Tratto da un racconto di Annie Proulx pubblicato sul New Yorker negli anni Novanta, Anni Sessanta. Nella sconfinata solitudine delle montagne del Wyoming, due giovani cowboy, Jake e Ennis guardiani di pecore stagionali, si innamorano. E il loro amore dura “finché morte non li separa”: vent’anni di matrimoni inutili, di inutili tentativi di dimenticare la passione che la società americana non ammette. Ci voleva il genio taiwanese di Ang Lee per costruire uno straziante melodramma gay, il primo nella storia di Hollywood in cui la semplicità di un amore tra due uomini non sia avvilita da maledizioni come l’AIDS né da anatemi sociali, ma contrastata unicamente dal senso di colpa del macho in corto circuito. Un film che fu offerto dalla produzione prima a Gus Van Sant, poi a Pedro Almodovar, e il ruolo di Ennis fu rifiutato prima da Matt Damon, poi da Mark Whalberg. Insomma un film controverso, che mette in discussione i cliché benpensanti dell’America agitando lo spettro scandaloso della possibilità di un amore tra due maschi che ricorda Lucio Dalla di “Come fanno i marinai”, quando dice “ma come fanno a baciarsi tra di loro e a rimanere veri uomini però”. Conduce Serafino Murri, Musiche di Riccardo Biseo, una produzione VixVocal.