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Esplorazioni musicali al chiaro di Luna, con Claudio Petronella
S12P01 - Ancestrale, le poesie di Goliarda Sapienza e le nostre esplorazioni musicali
Moon Safari
22 minutes
9 months ago
S12P01 - Ancestrale, le poesie di Goliarda Sapienza e le nostre esplorazioni musicali
La prima puntata della dodicesima stagione del podcast di Moon Safari offre all'ascolto l'unione tra le nostre esplorazioni musicali al chiaro di luna e la lettura di tre poesie di Goliarda Sapienza. Le poesie sono tratte dalla raccolta Ancestrale (La Vita Felice, 2013)
Goliarda Sapienza - Messaggio All’alba sono entrati in due dalle imposte socchiuse hanno posato sul tavolo una pietra una scatola chiusa un pezzo di pane
Oggetti d’ombra le tue occhiaie brinate dalla sera in agguato le tue mani dal lutto della notte agitate
Dalla cima del tuo grido ora dovrai discendere in quest’albore di vetri vagare
Chi segui? Chi ti chiama?
Non ascoltare il grido del tramonto sfracellato nell’ombra del cortile il cerchio del tuo gesto nella sabbia devi tracciare
Nell’ombra del tuo petto accartocciato il verme scava fra i tendini le vene si nutre del tuo sangue della saliva si abbevera
Innestato allo scheletro quel pianto scordato ramifica fra i tendini, le vene raggelando il tuo gesto il tuo calore.
Vorrei all’ombra del tuo sguardo sostare e con la mano disegnare la tua voce che cala verso me a raccontare.
Vorrei al ritmo del verso abbandonarmi ma il tempo stringe e devo correre ancora.
Goliarda Sapienza - A T. M.
Quando fu che incontrasti il tuo dolore e imparasti a vedere che ogni donna lo tiene ripiegato contro il seno.
Quando fu che improvviso faccia a faccia il suo viso sfrangiato ti si oppose e fissasti i suoi occhi di corallo.
Fu scrutando la fronte tra le sbarre nell’ombra ristagnante nel cortile. O nei segni di gesso del percorso inventato pel gioco sotto casa insoluto tracciato di rincorse snodato nella sera. O nel muto cadere della palla sull’erba nera di pioggia.
Come fu che imparasti a trasmutare quel dolore di donna che le membra contorce in quel bianco calore che dal seno alle spalle di commuove.
Tu cancelli il tremore delle labbra con lacche rosse con risa ma nei silenzi lo si sente gridare nelle dita di quei rami protesi contro i muri notturni che tu ami nelle lame sferrate nel fogliame lame aguzze di neon che le tue mani brevi mani agitate di ragazzo tagliano ma tu neghi il dolore con merletti e mi guardi negli occhi dove l’asfalto si scompone in un cielo nero di pece.
Aperture fugaci su tramonti per viali inquinati dalla notte ridicono di pianti smarrimenti, mentre ferma mi guardi e ti nascondi. E se attenta mi chino sul tuo viso tu scrolli i capelli sulla fronte per celare al mio amore il tuo spavento.
Goliarda Sapienza - A mia madre
Quando tornerò sarà notte fonda Quando tornerò saranno mute le cose Nessuno m’aspetterà in quel letto di terra Nessuno m’accoglierà in quel silenzio di terra
Nessuno mi consolerà per tutte le parti già morte che porto in me con rassegnata impotenza Nessuno mi consolerà per quegli attimi perduti per quei suoni scordati che da tempo viaggiano al mio fianco e fanno denso il respiro, melmosa la lingua
Quando verrò solo una fessura basterà a contenermi e nessuna mano spianerà la terra sotto le guance gelide e nessuna mano si opporrà alla fretta della vanga al suo ritmo indifferente per quella fine estranea, ripugnante
Potessi in quella notte
Moon Safari
Esplorazioni musicali al chiaro di Luna, con Claudio Petronella