La religione , così come è generalmente praticata, scrive Alan Watts, si riduce a un tentativo di aggrapparsi alla vita e al mistero che la informa: Dio. Non c'è metodo né tecnica formale per raggiungere l'unione con Dio.
Un cambiamento radicale in noi è sempre possibile, secondo Sharon Salzberg, perché in ogni momento – letteralmente – moriamo e torniamo a vivere, noi e tutta la vita.
Che implicazioni ha adottare un approccio basato sul famoso verso di John Lennon ‘La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti’? Guida completa alle possibili interpretazioni, utili per la propria vita concreta.
Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura
La meditazione camminata è un camminare verso se stessi, secondo Chandra Livia Candiani, che consente di aprirsi totalmente a quello che c’è, senza alcuno sforzo.
Un invito è una richiesta a partecipare o a occuparsi di un particolare evento. L'evento è la vostra vita. "I cinque inviti" di Frank Ostaseski
Il senso dello stupore, che è tipico dei bambini, tendiamo a perderlo da adulti. Ma può aiutarci questa poesia di Wislawa Szymborska.
La fiera dei miracoli
Un miracolo comune:
l’accadere di molti miracoli comuni.
Un miracolo normale:
l’abbaiare di cani invisibili
nel silenzio della notte.
Un miracolo fra tanti:
una piccola nuvola svolazzante,
e riesce a nascondere una grande, pesante luna.
Più miracoli in uno:
un lontano riflesso sull’acqua
e che sia girato da destra a sinistra,
e che cresca con la chioma in giù,
e non raggiunga affatto il fondo
benché l’acqua sia poco profonda.
Un miracolo all’ordine del giorno:
venti abbastanza deboli e moderati,
impetuosi durante le tempeste.
Un miracolo alla buona:
le mucche sono mucche.
Un altro non peggiore:
proprio questo frutteto
proprio da questo nocciolo.
Un miracolo senza frac nero e cilindro:
bianchi colombi che si levano in volo.
Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti:
oggi il sole è sorto alle 3.14
e tramonterà alle 20.01.
Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:
la mano ha in verità meno di sei dita,
però più di quattro.
Un miracolo, basta guardarsi intorno:
il mondo onnipresente.
Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l’inimmaginabile
è immaginabile.
Quando soffriamo, tendiamo a pensare che in quel momento ci sia solo sofferenza e che la felicità appartenga a un altro luogo e a un altro tempo. Spesso ci si chiede: "Perché devo soffrire?"
Questa poesia sulla paura di Joy Harjo, poetessa nativa americana, ci insegna come lasciare andare la paura, a lungo coltivata presso le popolazioni indigene oppresse, e come liberarsene grazie alla disidentificazione.
Ti metto in libertà, mia splendida e terribile
paura. Ti metto in libertà. Eri la mia amata
e odiata gemella, ma ora, non ti riconosco
come me stessa. Ti metto in libertà con tutto il
dolore che sentirei alla morte delle
mie figlie.
Tu non sei più il mio sangue.
Ti restituisco ai soldati bianchi
che hanno bruciato la mia casa, decapitato i miei figli,
violentato e sodomizzato i miei fratelli e sorelle.
Ti restituisco a coloro che hanno rubato il
cibo dai nostri piatti quando noi morivamo di fame.
Ti metto in libertà, paura, perché continui a tenere
queste scene davanti a me e io sono nata
con occhi che non possono mai chiudersi.
Ti metto in libertà, paura, così non puoi più
tenermi nuda e raggelata in inverno,
o farmi soffocare sotto le coperte in estate.
Ti metto in libertà
Ti metto in libertà
Ti metto in libertà
Ti metto in libertà
Non ho paura di provar rabbia.
Non ho paura di gioire.
Non ho paura di essere nera.
Non ho paura di essere bianca.
Non ho paura di aver fame.
Non ho paura di essere sazia
Non ho paura di essere odiata.
Non ho paura di essere amata.
di essere amata, di essere amata, paura.
Oh, mi hai strangolato, ma io ti ho dato il laccio.
Mi ha pugnalato nelle viscere, ma io ti ho dato il coltello.
Mi hai divorato, ma io mi sono sdraiata nel fuoco.
Hai preso mia madre e l’hai violentata,
ma ti ho dato il ferro rovente.
Riprendo me stessa, paura. Non sei più la mia ombra.
Non ti terrò tra le mie mani.
Non puoi vivere nei miei occhi, nelle mie orecchie, nella mia voce,
nel mio ventre, o nel mio cuore mio cuore
mio cuore mio cuore
Ma vieni qui, paura
Io sono viva e tu hai così paura
di morire.
Certe volte mi capita di pensare: la mia vita è completamente sbagliata. Etty Hillesum Diario 1941 - 1943
Da una fiaba di August Strindberg il saper vedere il lato opposto a volte nascosto delle cose.
Essere Qualcuno è per molti l’obiettivo principale della vita. Ma Norman Fischer, attraverso l’episodio di Ulisse e Polifemo, dimostra come spesso convenga essere Nessuno.
Corrado Pensa da: "Una tranquilla passione" Saggi sulla meditazione buddhista di consapevolezza.
« Lasciar andare » non significa perdere la conoscenza che abbiamo acquisito in passato: la conoscenza del passato resta con noi. Lasciar andare è semplicemente liberare ogni immagine ed emozione, ogni rancore e paura, attaccamento e delusione che legano il nostro spirito. Come svuotare una tazza, il lasciar andare ci rende liberi di ricevere, rasserenati, più sensibili e svegli.
La storia commovente di una donna che per tutta la vita è stata condizionata da un trauma infantile difficile da riconoscere ed elaborare.
Non preoccuparsi dei risultati delle proprie azioni è essenziale per avere gioia e serenità, dice Eckhart Tolle. Agire in base alla consapevolezza del momento presente porta presenza, tranquillità, e pace.
Andare in giro senza scopo sfugge alla dittatura e al determinismo dell’efficienza, alle catene della predeterminazione, all’aridità del conosciuto.
Cosa sono le intenzioni è stato spiegato dal Buddha, che ha parlato della saggezza di coltivare la chiara intenzione nelle nostre vite. Christina Feldman spiega come ciò sia il fondamento per la compassione.
Felicità e sofferenza sono di natura biologica, dunque entrambe passeggere e in continuo mutamento. Per spiegarcelo, Thich Nhat Hanh usa l’esempio del fiore, che dipende da molti fattori diversi e mutevoli.
Essere e non-essere si generano l'un l'altro... Lao Tzu