Questo nuovo ciclo, che Claudio Proietti dedica a La musica per pianoforte di Prokof’ev, ha come sottotitolo I gesti da ascoltare, i suoni da vedere. In diciotto puntate attraverseremo l’intero catalogo pianistico di Prokof’ev. Ascolteremo e racconteremo tutte le sue opere maggiori, a cominciare dai cinque Concerti per pianoforte e orchestra e dalle nove Sonate. E commenteremo anche tutte le altre composizioni, con moltissimi ascolti.
La fama
Sono ormai trascorsi centotrent’anni dal 23 aprile 1891 quando Sergej Sergeevič Prokof’ev nacque a Soncovka, isolatissimo villaggio dell’Ucraina. E ne sono passati quasi settanta dal 5 marzo 1953 quando, alle nove di sera (a pochi minuti di distanza da Stalin), un ennesimo attacco circolatorio ne stroncò prematuramente l’esistenza.
È quindi trascorso molto tempo da quelle date e tutto il mondo conosce il nome di Prokof’ev. Molti musicisti amano ed eseguono le sue composizioni. Altrettanti studiosi hanno scandagliato la sua vita e la sua poetica. Legioni di bambini hanno sorriso e si sono emozionate con le note di Pierino e il lupo e non le hanno mai più dimenticate.
E tuttavia Prokof’ev non occupa ancora ufficialmente il ruolo che dovrebbe competergli fra i grandi compositori del XX secolo.
Un personaggio scomodo
Per quanto paradossale possa sembrare, è probabile che ciò dipenda dal fatto che egli è ancora percepito come un personaggio un po’ scomodo. Come del resto fu per tutta la vita: spigoloso, disturbante, provocatorio, indomabile, ma soprattutto irriducibile a qualsiasi definizione.Prokof’ev, che tornò a vivere in Russia in piena epoca staliniana, fu scomodo sotto il profilo politico. Ma lo fu anche sul piano strettamente estetico e musicale. Era infatti difficilissimo (forse impossibile) inquadrarlo in una precisa tendenza compositiva e così collocarlo in una chiara scansia della storia. Esattamente come lo è ancora oggi. A causa del suo irriducibile individualismo e della sua fame smodata di nuove esperienze e di esperimenti. Ma anche di una scrittura apparentemente immediata e che invece può svelare un pensiero compositivo molto complesso.
Le fasi creative
C’è la spregiudicatezza graffiante e provocatoria degli inizi. Poi il fulgore timbrico e armonico e l’incontenibile energia instillata in ciascun suono dei suoi lavori composti negli anni ’10 e ’20. Infine “gli striminziti semplicismi” – come ingenerosamente un critico li definì – delle sue ultime opere. Se si cerca di trovare il comune denominatore fra le diverse fasi creative il compito è davvero difficile e richiede grande dedizione.
E così Prokof’ev ha continuato e continua a dividere e a sorprendere, soprattutto per quelle parti del suo catalogo che sono frequentate solo in minima parte. Pensiamo alle opere, ai balletti, alle musiche di scena e per film, alle pagine sinfoniche e cameristiche, alle composizioni corali e a quelle vocali da camera. Certo, c’è un vasto gruppo di composizioni che godono di maggiore fortuna: quelle per strumento solista e orchestra e quelle per pianoforte solo. Ma, a guardar bene, anche in esse gli interpreti e il pubblico hanno operato e continuano a operare scelte molto riduttive.
Un ciclo sistematico
Al contrario, scopo di questo ciclo è quello di attraversare con sistematicità l’intero catalogo pianistico di Prokof’ev.
Per quanto riguarda le interpretazioni che saranno proposte, abbiamo utilizzato un criterio di scelta molto radicale. Ascolteremo solo registrazioni di pianisti russi, a cominciare da quelle di Prokof’ev stesso e di alcuni interpreti “storici” che ebbero con lui contatti diretti o comunque ravvicinati. Tra questi Svjatoslav Richter, Emil Gilels, Henrich Neuhaus, Vladimir Sofronickij e Marija Judina. Una garanzia di autenticità impreziosita dal fatto che la maggior parte delle registrazioni furono realizzate dal vivo.
Il percorso attraverso il catalogo delle opere pianistiche di Prokof’ev seguirà un criterio strettamente cronologico. Partiremo dalla Prima
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Questo nuovo ciclo, che Claudio Proietti dedica a La musica per pianoforte di Prokof’ev, ha come sottotitolo I gesti da ascoltare, i suoni da vedere. In diciotto puntate attraverseremo l’intero catalogo pianistico di Prokof’ev. Ascolteremo e racconteremo tutte le sue opere maggiori, a cominciare dai cinque Concerti per pianoforte e orchestra e dalle nove Sonate. E commenteremo anche tutte le altre composizioni, con moltissimi ascolti.
