Sherazade, che racconta storie e scampa al suo destino di condanna, è il modello per antonomasia del potere salvifico della parola.
Ma, al di là del racconto fiabesco, la parola ha davvero un potere curativo e terapeutico.
Lo sanno bene gli psicoterapeuti, ma lo sa anche ogni scrittore.
Narrare aiuta a elaborare un trauma o un passato che potrebbe bloccarci, lasciandoci però il suo insegnamento nella memoria. In effetti, nel racconto comprendiamo meglio ciò che ci è accaduto, perché, a posteriori, riusciamo ad attribuire un senso, a ricostruire una trama, riusciamo a vedere i nessi tra gli eventi.
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