quali il Vangelo di oggi ci invita a riflettere, riguardano tutti noi, quale che sia il nostro stato di vita, pur se dobbiamo riconoscere che queste condizioni valgono più o meno intensamente e urgentemente a seconda dell'impegno che ciascuno liberamente si è preso.;
IL DOVERE DI SUBORDINARE OGNI AFFETTO UMANO ALL'AMORE DI CRISTO
1. La prima condizione della sequela di Cristo è quella dell'amore: un amore per Gesù che non tema confronti. Il testo dice addirittura: Chi non odia...; parola dura, ma che nel significato del linguaggio semitico vuol solo dire: "Chi preferisce..., chi pone davanti...".
Certo, il Signore Gesù non è disumano e non ci proibisce d'amare; non ci proibisce di nutrire affetto per coloro che il sangue o l'amicizia o le circostanze della vita ci hanno collocato vicino; non ci proibisce di contrarre dei forti legami, che insieme sono fonte di grande dolcezza e di grande sofferenza, perché chi più ama più è chiamato a soffrire.
Non ci proibisce d'amare, ma vuole che l'amore per lui sia al di sopra di tutto, sia il più grande, il più tenace, il più appassionato. Proprio per questa preminenza dell'amore di Cristo, il vero discepolo di Cristo conserva una grande libertà interiore che, senza essere freddezza o indifferenza o aridità di cuore, gli consente di affrontare i distacchi, le separazioni, perfino le morti delle persone care, con grande pena ma anche con grande serenità.
LA NECESSITÀ DELLA CROCE PER ESSERE RINNOVATI
2. La seconda condizione della sequela di Cristo è la croce: Chi non porta la sua croce... non può essere mio discepolo.
La sofferenza di norma non va ricercata, perché noi siamo fatti per la gioia. Ma quando arriva - e arriva sempre o presto o tardi - va accolta senza ribellioni, perché noi siamo e vogliamo essere discepoli di uno che, pur non avendo il più piccolo torto, è stato crocifisso.
Per volontà misteriosa e sapiente del Padre, Gesù non ha potuto rinnovarci senza crocifissione, e noi senza crocifissione non possiamo essere rinnovati.
Nessun discepolo di Gesù si illuda che ci sia un'altra strada per cambiare il mondo e salvarlo, per cambiare se stesso e salvarsi.
L'INVITO AD UN CRISTIANESIMO SERIO E RESPONSABILE
3. La terza condizione è quella della prudenza, cioè della capacità di commisurare le nostre forze coi nostri impegni, e di valutare ogni decisione e ogni atto in tutte le sue conseguenze. E per farci capire la necessità della prudenza nella vita dello spirito, Gesù racconta due parabole prese dalla vita terrena: quella del costruttore, che se non sa far bene il preventivo finanziario rischia il fallimento della sua impresa; e quella del condottiero di eserciti, che se non calcola bene le sue forze e quelle del nemico rischia la sconfitta.
Fuori...