La fama
Sono ormai trascorsi centotrent’anni dal 23 aprile 1891 quando Sergej Sergeevič Prokof’ev nacque a Soncovka, isolatissimo villaggio dell’Ucraina. E ne sono passati quasi settanta dal 5 marzo 1953 quando, alle nove di sera (a pochi minuti di distanza da Stalin), un ennesimo attacco circolatorio ne stroncò prematuramente l’esistenza.
È quindi trascorso molto tempo da quelle date e tutto il mondo conosce il nome di Prokof’ev. Molti musicisti amano ed eseguono le sue composizioni. Altrettanti studiosi hanno scandagliato la sua vita e la sua poetica. Legioni di bambini hanno sorriso e si sono emozionate con le note di Pierino e il lupo e non le hanno mai più dimenticate.
E tuttavia Prokof’ev non occupa ancora ufficialmente il ruolo che dovrebbe competergli fra i grandi compositori del XX secolo.
Un personaggio scomodo
Per quanto paradossale possa sembrare, è probabile che ciò dipenda dal fatto che egli è ancora percepito come un personaggio un po’ scomodo. Come del resto fu per tutta la vita: spigoloso, disturbante, provocatorio, indomabile, ma soprattutto irriducibile a qualsiasi definizione.Prokof’ev, che tornò a vivere in Russia in piena epoca staliniana, fu scomodo sotto il profilo politico. Ma lo fu anche sul piano strettamente estetico e musicale. Era infatti difficilissimo (forse impossibile) inquadrarlo in una precisa tendenza compositiva e così collocarlo in una chiara scansia della storia. Esattamente come lo è ancora oggi. A causa del suo irriducibile individualismo e della sua fame smodata di nuove esperienze e di esperimenti. Ma anche di una scrittura apparentemente immediata e che invece può svelare un pensiero compositivo molto complesso.
Le fasi creative
C’è la spregiudicatezza graffiante e provocatoria degli inizi. Poi il fulgore timbrico e armonico e l’incontenibile energia instillata in ciascun suono dei suoi lavori composti negli anni ’10 e ’20. Infine “gli striminziti semplicismi” – come ingenerosamente un critico li definì – delle sue ultime opere. Se si cerca di trovare il comune denominatore fra le diverse fasi creative il compito è davvero difficile e richiede grande dedizione.
E così Prokof’ev ha continuato e continua a dividere e a sorprendere, soprattutto per quelle parti del suo catalogo che sono frequentate solo in minima parte. Pensiamo alle opere, ai balletti, alle musiche di scena e per film, alle pagine sinfoniche e cameristiche, alle composizioni corali e a quelle vocali da camera. Certo, c’è un vasto gruppo di composizioni che godono di maggiore fortuna: quelle per strumento solista e orchestra e quelle per pianoforte solo. Ma, a guardar bene, anche in esse gli interpreti e il pubblico hanno operato e continuano a operare scelte molto riduttive.
Un ciclo sistematico
Al contrario, scopo di questo ciclo è quello di attraversare con sistematicità l’intero catalogo pianistico di Prokof’ev.
Per quanto riguarda le interpretazioni che saranno proposte, abbiamo utilizzato un criterio di scelta molto radicale. Ascolteremo solo registrazioni di pianisti russi, a cominciare da quelle di Prokof’ev stesso e di alcuni interpreti “storici” che ebbero con lui contatti diretti o comunque ravvicinati. Tra questi Svjatoslav Richter, Emil Gilels, Henrich Neuhaus, Vladimir Sofronickij e Marija Judina. Una garanzia di autenticità impreziosita dal fatto che la maggior parte delle registrazioni furono realizzate dal vivo.
Il percorso attraverso il catalogo delle opere pianistiche di Prokof’ev seguirà un criterio strettamente cronologico. Partiremo dalla Prima
Nel 1932 nasce il Quinto Concerto per pianoforte e orchestra op. 55. La stella di Prokof’ev ha raggiunto il massimo fulgore in ambito internazionale. La sua musica, ormai eseguita ovunque nel mondo, è amata dai massimi interpreti e dal pubblico. Arrivano regolarmente proposte e idee per nuovi lavori. Anche dalla Russia. Ciò significa rapporti sempre più stretti con gli artisti e le istituzioni sovietiche e viaggi sempre più frequenti. Tutto contribuisce a nutrire l’idea di rientrare in patria, anche se sotto Stalin il clima è sempre più opprimente per artisti, pensatori e qualsiasi cittadino. Nonostante questo, tre anni dopo tutta la famiglia si trasferirà a Mosca con le tragedie conseguenti.
