Il porto di Gioia Tauro è uno dei maggiori snodi per il transhipment nel Mediterraneo, ma anche una delle principali porte del narcotraffico in Europa. Partendo dalla distruzione di mezza tonnellata di cocaina, questa serie ci porta nella piana di Gioia Tauro, tra le gru del suo porto, ma anche tra le strade dei suoi paesi, dentro le case. Ascoltando le storie di chi vive nella piana, capiremo come la costruzione del porto ha cambiato la natura di quel territorio e della forza criminale che lì affonda le sue radici, la 'ndrangheta. Scopriremo che vivere nella piana può significare due cose: imparare ad "ammobiliare l'inferno" o animarsi di rabbia, la rabbia buona e necessaria per cambiare le cose. Ed è proprio questo sentimento che ci condurrà, in una delle puntate, a molti chilometri di distanza. Finiremo a Barbate, in Spagna, un'altra porta del narcotraffico, per comprendere come tutto quello che avviene in queste piccole città di porto del Sud Europa riguarda tutti noi. A condurci in questo viaggio sono Francesca Berardi e Anna Sergi, con la collaborazione di Manu Tomillo e Javi Caminero di Podium Podcast (Spagna).
Mare di rabbia è una serie podcast co-prodotta da Chora Media e Podium Podcast. È stata realizzata nell’ambito del progetto WePod, cofinanziato dal programma Creative Europe della Commissione europea.
La versione italiana è scritta e raccontata da Francesca Berardi con il contributo di Anna Sergi.
Concept, reporting e ricerca sul campo a Gioia Tauro e Barbate sono di Francesca Berardi, Manu Tomillo e Javi Caminero.
Il supporto redazionale è di Ilaria Ferraresi e Valeria Luzi.
La cura editoriale è di Francesca Milano e Sabrina Tinelli.
La supervisione del suono e della musica sono di Luca Micheli.
La post produzione e il montaggio sono di Mattia Liciotti.
La project Manager è Gloria Beltrami.
La producer è Martina Conte.
La executive producer è Ana Ribera.
Il coordinamento editoriale e di produzione è di Alexander Damiano Ricci di Europod.
Il coordinamento della post produzione è di Matteo Scelsa.
I fonici di presa diretta sono Francesca Berardi, Alessio Calivi, Manu Tomillo e Javi Caminero.
Il fonici di studio sono Luca Possi, Lucrezia Marcelli.
Cofinanziato dall'Unione europea. Le opinioni espresse appartengono tuttavia al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente le opinioni dell'Unione europea. Né l'Unione europea né l'amministrazione erogatrice possono esserne ritenute responsabili.
All content for Mare di rabbia is the property of Francesca Berardi e Anna Sergi - Chora Media and is served directly from their servers
with no modification, redirects, or rehosting. The podcast is not affiliated with or endorsed by Podjoint in any way.
Il porto di Gioia Tauro è uno dei maggiori snodi per il transhipment nel Mediterraneo, ma anche una delle principali porte del narcotraffico in Europa. Partendo dalla distruzione di mezza tonnellata di cocaina, questa serie ci porta nella piana di Gioia Tauro, tra le gru del suo porto, ma anche tra le strade dei suoi paesi, dentro le case. Ascoltando le storie di chi vive nella piana, capiremo come la costruzione del porto ha cambiato la natura di quel territorio e della forza criminale che lì affonda le sue radici, la 'ndrangheta. Scopriremo che vivere nella piana può significare due cose: imparare ad "ammobiliare l'inferno" o animarsi di rabbia, la rabbia buona e necessaria per cambiare le cose. Ed è proprio questo sentimento che ci condurrà, in una delle puntate, a molti chilometri di distanza. Finiremo a Barbate, in Spagna, un'altra porta del narcotraffico, per comprendere come tutto quello che avviene in queste piccole città di porto del Sud Europa riguarda tutti noi. A condurci in questo viaggio sono Francesca Berardi e Anna Sergi, con la collaborazione di Manu Tomillo e Javi Caminero di Podium Podcast (Spagna).
Mare di rabbia è una serie podcast co-prodotta da Chora Media e Podium Podcast. È stata realizzata nell’ambito del progetto WePod, cofinanziato dal programma Creative Europe della Commissione europea.
La versione italiana è scritta e raccontata da Francesca Berardi con il contributo di Anna Sergi.
Concept, reporting e ricerca sul campo a Gioia Tauro e Barbate sono di Francesca Berardi, Manu Tomillo e Javi Caminero.
