Non è possibile capire “dove andiamo” senza sapere “da dove veniamo”: occorre allora tornare al grande codice della cultura occidentale. Non solo, è utile osservare come questo, nel tempo, abbia prodotto degli “effetti” sulla cultura in generale. Il capitolo 24 di Luca può aiutarci ad attualizzare la questione: come i due diretti a Emmaus «conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto», altrettanto potremmo fare oggi, conversando tra noi di tutto quello che è accaduto negli ultimi duemila anni. In generale, che tracce ha lasciato sul pianeta Terra l’evento Gesù Cristo? Nello specifico, quali effetti ha prodotto sulla cultura e nei diversi ambiti: la storia, la letteratura, la geografia, la scuola, la scienza, la filosofia, l’arte, la politica, la superstizione, l’etica e, avvicinandoci al nostro tempo, lo sport, i mass media, e via dicendo? Più precisamente: il mondo coi suoi mille risvolti, si è lasciato scalfire dalle pagine bibliche? Quanto, queste, hanno inciso nello svolgimento della “storia”? Ma soprattutto: quali “effetti” ha avuto su di essa?
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Non è possibile capire “dove andiamo” senza sapere “da dove veniamo”: occorre allora tornare al grande codice della cultura occidentale. Non solo, è utile osservare come questo, nel tempo, abbia prodotto degli “effetti” sulla cultura in generale. Il capitolo 24 di Luca può aiutarci ad attualizzare la questione: come i due diretti a Emmaus «conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto», altrettanto potremmo fare oggi, conversando tra noi di tutto quello che è accaduto negli ultimi duemila anni. In generale, che tracce ha lasciato sul pianeta Terra l’evento Gesù Cristo? Nello specifico, quali effetti ha prodotto sulla cultura e nei diversi ambiti: la storia, la letteratura, la geografia, la scuola, la scienza, la filosofia, l’arte, la politica, la superstizione, l’etica e, avvicinandoci al nostro tempo, lo sport, i mass media, e via dicendo? Più precisamente: il mondo coi suoi mille risvolti, si è lasciato scalfire dalle pagine bibliche? Quanto, queste, hanno inciso nello svolgimento della “storia”? Ma soprattutto: quali “effetti” ha avuto su di essa?
Testo della catechesiSe l’umorismo – dal latino umor, “liquido” – è quell’inclinazione a cogliere gli aspetti più divertenti e paradossali della società, esso si esprime attraverso, e allo stesso tempo genera, quel riso che, secondo John Fitzgerald Kennedy è una delle sole tre cose ad esistere veramente, ma, siccome le atre due – Dio e la follia umana – non sono alla nostra portata, meglio concentrarsi sul terzo. È quel che faremo, partendo proprio dalle voci celebri che hanno tentato di definirlo: «sono nato piangendo mentre tutti ridevano – diceva Jim Morrison – , e morirò ridendo mentre tutti piangeranno». Non male. La bellissima Audrey Hepburn riteneva invece che «ridere sia il modo migliore per bruciare calorie». Fosse vero.. Ma si può ridere non solo della Bibbia, ma anche con essa? «Il riso è sacro» diceva il poliedrico Dario Fo, ricordando tra l’altro come il padre gli facesse notare che «quando un popolo non sa più ridere diventa pericoloso». Per Roberto Benigni «quando si ride ci si lascia andare, si è nudi, ci si scopre».. allora Adamo ed Eva ridevano di continuo, almeno prima del peccato d’origine, quella grande “malattia”, curabile appunto anche – sosteneva Robin Williams nel ruolo del medico Hunter “Patch” Adams – con la risata. Quest’ultima non è solo curativa, ma anche educativa, il pedagogista Gianni Rodari si chiedeva infatti: «vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?». Ridere dice inoltre qualcosa di noi, tanto che se volete conoscere davvero un uomo, diceva Dostoevskij «guardate.. a come ride», perché, gli fa eco il poeta Pablo Neruda «ridere è il linguaggio dell’anima». E che ridere sia qualcosa di spirituale lo attesta anche Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, affermando che quando «uno ride, quello (è) veramente un momento in cui (ci) si aprono le porte della percezione e l’Eternità entra in noi», e in qualche modo anche lo scrittore Stephen King, sostenitore del fatto che si possa uccidere il male «seppellendolo di risate». Certo «non si può ridere di tutto e di tutti – sottolinea Nietzsche – ma ci si può provare». Ma «se non è consentito ridere (neppure) in paradiso – sembra rispondergli Lutero – , io non voglio andarci». Come dargli torto? Senza dimenticare che, il regista riminese Federico Fellini era del parere che «i comici sono i benefattori dell’umanità». Proviamo allora a ridere in tutti i sensi.. ci sia concessa a tal proposito la freddura di Roberto Antoni, eclettico artista bolognese meglio conosciuto con lo pseudonimo di Freak Antoni, il quale amava ripetere: «se sei muto ridi con gli occhi, se sei cieco ridi con la bocca. Se sei muto e cieco c’è ben poco da ridere». Un altro bolognese, questa volta il filosofo Carlo Sini, apre il suo saggio Il comico e la vita con un capitoletto intitolato Perché si ride, e afferma che «si è sempre riso e non si è mai finito di ridere; ma il come, il quando e il perché di questo fenomeno costante assumono di volta in volta espressioni differenziate, sensi storicamente e culturalmente mutevoli, finalità diverse, secondo abiti, norme, divieti, convenzioni che l’esperienza sollecita e il tempo modifica». E aggiunge: «Perché si ride? ..Una questione futile? Tutt’altro, una questione seria, sulla quale, come si dice, c’è poco da ridere». A partire dalle riflessioni degli antichi fa notare poi come «il riso (sia).. motivato dalla capacità di cogliere negli altri qualcosa di indecoroso.. difetto che li fa apparire appunto ridicoli o buffi o strani. In tal modo il riso sancisce la loro inferiorità rispetto a colui che ne ride». Quindi sottolinea come il comico sia capace di generare una sospensione della realtà, sorta di illusione teatrale che prevede sempre un “attore” e un “pubblico”. Quindi fa tre considerazioni generali: anzitutto il comico è un fatto sociale e comunitario, e a tal proposito distingue il riso che accoglie da quello che esclude l’altro: se il primo è ad esempio quello della madre, il secondo è proprio di ...
In effetti
Non è possibile capire “dove andiamo” senza sapere “da dove veniamo”: occorre allora tornare al grande codice della cultura occidentale. Non solo, è utile osservare come questo, nel tempo, abbia prodotto degli “effetti” sulla cultura in generale. Il capitolo 24 di Luca può aiutarci ad attualizzare la questione: come i due diretti a Emmaus «conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto», altrettanto potremmo fare oggi, conversando tra noi di tutto quello che è accaduto negli ultimi duemila anni. In generale, che tracce ha lasciato sul pianeta Terra l’evento Gesù Cristo? Nello specifico, quali effetti ha prodotto sulla cultura e nei diversi ambiti: la storia, la letteratura, la geografia, la scuola, la scienza, la filosofia, l’arte, la politica, la superstizione, l’etica e, avvicinandoci al nostro tempo, lo sport, i mass media, e via dicendo? Più precisamente: il mondo coi suoi mille risvolti, si è lasciato scalfire dalle pagine bibliche? Quanto, queste, hanno inciso nello svolgimento della “storia”? Ma soprattutto: quali “effetti” ha avuto su di essa?