Per ora tuttavia la mente di Prokof’ev è totalmente rivolta alla creazione. Così nel 1932 nasce il Quinto Concerto per pianoforte e orchestra op. 55. Pagina totalmente sperimentale che, al suo apparire, spiazza non poco le aspettative di pubblico e interpreti. E che dovrà aspettare le esecuzioni esplosive di Sviatoslav Richter per trovare la sua giusta, anche se limitata, dimensione nel repertorio internazionale.
La musica per pianoforte di Prokof’ev
Questo nuovo ciclo, che Claudio Proietti dedica a La musica per pianoforte di Prokof’ev, ha come sottotitolo I gesti da ascoltare, i suoni da vedere. In diciotto puntate attraverseremo l’intero catalogo pianistico di Prokof’ev. Ascolteremo e racconteremo tutte le sue opere maggiori, a cominciare dai cinque Concerti per pianoforte e orchestra e dalle nove Sonate. E commenteremo anche tutte le altre composizioni, con moltissimi ascolti.
La fama
Sono ormai trascorsi centotrent’anni dal 23 aprile 1891 quando Sergej Sergeevič Prokof’ev nacque a Soncovka, isolatissimo villaggio dell’Ucraina. E ne sono passati quasi settanta dal 5 marzo 1953 quando, alle nove di sera (a pochi minuti di distanza da Stalin), un ennesimo attacco circolatorio ne stroncò prematuramente l’esistenza.
È quindi trascorso molto tempo da quelle date e tutto il mondo conosce il nome di Prokof’ev. Molti musicisti amano ed eseguono le sue composizioni. Altrettanti studiosi hanno scandagliato la sua vita e la sua poetica. Legioni di bambini hanno sorriso e si sono emozionate con le note di Pierino e il lupo e non le hanno mai più dimenticate.
E tuttavia Prokof’ev non occupa ancora ufficialmente il ruolo che dovrebbe competergli fra i grandi compositori del XX secolo.
Un personaggio scomodo
Per quanto paradossale possa sembrare, è probabile che ciò dipenda dal fatto che egli è ancora percepito come un personaggio un po’ scomodo. Come del resto fu per tutta la vita: spigoloso, disturbante, provocatorio, indomabile, ma soprattutto irriducibile a qualsiasi definizione.Prokof’ev, che tornò a vivere in Russia in piena epoca staliniana, fu scomodo sotto il profilo politico. Ma lo fu anche sul piano strettamente estetico e musicale. Era infatti difficilissimo (forse impossibile) inquadrarlo in una precisa tendenza compositiva e così collocarlo in una chiara scansia della storia. Esattamente come lo è ancora oggi. A causa del suo irriducibile individualismo e della sua fame smodata di nuove esperienze e di esperimenti. Ma anche di una scrittura apparentemente immediata e che invece può svelare un pensiero compositivo molto complesso.
Le fasi creative
C’è la spregiudicatezza graffiante e provocatoria degli inizi. Poi il fulgore timbrico e armonico e l’incontenibile energia instillata in ciascun suono dei suoi lavori composti negli anni ’10 e ’20. Infine “gli striminziti semplicismi” – come ingenerosamente un critico li definì – delle sue ultime opere. Se si cerca di trovare il comune denominatore fra le diverse fasi creative il compito è davvero difficile e richiede grande dedizione.
E così Prokof’ev ha continuato e continua a dividere e a sorprendere, soprattutto per quelle parti del suo catalogo che sono frequentate solo in minima parte. Pensiamo alle opere, ai balletti, alle musiche di scena e per film, alle pagine sinfoniche e cameristiche, alle composizioni corali e a quelle vocali da camera. Certo, c’è un vasto gruppo di composizioni che godono di maggiore fortuna: quelle per strumento solista e orchestra e quelle per pianoforte solo. Ma, a guardar bene, anche in esse gli interpreti e il pubblico hanno operato e continuano a operare scelte molto riduttive.
Un ciclo sistematico
Al contrario, scopo di questo ciclo è quello di attraversare con sistematicità l’intero catalogo pianistico di Prokof’ev.
Per quanto riguarda le interpretazioni che saranno proposte, abbiamo utilizzato un criterio di scelta molto radicale. Ascolteremo solo registrazioni di pianisti russi, a cominciare da quelle di Prokof’ev stesso e di alcuni interpreti “storici” che ebbero con lui contatti diretti o comunque ravvicinati. Tra questi Svjatoslav Richter, Emil Gilels, Henrich Neuhaus, Vladimir Sofronickij e Marija Judina. Una garanzia di autenticità impreziosita dal fatto che la maggior parte delle registrazioni furono realizzate dal vivo.
Il percorso attraverso il catalogo delle opere pianistiche di Prokof’ev seguirà un criterio strettamente cronologico. Partiremo dalla Prima