Il supporto redazionale è di Ilaria Ferraresi e Valeria Luzi.
La cura editoriale è di Francesca Milano e Sabrina Tinelli.
La supervisione del suono e della musica sono di Luca Micheli.
La post produzione e il montaggio sono di Mattia Liciotti.
La project Manager è Gloria Beltrami.
La producer è Martina Conte.
La executive producer è Ana Ribera.
Il coordinamento editoriale e di produzione è di Alexander Damiano Ricci di Europod.
Il coordinamento della post produzione è di Matteo Scelsa.
I fonici di presa diretta sono Francesca Berardi, Alessio Calivi, Manu Tomillo e Javi Caminero.
Il fonici di studio sono Luca Possi, Lucrezia Marcelli.
Cofinanziato dall'Unione europea. Le opinioni espresse appartengono tuttavia al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente le opinioni dell'Unione europea. Né l'Unione europea né l'amministrazione erogatrice possono esserne ritenute responsabili.
Nel 1991 a Polistena, nel cuore della piana di Gioia Tauro, un commando armato cerca di uccidere i vertici di una famiglia criminale della zona, i fratelli Versace. La strage avviene proprio davanti al simbolo del loro potere, il palazzo Versace. Dei tre fratelli, solo uno sopravvive. Il palazzo viene così confiscato e dato in gestione alla parrocchia presidiata da don Pino Demasi, referente di Libera per la piana. Diviene un centro aperto alla comunità e un simbolo di resistenza all'ndrangheta, ma questo non fa desistere l'unico Versace rimasto dal vivere proprio lì davanti. Nel terzo episodio, tra le strade di Polistena, cerchiamo di comprendere l'organizzazione criminale che fa del controllo del territorio il suo più grande punto di forza.
Mare di rabbia
Il porto di Gioia Tauro è uno dei maggiori snodi per il transhipment nel Mediterraneo, ma anche una delle principali porte del narcotraffico in Europa. Partendo dalla distruzione di mezza tonnellata di cocaina, questa serie ci porta nella piana di Gioia Tauro, tra le gru del suo porto, ma anche tra le strade dei suoi paesi, dentro le case. Ascoltando le storie di chi vive nella piana, capiremo come la costruzione del porto ha cambiato la natura di quel territorio e della forza criminale che lì affonda le sue radici, la 'ndrangheta. Scopriremo che vivere nella piana può significare due cose: imparare ad "ammobiliare l'inferno" o animarsi di rabbia, la rabbia buona e necessaria per cambiare le cose. Ed è proprio questo sentimento che ci condurrà, in una delle puntate, a molti chilometri di distanza. Finiremo a Barbate, in Spagna, un'altra porta del narcotraffico, per comprendere come tutto quello che avviene in queste piccole città di porto del Sud Europa riguarda tutti noi. A condurci in questo viaggio sono Francesca Berardi e Anna Sergi, con la collaborazione di Manu Tomillo e Javi Caminero di Podium Podcast (Spagna).
Mare di rabbia è una serie podcast co-prodotta da Chora Media e Podium Podcast. È stata realizzata nell’ambito del progetto WePod, cofinanziato dal programma Creative Europe della Commissione europea.
La versione italiana è scritta e raccontata da Francesca Berardi con il contributo di Anna Sergi.
Concept, reporting e ricerca sul campo a Gioia Tauro e Barbate sono di Francesca Berardi, Manu Tomillo e Javi Caminero.
Il supporto redazionale è di Ilaria Ferraresi e Valeria Luzi.
La cura editoriale è di Francesca Milano e Sabrina Tinelli.
La supervisione del suono e della musica sono di Luca Micheli.
La post produzione e il montaggio sono di Mattia Liciotti.
La project Manager è Gloria Beltrami.
La producer è Martina Conte.
La executive producer è Ana Ribera.
Il coordinamento editoriale e di produzione è di Alexander Damiano Ricci di Europod.
Il coordinamento della post produzione è di Matteo Scelsa.
I fonici di presa diretta sono Francesca Berardi, Alessio Calivi, Manu Tomillo e Javi Caminero.
Il fonici di studio sono Luca Possi, Lucrezia Marcelli.
Cofinanziato dall'Unione europea. Le opinioni espresse appartengono tuttavia al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente le opinioni dell'Unione europea. Né l'Unione europea né l'amministrazione erogatrice possono esserne ritenute responsabili.